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Il welfare fa davvero bene? A2A prova a dimostrarlo • Secondo Welfare


Una giornata di confronto, approfondimento e visione, quella che si è tenuta il 14 luglio nel capoluogo lombardo con l’evento “WelLfare. Il Welfare fa davvero bene”, organizzato da A2A. L’obiettivo? Esplorare il ruolo sempre più centrale del welfare aziendale, alla luce dei profondi mutamenti sociali e demografici che stanno trasformando la società italiana.

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Un’occasione che ha messo intorno allo stesso tavolo accademici di rilievo, amministratori pubblici e vertici aziendali, in un dialogo su come Pubblico e privato possano collaborare per costruire un nuovo modello di benessere condiviso, integrando responsabilità sociale, attenzione ai territori e sostenibilità. E anche un modo per raccontare l’approccio di A2A al welfare aziendale all’interno di una cornice più ampia di visione.

Una bussola per orientare il cambiamento

Ad aprire il confronto sono stati i professori dell’Università di Milano Marilisa D’Amico, Maurizio Ferrera e Franca Maino – quest’ultimi, rispettivamente Scientific Supervisor e Direttrice Scientifica di Percorsi di secondo welfare – che hanno proposto un’analisi sull’evoluzione del welfare in Italia, mettendo in luce la crescente interazione tra Pubblico e imprese in questo ambito.

La professoressa D’Amico, esperta di diritto costituzionale, ha richiamato l’articolo 2 della Costituzione, ribadendo che il welfare non è solo un tema economico, ma anche un impegno etico, sociale e civile. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza”, ha sottolineato, evidenziando come il welfare debba garantire l’inclusione sociale oltre al benessere materiale. In quest’ottica, il welfare aziendale non è da intendersi come alternativa, bensì complemento al sistema pubblico: un alleato contro le disuguaglianze, soprattutto quelle legate alla discriminazione di genere, alla maternità e alla cura familiare.

Il professor Ferrera e la professoressa Maino hanno poi riportato alcuni dati elaborati da Percorsi di secondo welfare sul welfare aziendale: nel solo 2023 le imprese italiane hanno investito circa 3,2 miliardi di euro in questo ambito, segnando un +6% rispetto all’anno precedente. Un trend in costante crescita negli ultimi dieci anni, che conferma il consolidamento della cultura organizzativa sui temi sociali.

Franca Maino durante il suo intervento.

Ferrera, in particolare, ha illustrato come in un contesto di crescente fragilità economica e sociale le imprese possano diventare veri e propri attori sociali, contribuendo a costruire reti di sostegno condivise tra pubblico, privato e Terzo Settore. Secondo Maino, a rendere necessaria un’evoluzione del sistema sono i nuovi bisogni emergenti: invecchiamento della popolazione, trasformazione della famiglia, genitorialità complessa, esigenze di cura. “Serve un welfare più agile, tempestivo, personalizzato – ha sottolineato – e l’azienda può essere il luogo in cui queste risposte arrivano prima, e meglio”.

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Entrambi hanno concordato sul fatto che il welfare aziendale possa diventare un motore di sviluppo territoriale, generando valore sociale condiviso e alleggerendo la pressione sul welfare pubblico.

Il caso A2A: quando il welfare si fa concreto

Uno dei momenti chiave dell’evento è stato l’intervento di Mauro Ghilardi, Direttore People and Transformation di A2A, che ha illustrato l’approccio del Gruppo: un sistema ampio e strutturato, che oggi prevede oltre 72 milioni di euro all’anno destinati al welfare e ai premi per i dipendenti. Una cifra che comprende 10 milioni per la genitorialità, 18 milioni per servizi di welfare, 5,3 milioni per il Piano di Azionariato Diffuso e 39 milioni per i premi di produttività. Un impegno che affonda le sue radici già negli anni ’60 – con i primi fondi aziendali per l’assistenza sanitaria e le colonie estive organizzate dal gruppo – e che oggi si è evoluto in un sistema di welfare maturo, articolato e riconosciuto come riferimento nel settore industriale.

 

A2A Life Caring: sostenere la genitorialità con azioni reali

Con un investimento previsto di 120 milioni entro il 2035, il programma A2A Life Caring rappresenta un modello efficace di welfare aziendale orientato al benessere familiare. Oltre al sostegno economico fino a 3.250 euro annui per i figli nei primi anni di vita, l’azienda offre una scuola dell’infanzia aziendale a Brescia e una politica di congedi genitoriali avanzata, con un mese aggiuntivo di maternità e un mese di paternità, entrambi retribuiti al 100%. Innovativo anche il programma di coaching rivolto a genitori e manager, volto a facilitare la conciliazione tra vita privata e professionale. Un’attenzione particolare è rivolta anche ai caregiver, ovvero coloro che si occupano di familiari non autosufficienti, con misure specifiche per sostenere queste situazioni spesso invisibili.

