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Sam Altman alla Fed: “L’AI cambierà tutto, anche la finanza”


Durante un incontro di alto profilo presso la Federal Reserve di Washington, D.C., il CEO di OpenAI Sam Altman ha dialogato con la vicepresidente della Fed Michelle Bowman delineando una visione ampia dell’intelligenza artificiale e delle sue implicazioni per la finanza, il lavoro e la società. La conversazione, tenutasi durante la conferenza della Fed sulla revisione integrata del quadro normativo per le grandi banche, ha toccato temi come l’accelerazione dell’adozione dell’AI, il boom della produttività, i rischi imminenti e il motivo per cui, secondo Altman, banche e regolatori devono ripensare il proprio approccio all’innovazione.

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Altman ha sottolineato l’incredibile velocità dello sviluppo e dell’accettazione dell’AI. “Solo cinque anni fa, l’intelligenza artificiale era ancora vista come qualcosa di lontano nel futuro”, ha ricordato, evidenziando i cambiamenti drammatici avvenuti dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022. Da allora, l’AI è passata da nicchia a necessità, con nuovi modelli capaci di prestazioni “a livello d’oro” in compiti prima riservati a esperti umani di alto livello.

Dai settori scientifici e ingegneristici arrivano continue testimonianze di aumento della produttività: “Ora sentiamo scienziati dire di essere due o tre volte più produttivi. Sentiamo programmatori affermare di esserlo dieci volte di più. Questo ha completamente cambiato il significato stesso dello scrivere software”.

Altman ha riassunto il fenomeno con un’espressione d’impatto: “Sembra davvero che stiamo per mantenere la promessa di un’intelligenza troppo economica per essere misurata”. Ha raccontato di un’esperienza personale in cui un compito di programmazione che prima richiedeva giorni di lavoro a un esperto, oggi viene risolto in cinque minuti da un’AI per “meno di un dollaro in token computazionali”.

L’espressione “azienda AI” diventerà obsoleta

Bowman, rivolgendosi a una platea di leader del settore, ha chiesto ad Altman dell’impatto che l’AI potrebbe avere sulla produttività nella finanza e oltre. Altman ha paragonato l’effetto sociale dell’AI all’invenzione del transistor: “Il valore si è diffuso in tutta la società come un’enorme vittoria in termini di produttività”. Ha previsto che l’espressione “azienda AI” suonerà presto datata, poiché ogni prodotto e servizio integrerà l’intelligenza per default.

I primi ad adottare l’AI nel mondo della finanza sono già profondamente immersi nella sperimentazione. Nonostante lo scetticismo iniziale, istituzioni come Morgan Stanley e Bank of New York hanno abbracciato l’AI per funzioni critiche. “Alcuni dei nostri primi partner aziendali più grandi si sono rivelati proprio istituti finanziari”, ha detto Altman, spiegando che questi hanno capito come utilizzare la tecnologia in processi fondamentali.

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Quanto alla possibile perdita di posti di lavoro, Altman è stato franco nell’ammettere l’incertezza: “Nessuno sa cosa succederà”. Pur prevedendo che alcune categorie professionali scompariranno mentre altre emergeranno, ha insistito sul fatto che storicamente l’aumento della produttività ha portato a maggiore, non minore, ambizione e creatività umana.

“Ci sono casi in cui intere classi di lavori scompariranno. Ne emergeranno di completamente nuove”, ha detto, aggiungendo che, secondo lui, questo processo assomiglierà “alla maggior parte della storia”, in cui esseri umani ed economie si sono adattati agli strumenti creati dalla tecnologia.

“Alla fine le persone sembrano desiderare risorse illimitate. Hanno un’enorme voglia di esprimere la propria creatività ed essere utili agli altri”, ha aggiunto Altman. Ha poi scherzato: “Sto ancora aspettando quella promessa della rivoluzione industriale secondo cui avremmo lavorato solo quattro ore a settimana, giocato sulla spiaggia e passato il tempo con i figli”, riferendosi apparentemente non al XIX secolo ma alle previsioni del XX secolo dell’economista John Maynard Keynes sul futuro del lavoro.

Il panel non ha approfondito la famosa previsione di Keynes secondo cui i suoi ipotetici nipoti avrebbero lavorato solo 15 ore alla settimana entro il 2030, né ha toccato temi come dazi, protezionismo o delocalizzazione, benché la storia del declino della manifattura statunitense e lo “shock Cina” del XXI secolo mostrino un percorso tutt’altro che lineare tra innovazione tecnologica e trasformazione economica.

Un futuro pieno di rischi legati all’AI, anche di “frode”

Altman ha lanciato anche avvertimenti espliciti sui rischi dell’AI, in particolare su frodi sintetiche e impersonificazioni, notando che “l’AI ha ormai sconfitto la maggior parte dei metodi con cui le persone si autenticano, tranne le password”. Ha invitato banche e società ad abbandonare metodi basati solo su voce o immagine e a prepararsi a nuove ondate di crimini informatici.

Ha individuato tre grandi categorie di rischio: attori malintenzionati che sfruttano la superintelligenza, incidenti di perdita di controllo (in stile fantascientifico), e una minaccia più sottile in cui la società diventa così dipendente dall’AI da compromettere il giudizio umano, il processo decisionale e persino la supervisione pubblica. Ha citato in particolare la “dipendenza emotiva” che sta già emergendo tra i giovani come preoccupazione concreta.

Per tutto l’incontro, Altman ha invitato governi e imprese ad adottare l’AI con rapidità ma consapevolezza, sottolineando l’importanza di regolamentazioni che permettano l’innovazione anziché ostacolarla. Ha tracciato parallelismi con le ansie storiche sui calcolatori e su Google, osservando come questi strumenti abbiano infine consentito alle persone di concentrarsi su competenze più elevate.

Ha anche spiegato come l’AI possa fungere da livellatore globale, in particolare nei paesi in via di sviluppo con scarso accesso a professionisti: “In gran parte del mondo in via di sviluppo, l’alternativa a un dottore ChatGPT non è un dottore vero, è il nulla, e allora si preferisce decisamente questo”.

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In chiusura, Altman ha evidenziato la rapida evoluzione verso modelli di AI avanzati nel ragionamento e ha invitato leader finanziari e istituzioni a cavalcare quest’onda. “I governi devono abbracciare questa tecnologia, e potremo fare tutto meglio”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com



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