La Cisl celebra la nuova legge sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese, ma il vero banco di prova sarà convincere imprese private e sindacati scettici. Intanto, un’indagine in Veneto mostra che il potenziale c’è, ma resta tutto da attivare
Nella relazione al XX Congresso della Cisl, la segretaria generale Daniela Fumarola ha rivendicato il successo politico ottenuto dalla sua organizzazione con l’approvazione della legge di iniziativa popolare sulla partecipazione – ora legge n. 76 del 2025 – che costituisce «insieme un traguardo e un ambizioso punto di partenza».
Al di là del dato fisiologico del conflitto, occorre «comprendere che esiste una dimensione di progresso condiviso, un orizzonte comune verso cui procedere in modo cooperativo».
Le grandi imprese pubbliche come laboratorio di sperimentazione
È quindi importante, secondo la Cisl, che la nuova legge venga subito sperimentata nelle grandi imprese controllate o partecipate dallo Stato – veri pilastri del sistema economico – come Poste Italiane, Eni, Enel, Leonardo, Ferrovie dello Stato, Terna, Snam… Colossi pubblici che, per dimensione, impatto e missione, possono e devono essere protagonisti di un nuovo modello partecipativo di politica industriale. A queste si dovrebbero aggiungere le aziende ex municipalizzate che gestiscono i servizi pubblici essenziali nelle loro comunità.
Se questa fosse la platea di riferimento, verrebbe da dire – come in una vecchia pubblicità – che alla Cisl piace vincere facile, perché queste imprese potrebbero compiere scelte partecipative spinte da pressioni o suggestioni di natura politica, con il rischio di generare cortocircuiti corporativi.
Il nodo sindacale e la sfida del settore privato
Ci sono poi altri problemi non di facile soluzione. Anche se il gruppo di imprese individuate potrebbe essere disponibile a nuove sperimentazioni, la Cisl non può muoversi da sola: deve coinvolgere anche i partner sindacali, inclusa la Cgil, che si è mostrata ostile fin dall’inizio di questa esperienza. Tanto che insieme agli ascari della Uil la Confederazione di Corso d’Italia si è rifiutata – in gran dispetto – di aderire alla Commissione promossa dal Cnel per seguire le esperienze di partecipazione. E purtroppo la Cgil è come quel personaggio del film “La grande bellezza” che rive dica per sè il poter di far fallire le feste.
La partita si complica, così, nei settori privati, dove si gioca la vera sfida della partecipazione. Dove però oltre alla mancata compattezza del fronte sindacale si aggiunge la contrarietà della Confindustria che ha pesato parecchio nel depotenziare la legge, durante l’iter dell’approvazione. C’è da dire che a livello delle categorie le posizioni sono meno ossificate, come ha dimostrato fino ad ora – con la sola eccezione dei metalmeccanici – la stagione dei rinnovi contrattuali. Soprattutto, è a questo livello che già esistono esperienze di partecipazione, consentite da una legislazione promozionale accompagnata da benefici fiscali. Essa riguarda non solo la partecipazione in senso stretto, ma anche la produttività e il welfare aziendale.
Per fortuna, non si sono ancora interrotti quei processi di innovazione e di collaborazione che hanno trasformato le relazioni industriali nelle categorie, nelle imprese e nei territori, spesso a smentita del ritorno ad una conflittualità becera ed impotente a livello confederale, proiettata prevalentemente sul terreno della politica e del confronto/scontro con i governi (basti pensare alla ritualità del ricorso allo sciopero generale in occasione delle leggi di bilancio).
Una fotografia della partecipazione in Veneto
Per dare qualche risposta anche parziale ai problemi presenti in re ipsa, la Fondazione Capitale & lavoro, ha condotto – insieme alle Camere di Commercio – una indagine sulle “opportunità, limiti, prospettive” della nuova legge sulla partecipazione assumendo come target un campione di imprese venete, nel contesto di un tessuto produttivo tra i più dinamici e multiformi del Paese.
Dall’indagine è emerso un documento che traccia una interessante panoramica delle disponibilità alla partecipazione economico-finanziaria dei dipendenti nelle società di capitali in Veneto in base alla loro personalità giuridica, al numero degli occupati, ai settori di appartenenza.
Platea dell’indagine:
- Universo di riferimento: 110.596 società di capitali attive in Veneto al 31.12.2023.
- Target: 316 società che hanno previsto, negli atti costitutivi, soluzioni di partecipazione economico-finanziaria per i dipendenti.
- Percentuale di società target sul totale: 0,3% delle società di capitali.
- Le società target rappresentano il 5,6% degli addetti totali delle società di capitali.
Distribuzione delle società target per forma giuridica
- Srl: 98% delle società di capitale, 70% delle società target.
- Spa: 2% delle società di capitale, 30% delle società target.
- Le Srl hanno una percentuale di target del 0,03%, mentre le Spa del 10,5%.
Distribuzione delle società target per classi di addetti
- <50 addetti: 97% delle società di capitale, 34% delle società target.
- Da 50 a 99 addetti: 2% delle società di capitale, 22% delle società target.
- ≥100 addetti: 1% delle società di capitale, 43% delle società target.
- Le società target hanno un valore della produzione di 19,3 miliardi di euro, pari al 6,4% del totale.
Distribuzione territoriale delle società target
- Belluno: 10 società target, 10.347 addetti.
- Padova: 71 società target, 10.537 addetti.
- Treviso: 77 società target, 13.456 addetti.
- Venezia: 40 società target, 15.289 addetti.
- La distribuzione percentuale delle società target varia da provincia a provincia, con Treviso e Padova in testa.
Analisi per macrosettori economici
- Industria: 217 società target, 41.142 addetti (68,7% delle società target).
- Commercio e P.E.: 44 società target, 12.871 addetti (13,9% delle società target).
- Servizi alle imprese: 49 società target, 8.333 addetti (15,5% delle società target).
- Agricoltura: 2 società target, 105 addetti (0,6% delle società target).
Analisi del settore manifatturiero in Veneto
- 202 società target nel manifatturiero, 39.841 addetti.
- Metalmeccanica: 93 società target, 15.826 addetti (46% delle società target).
- Alimentari e bevande: 21 società target, 2.184 addetti (10,4% delle società target).
- La dimensione media delle società target nel manifatturiero è di 197,2 addetti.
Sondaggio sulla partecipazione dei lavoratori
- Campione: 2.218 imprese manifatturiere con almeno 10 dipendenti.
- 1.501 risposte da Srl, 226 da Spa.
- Le aziende mostrano un interesse crescente per l’apertura del capitale ai lavoratori.
- Dimensione media delle Srl nel campione: 33,2 addetti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link