L’entrata in vigore della Direttiva NIS 2, recepita in Italia con il D.lgs. 138/2024, ha segnato un momento di svolta poiché rappresenta l’occasione per ripensare l’approccio alla compliance aziendale e alla gestione della cyber security, trasformando quella che molte organizzazioni percepiscono come una sfida frammentata in un’opportunità strategica di consolidamento e maturazione della propria postura di sicurezza.
La Direttiva NIS 2 si inserisce in un panorama normativo europeo e nazionale che sta progressivamente rivoluzionando il modo in cui le aziende concepiscono gli adeguamenti normativi, traghettando sempre di più verso un concetto e un approccio di compliance integrata.
Una gestione integrata della compliance permette di ottenere un ecosistema di normativa interne all’impresa coerente che, se governato strategicamente e coerentemente, può portare a sinergie tra le direzioni aziendali coinvolte e a vantaggi duraturi, quali un minor effort di gestione della compliance medesima e un migliore e strategico investimento economico.
Il nuovo ecosistema normativo
Il panorama regolamentare europeo in materia di cyber security si presenta oggi complesso e legato da interdipendente, richiedendo un’analisi e lettura integrata piuttosto che compartimentale.
La Direttiva NIS 2 (Direttiva UE n. 2022/2555), che estende significativamente il perimetro di applicazione rispetto alla precedente direttiva, si inserisce in un contesto già popolato da normative fondamentali come il GDPR (Regolamento UE n.2016/679), il Cyber Resilience Act (Regolamento UE n. 2024/2847) e l’AI Act (Regolamento UE n. 2024/1689).
GDPR
Il parallelismo normativo più significativo emerge nella gestione dei rischi, dove la NIS 2 introduce requisiti di risk management che concretamente si integrano con le valutazioni d’impatto previste dal GDPR.
Questa sovrapposizione riflette una visione dell’Unione europea che ritiene la sicurezza dei dati e la sicurezza delle infrastrutture come due facce della stessa medaglia mirando, pertanto, a sviluppare all’interno delle imprese sempre maggiori interconnessione tra le normative e, quindi tra Direzioni aziendali coinvolte, e framework di governance unificati, ottimizzando risorse e processi ed evitando duplicazioni e incoerenze.
AI Act
Parallelamente l’AI Act stabilisce requisiti di sicurezza per i sistemi di intelligenza artificiale che devono necessariamente integrarsi con le misure di protezione delle infrastrutture critiche previste dalla NIS 2, soprattutto in un panorama come quello attuale che vede un crescente impiego dei sistemi di AI all’interno di software e processi aziendali interni.
Questa integrazione, se da un lato comporta rilevanti benefici, banalmente, in termini di impiego di risorse economiche e di personale, nonché di efficientamento dei processi, dall’altro si creano vettori di attacco innovativi derivanti dalle vulnerabilità algoritmiche dei sistemi di AI combinati alle minacce infrastrutturali, a cui è necessario far fronte impiegando approcci di mitigation nuovi e integrati.
Cyber Resilience Act
Ultimo, ma non per importanza, abbiamo il Cyber Resilience ACT che mira a garantire la gestione della cybersicurezza dell’intero ciclo di vita dei loro prodotti che presentano connessioni digitali, partendo da una valutazione dei prodotti sviluppati, delle interconnessioni presenti e le conformità presente, al fine di garantire l’assenza di vulnerabilità dei prodotti e limitare l’accadimento di incidenti di sicurezza.
Pertanto con il CRA spostiamo il focus dalla gestione dell’assetto interno, delle reti e dei sistemi richiesti da NIS 2 e GDPR, focalizzandosi sui singoli prodotti e sulla garanzia del rispetto dei requisiti normativi lungo tutta la catena partendo dallo sviluppo per giungere alla commercializzazione.
Le sfide della multicompliance
La sfida che le organizzazioni devono affrontare non si limita, pertanto, alla mera armonizzazione di requisiti normativi differenti, ma coinvolge direttamente la gestione della complessità sistemica che emerge dall’interazione tra normative progettate con finalità e logiche diverse e con tempi di adeguamento differenziati.
Questa complessità si sostanzia in diversi aspetti che richiedono approcci strategici differenziati.
Un aspetto riguarda la dissonanza temporale tra le diverse normative e i relativi obblighi.