Mauro Ghilardi durante il suo intervento “Il Welfare in azienda – Il caso di A2A”

A2A Life Sharing: welfare, partecipazione e educazione finanziaria

Il piano A2A Life Sharing affronta invece un altro aspetto del benessere aziendale: il coinvolgimento attivo dei dipendenti nella crescita dell’azienda. Con un investimento di 5,3 milioni di euro all’anno, consente ai lavoratori di acquistare azioni della società a condizioni vantaggiose, con un sistema di premialità inversa: 1 azione gratuita per ogni azione acquistata dagli operai, 1 ogni 3 per impiegati e quadri, 1 ogni 5 per i dirigenti. Un successo evidente: oltre 10.700 adesioni, pari all’86% degli aventi diritto. Un elemento distintivo del progetto è la condivisione con le organizzazioni sindacali, che lo rende unico nel panorama italiano, dove iniziative simili sono spesso unilaterali. Oltre a promuovere un senso di appartenenza, il piano agisce come leva di educazione finanziaria, favorendo una maggiore consapevolezza nella gestione delle risorse personali.

Premi e altri servizi: un sistema a 360 gradi

Completano l’ecosistema del welfare aziendale A2A 39 milioni di euro destinati a premi di produttività, che i dipendenti possono convertire in fondi di previdenza complementare beneficiando di un contributo extra aziendale del 15%, e 18 milioni per servizi di welfare aggiuntivi: housing, assistenza sanitaria integrativa, supporto psicologico, lotta alle dipendenze, iniziative di wellbeing e convenzioni per il tempo libero.

Tavola rotonda: costruire un’alleanza pubblico-privato

La parte conclusiva dell’evento ha visto una tavola rotonda moderata da Barbara Stefanelli, Vicedirettrice Vicaria del Corriere della Sera, con la partecipazione dei sindaci dei Comuni di Brescia e Milano – che sono i principali azionisti di A2A – e dei vertici aziendali.

Laura Castelletti, prima cittadina di Brescia, ha evidenziato i benefici tangibili del welfare aziendale sulla città e sui lavoratori: “Il Comune può favorire ecosistemi territoriali, ma servono alleanze forti. A2A ha dimostrato di saper dialogare con la comunità”. Ha poi ricordato le difficoltà che il settore pubblico incontra nell’implementare politiche di welfare, a causa di risorse e strumenti limitati.

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Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha quindi sottolineato la necessità di una politica nazionale più lungimirante: “Imprese come A2A, che investono nelle persone e nel territorio, meritano una fiscalità favorevole. Il welfare passa anche dall’abitare: Milano ha bisogno di nuove politiche per la casa, che affrontino l’aumento del costo della vita e rilancino l’edilizia pubblica”.

Roberto Tasca, Presidente di A2A, ha ricordato il ruolo storico del Gruppo nel welfare: “Il nostro impegno non è nato oggi. Dalla lotta all’emarginazione degli anni ’60 al recente piano di azionariato diffuso, continuiamo a credere che il benessere delle persone sia centrale per la crescita dell’impresa e del Paese”.

A chiudere, Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato: “Il nostro approccio al welfare non è tattico, è valoriale. È questo che fa la differenza”. E ha richiamato l’attenzione su una fascia spesso trascurata: i neolaureati. Dal 2025, A2A eliminerà gli stage extracurricolari, investendo direttamente in assunzioni di giovani, visti come risorsa strategica di lungo termine.

Un motore di sviluppo sociale, dentro e fuori le imprese

L’evento “WelLfare. Il Welfare fa davvero bene”, grazie ai numerosi interventi che si sono susseguiti, ha dunque confermato che il welfare aziendale non è solo uno strumento per migliorare la qualità della vita dei lavoratori, ma può rappresentare un motore di sviluppo sociale e territoriale.  L’esperienza di A2A – con decine di milioni di euro investiti ogni anno, una visione condivisa con le istituzioni e un impegno verso l’inclusione – si propone in tal senso come modello virtuoso di come le imprese possano essere protagoniste di un welfare nuovo, equo, integrato e pronto ad affrontare le sfide del futuro.

 





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