Con i dazi introdotti da aprile, prima ancora che entrino in vigore dal 7 agosto quelli nuovi, Donald Trump ha incassato finora 152 miliardi di dollari, circa il doppio dei 78 miliardi di dollari entrati nelle casse federali nello stesso periodo dell’anno fiscale precedente. Solo a luglio le tariffe hanno fruttato quasi 30 miliardi di dollari. Lo scrive il New York Times, citando i dati del Tesoro. Gli analisti prevedono che nel tempo i nuovi dazi di agosto, con livelli mai visti dall’inizio degli anni ”30, potrebbero generare entrate aggiuntive per oltre 2000 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Ma con il rischio del caro prezzi e che a pagare almeno in parte siano i contribuenti americani. Stando al Budget Lab di Yale, un centro di ricerca politica indipendente, i prezzi aumenteranno dell’1,8% nel breve termine, che equivale a una perdita di reddito di 2.400 dollari per famiglia. I nuovi dazi di Donald Trump sono “quasi definitivi” e non dovrebbero essere oggetto di negoziati nell’immediato: lo ha detto il rappresentante statunitense per il commercio (USTR), che ha difeso le tariffe al 50% adottate dal presidente contro il Brasile. Jamieson Greer lo ha detto in un’intervista alla Cbs. “Possiamo chiaramente vedere i contorni del progetto commerciale del presidente attraverso queste tariffe”, ha detto. Quanto ai dazi punitivi al Brasile, ha spiegato, il presidente ha riscontrato in quel Paese, “come in altri, un uso distorto della legge, un cattivo uso della democrazia ed è legittimo usare questi strumenti per questioni geopolitiche”. Trump ha giustificato gli elevati dazi al Brasile con il processo, a suo avviso infondato, all’ex presidente Bolsonaro, accusato di golpe. “I sostegni vanno dati anche ai lavoratori, non solo alle imprese” e per reperire le risorse “bisogna tassare big tech, rendite e profitti, non certo togliere soldi al Pnrr o ai fondi di coesione”. Lo dice il leader della Cgil Maurizio Landini, in una intervista a La Stampa, annunciando anche una doppia mobilitazione a livello europeo contro le politiche di austerità della Commissione e a livello nazionale. Per i dazi, “quello dell’Europa è stato un cedimento pericoloso, sia per quello che ci hanno imposto Stati Uniti, sia perché in questo modo è messo in discussione anche il ruolo stesso dell’Europa e la sua possibilità di affermare un diverso modello politico, economico e sociale”. “Non solo ci portiamo a casa i dazi del 15%, che tra l’altro si sommano ad una forte svalutazione del dollaro, ma abbiamo anche l’obbligo di comprare il loro gas, senza sapere ancora quale sarà il prezzo e la quantità, e quindi con un rischio di peggioramento dei costi dell’energia per imprese e famiglie”, sottolinea. “Ci vorrà tempo per comprendere tutto. L’accordo quadro andrà declinato prodotto per prodotto, un lavoro certosino che dovremo fare con Usa e Bruxelles. È vero che il 15% è tanto, però è il miglior accordo che si poteva fare. Guardiamo anche i dazi altrove: l’India è al 25%, il che apre anche opportunità per noi. Io resto convinto che la Bce debba ridurre ulteriormente il costo del denaro, fare il quantitative easing, immettere denaro sul mercato. Il rapporto euro-dollaro è tutto a nostro svantaggio, con la moneta Usa calata del 13% da inizio anno”. Lo dice al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani, spiegando che “se l’euro si svaluta è meglio. E poi, si dovrebbero aggiornare alcuni strumenti. Si potrebbe anche, attraverso una decisione comunitaria, rimodulare lo strumento Sme support factor contenuto negli accordi di Basilea. Il limite per i prestiti alle piccole imprese oggi è a 2,5 milioni, penso che si possa arrivare a 5. In ogni caso, il mercato interno Ue è la nostra grande risorsa. Ma per rilanciare il potere di acquisto, occorre ridurre la pressione fiscale”. “L’economia di Trump inciampa. Il presidente ha messo in atto il suo nuovo ordine mondiale sui dazi, ma lavoro e crescita non sembrano andare molto bene”: è il titolo di un fondo del board del Wall Street Journal molto duro sulla politica del tycoon. “Il presidente Trump ha imposto il suo nuovo regime tariffario al mondo, e il trionfalismo è palpabile in terra Maga. Ma forse è meglio frenare l’euforia, perché i rapporti di questa settimana su occupazione ed economia suggeriscono che la nuova età dell’oro potrebbe richiedere del tempo per arrivare”, scrive il quotidiano, citando gli ultimi dati sulla frenata del mercato del lavoro – dove una delle cause potrebbe essere il giro di vite sui migranti lavoratori – e le difficoltà del manufatturiero. Il Wsj ammette che è difficile dire con certezza quanto di questo rallentamento dell’occupazione e della crescita è dovuto ai dazi di Trump ma, sottolinea, “si è verificato sulla scia dello shock tariffario del 2 aprile di Trump, della sua rapida retromarcia rispetto ai dazi più alti, e poi delle sue minacce e dei suoi accordi aleatori con il mondo. L’incertezza politica ha sicuramente influenzato le assunzioni e gli investimenti delle imprese. Come si può assumere o investire se non si sa quale sarà il costo dei beni o da quale fornitore si potrà acquistare a un prezzo competitivo?”. A questo proposito, prosegue il quotidiano, “l’ultima ondata di dazi di Trump di questa settimana non ha posto fine all’incertezza. Gran parte del mondo ora pagherà il 15%, se Trump manterrà i suoi accordi. Ma alcuni dei principali partner commerciali degli Stati Uniti – Messico, Canada, Cina e India – rimangono nel limbo tariffario. Il Brasile pagherà il 50%, nonostante il surplus commerciale a favore degli Ua. E cosa ha mai fatto la Svizzera a Trump per meritarsi il 39%? Far pagare troppo un orologio?”. Secondo il Wsj, inoltre, “l’aumento dei dazi, alle attuali aliquote di Trump, si avvicinerà ai 360 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di uno degli aumenti fiscali più consistenti della storia recente. I repubblicani hanno dedicato decenni a costruire la propria credibilità come partito anti-tasse, ma ora stanno assecondando i dazi di Trump, basandosi sulla finzione che solo gli stranieri li pagheranno. Vedremo come funzionerà quando i prezzi dei beni soggetti a dazi aumenteranno”.
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