Il 13 luglio 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo n. 66 del 2024 che recepisce la direttiva europea RED II. Questa è una data importante per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia, perché la Direttiva europea RED II introduce la definizione di “Comunità di Energia Rinnovabile”, ponendo le basi per il riconoscimento legale e lo sviluppo di queste entità negli Stati membri.
Che cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili?
Una Comunità Energetica Rinnovabile è un soggetto giuridico autonomo, composto da cittadini, piccole e medie imprese, enti locali, attività commerciali o istituzioni pubbliche, che si associano volontariamente per produrre, consumare e gestire energia elettrica da fonti rinnovabili, a beneficio della comunità stessa.
L’obiettivo principale non è il profitto, ma la condivisione dei benefici economici, ambientali e sociali derivanti dalla produzione e dal consumo di energia pulita. I membri possono condividere l’energia prodotta localmente, riducendo i costi delle bollette, aumentando l’indipendenza energetica e contribuendo attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico.
Gruppi di autoconsumo e comunità energetiche
I gruppi di autoconsumo collettivo rappresentano modalità attraverso cui l’energia generata viene condivisa tra più utenti che si trovano nello stesso stabile, come nel caso di un condominio. Si parla invece di comunità energetica quando più soggetti, che possono essere enti, piccole e medie imprese o cittadini, si uniscono legalmente per produrre e utilizzare insieme l’energia rinnovabile.
Come funziona una CER: il modello GOCER e CERQUITY
GOCER (Gruppo Operativo Comunità Energetiche Rinnovabili) è una rete nazionale avviata nel 2020, in seguito alla creazione della prima comunità energetica in Italia, realizzata a Magliano Alpi (CN).
Funziona come una rete operativa (un network) che collega tra loro figure professionali, tecnici, installatori, amministratori e partner locali, sia finanziari che tecnici, con l’obiettivo di accompagnare e supportare ogni fase del processo di realizzazione del progetto: dall’analisi preliminare fino alla costruzione e alla gestione della Comunità Energetica Rinnovabile (CER).
Il legame con la CER di Magliano Alpi, ha consentito di partecipare a tavoli di lavoro con autorevoli enti nazionali.
“Ho partecipato alla creazione della prima CER d’Italia, realizzata con le regole transitorie che limitavano l’operatività alla cabina secondaria e credendo fortemente nel potenziale di questo nuovo strumento, assieme ad un gruppo sempre maggiore di persone convinte dell’utilità del progetto, siamo arrivati ad oggi a contare una presenza reale e capillare nell’intera nazione con le tre Comunità Energetiche di zona di mercato CERQUITY NORD, CENTRO e SUD”, spiega Luca Barbero coordinatore di GOCER e vice presidente della CER CERQUITY NORD. “Oltre 100 Aree Convenzionali in cui i Soci di CERQUITY stanno realizzando impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di vicina ai 50MW. Ad oggi abbiamo inviato quasi un centinaio di richieste di contributo PNRR e già ricevuto, per almeno la metà di queste, l’approvazione. Stiamo trasmettendo al GSE i processi di qualifica delle nostre prime configurazioni di CER. Il nostro punto di forza è l’indipendenza da general contractor o utility con cui, anzi, siamo spesso in contrasto”.
L’importante ruolo di ENEA
L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha messo in campo diversi progetti per la promozione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), se ne è parlato anche in occasione del Convegno ad esse dedicato, lo scorso 21 maggio.
“Le Comunità energetiche sono uno dei modelli a cui si sta puntando per favorire al tempo stesso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione 2030 e 2050, sostenendo, al tempo stesso, gli obiettivi legati all’impatto sociale, alla crescita economica e alla competitività del nostro Paese”, ha spiegato Giulia Monteleone, Direttrice Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA. “Attraverso le Comunità Energetiche è possibile scambiare, oltre l’energia, anche altri beni che hanno una rilevanza di tipo sociale”.
Tra le iniziative più interessanti c’è l’Osservatorio, ovvero una rete di circa 40 realtà, tra enti di ricerca, amministrazioni locali, imprese e professionisti, nata per favorire la diffusione delle CER in Italia.
