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Consumo del suolo: norme e fondi pubblici per il contrasto


Il quadro legislativo di riferimento e le opportunità offerte dal fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo

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Cosa si intende per consumo del suolo?

Il consumo di suolo può essere definito come la trasformazione di una superficie originariamente naturale, agricola o seminaturale (suolo non consumato) in aree con copertura artificiale (suolo consumato), attraverso processi di impermeabilizzazione e consolidamento per la costruzione di edifici, infrastrutture o altre superfici antropizzate.

Questo processo comporta una perdita spesso irreversibile della risorsa suolo, con impatti su servizi ecosistemici, biodiversità, regolazione idrica e resilienza ambientale.

Il concetto di consumo di suolo si lega a quello della rigenerazione urbana, intesa come strategia compressiva tesa a recuperare, riqualificare e riutilizzare aree già urbanizzate, dismesse o sottoutilizzate, con l’obiettivo di limitare l’espansione urbana verso nuove aree verdi o agricole, riducendo la necessità di occupare nuovo suolo.

In questo articolo trovi una rapida sintesi delle norme, approfondimenti e contenuti-extra da scaricare e gli ultimi aggiornamenti sul tema. Un’attenzione particolare è riservata al Fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo, che rappresenta un’opportunità per enti locali, imprese e professionisti dell’edilizia.

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Attraverso l’integrazione tra GIS e openBIM®, è possibile creare gemelli digitali geospaziali delle città e utilizzarli per monitorare e analizzare interventi di rigenerazione urbana

Fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo: bandi regionali

Emilia Romagna (scadenza: 10 ottobre 2025)

La Regione Emilia Romagna ha pubblicato l’avviso per il finanziamento di interventi di rinaturalizzazione dei suoli degradati o in via di degrado, in ambito urbano e periurbano.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di quelle previste dal Fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo (D.M. MASE 2/2025), con una dotazione assegnata alla Regione pari a 11.799.350 euro per il quinquennio 2023-2027.

L’avviso è rivolto a Comuni, Unioni di Comuni, Province, Comunità montane e alla Città metropolitana di Bologna.

Gli interventi ammissibili dovranno riguardare suoli attualmente compromessi e prevedere opere di de-impermeabilizzazione, ingegneria naturalistica, piantumazione con essenze autoctone, nonché misure per il contenimento del rischio idrogeologico.

Ogni progetto potrà ricevere un contributo da un minimo di 500mila euro a un massimo di 2 milioni di euro. È possibile integrare il finanziamento con risorse proprie, che daranno diritto a un punteggio premiale in graduatoria.

Le proposte dovranno essere trasmesse esclusivamente via PEC entro il 10 ottobre 2025.

La valutazione dei progetti, articolata su tre fasi (Regione, Autorità di Bacino, Ministero dell’Ambiente), consentirà di definire una graduatoria nazionale e stipulare gli accordi per la realizzazione dei progetti a partire dal 2026.

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Veneto (scadenza: 20 settembre 2025)

Tutti i dettagli
https://bandi.regione.veneto.it/Public/Dettaglio?idAtto=12140&fromPage=Elenco&high=

Basilicata (scadenza: 17 agosto 2025)

Tutti i dettagli
https://oldportalebandi.regione.basilicata.it/PortaleBandi/detail-bando.jsp?id=791811

Legislazione italiana ed europea sul consumo di suolo

Il quadro normativo italiano è in evoluzione. Segnato da una pluralità di iniziative regionali e da una legge nazionale in fase di perfezionamento, si sta strutturando in maniera organica intorno a tre pilastri:

  • Monitoraggio;
  • Vincoli crescenti sul nuovo consumo di suolo e promozione del riuso;
  • Finanziamenti mirati a interventi di rinaturalizzazione, bonifica e rigenerazione urbana tramite fondi nazionali e regionali.

L’obiettivo finale, condiviso con l’Unione Europea, è di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030.

Il problema della progressiva riduzione del consumo di suolo trova un primo intervento normativo nella Legge 28 giugno 2016, n. 132, che ha affidato a ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e al Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) il compito di monitorare annualmente lo stato del consumo di suolo. Tale monitoraggio si traduce in report e indicatori ufficiali, fondamentali per la pianificazione territoriale e la valutazione delle politiche pubbliche.
I dati più aggiornati mostrano che nel 2023 la superficie coperta da infrastrutture artificiali supera i 21.500 km², pari a circa il 7,16% del territorio nazionale, con una velocità di trasformazione attuale di circa 20 ettari al giorno – il valore più alto degli ultimi anni.

Il consumo riguarda soprattutto le aree agricole (63% del totale nel 2022), con una progressione che interessa in maniera marcata le regioni del Nord, quali Lombardia (12,19% del territorio regionale cementificato), Veneto ed Emilia-Romagna.

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A livello europeo, nel 2025 il Consiglio UE ha raggiunto un accordo circa una nuova Direttiva sul monitoraggio del suolo, che impone criteri più stringenti anche per la mitigazione del consumo di suolo in ogni paese membro.
La direttiva stabilisce inoltre principi di mitigazione del consumo di suolo, con particolare attenzione all’impermeabilizzazione e alla rimozione del suolo.

