Un clima mite, una cucina generosa, paesaggi da sogno e la promessa di pagare meno tasse: negli ultimi quindici anni il Portogallo è diventato il buen retiro fiscale di migliaia di pensionati e professionisti europei. Ora, anche la Sicilia vuole provarci. Con una proposta di legge regionale approvata a luglio 2025, l’Isola punta a replicare il “modello Lisbona”, offrendo sconti fiscali a chi sceglierà di vivere, investire o lavorare da queste parti a partire dal 2026. Ma possiamo davvero pensare che ciò che ha funzionato a Cascais o in Algarve possa avere lo stesso impatto a Ragusa o Cefalù?
Il “caso Portogallo”: quando Lisbona divenne il paradiso dei pensionati (e non solo)
Per capire se la Sicilia può riuscirci, bisogna partire da chi ce l’ha fatta. Il Portogallo ha attirato per anni l’attenzione di pensionati italiani, francesi e scandinavi grazie a un pacchetto fiscale studiato a tavolino per conquistare gli expat. Ma come funzionava davvero quel meccanismo?
Residenti non abituali: il cuore del sistema
Nel 2009, il governo portoghese introdusse il regime dei “residenti non abituali” (RNH), una formula fiscale che permetteva a chi trasferiva la residenza nel Paese di godere, per dieci anni, di una tassazione agevolata su alcune categorie di reddito, tra cui le pensioni estere. Per molti cittadini europei, questo significava pagare zero o quasi sull’assegno previdenziale. Ma non solo: anche liberi professionisti altamente qualificati e investitori potevano beneficiare di aliquote ridotte fino al 20% sul reddito prodotto in Portogallo.
I numeri dell’invasione felice
Il successo è stato immediato. Secondo i dati del governo portoghese, tra il 2010 e il 2020 il numero di residenti stranieri è cresciuto di oltre il 40%. Lisbona, Porto e l’Algarve sono diventate mete ambite da pensionati francesi e italiani, ma anche da digital nomad, startup e investitori immobiliari. Il settore immobiliare ha vissuto un vero boom, con i prezzi degli appartamenti che sono aumentati in alcune zone anche del 70%. Il turismo ha beneficiato di nuovi flussi di visitatori a lungo termine, e sono nate decine di attività rivolte al nuovo pubblico straniero: da bistrot vegani a studi di yoga con vista oceano.
Gli effetti collaterali: quando troppi vantaggi diventano un problema
Tuttavia, non è stato tutto oro. Il successo del modello RNH ha prodotto anche alcune distorsioni, che nel tempo hanno generato malumori e proteste da parte della popolazione locale.
Città svuotate dai residenti e case irraggiungibili
Con l’arrivo degli expat benestanti, in molte città portoghesi il costo degli affitti è schizzato alle stelle. I residenti storici, soprattutto giovani e famiglie con redditi medio-bassi, hanno iniziato ad abbandonare i centri urbani, sostituiti da turisti o stranieri a lungo termine. A Lisbona, secondo Eurostat, il 50% dei redditi familiari viene speso in media per l’abitazione. Nei quartieri storici, molte case sono state riconvertite in Airbnb, cambiando profondamente la vita sociale dei luoghi.
I malumori della popolazione
Nel 2020, anche a seguito della pandemia e delle proteste, il governo ha iniziato a rivedere le condizioni del regime RNH. Le pensioni estere non sono più esenti ma tassate al 10%, e sono stati introdotti paletti più stringenti per evitare abusi. L’idea di trasformare Lisbona in una “Silicon Valley mediterranea” è rimasta in parte sulla carta, ma il modello ha comunque lasciato un segno duraturo.
Sicilia 2026: cosa prevede la proposta regionale
E ora la Sicilia sogna lo stesso boom. Con l’approvazione del decreto legislativo del 15 luglio 2025, l’Isola ha ottenuto la possibilità di modulare in autonomia alcune imposte grazie allo Statuto Speciale. Ed è già pronto un pacchetto di misure per attrarre residenti e capitali stranieri (e non solo).
