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Banche, il 2024 è l’anno dei record: oltre 46 miliardi di utili e ricavi superiori a 110 miliardi


Secondo una ricerca della Fabi, lo scorso anno le banche italiane hanno registrato utili complessivi di 46,5 miliardi (+14%), che diventano 112 miliardi nel triennio. Boom di ricavi che superano i 300 miliardi nel 2022-2024

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Pioggia di utili per le banche italiane. Nel 2024 gli istituti del Belpaese hanno registrato un utile netto complessivo di 46,5 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto al 2023. È quanto emerge da una ricerca della Fabi, la federazione autonoma bancari italiani.

Il risultato ottenuto lo scorso anno porta la somma degli utili realizzati nel triennio 2022-2024 a oltre 112 miliardi, “evidenziando un triennio eccezionale per la redditività bancaria, sostenuto da un contesto monetario, ovvero gli alti tassi d’interesse decisi dalla Banca centrale europea, straordinariamente favorevole”, sottolinea la Fabi. Non solo, grazie alla preziosa risorsa dei tassi di interesse, il credito sfiora il 60% dei profitti e resta il motore del business delle banche, ma le commissioni risalgono.

“I numeri da record realizzati dalle banche italiane negli ultimi anni non sono piovuti dal cielo. Sono il risultato del lavoro quotidiano di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori”, afferma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Senza il loro impegno, quei bilanci – aggiunge – così in salute non sarebbero stati possibili. È anche in questa prospettiva che vanno letti i 435 euro medi mensili garantiti con il contratto collettivo nazionale di lavoro firmato nel 2023, così come il riconoscimento economico per i dirigenti”.

Banche: nel 2024 utili da record 

Nel 2024 le banche italiane hanno registrato un nuovo massimo in termini di utile netto, con un totale di 46,5 miliardi di euro, in crescita di 5,7 miliardi (+14%) rispetto al 2023. Allargando l’orizzonte al 2022-2024, l’utile supera i 112 miliardi di dollari spingendo la Fabi a parlare di “triennio d’oro, sostenuto da un contesto monetario straordinariamente favorevole, legato alla stretta sui tassi d’interesse operata dalla Banca centrale europea a partire dalla metà del 2022, che ha rilanciato la redditività dell’intermediazione creditizia ovvero i profitti legati ai prestiti a famiglie e imprese”. 

Le serie storiche mostrano come il punto di svolta sia coinciso proprio con il 2022, anno in cui l’utile netto ha compiuto un balzo a 25,5 miliardi di euro, segnando una decisa ripartenza dopo un quadriennio caratterizzato da risultati più contenuti e instabili. Tra il 2018 e il 2021, infatti, il sistema bancario italiano aveva registrato utili medi compresi tra i 15 e i 16 miliardi l’anno, con un minimo assoluto nel 2020 – l’anno della pandemia – in cui i profitti si erano fermati a soli 2 miliardi. Il 2021 ha segnato un primo recupero, con 16,4 miliardi, ma è solo nel triennio successivo che si è assistito a un vero cambio di marcia: +55% nel 2023 rispetto al 2022, e ancora +14% nel 2024. “Nel confronto a lungo termine, il raddoppio dei profitti tra il periodo pre-2022 e il triennio più recente è indicativo della nuova centralità dell’attività bancaria tradizionale e del ritorno alla piena sostenibilità del business” afferma la federazione, che sottolinea: “Mai, nemmeno prima della crisi finanziaria del 2008, il settore aveva fatto segnare utili netti di tale portata”. 

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Il progressivo abbassamento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea, recentemente portati al 2%, “apre una nuova fase per il settore bancario, destinata a incidere profondamente sulla redditività”, evidenzia la Fabi, secondo cui il ritorno a una politica monetaria più accomodante potrebbe comprimere sensibilmente i margini, rendendo meno profittevoli i prestiti a famiglie e imprese. 

