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Regolamento ESPR: cosa cambia e i nuovi obblighi


Con l’adozione del Regolamento (UE) 2024/1781 l’Unione Europea ha compiuto un passo decisivo verso la trasformazione del mercato unico in chiave sostenibile. Il nuovo Regolamento ESPR Ecodesign per i Prodotti Sostenibili (Ecodesign for Sustainable Products Regulation) sostituisce e supera la Direttiva Ecodesign 2009/125/CE, estendendone il campo di applicazione ben oltre i prodotti connessi all’energia (Energy Related Products).

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L’obiettivo è chiaro: assicurare che tutti i beni immessi sul mercato dell’UE siano progettati per essere più durevoli, riparabili, riutilizzabili, riciclabili ed efficienti nell’uso delle risorse. In sintesi, più sostenibili lungo l’intero ciclo di vita. Il Regolamento ESPR è uno strumento strategico per il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici dell’Unione Europea. Come riconosciuto anche nell’Accordo di Parigi, la transizione verso un’economia a basse emissioni richiede modelli di produzione e consumo più sostenibili.

Dal prodotto “green” al prodotto regolato: perché l’ESPR segna una svolta

L’ESPR consente di introdurre norme puntuali sulle prestazioni e le informazioni di prodotto — le cosiddette “specifiche per la progettazione ecocompatibile” — applicabili a quasi tutte le categorie di beni fisici.

Tali specifiche sono concepite per agire su diversi aspetti del prodotto che influenzano la sua sostenibilità ambientale, al fine di:

  • migliorare la durabilità, la riutilizzabilità, l’aggiornamento e la riparabilità dei prodotti;
  • migliorare la possibilità di manutenzione e ricondizionamento dei prodotti;
  • rendere i prodotti più efficienti sotto il profilo energetico e delle risorse;
  • affrontare la presenza di sostanze che inibiscono la circolarità;
  • aumento del contenuto riciclato;
  • rendere i prodotti più facili da rifabbricare e riciclare;
  • definire norme sull’impronta di carbonio e sull’impronta ambientale;
  • limitare la produzione di rifiuti;

In sostanza, ogni prodotto dovrà diventare “sostenibile by design”. Le specifiche in materia di progettazione ecocompatibile dovranno essere trasparenti, obiettive, proporzionate e allineate agli standard del commercio internazionale; in tal senso, dev’essere migliorata anche la disponibilità di informazioni sulla sostenibilità dei prodotti. Per le imprese, il rispetto di tali obblighi sarà condizione necessaria per commercializzare i propri prodotti nell’UE.

Il Regolamento ESPR prevede l’adozione di un approccio orizzontale e modulare, che consente di applicare criteri comuni di sostenibilità a gruppi di prodotti con caratteristiche simili. I requisiti specifici saranno definiti attraverso atti delegati mirati, in funzione delle peculiarità delle singole categorie merceologiche.

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Questo impianto normativo armonizzato rafforzerà il mercato unico, evitando regolamentazioni divergenti tra gli Stati membri, e genererà nuove opportunità per l’innovazione e l’occupazione, soprattutto nei settori della rifabbricazione, della manutenzione, del riciclo e della riparazione.

Ambito di applicazione: cosa copre il nuovo Regolamento ESPR

Il Regolamento ESPR si applica a quasi tutti i prodotti fisici immessi sul mercato o messi in servizio nell’UE, siano essi nuovi, rifabbricati o ricondizionati, a prescindere dalla loro origine geografica. Sono inclusi prodotti intermedi, componenti e beni complessi. Restano esclusi solo pochi settori già regolati da norme specifiche, quali:

  • medicinali per uso umano e veterinario, definiti rispettivamente nella direttiva 2001/83/CE e nel regolamento (UE) 2019/6;
  • piante, animali e microrganismi vivi, prodotti di origine umana e prodotti di piante e animali collegati direttamente alla loro futura riproduzione;
  • alimenti e mangimi, già definiti nel regolamento (CE) n. 178/2002;
  • veicoli a motore, di cui ai Regolamenti (UE) n. 167/2013, (UE) n. 168/2013 e (UE) 2018/858, in relazione agli aspetti del prodotto per i quali sono definiti requisiti nell’ambito di atti legislativi settoriali dell’Unione applicabili a tali veicoli.

Questo ampliamento dell’ambito d’azione riflette l’approccio sistemico dell’ESPR, che mira a trasformare l’intero sistema economico in un ecosistema circolare.

Il cuore digitale del Regolamento ESPR: il passaporto del prodotto

Uno degli strumenti chiave introdotti dal Regolamento è il passaporto digitale del prodotto (Digital Product Passport – DPP), che rappresenta una vera e propria carta d’identità elettronica del bene. Questo strumento dovrà contenere un set strutturato di dati relativi a sostenibilità, circolarità, tracciabilità e conformità normativa del prodotto, accessibile tramite QR code o tecnologie equivalenti. Le informazioni da includere nel DPP saranno individuate dalla Commissione, in stretta consultazione con tutte le parti interessate, dipenderanno dal prodotto specifico in questione e dovranno includere:

  • prestazioni tecniche del prodotto;
  • materiali e loro origini;
  • attività di riparazione;
  • capacità di riciclaggio;
  • impatti ambientali del ciclo di vita.

I dati saranno raccolti, gestiti e condivisi secondo formati interoperabili e standard aperti. Il sistema sarà accessibile, in tutto o in parte, a diverse categorie di utenti (consumatori, autorità di vigilanza, operatori economici) a seconda dei livelli di autorizzazione.

