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Farmaceutica: “l’Europa non tocca palla ma l’Italia sta vincendo”


Europa no, Europa “che non tocca palla”. Europa forse, ma solo se riuscisse a negoziare con Donald Trump l’azzeramento dei tassi sulle importazioni di medicinali negli Usa: le ultime minacce in ordine di tempo oscillano tra il 30% e il 200%. No, non è una novità ma forse mai come stavolta Marcello Cattani è stato duro verso la politica di Bruxelles. Il presidente di Farmindustria ha attaccato a testa bassa, su più punti e a più riprese la politica della Commissione, dal palco dell’annuale assemblea pubblica dell’associazione (Roma, giovedì 3 luglio).

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Il tutto poche ore dopo la presentazione del pur ricco piano strategico Ue sulle life sciences (sintetizzato nell’edizione online di Aboutpharma).

“Il piano della Commissione europea è un suicidio, manca una strategia industriale. Si sogna, ma non si dialoga” dice il presidente di Farmindustria, per poi rivolgere i suoi strali alla gran parte dell’impianto normativo disegnato nel tempo da un’Europa “eco-ideologica”, super burocratica e sostanzialmente anti-industriale.

La competività repressa

Tutti approcci colpevoli che fatalmente – secondo Cattani e i suoi ospiti (il Governo italiano ai massimi livelli, con Giorgia Meloni presente in videomessaggio) – non attraggono investimenti, aumentando il divario competitivo con Usa e blocco asiatico (Cina in testa), soprattutto per quanto riguarda l’innovazione e la difesa della proprietà intellettuale. Le bordate del presidente Cattani ancora una volta sono state rivolte alla riforma della legislazione farmaceutica (“guidata dalla Polonia e sostenuta dalla Germania, ha preso una direzione sbagliata, danneggiando innovazione e ricerca ma dopo tre anni, siamo tornati al punto di partenza”) alla direttiva che introduce una tassa sulle acque reflue urbane, al recente Critical medicine act (rispetto al quale la nuova compagine di Efpia, la Farmindustria europea, è stata invero più tenera) e, appunto al recentissimo Life sciences strategy Ue.

A cosa punta la strategia europea per le life sciences

A proposito di quest’ultimo, per dovere di cronaca, va detto che prevede:

  • un piano di investimenti per facilitare il finanziamento di studi clinici multinazionali e potenziare le infrastrutture di ricerca clinica a livello europeo, secondo un approccio “One Health” (fino a 100 milioni di euro tra il 2026 e 2027 per soluzioni basate sul microbioma, ricorrendo al programma Horizon Europe);
  • 250 milioni da destinare a tecnologie trasversali per lo sviluppo di nuovi prodotti industriali sostenibili, tra cui molecole innovative, materiali avanzati e metodologie di produzione più efficienti.
  • 300 milioni di euro (da Horizon Europe e EU-4Health) per incentivare gli appalti pubblici in ambiti come l’adattamento ai cambiamenti climatici, i vaccini di nuova generazione e le soluzioni oncologiche accessibili.
  • Il piano specifica inoltre che dovranno nascere un gruppo di coordinamento per il dialogo con industria e società civile, un’interfaccia digitale per facilitare l’incontro tra startup, imprese e investitori e una rete di centri europei di eccellenza dedicati ai medicinali per terapie avanzate, “con l’obiettivo di rafforzarne lo sviluppo e la diffusione, a partire dalle realtà già esistenti”.
  • Inoltre il disegno strategico è espressamente collegato a “Choose Europe”, il piano per attrarre talenti scientifici da tutto il mondo lanciato a maggio da Ursula von der Leyen, anche in risposta all’attacco anti-accademico di Donald Trump.

“Manca la visione”

Cattani, però non è convinto. Tutt’altro. “La Commissione europea spesso si muove senza visione. Se non si cambia rotta, ci saranno meno farmaci, meno vaccini e meno risultati per i cittadini. Draghi e Letta l’hanno detto, ma non sono stati ascoltati. I nuovi farmaci arrivano in Europa, purtroppo, troppo tardi.

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La ricerca sta correndo sempre più velocemente altrove, in particolare in Cina. Questo dato deve preoccuparci. Spesso pensiamo che la competizione venga dagli Stati Uniti, ma essendo alleati nel Patto Atlantico, la vera sfida potrebbe essere la Cina, che scala l’innovazione in modo agnostico e pragmatico. In dieci anni ha raggiunto livelli competitivi con gli Stati Uniti. E dall’Europa? Nulla. Questo è inaccettabile da un punto di vista strategico”.

No, qui all’assemblea di Roma non è tempo di apprezzamenti. All’ordine del giorno non ci sono le norme più o meno recenti (e condivise) che pure mettono le life sciences nelle condizioni di progredire in favore della salute pubblica (si pensi al Regolamento europeo sull’Hta e alla creazione dello spazio dei dati sanitari). Decisamente c’è spazio solo per le critiche: Cattani e i suoi convitati (con la flebile eccezione dei ministri Tajani e Fitto) enfatizzano preferibilmente ciò che non va nell’azione di Ursula von der Leyen.