L’obiettivo è supportare cittadini e pubbliche amministrazioni in tutte le fasi, dalla creazione alla gestione, promuovendo una strategia nazionale condivisa e affrontando criticità normative, tecniche e amministrative. Avviato nei laboratori ENEA del polo “Kilometro Rosso” di Bergamo, l’Osservatorio opera su quattro fronti: aspetti economico-finanziari, normativi, gestione dati e informazione al pubblico. Secondo ENEA, le CER possono svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica e nella decarbonizzazione, ma richiedono ancora un forte impegno in termini di innovazione e cambiamento culturale.
Attualmente in Italia esistono 54 gruppi di autoconsumo (17 CER e 37 collettivi), con una potenza totale installata di circa 1,5 MW, concentrata soprattutto nel Nord. Gli obiettivi sono ambiziosi: 5 GW al 2026 e oltre 7 GW al 2030, pari al 10% del target nazionale.
Il caso di Anguillara (Rm) e il valore aggiunto della tecnologia digitale
Pochi mesi fa ad Anguillara Sabazia (Rm) è nata la prima Smart Community italiana, una rete locale in cui i cittadini producono, condividono e usano energia rinnovabile, scambiando anche beni e servizi in modo sicuro e sostenibile. Cuore del progetto è il sistema digitale Local Token Economy (LTE), sviluppato da ENEA con Softstrategy. LTE utilizza blockchain, token virtuali e un marketplace online per premiare comportamenti virtuosi e promuovere l’economia circolare e la coesione sociale.
La sperimentazione avviene nella comunità energetica “RinnovAnguillara”, dove gli utenti ricevono token in cambio di un uso efficiente dell’energia, da spendere localmente. LTE consente anche di monitorare i consumi tramite sensori e fornire consigli personalizzati, favorendo un modello di economia collaborativa, sostenibile e partecipativa, in cui ogni cittadino è al tempo stesso consumatore e produttore. L’obiettivo finale è costruire comunità locali consapevoli, autonome e coinvolte nella transizione energetica, trasformando il territorio in un distretto energetico intelligente.
ènostra: CER e approccio cooperativo
Di recente la cooperativa ènostra ha presentato la piattaforma ampère, per la realizzaizone e la gestione delle CER in ogni fase del loro sviluppo. Presenta una piattaforma gestionale completa, con funzionalità personalizzate in base al ruolo dell’utente, è pensata per CER già attive o in fase di avvio e si rivolge a enti come associazioni, cooperative e fondazioni, che coinvolgono cittadini e organizzazioni in progetti energetici locali. I suoi obiettivi sono digitalizzare e semplificare l’adesione alla CER (con firma elettronica e gestione delle quote); monitorare produzione e consumi energetici, anche a livello individuale; calcolare e distribuire automaticamente gli incentivi generati dall’energia condivisa; gestire dati, configurazioni e comunicazioni tramite dashboard differenziate per membri, gestori e supervisori.
ènostra è una cooperativa che fornisce energia 100% rinnovabile a famiglie, imprese e realtà del terzo settore. Si distingue dai fornitori tradizionali perché ha investito in partecipazione attiva, responsabilità ambientale e coinvolgimento delle comunità per trasformare dal basso il sistema energetico. Conta circa 17.000 soci impegnati nella riduzione dell’impatto ambientale attraverso scelte consapevoli, risparmio energetico e condivisione di energia pulita. Si occupa (con un team dedicato) di sviluppo di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e di progetti di autoconsumo collettivo. Attraverso fondi di produzione finanziati dai soci, ha realizzato 15 impianti rinnovabili (12 fotovoltaici e 3 eolici) per una potenza complessiva di circa 2.988 kW, producendo annualmente oltre 5.500 MWh di energia verde. Oltre alla fornitura elettrica, offre servizi per il risparmio energetico (impianti fotovoltaici, accumuli, pompe di calore, colonnine di ricarica) e strumenti per il monitoraggio dei consumi. Promuove la partecipazione attiva alla transizione energetica attraverso consulenze per la nascita di CER, contribuendo a un sistema energetico decarbonizzato.