L’accordo provvisorio, che mantiene l’obiettivo ambizioso e non vincolante di conseguire suoli sani entro il 2050, deve essere approvato e adottato dal Consiglio e dal Parlamento.

A livello nazionale il Piano per la transizione ecologica (PTE) ha fissato l’obiettivo di arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

L’azzeramento del consumo di suolo, secondo il PTE, dovrà avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste ed è considerato una misura chiave anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, da normare attraverso un’apposita legge nazionale.

Sul piano legislativo generale, negli ultimi anni ha avuto un percorso travagliato il disegno di legge sul “Contenimento del consumo di suolo e il riuso del suolo edificato“.

Le novità in discussione includono:

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  • il divieto per Regioni e Comuni di approvare nuovi piani urbanistici che prevedano incrementi netti di consumo di suolo rispetto alle pianificazioni vigenti, imponendo invece una progressiva riduzione in linea con gli obiettivi UE;
  • la promozione del riuso e della rigenerazione urbana a fronte di nuove edificazioni, fissando priorità d’intervento su aree dismesse e già artificializzate;
  • l’obbligo di approvare, a livello regionale, strategie e strumenti urbanistici volti a perseguire il saldo zero di consumo di suolo e monitoraggio periodico dell’efficacia delle misure;
  • una fase transitoria con regole speciali per i permessi preesistenti e gli strumenti urbanistici già in corso di attuazione.

Procede parallelamente anche un progetto di legge recante “Disposizioni in materia di politiche, programmi e interventi di rigenerazione urbana”, che propone l’obbligo di perimetrazione del territorio urbanizzato dei Comuni con la relativa previsione di contenere il consumo di nuovo suolo entro la soglia del 4 per cento all’interno del territorio urbanizzato e sempre nella misura del 4 per cento all’esterno di esso a condizione però che si provveda in pari misura alla de-impermeabilizzazione del territorio costruito.

Qui puoi leggere un approfondimento

Fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo

A partire dal 2023 è diventato pienamente operativo il Fondo nazionale per il contrasto al consumo di suolo, istituito dalla Legge di Bilancio 2023 (art. 1, commi 695-696) e dotato di 160 milioni di euro su più annualità (10 milioni per il 2023, 20 per il 2024, 30 per il 2025, e 50 milioni per ciascuno degli anni 2026 e 2027).

Il fondo, gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, finanzia interventi di:

  • rinaturalizzazione di suoli degradati, bonifiche e de-impermeabilizzazione;
  • recupero e rigenerazione urbana, valorizzazione del verde pubblico;
  • salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale;
  • azioni per la qualità dell’ambiente urbano (mobilità sostenibile, gestione acque, riforestazione, ecc.).

Le risorse vengono ripartite alle Regioni tramite un processo di programmazione semplificato. Sono poi le Regioni (e Province autonome) a pubblicare bandi volti a selezionare i progetti e gli Enti destinatari dei finanziamenti a livello locale. Tra i criteri di ripartizione figurano:

  • estensione territoriale delle aree problematiche;
  • densità di popolazione residente;
  • densità di suolo consumato su base regionale.

Gli enti pubblici interessati (Comuni, Unioni di Comuni, Province, ecc.) possono partecipare ai bandi presentando proposte progettuali secondo i criteri indicati nei regolamenti regionali.

Contabilità

Buste paga

 

Il Decreto Ministeriale 2 gennaio 2025 n. 2 ha regolamentato la ripartizione delle risorse tra le Regioni, che pubblicano bandi e selezionano i progetti ammissibili.

Le leggi regionali sul contenimento di consumo del suolo

Abruzzo Legge regionale 20 dicembre 2023, n. 58
Calabria Legge regionale 7 luglio 2022, n. 25
Campania Legge regionale 29 aprile 2024, n. 5
Emilia Romagna Legge regionale 21 dicembre 2017, n. 24
Friuli Venezia Giulia Legge regionale 21 luglio 2017, n. 29
Legge regionale 29 aprile 2019, n. 6
Lazio Legge Regionale 18 luglio 2017, n. 7
Liguria Legge regionale 29 novembre 2018, n. 23
Lombardia Legge regionale 28 novembre 2014, n. 31
Marche Legge regionale 30 novembre 2023, n. 19
Piemonte Legge regionale 4 ottobre 2018, n. 16
Puglia Legge Regionale 30 aprile 2019, n. 18
Sardegna Legge regionale 23 aprile 2015, n. 8
Toscana legge regionale 10 novembre 2014, n. 65
Veneto Legge regionale 6 giugno 2017, n. 14
Provincia autonoma di Bolzano Legge provinciale 10 luglio 2018, n. 9
Provincia autonoma di Trento Legge provinciale 4 agosto 2015, n. 15
Valle d’Aosta Legge regionale 6 aprile 1998, n. 11

 

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