Da una parte, abbiamo il Gdpr richiede valutazioni d’impatto periodiche con tempistiche flessibili, la Direttiva NIS 2 e, le relative norme nazioni di recepimento, che impongono il rispetto di deadline specifiche per la notifica all’autorità competente di una serie di informazioni (si pensi alla scadenza del 31 luglio per la compilazione dei dati dell’Aggiornamento annuale sulla piattaforma di Acn) o la necessità di adeguarsi alle vulnerabilità riscontrate dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale entro 15 giorni dalla notifica delle medesime (cfr. Art.2 co.1 L.90), e l’AI Act prevede cicli di audit continui per i sistemi ad alto rischio.
Questa asimmetria temporale comporta un effort rilevante i termini di monitoraggio normativo e gestione degli adempimenti, proprio in considerazione della sovrapposizione di scadenze e adempimenti di diverse normative, compromettendo di fatto la qualità complessiva delle attività di compliance.
La frammentazione delle responsabilità
L’altro aspetto coinvolge la frammentazione delle responsabilità delle Direzioni all’interno dell’organizzazione.
Tradizionalmente, la compliance GDPR è gestita dai team legali e privacy, la sicurezza informatica è delegata ai CISO e ai team IT, mentre la conformità a normative settoriali come quelle finanziarie o sanitarie compete a dipartimenti specializzati e operanti nell’ambito di business.
La Direttiva NIS 2, con la sua ampia portata visti i settori indicati negli allegati I e II e i suoi requisiti trasversali, abbatte questa compartimentazione richiedendo una governance integrata, coinvolgendo, per esempio, le risorse umane, gli acquisti, l’area di Operations e, ovviamente, l’Information technology.
L’interazione non lineare tra diverse normative
Infine, non deve essere tralasciata l’interazione non lineare tra diverse normative.
La conformità simultanea a NIS 2 e CRA, ad esempio, non è semplicemente la somma dei requisiti delle due normative, ma genera nuove categorie di obblighi che emergono dall’intersezione tra sicurezza infrastrutturale e della linea produttiva, da una parte, e garanzia della sicurezza dei prodotti, dall’altra.
Queste interazioni richiedono competenze ibride che molte organizzazioni stanno ancora sviluppando, creando un gap di expertise che può trasformarsi in vantaggio competitivo per chi riesce a colmarlo efficacemente.
Strategie integrate
La transizione verso un approccio integrato alla multicompliance richiede un cambio di paradigma fondamentale: dall’idea della conformità come costo necessario, alla concezione della compliance come investimento strategico in resilienza e competitività.
La governance unificata rappresenta il primo pilastro di questa trasformazione. Le organizzazione più matura stanno sviluppando strutture di governance ibride o maggiori sinergie tra le direzioni IT, Operations e legali per integrare le competenze di ciascuno sotto un unico framework strategico, nominando, per esempio, un comitato di cybersicurezza.
Questo approccio non si limiterebbe alla centralizzazione delle decisioni, ma creerebbe meccanismi di coordinamento che permettono di identificare e sfruttare le sinergie tra diversi requisiti normativi.
Un esempio concreto
Un esempio concreto di questa integrazione si manifesta nell’implementazione di sistemi di risk management condivisi che utilizzano la stessa infrastruttura tecnologica e gli stessi processi operativi, per soddisfare simultaneamente i requisiti di valutazione del rischio della NIS 2, le valutazioni d’impatto del GDPR e le analisi di conformità dell’AI Act.
Questo approccio riduce i costi operativi e migliora anche la qualità complessiva delle valutazioni.
Convergenza dei processi di reporting
La convergenza dei processi di reporting rappresenta un’altra area di significativo valore aggiunto.
Sviluppare sistemi di monitoraggio e reporting che aggrega i dati di compliance da diverse normative, permette una visione unificata dello stato di adeguamento, facilitando la comunicazione con stakeholder interni ed esterni.
Questi sistemi utilizzano tecnologie di data integration avanzate per correlare informazioni provenienti da fonti diverse, creando insight che non sarebbero possibili con approcci frammentati.
La standardizzazione semantica
Un aspetto spesso sottovalutato ma di crescente importanza è la standardizzazione semantica attraverso la quale le organizzazioni sviluppano linguaggi comuni per descrivere rischi, controlli e processi across diverse normative.