Infine, investe in formazione e informazione, con articoli, podcast, corsi e progetti educativi, diventando un punto di riferimento nazionale sui temi delle rinnovabili e della lotta al cambiamento climatico. ènostra fa parte della federazione delle cooperative europee REScoop.eu e quest’anno ha vinto l’Energy Transition Award 2025, un riconoscimento che premia l’innovazione nell’ambito della fornitura di energia.
Breve storia, normative di riferimento (in Italia e nell’Unione Europea) e quadro degli incentivi
Il concetto di comunità energetica affonda le radici nella crescente consapevolezza della necessità di decentrare la produzione energetica e di coinvolgere attivamente i cittadini. A livello europeo, l’impulso decisivo è arrivato con il “Clean Energy for all Europeans Package”, in particolare con la Direttiva RED II (Renewable Energy Directive II – 2018/2001/UE) e la Direttiva Elettricità (Internal Electricity Market Directive – 2019/944/UE). La Direttiva RED II, in particolare, ha introdotto la definizione di “Comunità di Energia Rinnovabile”, ponendo le basi per il riconoscimento legale e lo sviluppo di queste entità negli Stati membri. L’Italia ha recepito queste direttive con un iniziale quadro normativo sperimentale e, più recentemente, in via definitiva.
In Italia, il percorso normativo è stato il seguente:
- Decreto Legge Milleproroghe 2020 (DL 162/2019 convertito nella Legge 8/2020): ha introdotto un primo quadro normativo transitorio, consentendo la creazione delle prime configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili, pur con limiti di potenza e dimensioni.
- Decreto Legislativo n. 199 del 2021 (Attuazione della Direttiva RED II): ha fornito una prima attuazione della Direttiva RED II, ampliando le possibilità di sviluppo delle CER.
- Decreto Legislativo n. 66 del 13 luglio 2024: pubblicato in Gazzetta Ufficiale, questo decreto completa il recepimento della Direttiva RED II, definendo in modo compiuto il quadro normativo di riferimento per le CER in Italia. Questo decreto era atteso da tempo e rappresenta un passo fondamentale per lo sviluppo su larga scala delle comunità energetiche nel paese.
Il Decreto Legislativo n. 66/2024 nello specifico
Il Decreto Legislativo n. 66/2024, che recepisce la direttiva europea RED II, introduce misure per promuovere le comunità energetiche rinnovabili (CER) e l’autoconsumo diffuso, incentivando la produzione e condivisione di energia rinnovabile. Per le CER, il decreto prevede nuove tariffe incentivanti e contributi a fondo perduto, con l’obiettivo di sviluppare 5 GW di capacità produttiva da fonti rinnovabili.
Il decreto stabilisce che le CER, configurazioni di autoconsumo collettivo e altri soggetti che condividono energia rinnovabile, possono beneficiare di tariffa incentivante, ovvero energia rinnovabile prodotta e condivisa che viene remunerata con una tariffa specifica, finanziata tramite un prelievo sulle bollette elettriche; contributo a fondo perduto, ossia un contributo fino al 40% dei costi ammissibili, previsto per le CER i cui impianti sono realizzati nei comuni con meno di 5.000 abitanti, finanziato dal PNRR; estensione del perimetro di connessione, cioè, la potenza massima degli impianti a servizio della CER è stata incrementata fino a 1 MW, con estensione del perimetro di connessione alla cabina primaria. Inoltre il Decreto presenta la definizione del TIAD, il Testo Integrato Autoconsumo Diffuso (TIAD), approvato da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), che definisce le modalità di regolazione delle partite economiche relative all’energia condivisa nelle CER.
Il decreto ha un impatto notevole sullo sviluppo delle CER, perché offre incentivi economici e semplifica le procedure per l’accesso ai benefici. In particolare, la tariffa incentivante e il contributo a fondo perduto stimolano la realizzazione di nuovi impianti e la partecipazione attiva dei cittadini alla transizione energetica. Inoltre, l’incremento della potenza massima degli impianti e l’estensione del perimetro di connessione permettono di realizzare comunità energetiche più grandi e distribuite sul territorio.
