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Come va l’economia in Veneto? Aziende e settori migliori e peggiori e consumi secondo studi e rapporti 2024-2025


Il Veneto si conferma una delle aree trainanti del tessuto economico nazionale, ma l’attuale biennio è caratterizzato da un quadro di moderata crescita in un contesto di incertezza diffusa. Le analisi più recenti, elaborate da fonti autorevoli come Unioncamere Veneto, Regione Veneto (Bollettino socio-economico 2025) e Cgia di Mestre (su dati Prometeia e Istat), confermano la complessità nel valutare come va economia in Veneto.

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Gli indicatori economici, i dati sul PIL regionale, la dinamica delle imprese e il mercato del lavoro offrono una fotografia dettagliata, ma a tratti disomogenea, di una realtà alle prese con sfide interne e internazionali.

Tendenze macroeconomiche del Veneto: PIL, consumi e occupazione secondo gli ultimi rapporti

Le tendenze macroeconomiche nel Veneto delineano un quadro di tenuta, nonostante le pressioni esterne sul tessuto produttivo. Secondo il Bollettino socio-economico 2025 della Regione, il PIL regionale mostra una crescita contenuta: +0,5% nel 2024 e una proiezione di +0,6% per il 2025. Il valore assoluto del PIL, stando alla Cgia di Mestre, raggiungerà circa 206,6 miliardi di euro nel 2025, con una media pro capite giornaliera di 116,7 euro. I 4 punti fermi sono:


  • Consumi delle famiglie: dopo una relativa stagnazione nel biennio precedente, si prevede una risalita dell’1% nel 2025, sostenuta dal leggero miglioramento del potere d’acquisto e dalla stabilizzazione dei prezzi energetici e alimentari.

  • Occupazione: il tasso di occupazione raggiunge il 70,6% (contro il 62,6% nazionale). I dati più recenti confermano una crescita annuale del 2% degli occupati, mentre la disoccupazione si mantiene su livelli storicamente bassi (2,7% nel terzo trimestre 2024).
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  • Prezzi e inflazione: Dopo il picco inflattivo del 2022, il 2024 registra un rallentamento importante: l’inflazione si attesta all’1,3% in Regione, favorendo la ripresa del potere di spesa.

  • Accesso al credito: Segnali preoccupanti arrivano dalla contrazione dei prestiti bancari alle imprese (-7,7% anno su anno a marzo 2024), con micro e piccole imprese particolarmente penalizzate.

L’andamento generale, come vediamo nella tabella di seguito, segnala quindi solidità e resilienza, soprattutto se paragonato al quadro nazionale ed europeo. Tuttavia, il rallentamento dell’export e la stagnazione industriale sollevano legittime preoccupazioni in ottica di crescita futura.

Analisi dei settori economici: performance di industria, servizi, turismo e agricoltura

L’economia regionale mostra una eterogeneità settoriale marcata. Alcuni comparti evidenziano segnali di maturità o addirittura di crisi, altri risultano in costante ascesa:


  • Industria: la produzione industriale evidenzia segni di debolezza strutturale. Secondo VenetoCongiuntura, nel primo trimestre 2025 si registra un calo del -3,2% su base annua, con alcuni settori specifici – macchine elettriche ed elettroniche (+3,1%) e alimentare (stabile) – unici in controtendenza.

  • Servizi e Turismo: turismo e servizi legati alla ricettività si confermano comparti particolarmente vivaci, sostenendo la domanda locale e l’occupazione. I servizi imprenditoriali (+1,8%) e finanziari (+4,1%) trainano assunzioni e crescita.

  • Agricoltura: il comparto agricolo risente maggiormente delle difficoltà, con una contrazione sia del numero di imprese sia del valore aggiunto, complice la volatilità dei mercati delle materie prime e problemi climatici.

  • Filiera vitivinicola: spicca per crescita ed export, tema approfondito in seguito.

Le dinamiche più critiche riguardano la flessione del settore del commercio (-2,6% delle imprese attive) e una riduzione complessiva del numero di aziende. Tuttavia, il saldo delle società di capitali resta in crescita (+3,3%), segno di una tendenza alla strutturazione e consolidamento delle realtà imprenditoriali.

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Manifattura veneta: stagnazione, export e prospettive future

Il sistema manifatturiero regionale vive una fase di stallo prolungato, in atto da quasi due anni. I dati Unioncamere mostrano che nel primo trimestre 2025 la produzione industriale cala del -3,2% su base annua. Diversi fattori hanno contribuito alla situazione:


  • Debolezza della domanda interna e incertezza sui mercati mondiali

  • Stretta creditizia che penalizza investimenti soprattutto per le PMI

  • Esposizione a rischi geopolitici e tensioni commerciali

  • Rallentamento della Germania, che assorbe il 14% dell’export veneto

  • Possibili dazi statunitensi

Rilevante la diminuzione degli ordinativi: l’export regionale segna una flessione del 2,6% nei primi nove mesi del 2024, con una perdita di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. Padova, storicamente locomotiva industriale, registra anch’essa segnali di stagnazione. Tuttavia, la domanda estera si mantiene meglio rispetto a quella interna, offrendo margini di resilienza.