Le agevolazioni promesse
La proposta prevede una riduzione dell’IRPEF fino al 50% per dieci anni per chi trasferisce la residenza fiscale in Sicilia, accompagnata da incentivi sull’IRAP per le imprese che investono sul territorio. È prevista anche una “flat tax” per i pensionati stranieri simile a quella portoghese, oltre a sgravi per l’acquisto e la ristrutturazione di immobili nelle aree interne o nei borghi a rischio spopolamento.
Le ambizioni e gli obiettivi economici
Secondo la Regione, il piano potrebbe generare oltre 100 milioni di euro di investimenti nei primi tre anni, attrarre migliaia di nuovi residenti e creare nuovi posti di lavoro nel settore edilizio, nei servizi e nel turismo. L’idea è trasformare la Sicilia in una “terra di ritorni e di arrivi”, facendo leva sul suo patrimonio culturale e naturale per diventare una nuova meta di migrazione positiva.
Le differenze strutturali tra Sicilia e Portogallo
Ma se le promesse fiscali sembrano simili, le condizioni di partenza sono molto diverse. E proprio qui si gioca la vera partita.
Servizi pubblici e infrastrutture
Il Portogallo, pur essendo stato a lungo un Paese economicamente fragile, ha investito molto in infrastrutture e servizi pubblici. Oggi può contare su una rete ferroviaria moderna, una sanità pubblica efficiente e una forte digitalizzazione dei servizi. In Sicilia, invece, le carenze restano evidenti: ospedali sotto organico, strade dissestate, trasporti interni lenti e spesso inaffidabili. Un expat può accettare di pagare meno tasse, ma difficilmente rinuncerà a una connessione internet stabile o a un pronto soccorso raggiungibile.
Capacità amministrativa e burocrazia
Altro nodo cruciale: la burocrazia. In Portogallo la gestione delle pratiche per il trasferimento e la residenza è stata snella e digitalizzata. In Sicilia, invece, molte pratiche sono ancora cartacee, i tempi sono lunghi e l’interpretazione delle norme può cambiare da comune a comune. Per funzionare, il modello siciliano dovrà essere accompagnato da una vera riforma amministrativa, con sportelli dedicati, piattaforme digitali e assistenza multilingue.
Una lezione da imparare: cosa può (e non può) copiare la Sicilia
Guardare al modello portoghese ha senso, ma solo se si evitano gli errori e si adatta l’esperienza al contesto locale.
Evitare gli errori portoghesi
- Non trasformare i centri storici in dormitori per ricchi stranieri
- Limitare la speculazione immobiliare e proteggere l’accesso alla casa per i residenti
- Vincolare le agevolazioni a investimenti reali e sostenibili
- Monitorare gli effetti sociali per evitare tensioni tra locali e nuovi arrivati
Adattare il modello al contesto locale
La Sicilia può puntare sui suoi borghi spopolati, sulla qualità della vita, su progetti di cohousing, smart working rurale e turismo lento. Può creare un modello ibrido, più umano e distribuito, dove l’arrivo di nuovi residenti sia un valore per le comunità locali e non una minaccia. E soprattutto, deve offrire fiducia: un’amministrazione trasparente, un sistema di accoglienza organizzato, servizi che funzionano.
La scommessa siciliana: tra marketing territoriale e credibilità istituzionale
La vera sfida, al di là degli sconti fiscali, sarà quella della fiducia. Fiducia degli investitori, dei nuovi residenti, ma anche dei siciliani stessi. Perché nessun regime fiscale funziona senza credibilità. E se la Sicilia saprà raccontarsi con intelligenza, offrire servizi adeguati e costruire un’immagine moderna di sé, allora sì: il sogno mediterraneo potrà trasformarsi in una realtà solida e condivisa.
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