Incentivi e iniziative istituzionali
Lo sviluppo delle CER è supportato da una serie di incentivi e iniziative sia a livello nazionale che europeo. In Italia, esistono diversi meccanismi di incentivazione, a partire dalla tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa, ovvero il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) riconosce un incentivo sull’energia elettrica prodotta e condivisa all’interno della comunità, per un periodo di 20 anni.
Questa tariffa mira a coprire in parte i costi di investimento e a rendere le CER economicamente vantaggiose. C’è poi il contributi a fondo perduto del PNRR, che prevede specifiche misure per sostenere la creazione di comunità energetiche, in particolare nei comuni con meno di 5.000 abitanti, con contributi a fondo perduto che possono coprire fino al 40% dei costi ammissibili per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e sistemi di accumulo. E poi ci sono le detrazioni fiscali, previste per le spese sostenute per l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo, anche nell’ambito delle CER, appunto.
A livello europeo, il sostegno alle CER si inserisce in strategie più ampie di transizione energetica, con fondi strutturali, programmi di ricerca e innovazione, e linee guida per gli Stati membri volte a rimuovere le barriere normative e burocratiche.
Stato dell’arte: le prime e le più grandi in Italia
Nonostante il quadro normativo definitivo sia stato completato solo di recente, l’Italia ha già visto la nascita di numerose comunità energetiche, alcune delle quali hanno raggiunto dimensioni significative.
Al 6 marzo 2025 risultano 212 CER attive in Italia, collegate a 326 impianti, con potenza complessiva di 18 MW e circa 1.956 utenze coinvolte. La dimensione media delle CER attive è modesta: power media di 83,7 kW, con il 76% delle CER inferiori a 50 kW, e solo l’11 % tra 50–100 kW (Fonte GSE).
All’inizio del 2024 (primo semestre), erano 168 le CER attive, con crescita del 89% rispetto al 2023. Il 34% degli impianti supera i 200 kW, mentre il 23,5% è inferiore a 30 kW; potenza mediana intorno a 60 kW, in crescita rispetto ai 55 kW del 2023. Le regioni più attive nel 2024 sono state Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia, concentrando il 48% di tutte le iniziative (circa 80 CER) (Fonte: Rapporto del Politecnico di Milano – Energy & Strategy).
Un po’ di storia sulle CER
Le prime CER sono nate in via sperimentale, spesso grazie all’iniziativa di enti locali lungimiranti, associazioni di cittadini o aziende. Tra le esperienze più significative si possono citare:
- La prima CER d’Italia a Magliano Alpi (CN), un modello virtuoso, questa comunità, che ha dimostrato la fattibilità del modello anche in contesti rurali;
- Le CER promosse dai comuni: molti comuni italiani stanno giocando un ruolo proattivo, promuovendo la costituzione di CER e mettendo a disposizione tetti di edifici pubblici per l’installazione di impianti fotovoltaici;
- Iniziative private e associative: numerose sono anche le CER nate dall’iniziativa di condomini, piccole e medie imprese o associazioni di quartiere.
Sebbene le dimensioni e la diffusione siano ancora in fase di espansione, il potenziale è enorme e si stima che, a pieno regime, le CER possano contribuire significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del paese.
Altre CER importanti
Altre CER di rilievo in Italia sono: la CER di Napoli Est, una delle più estese, che coinvolge scuole, condomini e PMI, con oltre 1 MW di potenza installata; la CER di Prato, un esempio di coinvolgimento industriale e pubblico con una forte componente sociale.
CER italiane e CER internazionali
Sebbene il concetto di comunità energetica sia globale, esistono alcune differenze nelle normative, negli incentivi e nelle modalità attuative tra le CER italiane e quelle internazionali, in particolare europee. Mentre la Direttiva RED II fornisce una definizione comune di Comunità di Energia Rinnovabile, i singoli Stati membri hanno margini di discrezionalità nell’implementazione, ad esempio per quanto riguarda la composizione dei membri, i limiti di potenza degli impianti o le modalità di incentivazione.