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Le prospettive delineano un clima di cauto ottimismo: il 47% degli imprenditori prevede un recupero già entro la fine dell’anno, ma le previsioni restano soggette a rischi esterni difficili da controllare.

Il turismo regionale conferma una stagione positiva: gli arrivi aumentano del 2% e le presenze del 2,1% fino a novembre 2024. I dati OTRF mostrano che il segmento extralberghiero cresce più del settore alberghiero (+3,7% presenze), segno di forte vitalità e attrattività. Le destinazioni più richieste restano mare, città d’arte, lago e montagna, con una progressiva internazionalizzazione della clientela.

Unico segnale negativo si registra nelle terme, che segnano un calo di pernottamenti da parte dei clienti italiani e stranieri. In generale, comunque, il comparto servizi resta il motore della tenuta occupazionale e della ripresa dei consumi.

La filiera del vino regionale si distingue come eccellenza assoluta nel panorama nazionale e internazionale. Nell’ultimo anno, il Veneto ha contribuito per circa il 25% della produzione vinicola italiana, confermandosi la maggiore regione esportatrice con oltre il 35% dell’export nazionale (Istat/Area Studi Mediobanca 2024). In pratica:


  • Vendite all’estero: +8,2% nei primi nove mesi del 2024 per il comparto, a fronte di una media italiana molto inferiore. Incrementi maggiori per i vini frizzanti (+6%).
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  • Principali mercati di destinazione: Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito.

  • Struttura produttiva: prevalenza di imprese a conduzione familiare e forte presenza di cooperative; crescita dell’orientamento verso i mercati internazionali.

Le aziende venete confermano ottimi margini di redditività e solidità finanziaria, con limitata esposizione verso investitori istituzionali. Il comparto si mantiene in espansione nonostante le minacce di nuovi dazi statunitensi, che potrebbero influire soprattutto sull’export verso USA. Il settore si configura strategico anche per il mantenimento delle aree rurali e la promozione del territorio all’estero.

Imprese venete: dinamiche, fiducia e criticità strutturali

Il tessuto imprenditoriale veneto resta tra i più dinamici e strutturati del Paese. Tuttavia il biennio attuale segna alcune criticità:


  • Riduzione dello 0,9% delle imprese attive nel quarto trimestre 2024, con una tenuta solo delle società di capitali e uno spostamento verso forme più strutturate. Padova guida per numero di aziende (oltre 85.400).

  • Saldo positivo nelle iscrizioni di società di capitali (+3,3%), a fronte di una flessione marcata nelle ditte individuali (-1,8%) e nelle società di persone (-3,4%).

  • Contrazione nei settori agricolo e industriale, mentre i servizi più innovativi e finanziari mostrano segni di tenuta e di crescita.
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  • Accesso al credito e burocrazia rappresentano i fattori di maggior criticità secondo i principali enti di categoria (Confapi, CNA Veneto).

A questi elementi si affianca la ridotta capacità di attrarre multinazionali e grandi player, dovuta a infrastrutture migliorabili e a un sistema normativo complesso e oneroso. Il sistema regionale si mostra energetico nella resilienza delle PMI, vera spina dorsale dell’apparato produttivo, ma segnala una produttività e un livello dei salari ancora inferiori rispetto alle macroregioni europee più avanzate.

I dati relativi al Rendiconto regionale 2024, approvato e parificato dalla Corte dei conti, attestano una situazione di notevole solidità finanziaria e di buona amministrazione:


  • Risultato di amministrazione positivo per 2,16 miliardi di euro e costante calo del disavanzo regionale (da 3.184 milioni nel 2015 a 1.270 milioni nel 2024).

  • Crescita della cassa e pagamenti tempestivi, segno di gestione prudente e puntuale.

  • Copertura totale della spesa sanitaria, inclusi territori storicamente svantaggiati come Belluno e Rovigo.

  • Investimenti strategici in infrastrutture, innovazione, resilienza ambientale (contrasto rischio idrogeologico), diritto allo studio, coesione sociale e sviluppo digitale.

La stabilità finanziaria è stata riconosciuta come buona pratica dalla magistratura contabile, che ha lodato anche la capacità di attuazione dei programmi PNRR e dei piani per la coesione nazionale. Permangono tuttavia sfide legate alle limitazioni dei trasferimenti statali e alle esigenze di mantenere elevato il livello dei servizi pubblici senza incrementare la pressione fiscale.

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