VALUTAZIONE (PIV)
I principi italiani di valutazione (PIV) sono emanati dall’organismo italiano di
valutazione (OIV), costituito nel 2011 e persegue 3 obiettivi principali:
1. Predisporre e mantenere aggiornati i principi italiani di valutazione di aziende, di
strumenti finanziari e di attività reali
2. Diventare un riferimento per il legislatore nazionale
3. Partecipare al dibattito internazionale degli esperti di valutazione
I beni immateriale possono essere:
1. IDENTIFICABILI O SPECIFICI
Qualunque bene immateriale che può essere ceduto, trasferito, locato, concesso
in licenza, che nasce da diritti contrattuali e legali in grado di generare benefici
per il titolare a prescindere dal fatto che siano trasferibili
2. NON IDENTIFICABILI O GENERICI
Sono classificati come avviamento. L’avviamento non costituisce un’attività
separabile dall’azienda e quindi rappresenta parte del valore dell’azienda. Viene
stimato attraverso i metodi misti o i criteri che esplicitano la creazione di valore
La valutazione di un bene immateriale presuppone d aparte del perito l’acquisizione di
informazioni che gli permettono di:
– Identificare il bene
– Verificare le caratteristiche specifiche del bene
– Analizzare l’insieme di diritti legali, protezioni e limitazioni all’utilizzo
– Identificare accordi di licenza, sublicenza, diritti di confidenzialità
– Conoscere la storia del bene
– Apprezzare i benefici economici diretti e indiretti del bene
– Stimare la vita economica e legale del bene
– Identificare se il massimo e il miglior uso del bene è il suo uso corretto e se lo si
realizza da solo o inseredolo in un gruppo di attività
L’INFORMATIVA ESTERNA DELLE AZIENDE
Le imprese hanno:
– Stakeholder ai quali rendere conto del proprio operato (teoria degli stakeholder)
– Una collettività di fronte la quale legittimarsi (teoria della legittimazione)
– L’esigenza di misurare la performance sociale quale presupposto pe rla
performance economica (teoria dell’agenzia)
Per fare ciò il bilancio d’esercizio non è sufficiente e per questo ricorriamo al bilancio
sociale ed altri strumenti come il DIF e il bilancio di sostenibilità secondo la direttiva
CSRD
Le finalità del bilancio sociale sono:
– Redicontazione :
Dell’utilizzo delle risorse ambientali (bilancio ambientale)
o Agli stakeholder (modello GBS)
o Alla collettività (bilancio di mandato)
o Dell’utilizzo delle risorse cognitive (report del capitale intellettuale)
o
– Strumento di controllo e gestione:
bilancio sociale come processo (bilancio sociale secondo il GRI)
Capitale economico è da considerare come un’entità astratta e cioè come una
grandezza variamente configurabile nel suo valore, in relazione alle diverse finalità
che ne ispirano la valutazione
Negli ultimi anni si è passati da:
1. Impostazioni che minimizzano l’importanza degli stakeholder, ritenendo che
solo gli azionisti rappresentano una categoria in relazione alla quale definire
opportunatamente le direttrici della gestione (investitori)
2. Si attribuisce particolare importanza agli stakeholder, ritendendo che l’azienda
debba definire le sue strategie mirando al soddisfacimento dell’intero sistema di
stakeholder (investitori, lavoratori, stato, clienti..)
Indici di sostenibilità sono indici di borssa composti da società quotate che si
distinguono per le loro performance di sostenibilità e CSR. Il fenomeno ha assunto
un’importanza tale da richiedere una specializzazione da parte di varie case di analisi.
Gli indici più noti sono:
– Dow Jones sustainability world
– Dow jones sustainability europe
– Stoxx esg
Pov quantitativo e qualitativo del capitale
Dal pov quantitativo il capitale viene considerato un fondo omogeneo di valori la cui
entità è espressa mediante un processo di misurazione della sua consistenza
comparandolo nel tempo e nello spazio.
Dal pov qualitativo il capitale è definito l’insime di beni materiali e immateriali a
disposizione dell’impresa per lo svolgimento dell’attività economica
La distinzione tra i beni immateriali e materiali ha acquisito maggior valore e
significatività grazie allo sviluppo tecnologico e gestionale che le azienda attraversano
nel corso del tempo. La globalizzazione ed il sempre maggior livelo di competitività
hanno dato impluso alla creatività accrescendo il livello di significatività degli
intangibili
Prospettive di studio :
– Economisti A2 deicano particolare attenzione ai legami che intercorrono
tra risorse intangibili e valore dell’impresa suddividendo tra risorse che si
possono contabilizzare e quelle indefinibili (che confluiscono nell’avv.to)
– Studiosi di strategia pongono attenzione all’identidicazione delle leve di
vantaggio competitivo nrllo sviluppo e nel successo dell’impresa
– Studiosi di marketing si concentrano sulle relazioni che l’impresa crea con
l’ambient esterno, con particolare riferimento ai clienti
– Studiosi di finanza si concentrano sullo studio delle forme di
finanziamento delle iniziative economiche orientate allp sfruttamento delle
risorse intangibili
– Giuristi si concentrano sullo studio delle forme di tutela dei diritti sulla
proprietà intellettuale
Prospettiva contabile:
– Studio delle relazioni esistenti tra gli intangibili e reddito d’esercizio
– Studio delle relazioni esistenti tra gli intangibili e il capitale di funzionamento
Negli ultimi anni c’è stata l’esigenza di implementare una forma di comunicazione
degli intangibili e questo è avvenuto attrtaberso l’integrazione di informazioni
contenute nel bilancio.