In alcuni Paesi, il ruolo del gestore della rete locale nella gestione dei flussi energetici delle CER può essere più o meno attivo o normato. Gli schemi di incentivazione variano da paese a paese, con alcune nazioni che preferiscono tariffe fisse per l’energia immessa in rete, altre che prediligono meccanismi di autoconsumo con compensazione, e altre ancora che offrono bandi specifici o prestiti agevolati. Anche il grado di coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nella creazione e gestione delle CER possono differire in base alla cultura energetica e alle politiche di engagement dei diversi paesi. Ad esempio, in alcuni paesi del Nord Europa, le cooperative energetiche hanno una lunga tradizione e un forte radicamento nella società. La struttura della rete elettrica e la presenza di tecnologie abilitanti (es. smart meter) possono influenzare lo sviluppo delle CER. Paesi con reti più digitalizzate possono facilitare la gestione dell’energia condivisa.
In sintesi, mentre l’obiettivo comune è quello di promuovere la transizione energetica attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, le specificità legislative e gli approcci culturali portano a una diversificazione delle esperienze tra le CER italiane e quelle internazionali. L’Italia, con il recente completamento del quadro normativo, si posiziona ora come un attore chiave nel panorama europeo delle comunità energetiche, pronta a raccogliere le sfide e a sfruttare le importanti opportunità offerte da questo modello innovativo.
Il modello federale europeo con sede in Belgio REScoop.eu
REScoop.eu (di cui fa parte anche la cooperativa italiana ènostra) è nata nel 2013 e rappresenta circa 2.500 comunità energetiche operanti in tutta Europa, complessivamente oltre 2 milioni di cittadini. Tra le molteplici iniziative di questa realtà, c’è quella indirizzata al car sharing: nel 2018, REScoop.eu ha facilitato la collaborazione internazionale tra tre cooperative di car sharing elettrico che hanno poi deciso di costituire una nuova società cooperativa europea chiamata The Mobility Factory (TMF). Include una piattaforma europea che consente alle comunità energetiche di tutta Europa di condividere auto elettriche all’interno delle proprie comunità. La piattaforma online consente ai progetti di offrire app, interfacce web, pagamenti online e il software necessario per implementare un servizio di car sharing nella propria comunità, come strumenti per aprire le auto senza chiavi.
Fa parte del network di REScoop.eu anche la cooperativa spagnola Som Energia che, tra le varie iniziative, ha sviluppato Generation kWh, un sistema di prestito che permette agli associati di costruire o acquistare nuovi impianti di generazione di energia rinnovabile. La differenza con i prestiti tradizionali è che il ritorno non è finanziario, bensì energetico e medioambientale. Le persone o le entità che desiderano promuovere le energie rinnovabili e avere una quantità di denaro che non sarà disponibile a corto o medio termine fanno un prestito a Som Energia. La cooperativa lo investe in nuovi impianti di generazione di energia rinnovabile.
Quartierstrom: l’esperimento svizzero ben riuscito
Per un anno, 37 famiglie di Walenstadt (comune svizzero di quasi 6.000 abitanti) hanno partecipato a un esperimento pionieristico: vendere e acquistare energia solare prodotta localmente tramite una piattaforma basata su blockchain (un registro digitale di dati relativi al consumo e alla produzione di energia). Il progetto ha avuto successo, con un aumento significativo dell’autoconsumo (dal 17% al 33%) e il coinvolgimento attivo dei partecipanti, sebbene pochi fossero disposti a pagare di più per l’energia locale. Ogni famiglia poteva fissare il prezzo minimo di vendita e massimo di acquisto, ma il sistema automatico di determinazione dei prezzi si è rivelato più efficace. I partecipanti hanno apprezzato la possibilità di monitorare in tempo reale consumi e produzione, sviluppando maggiore consapevolezza energetica. A differenza delle blockchain pubbliche, come quelle utilizzate per Bitcoin, la blockchain di Quartierstrom è privata.
Inoltre, l’approvazione delle transazioni non si basa su complessi processi computazionali: “I nodi raggiungono un accordo su una proposta di scambio energetico,” afferma Arne Meeuw, che ha sviluppato il sistema blockchain. Questo meccanismo non richiede una grande potenza di calcolo. I piccoli computer utilizzati come contatori intelligenti e nodi della blockchain hanno consumato circa 3.300 chilowattora di energia durante la durata del progetto. In relazione al volume di energia scambiata nel mercato locale, questo consumo ha rappresentato circa il 4%. Il progetto è ora in una seconda fase, con portale semplificato, prezzi automatizzati e l’obiettivo di trasformarsi in prodotto commerciale, guidato dallo spin-off Exnaton. In futuro, gli utenti potranno scegliere da chi acquistare energia locale, rafforzando legami sociali oltre che economici.