Gli altri parametri: ricavi superiori a 300 miliardi nel triennio

Nel 2024 i ricavi del settore hanno toccato quota 110,1 miliardi, con una crescita del 7,2% rispetto al 2023 e un balzo del 33,8% sul 2018. È il livello più alto mai raggiunto dal settore bancario del Paese, frutto di un percorso di crescita ormai consolidato che ha visto un incremento di 7,3 miliardi rispetto al 2023, pari a un +7,2% su base annua e di ben 27 miliardi (+33,8% se il confronto è con il 2018, da cui emerge un salto netto di oltre il 33,8%), a conferma di un ciclo espansivo che ha preso slancio soprattutto negli ultimi tre anni. Solo dal 2022 al 2024, la spinta ai ricavi ha consentito alle banche di mettere insieme ricavi per oltre 301 miliardi. A trainare, lo scorso anno, è stato ancora una volta il margine di interesse, che si è attestato a 64,4 miliardi, in crescita di 2,3 miliardi sul 2023 (+3,7%) e di oltre 22 miliardi (+53,9%) rispetto ai livelli del 2018. 

 Il credito, tornato protagonista dopo il lungo ciclo dei tassi a zero, rappresenta ora il 58,5% dei ricavi totali, consolidando il controsorpasso sulle commissioni (41,5%), che per tre anni – dal 2019 al 2021 – avevano dominato la composizione del fatturato bancario. A partire dal 2022, con il rialzo dei tassi deciso dalla Bce, il modello di business è cambiato: il margine di interesse ha guadagnato 17 punti percentuali in termini di peso relativo sul totale dei ricavi, segnando un passaggio strutturale da un sistema orientato ai servizi a uno nuovamente centrato sull’attività creditizia. Le commissioni tornano a crescere nel 2024 dopo due anni di flessione, raggiungendo 45,7 miliardi di euro (+12,4% sul 2023), un livello superiore al picco del 2021. La ripresa delle attività commerciali – consulenza, risparmio gestito, distribuzione assicurativa – spiega la dinamica. Resta solida la qualità del credito: l’incidenza dei deteriorati netti sui prestiti si attesta all’1,5%, con un tasso di copertura pari al 52,5%, ben oltre la media europea del 41,4%. I prestiti in “stadio 2” calano al 9,9% a livello aggregato, con valori ancora più bassi per i grandi gruppi. Nel biennio 2023-2024, la cessione di non performing loan (npl) per oltre 17 miliardi ha contribuito alla stabilità dei bilanci. Ottimi anche gli indici di efficienza e redditività: il cost/income è sceso al 53,2%, dal 63,1% del 2022 e dal 71,2% del 2020; il Roe (return on equity) è salito al 13,3%, rispetto al 9% del 2022 e allo 0,9% del 2020, segno di una piena normalizzazione dei ritorni sul capitale.

Banche: -17% in sette anni, si riducono anche gli sportelli 

“Dal 2018 a oggi la geografia del settore bancario italiano ha subito una profonda trasformazione, con una marcata riduzione del numero di operatori e una razionalizzazione capillare della rete territoriale”, sottolinea la Fabi. Nel dettaglio, in sei anni, il numero complessivo di banche e gruppi bancari è passato da 505 a 420 unità, con una contrazione del 17%, “segnale evidente del processo di concentrazione e accorpamento che ha interessato l’intero settore”, commenta la Federazione. 

Il calo ha coinvolto tutte le componenti del sistema, ma è stato particolarmente marcato nel mondo del credito cooperativo e delle banche popolari: le banche popolari sono scese da 22 a 16, mentre le Bcc (banche di credito cooperativo) si sono ridotte da 268 a 218, in linea con l’operazione di riforma avviata nel 2016 e culminata nella nascita dei grandi gruppi cooperativi. Parallelamente, si è drasticamente ridotto anche il numero degli sportelli bancari, passati da 25.409 nel 2018 a 19.655 nel 2024, con un taglio di quasi 6.000 filiali (-22,6%). La mappa del credito si è dunque sfoltita, soprattutto nelle aree periferiche, in linea con la strategia di razionalizzazione decisa dai vertici delle banche. La trasformazione del settore non ha avuto alcun impatto sociale: tutte le riorganizzazioni, per quanto riguarda gli “esuberi” di personale, sono state gestite con pensionamenti e prepensionamenti entrambi su base volontaria; contemporaneamente, è stato garantito un importante ricambio generazionale, grazie al Fondo per l’occupazione, conclude la Fabi.



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