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Cittadellarte indaga le soluzioni offerte da questo binomio


Sempre più spesso le imprese si rivolgono all’arte ma questo rapporto, in alcuni casi, segue la direzione opposta. Paolo Naldini, direttore di Fondazione Pistoletto Cittadellarte onlus, organizzazione no-profit nata dal maestro Michelangelo Pistoletto, ci racconta come l’arte abbia bisogno delle organizzazioni per realizzare, con responsabilità e cura, la sua azione trasformativa e di cambiamento.

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Di cosa si occupa la Cittadellarte e qual è il suo ruolo?

«Cittadellarte nasce da Michelangelo Pistoletto come progetto artistico con l’intenzione di non essere solo strumento, metodo organizzativo o giuridico ma di essere un’idea che va realizzata e continuamente ridefinita. L’idea è che l’arte possa o debba assumere un ruolo centrale nella vita della persona e nella società. L’arte, che è creazione, è profondamente interconnessa con responsabilità e cura, parole queste che, da quando ci siamo scoperti in via d’estinzione, hanno assunto centralità e urgenza».

Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella. foto di Enrico Amici

Parafrasando il titolo della manifestazione più importante per Cittadellarte, in che modo l’arte viene messa al centro della società?

«L’agire di Cittadellarte si realizza attraverso inedite connessioni tra i settori della società, come l’architettura, la medicina e la spiritualità, e creando delle opere che operano. Si possono infatti realizzare opere rappresentative, come un quadro che agisce nell’immaginario, oppure, come accade in Cittadellarte, passando dalla rappresentazione all’azione, si possono realizzare opere portatrici di pratiche di trasformazione che agiscono nella società».

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«Un caso emblematico è Visibile, un ampio progetto di ricerca dedicato alle pratiche artistiche contemporanee indirizzate alla sfera sociale, creato da Cittadellarte come opera e avviato con il gruppo/brand Ermenegildo Zegna. Invece di rappresentare il mondo di Zegna, abbiamo creato un archivio e un premio, che mette in luce e dà forza ad azioni artistiche capaci di sperimentare e produrre visioni. Tra i progetti premiati, Blank Noise, dell’artista Jasmeen Patheja, che ha mostrato i vestiti indossati dalle donne nel momento in cui hanno subito una molestia. Qui il tema dell’abito, della moda e del tessuto, temi cardine per Zegna, vengono messi in collegamento con il rispetto dei diritti umani».

Perché l’arte si relaziona con l’impresa?

«Nell’incontrare e collegare i settori della società, incontrerò le persone, le quali sono quasi sempre organizzate e inserite in un’impresa. L’impresa costituisce la più diffusa forma di organizzazione nella società e dunque della realtà umana. Per l’artista lavorare con le imprese vuol dire portare la propria opera dal mondo delle idee alla realtà. L’arte e l’artista in questo processo non si sostituiscono a nessuno: non prendono il posto dell’imprenditore, dell’artigiano, del politico, e nemmeno del progettista, ma questi soggetti diventano coautori con l’artista».

Visible: Art As Policies for Care. Socially Engaged Art (2010—ongoing) Fondazione Pistoletto, Biella. Foto di Social Valet

Le imprese, che agiscono principalmente per soddisfare i propri obiettivi di profitto, come diventano coautori della trasformazione promossa dall’arte?

«Il lavoro più ambizioso che abbiamo messo in campo e che esplicita bene la questione è Biella Città Arcipelago. È iniziato nel 2019 con una chiamata all’azione rivolta ad un centinaio di organizzazioni profit e no-profit, attive sul territorio biellese. Abbiamo voluto mettere assieme queste realtà, piccoli governi in cui si prendono decisioni che impattano quotidianamente sulle nostre vite, per trovare un come cooperare attorno a visioni e valori condivisi, costruendo una società territoriale. Il proposito è quello di portare all’interno di tavoli di co-progettazione l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e che i suoi contenuti vengano applicati in ogni organizzazione secondo il contesto specifico: ad esempio, nelle modalità di selezione dei fornitori, oppure definendo i contatti che regolano i rapporti con i collaboratori».

Dalla specificità produttiva del territorio biellese, siete passate al territorio nazionale con CirculART, progetto dedicato alla moda sostenibile. Di che cosa si tratta?

«Abbiamo voluto approfondire la filiera tessile coinvolgendo quest’anno, per la quarta edizione, 18 aziende: dalla coltivazione e produzione della fibra, passando per capo d’abbigliamento finito, fino alla sua end of life. Il percorso della filiera è stato attraversato, azienda per azienda, da tre artisti visivi e tre fashion designer ai quali abbiamo chiesto di approfondire una realtà o un momento. L’anno scorso l’artista Rebecca Sforzani ha creato uno spazio, attraverso l’installazione a cerchio di sagome raffiguranti i dipendenti, in cui incontrarsi e confrontarsi. CirculART, progetto inaugurato nel 2019 che prende le mosse dall’ufficio di moda sostenibile nato per volontà di Michelangelo Pistoletto e di Franca Sozzani, da quest’anno è sostenuto anche dal Gruppo Kering».

Circulart 3.0, 2023. Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella. Foto di Damiano Andreotti

Qual è lo stato delle collaborazioni tra arte e imprese nel presente e cosa ti aspetti dal futuro?

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«Vent’anni fa avevamo proposto progetti come AIM – Attraverso i Muri’ e ‘Cubi in Movimento, dove alcune aziende abbinate ad artista presentavano congiuntamente il proprio lavoro e le proprie riflessioni. Sarebbe importante riproporre esperienze come queste in modo puntuale sul territorio con l’obiettivo di far emergere il potenziale sviluppo economico, culturale e sociale dei territori di queste sinergie tra il mondo artistico creativo con i soggetti produttivi economici e commerciali. Esistono oggi diverse esperienze che vanno in questa direzione e penso sia un buon segnale che indica una direzione nella quale si sta andando».



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