Fim, Fiom e Uilm chiederanno un incontro a tutte le forze politiche per un confronto sull’ex Ilva di Taranto, in modo da chiarire quali sono le posizioni in campo. Lo hanno annunciato i segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con una delegazione del Governo per un aggiornamento sulla situazione del gruppo siderurgico.
“A fronte dell’incontro tenutosi questa mattina a Palazzo Chigi sull’ex Ilva e alla luce anche dello scenario drammatico prospettato, in assenza di garanzie occupazionali e di decarbonizzazione, i segretari generali di Fim Fiom e Uilm Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella chiedono un incontro a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione. L’obiettivo è quello di discutere e chiarire lo stato attuale della vertenza e i problemi che si stanno sempre più acutizzando sulla pelle dei lavoratori e di intere comunità” si legge in una nota unitaria diramata subito dopo l’incontro.
Per l’Esecutivo erano presenti il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle Politiche social, Marina Calderone e il consigliere della presidenza del consiglio per i rapporti con le parti sociali Stefano Caldoro. Partecipano anche i commissari di Ilva in As e AdI in As e rappresentanti di Invitalia. Per i sindacati sono presenti i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, rispettivamente Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella e i rappresentanti di Uglm, Usb e Federmanager.
Durante l’incontro l’Esecutivo ha illustrato alle forze sindacali il piano per la piena decarbonizzazione degli impianti, già presentato dal Mimit nei giorni scorsi alla Regione Puglia e agli enti locali nel quadro dell’accordo interistituzionale. Il piano, che prevede la realizzazione di tre forni elettrici nella città di Taranto, di un quarto eventualmente a Genova e la costruzione a Taranto del polo del Dri per il preridotto che alimenterà i forni elettrici, è stato condiviso dai sindacati. Il Governo ha, inoltre, presentato alle forze sindacali gli elementi che saranno contenuti nell’aggiornamento del bando di gara per la vendita degli impianti. In tal senso, i sindacati hanno richiesto che nell’aggiornamento del bando, tra le condizioni di gara, sia prevista espressamente la massima tutela dei livelli occupazionali.
Nel corso dell’incontro, inoltre, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato l’apertura dei termini di gara per la vendita di Acciaierie d’Italia fino al 15 settembre 2025. Il ministro ha inoltre annunciato che la prossima settimana si recherà si a Gioia Tauro che a Genova per approfondire le alternative relative alla realizzazione di impianti di preridotto e ascoltare le posizioni degli amministratori locali.
“La nostra piattaforma unitaria prevede: un piano di decarbonizzazione e la garanzia occupazionale per tutti gli addetti dell’ex Ilva, dei servizi e degli appalti. Qualsiasi piano, e questo riguarda anche il nuovo bando, dovrà prevedere queste certezze. Come Fim, FIOM e Uilm abbiamo chiesto un incontro a tutte le forze politiche perché vogliamo raggiungere questo obiettivo, con maggioranza e opposizione”. Lo dichiara il segretario generale della FIOM, Michele De Palma, dopo il tavolo a Palazzo Chigi sull’ex Ilva. “Ci deve essere la presenza e l’intervento di una società partecipata pubblica. Questo è l’unico elemento di garanzia per la transizione e l’occupazione”, ha ribadito De Palma. “Ci possono essere anche soggetti privati ma in questo momento la partecipazione pubblica è un elemento di garanzia che noi chiediamo si possa determinare”.
“Abbiamo ribadito la nostra posizione che si fa carico dell’aspetto della salute, si fa carico dell’aspetto dell’ambiente, ma si fa carico anche dell’aspetto sociale e industriale e occupazionale. Quindi per noi è fondamentale definire nel piano e quindi nel futuro bando, l’aspetto dei forni elettrici – tre forni elettrici su Taranto, quattro Dri, quindi il polo del preridotto su Taranto e di un forno elettrico eventualmente a Genova e per questo ci deve essere la garanzia della fornitura dell’energia” ha detto il segretario generale dell Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, dopo l’incontro a Palazzo Chigi sull’ex Ilva, aggiungendo che “il governo si deve assumere la responsabilità rispetto a una strategia nazionale sul tema della siderurgia”. “Il sindaco (di Taranto) si deve assumere la responsabilità di tutti quanti gli aspetti. Non è possibile questo giochetto, prima mi dimetto, poi riprendo. Noi pensiamo che c’è un elemento centrale che tutte le forze istituzionali a partire dal governo si devono assumere: li’ c’è l’interesse del territorio e l’interesse del paese da tutelare”, ha concluso Uliano.