Negli ultimi decenni inoltre le unità di testi contenenti informazioni fattuali sono
diminuite, mentre le unità di testo contenenti informazioni narrative sono aumentate.
A partire dalla fine del XX secolo si assiste ad una radicale evoluzione delle funzioni
produttive aziendali, con riferimento agli asset principali che creano valore per le
aziende, in particolare agli intangible.
Tuttavia esistono ancora degli ostacoli di riconoscimento e rappresentazione in bilancio
degli intangible (GAP). Ciò ha condotto a forme innovative di Reporting.
Grand Theory è una teoria in base alla quale la disclosure del capitale intellettuale è
importante per gli investitori perché migliora il loro processo decisionale e aiuta il
management nella gestione delle risorse cognitive con conseguenze economiche
positive per il complesso aziendale.
I principali modelli di reporting proposti a livello accademico sono:
1. SKANDIA NAVIGATOR (1991):
Obiettivo non è solo quello di misurare il CI ma anche quello du consentire la
navigazione tra le diverse prospettive in ottica evolutiva
Questo modello consente di tenere sotto controllo un ampio numero di
indicatori, sia di natura finanziaria che quantitativa legati agli intangible.
Analizza 5 focus essenziali nell’interesse aziendale.
2. INTANGIBLE ASSETS MONITOR (1997) : è il modello più diffuso per la gestione
degli intangible. Questo modello mostra indicatori classificati in 3 dimensioni:
Struttura esterna
Struttura interna
Competenze individuali
Tale strumento va personalizzato in relazione alla specifica strategia
perseguita dall’azienda.
Nel modello la conoscenza viene scomposta in 2 tipologie:
– Organisational know-how
– Professional know-how
A volte per non perdere i vantaggi conseguibili con entrambe le strategie, si utilizza il
modello ibrido.
Gli indicatori del modello delle risorse intangibili sono relative a:
Processi di crescita
Processi di innovazione e rinnovazione
Condizioni di stabilità dell’organizzazione
Efficiente uso di tali risorse all’interno dei processi produttivi
3. VALUE CHAIN SCOREBOARD (2001) : questo modello mira ad identificare le
singole componenti dei processi e delle attività aziendali al fine di comprendere
il contributo al processo di creazione di valore. Attenzione maggiore viene posta
all’attività di ricerca, sviluppo ed implementazione di nuovi prodotti e processi.
L’autore si è largamente ispirato alla catena del valore proposta da Porter.
Cultura degli intangibili dell’impresa insieme delle conoscenze già metabolizzate
dell’impresa stessa, che diviene valore dominante.
Fasi del modello di Report del CI :
– Rappresentazione degli asset di conoscenza dell’impresa
– Rilevazione del CI
– Dossier sul CI
Molti paesi europei hanno predisposto linee guida per redigere il bilancio del CI, in
alcuni casi anche obbligatori (es. Germania).
L’OECD riconosce 2 tipologie di bilancio del CI:
1. Narrativo, è riconoscibile nele informazioni sui beni intangibili rese con
l’informazione obbligatoria per effetto della direttiva comunitaria
2. Specifico, è rinvenibile nel bilancio separato dal CI predisposto secondo linee
guida volontarie.
Il governo austriaco ha emanato nel 2002, una legge interna di obbligatorietà del
report del CI per le università austriache.
Determinanti del modello:
– Obiettivi
– Il CI
– Processi di performance (didattica, ricerca)
– L’impatto sul territorio circostante
IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
ISCRIZIONE
Possono essere iscritte :
1. Al costo di acquisto : prezzo fatturato + iva detraibile + oneri accessori +
(spese di trasporto) – sconti commerciali
2. Al costo di produzione : tutti i costi imputabili al prodotto può comprendere
anche:
– Costi indiretti : sostenuti nel periodo di fabbricazione fino al momento
in cui il bene può essere utilizzato
– Oneri finanziari legati alla produzione
AMMORTAMENTO
L’ammortamento deve essere effettuato solo ai beni aventi vita limitata (es. terreni e
opere d’arte non sono soggette ad amm.to).
Deve avvenire:
Sistematicamente : in base a un piano di amm.to prestabilito al momento di
o entrata in funzione del bene e ripartito in base al periodo di vita utile del bene.
Può essere a quote costanti o decrescenti . (quelle crescenti sono state vietate
dall’OIC 16)
In ogni esercizio
o In funzione della loro residua possibiltà di utilizzazione : si tiene conto della vita
o utile del bene, valutando sia il consumo che il superamento tecnologico del
bene (deve essere eguagliata al minore tra questi 2 fattori)
SVALUTAZIONE
Le immobilizzazioni materiali e immateriali devono essere svalutate quando:
valore contabile (costo storico – fondo amm.to)
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