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Le previsioni delle imprese astigiane e piemontesi per il III trimestre 2025


I risultati dell’indagine congiunturale promossa presso le aziende Associate all’Unione Industriale della Provincia di Asti per il III trimestre 2025 restituiscono un quadro complessivamente positivo, con alcuni segnali di miglioramento rispetto alla rilevazione precedente, seppur in un contesto che rimane prudente e segnato da alcune criticità, soprattutto sul fronte estero e dei costi. Le previsioni sull’occupazione migliorano: il 14,3% delle imprese prevede un aumento del personale e nessuna indica una diminuzione, segno di una crescente fiducia. Anche gli ordini totali mostrano un trend favorevole, con un saldo positivo dell’11,4%, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente. La produzione resta in crescita, ma con un ritmo più contenuto rispetto a marzo, mentre l’utilizzo degli impianti sale al 78%. Sul piano degli investimenti si registra un’apertura maggiore: aumenta la quota di aziende intenzionate a realizzare interventi significativi, anche se la maggior parte resta ancora prudente. Resta invece in calo l’export, con un saldo negativo che riflette una domanda estera più debole o incerta. In compenso, migliora la previsione sul fronte della cassa integrazione. Permangono, tuttavia, preoccupazioni legate all’aumento dei costi relativi ad energia, materie prime e logistica. Queste pressioni potrebbero limitare la crescita nel medio termine. In sintesi, le imprese appaiono più fiduciose, soprattutto sul mercato interno, ma restano caute rispetto a uno scenario esterno ancora instabile.

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“I risultati dell’indagine congiunturale per il terzo trimestre del 2025 – commenta il Presidente dell’Unione Industriale della Provincia di Asti Luigi Costa – evidenziano un contesto economico in miglioramento, con segnali di fiducia che iniziano a consolidarsi all’interno del tessuto produttivo locale. Le previsioni positive sull’occupazione, la crescita degli ordini totali e l’incremento dell’utilizzo degli impianti testimoniano la volontà delle imprese di guardare avanti con maggiore determinazione. Permangono tuttavia elementi di preoccupazione che non vanno sottovalutati. Le difficoltà legate all’export, con un saldo in territorio negativo, riflettono le forti tensioni sui mercati internazionali e l’incertezza dello scenario geopolitico. A ciò si aggiunge la pressione derivante dal timore di aumento dei costi dell’energia, delle materie prime e della logistica, che rischiano di compromettere la competitività e i margini operativi delle imprese. È fondamentale che, accanto allo sforzo delle aziende, vi sia una risposta tempestiva e mirata da parte delle istituzioni. Servono politiche industriali orientate alla crescita, misure strutturali per sostenere l’export e un impegno concreto per ridurre il peso dei costi energetici e logistici sul sistema produttivo. Un’azione rapida e coordinata tra istituzioni nazionali e partner europei per accompagnare questa fase di ripresa e renderla strutturale è fondamentale”.

Dettaglio – i principali dati relativi all’indagine per la Provincia di Asti

Per quanto concerne l’occupazione il 14,3% delle imprese associate che hanno risposto all’indagine ne prevede un aumento mentre per il restante 85,7 % la previsione per il III trimestre del 2025 risulta costante, nessuna impresa ne prevede una diminuzione (saldo ottimisti/pessimisti pari a 14,3% era 2,3% nella rilevazione di marzo). Il saldo ottimisti/pessimisti relativo alla produzione è pari al 5,7% in diminuzione rispetto alla precedente rilevazione il cui saldo era 11,4% ma ancora in ambito positivo. Aumentano le aspettative sugli ordini totali, con il 25,7% delle aziende che ne prevede l’aumento contro il 14,3% che si aspetta una diminuzione ed un saldo positivo del 11,4% (il saldo era del 9,1% nella precedente rilevazione). Il 26,5% delle aziende cha ha risposto all’indagine prevede per il III trimestre del 2025 investimenti significativi, dato in aumento di 4 punti percentuali rispetto alla rilevazione di marzo, mentre il 52,9% prevede solamente investimenti marginali (come ad esempio sostituzione macchinari) il restante 20,6% non prevede per alcun tipo di investimento.

