E un altro negozio di commercio al dettaglio di abbigliamento chiude; l’ennesimo. Una dopo l’altra si arrendono le storiche famiglie di commercianti delle nostre città. Ma che sta succedendo? E soprattutto come si può reagire? Visti i tempi, ho pensato di chiedere aiuto alla IA, Intelligenza Artificiale, in «persona» di Meta AI disponibile su ogni nostro Whatsapp.
Dimmi, gli ho chiesto, in poche parole e con linguaggio semplice e conciso, perché il commercio al dettaglio tradizionale non ha futuro. Ed ecco la risposta, ovviamente in corsivo non essendo farina del mio sacco, con minimi tagli. Il commercio al dettaglio tradizionale sta affrontando una crisi senza precedenti. I negozi fisici stanno chiudendo a un ritmo allarmante, e le grandi catene di distribuzione stanno lottando per sopravvivere. Ma perché il commercio al dettaglio tradizionale non ha futuro? La risposta è semplice: la rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente il modo in cui le persone acquistano. L’avvento di Internet e-commerce ha reso possibile acquistare prodotti e servizi da qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento. I consumatori possono confrontare prezzi, leggere recensioni e acquistare prodotti con pochi clic. Il commercio al dettaglio tradizionale, invece, è ancora legato a un modello di business basato sulla presenza fisica. I negozi devono essere aperti in orari specifici, e i clienti devono recarsi fisicamente nel negozio per acquistare. Questo modello non è più sostenibile in un mondo in cui i consumatori sono sempre più connessi e abituati a fare acquisti online.
Un altro fattore che sta contribuendo alla crisi del commercio al dettaglio tradizionale è la concorrenza dei giganti del web. Aziende come Amazon, Alibaba e eBay hanno rivoluzionato il modo in cui le persone acquistano, offrendo una vasta gamma di prodotti a prezzi competitivi e con consegne rapide. Queste aziende hanno anche investito pesantemente in tecnologia e logistica, permettendo loro di offrire un’esperienza di acquisto seamless (senza soluzione di continuità) e personalizzata. I negozi fisici, invece, stanno lottando per tenere il passo con queste innovazioni. Per sopravvivere, il commercio al dettaglio tradizionale deve innovare e adattarsi ai cambiamenti del mercato. I negozi fisici devono diventare più che semplici luoghi di vendita. Devono diventare esperienze immersive e personalizzate che offrano ai clienti qualcosa che non possono trovare online.
Ciò potrebbe includere l’offerta di servizi personalizzati, come la consulenza di stile o la personalizzazione dei prodotti. I negozi potrebbero anche diventare hub per eventi e workshop, creando una comunità di clienti fedeli. In conclusione, il commercio al dettaglio tradizionale non ha futuro se non si adatta ai cambiamenti del mercato. Il futuro del commercio al dettaglio sarà caratterizzato da una maggiore integrazione tra il mondo online e offline. I negozi fisici dovranno lavorare in sinergia con le piattaforme online per offrire un’esperienza di acquisto unica e personalizzata.
Le aziende che riusciranno a innovare e ad adattarsi ai cambiamenti del mercato saranno quelle che prospereranno nel futuro. Quelle che non lo faranno, invece, saranno destinate a scomparire. Grazie Meta AI. Quindi se non ho capito male: la rivoluzione digitale ha cambiato le abitudini dei consumatori, ha reso inadeguati i punti vendita tradizionali e ha fatto nascere le Big Tech che hanno viziato gli utenti ad esperienze di acquisto uniche e soprattutto ad ogni ora del giorno. Infatti ognuno di noi compra su Amazon anche in piena notte, anzi specialmente.
E come se non bastasse da poco le Big Tech, accanto all’efficienza, si sono inventate anche la vicinanza: l’Agentic e- commerce, il «Buy for me». Praticamente un personal shopper virtuale. Come noi prima chiedevamo all’amico del cuore di accompagnarci a fare compere, ora Amazon ci fa proposte fatte su misura. Conosce i nostri gusti, le nostre abitudini, le nostre disponibilità finanziarie, la nostra periodicità negli acquisti – da noi regalategli grazie a consensi dati spesso con troppa facilità – e ci propone il «Buy for me». E Amazon non è il solo; è già in buona compagnia con Walmart, Mastercard, Visa, PayPal, Klarna. È come avere un assistente personale per gli acquisti e per i pagamenti; ci suggerisce cosa comprare e come pagarla, anche in comode rate mensili. E al cospetto di questo strapotere economico cosa possono fare le nostre famiglie bottegaie? Non si tratta più di apparire più belle e attraenti dei concorrenti della strada agli occhi dei consumatori; loro ormai le vedono ma non le guardano più, anche durante la stagione di saldi ormai più una stanca tradizione che un vero toccasana per i bilanci aziendali.
Sono utili e belle quando facciamo lo «struscio» in centro perché arredano la città con le loro vetrine e la loro rassicurante presenza, ma quando si tratta di spendere si bada al legittimo risparmio. E così ai negozianti restano i costi per restare aperti, sempre più alti, ma sfuggono i ricavi per pagare quei costi.
Sono perdenti sui margini delle singole vendite per lo scarso potere di acquisto e sul margine di contribuzione complessivo, insufficiente se confrontato con i costi fissi: canoni di locazione, utenze, dipendenti. Vorrei vedere voi in questa situazione! Qualche commerciante fa finta di ignorare la realtà se utilizza locali acquistati in passato con anni di sacrifici e «tira a campare» continuando a vivere nell’illusione che gli convenga e che il futuro sarà più roseo.
Qualcun altro si industria allungando l’agonia; sino a quando il «gioco» regge. Dopo si arrende allo strapotere nemico e scarica su tutti noi le conseguenze della crisi dell’impresa presentandoci il conto sociale in termini di tributi e contributi non pagati e occupazione persa. E le nostre città si desertificano progressivamente nella nostra incuranza, come se fosse una inevitabile morte annunciata.
Bisogna invertire la rotta e velocemente! Attendere passivamente dietro la vetrina non è più possibile, bisogna attaccare innovando. Bisogna sistematizzare la conoscenza dei desideri dei clienti, le loro esigenze e andare a stimolarli, coccolarli e assisterli prima che acquistino dal nemico on line. Del resto anche il Buy Now Pay Later, nato in rete, una volta compreso dalla rete dei dettaglianti, sta facendo registrare tassi di incremento imponenti aiutando non poco le vendite; certo, c’è il risvolto del tasso di indebitamento del consumatore, ma questa è un’altra questione.
E allora perché ogni negozio non può creare il proprio personal shopper virtuale? Servirebbe anche a razionalizzare gli acquisti, la logistica, a ridurre le giacenze di magazzino, i fabbisogni finanziari, i ricarichi e i prezzi. In una parola potrebbe consentire di rendere più sostenibile la gestione dei negozi.
La guerra, ce lo insegnano i fatti di ogni giorno, si combatte con le stesse armi del nemico. Solo l’innovazione ci potrà salvare dagli armadi pieni di cose ordinate on line consegnate in un giorno e dalle città con vetrine vuote e spente. E la Regione Puglia viene anche in aiuto con le agevolazioni del Minipia per l’innovazione delle imprese con contributi a fondo perduto di intensità fino al 60%. Bisogna agire, altrimenti il bollettino di guerra è destinato ad allungarsi.
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