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Gestire gli NPE, tra boom del mercato secondario e flussi in aumento


Il timore di una nuova ondata di crediti non performanti era molto forte durante il periodo della pandemia. A distanza di qualche anno possiamo dire che quel pericolo ce lo siamo scampato.

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Ma il settore della gestione del credito è comunque al centro di una trasformazione importante, sulla spinta sia del cambiamento normativo sia di una revisione delle politiche di erogazione e monitoraggio del credito che è stata effettuata dalle banche negli anni scorsi.

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Ne abbiamo parlato in un episodio di #define banking next, il podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca organizza insieme a Crif, intervistando Fabrizio Arboresi, Senior Director di CRIF.

AG. Partiamo dai dati della settima edizione dell’Osservatorio NPE realizzato da CRIBIS Credit Management in partnership con Credit Village. Che cosa sta accadendo in Italia per quanto riguarda i crediti non performanti?

CRIF. Il primo dato è che si conferma il calo dello stock di NPE, cioè i crediti bancari non performanti. Nel 2023 c’era stata una diminuzione del 9,7% e nel 2024 il trend al ribasso è proseguito, anche se con un rallentamento: lo stock è infatti diminuito del 3,1%.

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Un secondo dato è che è tornato a crescere il flusso di nuovo credito deteriorato. Siamo passati da 13,4 miliardi di euro, nel 2023, a 17,1 miliardi nel 2024. Questo aumento ci dice che la pressione sul comparto del credito sta crescendo e ci troviamo quindi di fronte a un dato che va monitorato con attenzione nell’anno in corso.

Un terzo aspetto che è utile sottolineare è che il mercato secondario si conferma, ormai, il principale motore del mercato NPE in generale. Nel 2023 le transazioni nel secondario sono più che raddoppiate e rappresentano ormai oltre il 50% delle transazioni totali. Anche in questo caso, però, la situazione è in evoluzione e nel 2024 i numeri totali delle transazioni sono risultati in calo. Questo segnala che il settore si sta riassestando e c’è una crescente attenzione alla selezione delle operazioni.

AG. Che cosa ha portato a questi cambiamenti? C’è maggiore attenzione da parte delle banche nell’erogazione del credito? Oppure c’è anche una evoluzione nelle aziende del settore interessate, come sappiamo, anche da una nuova normativa europea?

CRIF. Innanzitutto, la contrazione dei volumi non si traduce automaticamente in una mancanza di vitalità o iniziativa del settore. Dopo il boom di qualche anno fa, oggi le banche hanno cambiato il loro approccio alla gestione dei crediti deteriorati. La dismissione non è più l’unica opzione.

Si fanno quindi meno operazioni ma con molta più attenzione al pricing, alla tipologia degli asset e alla selezione dei partner. Una parte degli operatori di mercato sta scegliendo la strada della specializzazione, con competenze e modelli verticali.

La centralità del mercato secondario si accompagna a una crescente attenzione alla qualità dei portafogli, con strategie più selettive. Sono tutti elementi che fanno pensare a una maggiore maturità, così come richiesto anche dalla evoluzione normativa. Mi sembra che si stiano ponendo le basi per essere in grado di cogliere rapidamente future opportunità.

AG. Approfondiamo il tema delle novità normative. Come già avviene per il settore bancario in generale, infatti, anche nella gestione del credito l’intervento del Regolatore inizia a farsi sentire.

CRIF. Sì, l’evoluzione normativa sta ridefinendo il settore del recupero crediti e della gestione degli NPL in Italia. Pensiamo al recepimento della Secondary Market Directive, attraverso il D.Lgs. 116/2024, che introduce gli acquirenti non bancari e i Gestori di Crediti in Sofferenza per garantire una maggiore flessibilità del sistema, però con elevati standard di vigilanza e tracciabilità. Ci aspettiamo una maggiore circolazione dei crediti deteriorati, grazie all’ampliamento della platea dei potenziali investitori. E anche un miglioramento delle opportunità di recupero.

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La tutela del debitore è al centro anche del Codice di Autoregolamentazione di UNIREC e anche la normativa sull’intelligenza artificiale, come l’AI ACT, garantisce un utilizzo etico delle tecnologie e un rapporto più trasparente tra imprese e consumatori.

AG. Rispetto ai commenti sul mercato degli NPL di qualche anno fa, non abbiamo ancora nominato gli UTP, cioè gli Unlikely to Pay. Che dati abbiamo su questi crediti?

CRIF. Gli Unlikely to Pay sono quei crediti verso soggetti che non sono ancora in stato di insolvenza, ma sono comunque in difficoltà. Da qui l’espressione inglese che è traducibile appunto con “improbabile che paghi”. Non c’è certezza che il credito sia deteriorato, ma è molto probabile che lo sarà.

Ed era in effetti uno dei grandi temi del mondo del credito deteriorato di qualche anno fa.

Nel 2024, questo segmento è stato fortemente ridimensionato. I volumi sono diminuiti di oltre il 50%, dopo una crescita di quasi il 25% nel 2023.

Questi trend così diversi si spiegano, ancora una volta, con la maggiore selettività nella gestione del credito e con un’evoluzione generale delle strategie di gestione e di investimento, anche da parte delle banche.

AG. Veniamo allora proprio alle modalità di recupero. Anche qui avete molti dati a disposizione. Iniziamo dalle procedure giudiziali, quindi dai recuperi che passano da una autorità giudiziaria. Che cosa è accaduto nel 2024?