Requisiti obbligatori e divieti: cosa dovranno (o non potranno) fare i produttori

Non sarà possibile immettere sul mercato o mettere in servizio prodotti che non rispettano le misure di ecodesign stabilite dalla Commissione per quella categoria. La mancata o errata fornitura delle informazioni obbligatorie nel passaporto digitale può comportare sanzioni o il ritiro dal mercato. Gli obblighi si applicheranno gradualmente, a partire dalla pubblicazione degli atti delegati per ciascun gruppo di prodotti (attesi tra il 2025 e il 2030). Per ciascun atto, saranno condotte valutazioni d’impatto, analisi di mercato e consultazioni pubbliche.

Dal momento che nell’Unione Europea molti prodotti invenduti vengono ancora distrutti, con un ingente spreco di risorse e impatti ambientali evitabili, l’ESPR affronta per la prima volta in modo diretto questa pratica, introducendo un divieto esplicito di distruzione per tessili e calzature invenduti. Questo intervento rappresenta un primo passo significativo, che potrà essere esteso ad altri settori merceologici qualora l’evidenza empirica ne dimostri la necessità.

Inoltre, entro il 2026, le grandi imprese di tutti i settori merceologici saranno tenute a pubblicare annualmente, sul proprio sito web, informazioni relative ai prodotti di consumo invenduti, indicando il numero e il peso di quelli di cui si sono disfatte, insieme alle motivazioni. A partire dal 19 luglio 2030, lo stesso obbligo si estenderà anche alle medie imprese. Le micro e piccole imprese restano invece escluse da tali disposizioni (art. 24).

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Vigilanza e controlli: rafforzare la conformità nel mercato unico

L’effettiva applicazione del Regolamento dipenderà dalla capacità di vigilanza sul mercato. A tal fine:

  • gli Stati membri dovranno designare le autorità competenti;
  • la Commissione sosterrà attività coordinate di controllo;
  • saranno potenziate le verifiche sui prodotti venduti online e importati da Paesi terzi.

Il Regolamento auspica inoltre un’integrazione graduale del passaporto digitale del prodotto con le banche dati già operative a livello europeo, tra cui il registro EPREL per l’etichettatura energetica e il database SCIP per le sostanze preoccupanti. Tale interoperabilità, se realizzata, consentirebbe di semplificare la gestione delle informazioni e migliorare la tracciabilità lungo il ciclo di vita del prodotto.  

Infine, la Commissione potrà imporre obblighi correttivi o restrizioni in caso di non conformità sistemica o rischi per la salute e l’ambiente.

Imprese e supply chain: le nuove sfide operative

L’attuazione dell’ESPR richiederà significativi adeguamenti da parte delle imprese. Oltre al rispetto dei nuovi requisiti progettuali, i produttori dovranno:

  • rivedere i processi di approvvigionamento (materiali riciclati, componenti modulari);
  • garantire la disponibilità e aggiornamento dei dati per il passaporto digitale;
  • mantenere relazioni più trasparenti con i fornitori;
  • integrare il reporting ESG con le nuove informazioni di prodotto.

I vantaggi competitivi saranno rilevanti per chi saprà anticipare le misure e sfruttare le opportunità legate alla sostenibilità, anche in relazione agli appalti pubblici verdi e alla reputazione del marchio. Le imprese avranno un periodo di transizione per adeguarsi alle nuove norme, ma dovranno pianificare fin da subito l’integrazione dei requisiti nei cicli di progettazione, produzione e distribuzione.

Calendario e prossime tappe

Il Regolamento ESPR è entrato in vigore il 18 luglio 2024, ma l’applicazione concreta delle sue disposizioni sarà graduale e articolata nel tempo. Sebbene il testo normativo non stabilisca un calendario vincolante per l’adozione dei requisiti, lo scorso 16 aprile 2025, la Commissione ha delineato nel Piano di Lavoro (2025-2030) – Comunicazione COM(2025) 187 final – un piano di attuazione progressivo:

  • tra il 2025 e il 2026 è prevista l’adozione dei primi atti delegati relativi a gruppi prioritari di prodotti, tra cui tessili, mobili, dispositivi elettronici, acciaio e alluminio;
  • entro il 2026, la Commissione dovrebbe anche definire le regole tecniche per l’interoperabilità del passaporto digitale dei prodotti con banche dati esistenti (EPREL, SCIP);
  • a partire presumibilmente dal 2027, i primi requisiti obbligatori inizieranno a entrare in vigore, in base alle tempistiche stabilite nei singoli atti delegati per ciascuna categoria merceologica.

L’obiettivo politico è arrivare a una piena attuazione del quadro normativo entro il 2030, estendendo progressivamente l’ESPR a una vasta gamma di prodotti.

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Verso un mercato europeo più trasparente e circolare

Con lil regolamento ESPR, l’Europa impone un cambio di paradigma: non basta più che un prodotto sia efficiente dal punto di vista energetico, deve essere anche progettato per durare, essere riparabile, riciclabile e tracciabile.

Il Regolamento rappresenta un tassello fondamentale del Green Deal europeo e una leva strategica per rendere sostenibile la competitività dell’industria continentale.

La transizione richiederà impegno, investimenti e collaborazione tra imprese, autorità e consumatori, ma apre la strada a un mercato più trasparente, equo e innovativo. Il passaporto digitale è solo l’inizio di una nuova era per la sostenibilità dei prodotti in Europa.



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