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AI: meno posti nel tech, stipendi in crescita fuori dal settore


Avrai letto ovunque dell’impatto dell’intelligenza artificiale, anche su “Fortune Intelligence”. Forse tu o qualcuno che conosci siete già stati coinvolti: l’AI sta già trasformando il lavoro, soprattutto le assunzioni e i licenziamenti. Il cambiamento è evidente nel mercato del lavoro.

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Il settore tecnologico, epicentro dell’adozione dell’AI, vede molti lavoratori sostituiti dalle stesse innovazioni che hanno contribuito a creare. Le aziende vogliono integrarla in ogni ambito: infrastruttura cloud, customer care, amministrazione. Tagliano personale in ingegneria del software, supporto IT e funzioni di back-office. L’automazione accelera i licenziamenti: le stime parlano di 80.000 dipendenti coinvolti. Microsoft da sola taglia 15.000 posti di lavoro e allo stesso tempo investe 80 miliardi di dollari nell’AI.

La società di analisi del mercato del lavoro Lightcast intravede uno spiraglio. Gli annunci per ruoli non tecnologici che richiedono competenze sull’intelligenza artificiale crescono di valore. Il nuovo report “Beyond the Buzz”, basato su 1,3 miliardi di annunci, mostra stipendi più alti del 28% rispetto alla media. Significa quasi 18.000 dollari in più all’anno. Lightcast segnala anche un cambiamento: gli annunci per ruoli tech che chiedono competenze AI restano numerosi ma calano sul totale. Passano dal 61% del 2019 al 49% del 2024. Questo dato indica una contrazione dei ruoli tecnologici tradizionali.

L’AI si espande oltre il tech

Secondo Lightcast, l’AI non soffoca le opportunità ma le diffonde nell’economia. Più della metà degli annunci del 2024 che richiedono competenze nell’intelligenza artificiale, riguarda settori diversi dalla tecnologia. Un ribaltamento rispetto agli anni passati, quando l’AI restava confinata alla Silicon Valley. Marketing, risorse umane, finanza, istruzione, manifattura e customer service usano sempre più strumenti AI: piattaforme generative per creare contenuti, algoritmi predittivi per ottimizzare supply chain e selezione del personale.

Dal 2022 gli annunci che richiedono competenze in AI generativa fuori dall’IT crescono dell’800%. La spinta arriva da strumenti come ChatGPT, Microsoft Copilot e DALL-E. Marketing, design, istruzione e HR sono tra i settori più rapidi nell’adottare l’AI. Ogni settore adatta tool, flussi di lavoro e modelli di creazione di valore.

Cole Napper, vicepresidente ricerca e innovazione di Lightcast, racconta a “Fortune” di non aver trovato un pattern chiaro nei settori più colpiti dall’esplosione delle competenze AI. Le arti, sorprendentemente, sono in cima alla lista.

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Le competenze AI valgono di più

Per i lavoratori la padronanza dell’AI è ormai un investimento redditizio. Chi possiede due o più skill AI guadagna ancora di più: un premio medio del 43% sugli stipendi offerti.

Nel 2024 oltre 66.000 annunci citano l’AI generativa come competenza richiesta. Sono quasi quattro volte di più rispetto all’anno precedente, dice il “2025 Artificial Intelligence Index Report” di Lightcast. Il language modeling di grandi dimensioni è la seconda competenza più richiesta: 19.500 annunci la includono. Seguono ChatGPT e il prompt engineering.

I settori con i maggiori aumenti salariali per chi ha competenze AI sono customer service, vendite e manifattura. Le aziende vogliono automatizzare le attività di routine e usare l’AI per essere più competitive.

Christina Inge, fondatrice di Thoughtlight, spiega a “Fortune” che l’AI non automatizza solo il lavoro ripetitivo. I professionisti che la conoscono bene aumentano il loro valore in azienda e superano i colleghi. Inge fa un esempio: un venditore che usa l’intelligenza artificiale per conversazioni mirate chiude contratti più velocemente. Lo stesso accade nel customer service.

“Chi lavora nell’assistenza clienti e conosce l’AI sa interpretare i risultati, scrivere prompt chiari e correggere errori”, dice Inge. “Questa combinazione di giudizio umano e competenza AI è rara e vale un extra in busta paga”.

In settori come marketing e scienza basta una sola competenza per ottenere ritorni significativi. Nei ruoli più tecnici le aziende cercano specialisti con skill avanzate in machine learning o AI generativa.

I ruoli più richiesti non riguardano solo competenze tecniche. Le aziende vogliono profili ibridi: comunicazione, leadership, problem-solving, ricerca e customer service sono tra le dieci competenze più citate negli annunci orientati all’AI. Si affiancano a basi tecniche come machine learning e intelligenza artificiale.

“Generative AI eccelle nella scrittura e nel coding”, si legge nello studio. “Ma le capacità umane come comunicazione, gestione, innovazione e problem-solving complesso diventano ancora più preziose nell’era dell’AI”.

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Chi vince e chi perde

Le conseguenze sono chiare. I lavoratori tech con ruoli automatizzabili rischiano di perdere il posto. Devono muoversi velocemente verso aree che uniscono business, tecnologia e competenze relazionali. Milioni di lavoratori fuori dal tech invece possono sfruttare anche una conoscenza di base dell’intelligenza artificiale per trovare nuovi ruoli o aumenti salariali.

Oggi il vantaggio competitivo appartiene a chi sa combinare le capacità dell’intelligenza artificiale con il giudizio umano, la creatività e il business. Le aziende che la trattano come competenza isolata si espongono a rischi. Le più lungimiranti formano i team di marketing, HR e finanza per diffondere la cultura AI e creare una forza lavoro pronta al futuro.

L’AI crea turbolenza nelle sale riunioni della Silicon Valley, ma genera anche dividendi economici per lavoratori e imprese in tutti i settori. Chi si adatta non perde il posto: ottiene stipendi più alti e nuove opportunità di carriera.

La ricerca non indica però a quale livello retributivo si concentrano le offerte più alte. Napper ipotizza uno “schiacciamento”: i lavori tech meglio pagati scompaiono, mentre le posizioni meno remunerative pagano un po’ di più.

Napper osserva che il trend sulle competenze negli annunci esplode da anni e non rallenta. “C’è un costo dell’immobilismo”, avverte. “Chi resta fermo rischia un taglio significativo dello stipendio”. Lightcast pubblicherà presto nuove ricerche per capire quali fasce di reddito subiscono l’impatto maggiore.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

FOTO: GETTY IMAGES

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