“Siamo contrari a ipotesi che non prevedano la realizzazione di preridotto su Taranto, perché c’è il rischio di una catastrofe sociale e un impatto ambientale maggiore – se prodotto altrove – rispetto all’uso del Dri a ridosso dei forni in cui deve essere utilizzato e perché, tale soluzione, non garantirebbe la tutela occupazionale necessaria”, ha sottolineato il segretario nazionale Valerio D’Alò, dicendo “no alla realizzazione di una mini Ilva, i previsti investimenti di 5 miliardi non possono essere rivalutati al ribasso”.
“L’incontro di oggi presso Palazzo Chigi doveva rappresentare la conclusione positiva di un percorso a ostacoli. Invece, purtroppo, siamo di fronte a una situazione sempre più complicata. L’unica novità è che c’è stato il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, con centinaia di prescrizioni, che ha evitato la fermata irreversibile dell’Ilva, e 200 milioni dal nuovo decreto sufficienti solo per poco tempo. Ora, però, bisogna cambiare passo e mettere tutte le parti di fronte alle proprie responsabilità, discutendo di proposte concrete e fattibili, sotto ogni punto di vista. Vogliamo conoscere nel dettaglio i livelli occupazionali previsti nelle varie opzioni per esprimere un nostro giudizio e mettere in campo le necessarie azioni. Non si può pensare di occuparsi degli aspetti sociali esclusivamente promettendo non meglio precisate tutele quando si ragiona di fare anche meno impianti. Non basta un ordine del giorno in Parlamento per tutelare il futuro di migliaia di famiglie e intere comunità. È il momento della chiarezza, non possiamo accettare giochi sulla pelle dei lavoratori”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
“Oggi ci aspettavamo di avere un programma concreto di piena decarbonizzaizone con l’indicazione precisa di tempi e risorse disponibili – sottolinea il leader Uilm – invece siamo di fronte alla riapertura di una gara che rappresenta un altro gesto disperato: un ulteriore tentativo di vendita dell’Ilva che si aggiunge a tutti quelli già effettuati e che non hanno prodotto nessun risultato. Cosa stiamo vendendo sul mercato?”.
“Dobbiamo essere chiari – aggiunge – tra Governo, Istituzioni ed Enti locali non c’è alcun accordo neanche sulla produzione di acciaio con i forni elettrici. Il paradosso è che si annuncia di costruirne tre a Taranto e uno a Genova, senza però decidere dove e come si produrranno la materia prima e il gas indispensabili per farli funzionare. Come può un privato comprare una scatola vuota rischiando ingenti risorse finanziarie senza le garanzie minime e nessuna certezza?” “Senza la presenza dello Stato – esorta Palombella – che faccia da garante sulla realizzazione degli investimenti per l’acciaio green e sulla salvaguardia dei livelli occupazionali la fine sarà vicina e inevitabile. Rischiamo di trovarci con gli altoforni chiusi perché a fine vita e senza aver costruito i forni elettrici”. “Non vogliamo essere testimoni di una strage ambientale e sociale senza precedenti e per questo reagiremo insieme agli oltre 15mila lavoratori e le relative famiglie per rivendicare un diritto universale alla salute e al lavoro. I lavoratori devono avere chiarezza e il massimo rispetto dalle istituzioni locali e nazionali. Con Fim e Fiom chiederemo nelle prossime ore un incontro prima che la situazione diventi irreversibile” conclude.