Peggiorano ancora di alcuni punti percentuali le previsioni legate agli ordini export, con un saldo ottimisti/pessimisti che si assesta a -11,6% (da saldo – 6 % rilevato nella precedente indagine) ma con il 65,4% delle imprese che prevede un andamento costante per questi ordini. Diminuisce sensibilmente rispetto alla precedente rilevazione la percentuale di aziende che prevede di far ricorso alla cassa integrazione (si passa da 15% delle previsioni registrate per il II trimestre 2025 a 2,9% dell’attuale indagine). In aumento il dato fornito dalle imprese relativamente all’utilizzo degli impianti che risulta di 78% (72,68% per la rilevazione di marzo). Le aziende che segnalano ritardi negli incassi diminuiscono, sono il 47,1% rispetto al 51,2% della precedente rilevazione. Per quanto riguarda le aspettative sull’andamento dei prezzi le aziende che hanno risposto all’indagine prevedono per il 43,6% un aumento dei costi delle materie prime, così come il 51,6% si aspetta un aumento dei prezzi dell’energia ed il 45,5% di quelli relativi alla logistica.

 

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A livello regionale tornano prudenti le attese delle aziende, dopo il rimbalzo registrato a marzo, complice il continuo complicarsi dello scenario geopolitico ed economico globale. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a giugno dal tra un campione circa 1.200 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.

Dalle imprese piemontesi arrivano attese positive per l’occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +4,9%). Negativi i consuntivi per produzione (-1,0%), ordini (-2,3%), export (-6,1%) e redditività (-6,9%). Cresce la propensione a investire, che interessa il 74,6% delle rispondenti, mentre oltre un quarto delle imprese ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, un dato in crescita di 1 punto rispetto a marzo. L’indice di utilizzo di impianti e risorse resta stabile al 77%, così come il ricorso alla CIG, attivata dal 10,4% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove sale al 14,1% (invariata rispetto alla rilevazione di marzo).

Il nostro tessuto economico sempre più differenziato, si conferma un’altra volta il principale elemento di stabilità e crescita. Se infatti permangono vocazioni storiche come la mobilità, il Piemonte del 2025 raccoglie con successo le principali sfide connesse alla transizione ambientale e tecnologica. E non è facile farlo in uno scenario dove il futuro economico sembra disegnato da chi guarda negli specchietti retrovisori, piuttosto che alle sfide future. E non va sottovalutata la perdurante riduzione della redditività, legata certo all’incertezza ma anche a norme che continuano a penalizzare chi fa impresa, con un cuneo fiscale che resta tra i più elevati, generando un costo del lavoro che corrode il potere d’acquisto. Su questo come Confindustria dobbiamo continuare ad impegnarci, perché alla fine così si indebolisce il mercato interno e quindi la ricchezza del Paese” commenta Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.

Tornando ai dati complessivi, si conferma ancora una volta che sono la sintesi di andamenti settoriali differenziati. Infatti, il manifatturiero, che rappresenta circa due terzi del campione, registra ancora saldi col segno meno per tutti i principali indicatori: produzione (-5,9%), nuovi ordini (-8,0%), redditività (-11,5%) ed export (-7,8%). A soffrire sono soprattutto il comparto metalmeccanico (il saldo fra ottimisti/pessimisti per la produzione è pari a -9,7%), soprattutto automotive e metallurgia; dopo un temporaneo rimbalzo tornano negativi tessile (-28,3%), cartario-grafico (-16,7%) e manifatture varie (-15,6%). Stabilmente positive le attese per alimentare (+11,4%), edilizia e impiantisti (rispettivamente +7,2% e +23,3%). Per contro il terziario, per sua natura meno esposto alle oscillazioni dei mercati esteri di questo periodo storico, presenta un andamento stabilmente espansivo. Tutti i comparti esprimono attese favorevoli, pur con diversa intensità. Particolarmente positive le attese per servizi alle imprese (+26,2% il saldo tra chi si attende un miglioramento dei livelli di attività e chi prevede, invece, una diminuzione) e ICT (+24,2%).

In termini dimensionali, si conferma la tradizionale forbice che vede le grandi imprese esprimere attese maggiormente positive rispetto alle altre: fra le realtà con meno di 50 dipendenti l’indice di fiducia sulla produzione è negativo (-1,9%), mentre fra quelle con 50 o più addetti si attesta sopra lo zero, al +0,8%. Com’è facilmente intuibile, la positività delle attese è inversamente proporzionale alla quota di export sul fatturato: le aziende che esportano poco hanno attese sulla produzione più ottimistiche (+5,2% per le aziende che esportano una quota inferiore al 10% del fatturato). Negative le attese per tutte le altre classi: -7,1% per quelle che inviano all’estero dal 10 al 30% del fatturato, -10,7% per quelle che esportano il 30-60% e -7,8% per quelle che esportano oltre il 60%). Infine, calano significativamente i timori sull’aumento dei prezzi di materie prime ed energia (con saldi in diminuzione, rispettivamente di 8,4 e 16,8 punti percentuali). Più contenuta la variazione delle attese sui costi per la logistica (-2,7 punti).

 

 

 

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