“Il sistema potrebbe ancora gestire circa cinque impianti solari in più”, afferma Meeuw. Il numero di consumatori potrebbe essere ulteriormente aumentato, d’altra parte, e il sistema rimarrebbe stabile fino a 600 consumatori puri o altri client, come batterie o carichi flessibili. “Sarebbe possibile scalare il sistema costruendo più blockchain per diversi quartieri”, afferma Meeuw. A loro volta, questi potrebbero quindi scambiarsi elettricità tra loro.
Che cos’è una “blockchain” e qual è il ruolo dei “nodi” nelle Comunità Energetiche Rinnovabili
Nel contesto delle Comunità Energetiche Rinnovabili la blockchain rappresenta una tecnologia chiave per garantire trasparenza, sicurezza e tracciabilità delle transazioni energetiche tra i membri. Ma che cos’è esattamente?
La blockchain è un registro digitale distribuito, strutturato come una catena di blocchi, dove ogni blocco contiene informazioni (come dati sulle transazioni) validate e collegate in modo crittografico al blocco precedente. Questo sistema rende il registro immutabile e consultabile da tutti i partecipanti, aumentando la fiducia tra gli utenti. All’interno di una CER, la blockchain può essere utilizzata per registrare in modo automatico e sicuro la produzione e il consumo di energia, facilitare lo scambio peer-to-peer di elettricità e gestire incentivi o pagamenti in tempo reale.
Il cuore della blockchain sono i nodi: computer o dispositivi che partecipano alla rete. Ogni nodo mantiene una copia del registro e contribuisce alla sua validazione. Alcuni nodi hanno anche il compito di verificare e approvare le transazioni, assicurando che tutto funzioni correttamente senza bisogno di un ente centrale.
In sintesi, la blockchain e i suoi nodi offrono alle Comunità Energetiche uno strumento potente per rendere più efficiente, equo e autonomo il modello di condivisione dell’energia rinnovabile.
Prospettive per il futuro
Il futuro delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia appare piuttosto promettente, grazie a un quadro normativo ormai stabile e a incentivi concreti. Si prevede un’espansione significativa, sia nel numero sia nelle dimensioni di queste realtà. Una probabile previsione per il futuro potrebbe essere che le CER contribuiscano a rendere il sistema energetico più decentralizzato e resiliente, diminuendo la dipendenza dai grandi impianti e migliorando la stabilità delle reti locali. Questo si dovrebbe riflettere anche sui vantaggi economici per i partecipanti, come bollette più basse e la possibilità di guadagnare condividendo l’energia prodotta. I benefici ambientali sarebbero evidenti: meno emissioni e un maggior utilizzo di fonti rinnovabili. Inoltre, queste comunità favoriscono l’inclusione sociale, permettendo anche a chi ha redditi più bassi di accedere all’energia pulita. Il loro sviluppo stimola anche l’innovazione tecnologica, soprattutto in ambiti come l’accumulo energetico, le smart grid e le piattaforme digitali.
Non mancano però alcune criticità: la burocrazia può essere complessa, manca ancora una piena consapevolezza tra i cittadini, e servono modelli di business più evoluti e sostenibili.
Il potenziale delle CER italiane
Le CER italiane hanno un potenziale enorme. Secondo le stime del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del Governo italiano) e del GSE, entro il 2030 potrebbero nascere oltre 30.000 comunità, coinvolgendo milioni di cittadini e producendo oltre 5 GW di energia pulita.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario: snellire le procedure autorizzative; migliorare l’alfabetizzazione energetica dei cittadini; favorire l’integrazione tra CER, autoconsumo collettivo e comunità di autoconsumo industriale; sviluppare modelli replicabili nelle aree interne e nei piccoli comuni.
FAQ Comunità energetiche rinnovabili
Che cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili?