“Mentre si decide del futuro della più grande acciaieria d’Europa, e con essa del nostro modello produttivo e della transizione ecologica, assistiamo a un confronto che oscilla tra interessi di bottega e schermaglie politiche, dove i lavoratori continuano a essere i grandi assenti. L’incontro avvenuto ieri tra le istituzioni ha determinato l’aggiornamento del bando di gara per l’ingresso di un nuovo partner industriale, fissando la totale decarbonizzazione come condizione vincolante. Un obiettivo che riteniamo necessario e che USB ha sempre sostenuto: il futuro della siderurgia deve essere compatibile con la salute e l’ambiente”. Così Francesco Rizzo eSasha Colautti dell’Esecutivo Nazionale Confederale di USB.
“Ma su questo non può reggere l’ennesima narrazione che riduce tutto ad una partita industriale, senza affrontare la questione sociale. Nessuna parola su quanti posti di lavoro saranno salvaguardati o su quali saranno gli strumenti straordinari che si intendono attivare per gestire la transizione e proteggere il reddito delle persone coinvolte – affermano i due sindacalisti -. Il dibattito appare monco e pericoloso: si ragiona di soluzioni “A, B o C” senza chiarire cosa realmente comportano sul piano occupazionale e industriale. Così si lascia campo libero a chi pensa che la transizione sia solo una questione di tecnologia e non di diritti, dignità e futuro delle persone. USB al tavolo odierno presso Palazzo Chigi lo ha ribadito con forza: la presenza dello Stato è condizione imprescindibile in tutta l’operazione. Non come semplice arbitro, ma come soggetto attivo e garante di una strategia industriale di lungo periodo. La siderurgia è un settore strategico per il Paese: non può essere lasciata alla logica del massimo profitto di un singolo operatore privato. Serve un piano nazionale per la siderurgia, integrato nella strategia di politica industriale, che indichi investimenti, tempi e strumenti per una transizione ecologica giusta e socialmente sostenibile. È urgente definire degli strumenti straordinari per la tutela dell’occupazione, la protezione del reddito per i lavoratori, pensando anche a un futuro “oltre la fabbrica” per chi non potrà essere ricollocato all’interno degli impianti. Questi strumenti devono riguardare tutto il bacino dell’occupazione, dai lavoratori diretti a quelli di Ilva in AS e dell’appalto”.
“II 12 agosto, Comune e Regione saranno riconvocati per sottoscrivere l’Accordo di Programma Interistituzionale, ma ci sembra evidente che saremo punto e a capo, con la politica che non fa la politica, che decide di non decidere scaricando su altri le proprie responsabilità – concludono -. Ma il futuro della siderurgia non è una questione locale. È una questione nazionale, che riguarda la tenuta industriale del Paese, la sua autonomia produttiva e migliaia di famiglie che vivono di lavoro. USB continuerà a chiedere che questo confronto torni sui binari giusti: un processo trasparente, con obiettivi industriali chiari, garanzie sociali vincolanti e un ruolo pubblico forte, capace di guidare la transizione ecologica senza sacrificare i diritti dei lavoratori sull’altare del profitto”.
L’incontro al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione per i lavoratori di AdI in amministrazione straordinaria dovrebbe essere posticipato ancora una volta a settembre. E’ quanto emerso dal tavolo a Palazzo Chigi sull’ex Ilva. Di fronte a uno scenario definito “estremamente volatile – ha dichiarato la ministra Marina Calderone -ad oggi abbiamo posticipato discussione Cigs al 28 agosto ma credo che avremo bisogno di qualche tempo in più perché è necessario comprendere meglio l’evoluzione della vertenza. E in questo quadro, probabilmente si sposterà l’incontro ai primi di settembre”. Conferma anche dai sindacati: “La ministra ci ha informato che l’incontro del 28 agosto verrà molto probabilmente aggiornato per la situazione di continui rimandi cui si sta assistendo”, hanno detto i sindacati uscendo da Palazzo Chigi.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2025/07/31/ex-ilva-intesa-con-il-governo-slitta-ancora/)
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