Si pensi banalmente alla definizione di incidente, è necessario identificare una descrizione comune e integrata delle compliance che permetta di identificare prontamente gli eventi ad alto rischio che potrebbero essere oggetto di notifica al Garante Privacy qualora si trattasse di data breach o all’Agenzia di Cybersicurezza Nazionale in caso di incidenti di sicurezza.
Le organizzazioni più avanzate stanno inoltre sperimentando approcci, dove i requisiti normativi vengono tradotti in regole automatizzabili che possono essere integrate nei processi operativi e nei sistemi di controllo.
Questo approccio permette di raggiungere livelli di consistenza e efficienza impossibili con metodi tradizionali, trasformando la compliance da attività manuale a capacità sistemica dell’organizzazione.
Verso una nuova maturità
La trasformazione che la multicompliance integrata può generare va oltre l’ottimizzazione dei processi di conformità per la singola normativa arrivando a toccare la strategia competitiva dell’organizzazione.
Le aziende che riescono a metabolizzare la complessità normativa, trasformandola in capacità organizzativa strutturata sviluppano una maggiore capacità di gestione che si manifesta in diverse dimensioni.
La velocità di adattamento a nuove normative
La prima dimensione è la velocità di adattamento a nuove normative. Le imprese che hanno sviluppato framework integrati di compliance possono agilmente incorporare nuovi requisiti normativi, riducendo i tempi di implementazione e i costi di transizione.
Questa capacità diventa particolarmente preziosa in un contesto normativo come quello attuale che è in rapida evoluzione e dove la velocità di risposta può determinare vantaggi competitivi significativi.
Qualità del risk management
La seconda dimensione riguarda la qualità del risk management. L’integrazione di diversi framework normativi e una periodica rivalutazione del rischio genera una visione più completa e sfaccettata del profilo di rischio aziendale, permettendo decisioni strategiche più informate e strategie di mitigation più efficaci sia sul breve che sul lungo termine.
Ad oggi le imprese che già avevano implementato un sistema di analisi e valutazione del rischio aziendale ad ampio spettro coinvolgendo le diverse direzioni aziendali, si ritrovano a dover integrare il rischio informativo, il rischio fornitori al fine di adeguarlo alle prescrizioni della Direttiva NIS 2 con un effort di tempo e risorse minore e senza la necessità di stravolgere la propria valutazione.
L’informazione agli organi di amministrazione e direzione aziendale
La terza dimensione riguarda l’informazione agli organi di amministrazione e direzione aziendale.
Le nuove normative europee, non solo quelle dedicate alla cybersicurezza, prevedono un coinvolgimento sempre maggiore degli organi di vertice, che si traduce, nel caso della NIS 2, in sanzioni dirette nei loro confronti poiché la direttiva prescrive che gli stessi orfani di gestione approvino le modalità di implementazione delle misure di gestione dei rischi per la sicurezza informatica, sovrintendano alla loro implementazione, seguano formazione in materia di sicurezza informatica e promuovano l’offerta periodica di formazione per i dipendenti (cfr. art. 23 d.lgs. 138/2024).
Pertanto, le imprese che definiscono un sistema di reporting e condivisione delle informazioni strutturato e preciso riescono ad accelerare i tempi di investimento necessari per gestire la conformità ad altre nuove normative.
Considerando il Cyber Resilience Act (CRA), anticipare il più possibile l’analisi dei prodotti commercializzati permette di comprendere gli impatti economici sul processo produttivo e di identificare e pianificare per tempo gli investimenti a lungo termine da effettuare.
Prospettive della multicompliance
Il futuro della cyber security aziendale sarà caratterizzato da un’ulteriore intensificazione della complessità normativa, con nuove direttive europee e framework internazionali che si aggiungeranno al già articolato panorama regolamentare.
In questo contesto, la capacità di gestire la multicompliance in modo integrato non sarà più un’opzione strategica, ma una competenza essenziale per la sopravvivenza e il successo dell’organizzazione moderna.
La NIS 2 rappresenta quindi non solo una nuova sfida normativa, ma un’opportunità per costruire le fondamenta di questa competenza strategica, trasformando la compliance da vincolo operativo a driver di vantaggio competitivo sostenibile e un’occasione per le imprese di avviare progetti di monitoraggio normativo che permettano di identificare prontamente le nuove normative applicabili all’impresa, senza trovarsi in una perenne rincorsa alla compliance.
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