Le comunità energetiche (o Comunità Energetiche Rinnovabili, CER) sono associazioni di cittadini, imprese, enti locali o altri soggetti che si uniscono per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale.
Quali sono gli obiettivi delle Comunità energetiche rinnovabili?
Le Comunità Energetiche Rinnovabili nascono per: condividere l’energia prodotta localmente tra i membri della comunità; promuovere l’uso di fonti rinnovabili (come il fotovoltaico, eolico, biomasse); rafforzare l’indipendenza energetica.
Come funziona una Comunità Energetica?
Si installa un impianto (ad es. pannelli solari) che genera energia da fonti rinnovabili; l’energia prodotta viene distribuita tra i membri della comunità (che possono essere vicini, ad esempio nel raggio della stessa cabina primaria); ciascun membro consuma una parte dell’energia prodotta localmente; lo Stato riconosce incentivi economici (in Italia, tramite il GSE) per l’energia condivisa.
Chi può partecipare?
Le comunità energetiche possono contemplare diverse realtà: cittadini, condomini, amministrazioni comunali, piccole e medie imprese (PMI), enti del terzo settore.
Quali sono i vantaggi delle CER?
Le CER consentono di ridurre le bollette e le emissioni di CO2, sviluppare l’economia locale dei territori, consapevolizzare i cittadini alle buone pratiche nell’ottica della decarbonizzazione.
Quali sono le normative di riferimento in Italia?
Decreto Legislativo n. 66/2024, che recepisce la direttiva europea RED II, introduce misure per promuovere le comunità energetiche rinnovabili (CER) e l’autoconsumo diffuso, incentivando la produzione e condivisione di energia rinnovabile. Per le CER, il decreto prevede nuove tariffe incentivanti e contributi a fondo perduto, con l’obiettivo di sviluppare 5 GW di capacità produttiva da fonti rinnovabili.
Decreto MASE (2023): ha regolato gli incentivi per le CER.
GSE (Gestore dei Servizi Energetici): gestisce gli incentivi e le modalità operative.
Decreto Milleproroghe 2020: recepimento della Direttiva europea RED II (UE 2018/2001).
Quali sono i principali ostacoli per lo sviluppo delle CER?
Esistono difficoltà di varia natura: tecniche, ovvero relative all’adeguamento delle infrastrutture: la rete di distribuzione deve essere in grado di gestire flussi bidirezionali di energia (produzione e consumo diffusi), cosa non sempre possibile con le reti esistenti; di coordinamento tra i membri: è necessario sincronizzare produzione, consumo e condivisione in modo efficiente; di monitoraggio e gestione dei dati: servono strumenti digitali per la contabilizzazione dei flussi energetici e l’allocazione dei benefici; di connessione alla rete e in merito alle autorizzazioni: iter tecnici e amministrativi per l’allaccio degli impianti alla rete possono essere complessi e lenti.
Perché le CER possono essere definite inclusive?
Sono diverse le ragioni che rendono questo sistema di approvvigionamento energetico inclusivo, innanzitutto per il coinvolgimento attivo di cittadini, imprese ed enti pubblici: le CER permettono a persone fisiche, piccole imprese, enti locali, cooperative, scuole, associazioni e altri attori di partecipare attivamente alla produzione, consumo e condivisione di energia da fonti rinnovabili. Questo supera il tradizionale ruolo passivo del consumatore, che diventa “prosumer” (produttore + consumatore). Inoltre, molte CER sono progettate per abbattere le barriere economiche, permettendo la partecipazione anche a famiglie a basso reddito o soggetti vulnerabili, ad esempio con modelli cooperativi o forme mutualistiche, con incentivi pubblici, attraverso fondi rotativi o contributi locali. Le decisioni in una CER sono spesso prese in modo democratico, secondo il principio “una testa, un voto”, indipendentemente dalla quota investita. E questo sistema può contribuire a contrastare la povertà energetica, cioè la difficoltà di sostenere i costi energetici di base. Le comunità possono sovvenzionare l’energia per i membri più fragili o reinvestire i ricavi per aiutarli. Infine, le CER valorizzano le risorse locali (sole, vento, biomassa), creando valore sul territorio e rafforzando la coesione tra i membri della comunità.
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