Il gruppo approva i conti 2024 con ricavi a 4,37 miliardi, +60% in quattro anni. Investimenti per almeno un miliardo entro il 2029. «Mai arrendersi. Il motore industriale del Paese funziona, continuiamo ad alimentarlo»
Malgrado il mercato edilizio lento e i costi delle materie prime ancora alti, Mapei conta di superare quest’anno i quattro miliardi e mezzo di ricavi, dopo una crescita di quasi il 5% l’anno scorso sul 2023 a 4,38 miliardi e un incremento del 60% negli ultimi quattro anni. Dietro questi risultati ci sono i fratelli Veronica e Marco Squinzi, entrambi amministratori delegati della multinazionale italiana dei materiali chimici per l’edilizia. È il gruppo, fra l’altro, del Vinavil e dei prodotti speciali usati per il restauro dei capolavori artistici. Oggi del Colosseo e della Vela di Calatrava a Roma, che il 2 e 3 agosto ospiterà alla presenza del papa il Giubileo dei giovani; nel 2019-2024 di Notre Dame a Parigi, dopo l’incendio; nel 2001-2004 del Teatro alla Scala a Milano; nel 1997 delle volte affrescate da Giotto nella Basilica di San Francesco ad Assisi, dopo il terremoto.
Continuità e investimenti
A parlare con i fratelli Squinzi si ricava una morale. Chi investe con continuità e passo costante supera le crisi. Banale? Mica tanto. Se oggi la domanda cala, è il ragionamento, niente paura: domani salirà, per la semplice ragione che l’arretrato si accumula. Una legge che in momenti di congiuntura negativa può aiutare a mantenere timone dritto e prospettiva.
«Mai scoraggiarsi — dice Marco Squinzi, direttore Ricerca e sviluppo del gruppo e vicepresidente di Federchimica —. L’importante è fare bene i compiti ogni giorno per essere pronti a servire il mercato». Un esempio è la Germania: «In Europa soffre, come la Francia. Ma se smettono di costruire case o infrastrutture per tre anni non significa che non ne faranno più. Semplicemente, la domanda si accumula. Perciò noi sabbiamo in progetto di costruire la nostra quarta fabbrica in Germania».
La visione
«Le aziende familiari hanno la capacità di lavorare sul medio-lungo periodo — dice Veronica Squinzi, direttore dello Sviluppo globale del gruppo, vicepresidente di Assolombarda con delega all’Internazionalizzazione —. Noi facciamo tutti gli investimenti con una visione non sul trimestre, ma a dieci anni. Quando entriamo in un Paese ci vogliamo restare. Creiamo una struttura, una squadra che ci supporti nella crescita, ma questo non può essere fatto con la spada di Damocle del breve periodo». È con questo spirito che Mapei, Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria – controllata dalla famiglia Squinzi e aderente all’Aidaf (l’associazione italiana delle aziende familiari), presente in 59 Paesi con 98 consociate, 39 centri di ricerca e 106 impianti produttivi – ha approvato il bilancio 2024, i cui dati verranno diffusi oggi. Ricavi a 4,4 miliardi, in aumento del 4,7% dal 2023 e del 60% dal 2020 (quando erano di 2,77 miliardi, quasi raddoppiati in quattro anni); margine operativo lordo di 506,5 milioni (da 520,2); utile netto a 204 milioni (dai 250 del 202). «Il gruppo ha sostanzialmente mantenuto la profittabilità operativa in termini percentuali — dice il bilancio —. Questo risultato è la conseguenza dei continui sforzi e investimenti fatti in risorse, strutture produttive e logistiche, tecnologia e prodotti, nonostante il complesso scenario geopolitico». In quattro anni i dipendenti sono saliti da 10 mila 680 a 13 mila 252 (+24%), dei quali 3 mila 104 in Italia (+164 unità in un anno).