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CRIF. Lo scorso anno abbiamo visto delle variazioni significative. Ci sono state poco più di 9mila nuove procedure concorsuali, con un aumento del 14,7%, mentre le procedure arrivate alla chiusura sono state circa 11.600, con un calo del 7,8%. Il saldo delle procedure attive è quindi comunque in diminuzione di circa il 2%.

Trend simile anche nelle esecuzioni immobiliari: i nuovi procedimenti crescono di quasi il 6%, per un totale di circa 34.300, e le chiusure diminuiscono di quasi il 10%, ma sono poco meno di 60.000. E, quindi, anche qui si riduce lo stock.

Per quanto riguarda le esecuzioni mobiliari, invece, c’è stato un aumento del 10% nelle nuove aperture e una crescita minore delle chiusure, poco più dell’1,5%, e quindi lo stock è cresciuto.

Al di là dei dati, nell’ambito giudiziale vediamo una crescita generalizzata perché la diminuzione dei flussi dal mercato primario bancario sta aumentando l’età dei crediti a stock. E la maggiore “maturità” di questi crediti fa sì che l’attività di recupero si stia concentrando sempre di più verso l’ambito giudiziale.

Certo, il backlog delle procedure giudiziali resta: nel 2023 si è ridotto appena dell’1%. Però nel 2024 abbiamo visto una trasformazione, con un bilanciamento tra nuove iscrizioni e chiusure.

Il sistema giudiziario italiano deve continuare a puntare sull’adattamento alle nuove sfide e l’ottimizzazione dei processi per garantire maggiore rapidità ed efficacia nella gestione delle controversie. Le riforme normative e gli strumenti digitali hanno contribuito a migliorare l’efficienza e ridurre i tempi di risoluzione, oltre che a migliorare l’accessibilità delle procedure.

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AG. Anche i Giudici di Pace danno il loro contributo…

CRIF. Sì, con 370 uffici sul territorio, nel 2024 hanno gestito oltre 1,1 milioni di procedimenti legali in campo civile. Gli ultimi interventi, come la Riforma Cartabia, ne hanno esteso le competenze ai procedimenti di minore complessità come la riscossione dei crediti.

AG. Che cosa è emerso, invece, per il recupero stragiudiziale?

CRIF. L’analisi dei principali indicatori relativi al 2024 ci mostra una stabilizzazione rispetto al 2023 per le famiglie consumatrici, nel recupero stragiudiziale. Il Back to Bonis rate, cioè il ritorno dei crediti in bonis, cresce dell’1,6% per i crediti garantiti da immobili e 11,0% per quelli non garantiti.

Un altro indicatore è il trend Improvement – Stabilized Rate, che misura le posizioni con almeno un’insolvenza che migliorano o restano invariate nel numero di rate scadute. Questo indicatore è invariato per i crediti garantiti e per quelli non garantiti.

C’è invece un risultato che peggiora, cioè il Deterioration Rate, che analizza il peggioramento delle posizioni. Qui abbiamo uno 0,9% per i crediti garantiti e un 2,5% per quelli non garantiti.

Possiamo quindi dire che si consolida la gestione dei crediti e che i livelli di deterioramento sono inferiori rispetto al 2023. E questo fa pensare che le strategie di monitoraggio e di early collection siano efficaci e favoriscano un recupero più strutturato e prevedibile nel settore del credito.

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AG. In questa edizione c’è stato anche uno zoom sulla finanza agevolata, ampiamente utilizzata dalle imprese nel periodo pandemico. Che cosa emerge sulla utilità di questo strumento?

CRIF. La finanza agevolata ha portato a concedere 2,7 milioni di garanzie, per finanziamenti di importo complessivo di 252,9 miliardi di euro e garanzie per 200,2 miliardi.

Analizzando il rischio di credito delle PMI è emersa una dinamica differenziata tra le imprese che hanno beneficiato delle garanzie MCC e quelle che, al contrario, non hanno avuto accesso alla finanza agevolata. Durante il periodo pandemico, i criteri di accesso alle garanzie statali – in particolare quelle del Fondo di Garanzia MCC – sono stati notevolmente più permissivi rispetto agli standard ordinari. Questo ha consentito a molte imprese, che in condizioni normali non avrebbero ottenuto finanziamenti a causa del loro profilo di rischio, di accedere comunque al credito grazie alla presenza della garanzia pubblica.

Tale intervento ha avuto un impatto positivo nel breve periodo, sostenendo il tessuto economico in una fase di forte incertezza. Tuttavia, ha anche esposto il sistema a potenziali rischi di default futuri, proprio perché ha incluso soggetti più fragili dal punto di vista finanziario.

Fortunatamente, non si è verificata un’esplosione dei tassi di default, ma l’analisi conferma che, in media, le imprese che hanno beneficiato della finanza agevolata presentano un rischio di credito più elevato rispetto a quelle che non vi hanno fatto ricorso.

Queste garanzie si confermano quindi un pilastro essenziale per la stabilità finanziaria delle PMI, che è ancora più chiara dopo la fine dell’emergenza pandemica. L’esposizione del sistema bancario garantita dal Fondo di Garanzia rappresenta circa un quarto del totale degli impieghi verso le imprese, serve quindi una gestione più mirata in ambito NPE, in termini di tecnologia, competenze e specializzazione.



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