Prosegue Cattani: “Le differenze nell’accesso dei cittadini ai farmaci, la burocrazia, l’inefficienza sono reali. Eppure, restiamo sempre propositivi e collaborativi, ma dobbiamo essere chiari nell’interesse generale: la capacità di innovazione si misura con un solo parametro che è il numero di brevetti.  In Europa è in calo, mentre in Cina cresce rapidamente. Potremmo stare ore a discutere dell’Europa e dei suoi 27 Paesi. Ma è un fatto che ci sono Stati piccoli, senza industria, che non fanno innovazione e che frenano il progresso scientifico. Questa è cattiva politica. C’è molto da migliorare, certo, anche a casa nostra – dice Cattani– ma innanzitutto in Europa. Il nostro spirito, però, è sempre quello di portare idee e contributi basati sul valore, sulle competenze e sulla professionalità di un settore che, in un Paese tradizionalmente avverso all’innovazione, ha saputo emergere”.

I primati dell’Italia

Gli imprenditori italiani del farmaco espongono primati ormai indiscussi. I numeri dicono che la produzione di farmaci in Italia con 70 mila addetti, vale 56 miliardi di euro e l’export 54, cifre che nel 2024 hanno proiettato il nostro paese ai vertici europei, insieme a Germania e Francia. Le imprese che operano in Italia sono prime dal 2022 al 2024 anche per incremento del valore aggiunto (+18%) rispetto a una crescita cumulata del PIL dell’1,4%”.

Questo primato, ha ricordato il presidente di Farmindustria, è sostenuto da 4 miliardi di investimenti in ricerca e sviluppo. Insomma, l’Italia del farmaco è ‘”eccellenza”, “locomotiva economica” e “bisogna proteggerla con azioni coraggiose – dice Cattani – per garantire crescita e occupazione qualificata, oltre alla fornitura continua di farmaci e vaccini. La difesa, come ha detto la presidente Meloni, non riguarda solo armamenti ma anche salute e prevenzione, che sono investimenti, non costi, con l’obiettivo di rendere il settore delle scienze della vita un pilastro fondamentale della crescita e del la sicurezza dell’Europa”.

Attacco frontale anche da Confindustria

Dati che colpiscono anche Antonio Gozzi, Special Advisor di Confindustria per l’autonomia strategica europea, Piano Mattei e Competitività. Collegato da remoto Gozzi riflette su alcuni fatti: 1) le imprese italiane tra i 10 e i 250 addetti sono ai vertici della produttività europea, mentre quelle con oltre 250 addetti sono seconde solo alla Germania. 2) L’Italia si posiziona come quarto esportatore mondiale. 3) Il settore farmaceutico ha svolto un ruolo cruciale nel 2024, consentendo il recupero di valori alti di esportazione mentre altri settori, come la meccanica e la meccatronica, mostravano un calo.

Per virtù di contrasto, secondo Gozzi, da questi dati emergono ancora di più “le contraddizioni e gli errori” delle politiche europee che hanno portato a un declino economico: “Il Pil europeo, che venti o trent’anni fa era pari a quello degli Stati Uniti, oggi è ridotto a due terzi. Mancano gli investimenti: nonostante i tassi di interesse bassi, che avrebbero favorito la spesa in ricerca e sviluppo, non sono stati sufficientemente agevolati. Nei settori strategici non vi è una sola impresa europea tra le prime dieci al mondo, e l’Europa è fuori dai settori di punta come l’intelligenza artificiale e le biotecnologie”.

Altro indicatore negativo è il crollo degli investimenti esteri “tanto che si è registrato un calo di 350 miliardi di euro negli ultimi dieci anni in Europa, dimostrando un ambiente poco favorevole per gli investitori internazionali”. Confindustria parla di obiettivi irraggiungibili e mancanza di coraggio da parte dell’Europa, in particolare sul Green Deal e la regolamentazione.

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“Ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo. I documenti della Commissione europea – dice Gozzi – pur richiamando la necessità di cambiamenti radicali (come sottolineato nel rapporto Draghi), non propongono soluzioni sostanziali, ma sembrano solo comprare tempo”. E poi ci sono i veri e propri ostacoli alla ricerca e sviluppo nel farmaceutico, penalizzati dalla durata dei bandi “che è la metà rispetto a quelli americani e cinesi. Questo spinge le aziende a brevettare dove la loro innovazione è più protetta”.

Tajani annuncia la direzione della crescita

Sul punto era già intervenuto in precedenza il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani. “Sono un convinto europeista, ho sempre difeso ruolo e valore dell’Ue senza la quale non andiamo da nessuna parte, ma sostengo che il mercato interno non sia mai stato completato. Il fatto che ci siano troppa burocrazia, lentezza, troppe regole, significa che manca il coraggio di farne poche ma buone. Anche a livello istituzionale, bisogna arrivare a una riforma che crei un’Europa più democratica, con un Parlamento che abbia potere legislativo, popolato più da deputati che da burocrati. Deve lavorare di più al servizio dei cittadini e delle imprese. Sostenere la ricerca e chi intraprende, questo deve fare l’Europa. Alle volte invece mette il piombo sulle ali”.

Tajani condivide il principio sostenuto dai numeri che senza farmaceutica, in Italia, non ci sono economia, industria, occupazione degne di questi nomi. E annuncia: “Ho avviato la riforma del ministero degli Esteri. Avremo una Direzione generale della Crescita dove anche il farmaceutico troverà riferimenti”. Nel concreto significa che le ambasciate italiane nel mondo diventeranno trampolini di lancio per le imprese – dice Tajani – e che alla conferenza annuale, gli ambasciatori saranno a disposizione di tutti gli imprenditori per incontri B2B”.



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