Il mercato, i nuovi stabilimenti
«Conti record? No, il +4,7% è poco, comunque è il risultato di continuità, reinvestimento di parte degli utili, concentrazione di ogni società del gruppo sulla crescita», dice Marco Squinzi. Che sottolinea come i ricavi nel 2023-’24 siano cresciuti più del mercato globale dell’edilizia, salito del 2,3% (fonte Global Data); e come a valuta costante «sarebbero aumentati dell’8%». Sugli investimenti futuri il piano è ampio, con nuovi stabilimenti e probabili acquisizioni. Quattro quelle concluse nel 2024: Bitumat in Arabia Saudita, dov’è stato anche inaugurato uno stabilimento a Tabuk.
E poi Wykamol nel Regno Unito; Wecal in Olanda; Diaplas in Canada. Quest’anno è stato già aperto un nuovo impianto in Egitto, «per rispondere alle crescenti richieste del mercato in Nord Africa». Lo scorso anno, soltanto su impianti e attrezzature, Mapei ha investito 213 milioni. Ora la stima è di almeno un miliardo nei prossimi quattro anni. Basta contare i cantieri in corso per i nuovi stabilimenti: otto. I lavori sono stati già avviati a Modugno, Bari, Italia; a Melbourne, Australia; a Tuusula, Finlandia; a Santiago del Estero, Argentina; a Portland, Usa; a Baranquilla, Colombia; a Calcutta, India; a Johor, Malesia. In più ne sono previsti altri cinque esteri e un centro distributivo in Italia.
La cultura
«Dobbiamo cogliere le opportunità esterne e anche investire su noi stessi, sulle nostre aziende, per essere vicini ai clienti e ai grandi progetti infrastrutturali — dice Veronica Squinzi —. L’obiettivo è una crescita continua e responsabile. È l’insegnamento di nostro padre e di nostro nonno Rodolfo. Dal 1937, quando Mapei nacque, restiamo concentrati sull’edilizia, con prodotti innovativi e oggi anche a impatto zero. Guardiamo a tutto il mondo, non ci focalizziamo su un Paese. Cerchiamo riserve di valore. Vogliamo continuare a crescere e perciò continuare a investire».
Anche nelle iniziative culturali, attraverso Mapei per la cultura, sponsor tecnico del restauro del Colosseo (malte speciali, per esempio, per gli ambulacri meridionali); o la riqualificazione della Vela, la città dello sport progettata da Calatrava che era incompiuta dal 2005. «L’impresa non è solo produzione e profitto, ma anche responsabilità sociale e culturale», dice Veronica Squinzi. Fra parentesi ma non troppo c’è il Sassuolo. La squadra di calcio posseduta e sponsorizzata da Mapei (Veronica è vicepresidente) è tornata in serie A. Una riconquista sentita nel gruppo anche per l’eredità affettiva di Giorgio Squinzi, padre di Veronica e Marco, ex presidente di Confindustria, che vi volle investire per il legame con il distretto della piastrella.
L’America
L’Italia copre circa il 20% dei ricavi di Mapei e il primo mercato con un 27% stabile restano gli Stati Uniti, dove il gruppo ha 20 impianti. «Negli Usa noi risentiamo poco dei dazi, perché abbiamo siti produttivi locali — dice Marco Squinzi —. Ma restano un Paese da 340 milioni di abitanti, più i 40 milioni nel Canada: difficile che tanti consumatori spariscano. La situazione con Trump cambia ogni settimana, non bisogna ragionare sul breve periodo». Perciò la visione sull’economia italiana è ottimistica. «L’Italia ha sempre avuto una capacità incredibile di rigenerazione imprenditoriale — dice Veronica —. Ci sono aspetti negativi che possono influire sulla capacità di produrre, ma c’è un motore imprenditoriale che funziona, dobbiamo continuare a spingerlo». Così come va governato il passaggio generazionale nelle aziende familiari: «Non ci si può improvvisare. Va gestito con competenza e per tempo, facendosi supportare da manager che condividano la visione aziendale».
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