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“Dobbiamo smettere di pensare in piccolo”


Nell’intervista con Alessandra Ricci, Amministratrice delegata di SACE, emergono con forza alcuni snodi cruciali per il rilancio del sistema produttivo italiano. Si parte dai numeri record raggiunti nel 2024 e si guarda al 2025 con una strategia centrata su innovazione, export e vicinanza alle PMI, anche attraverso l’espansione capillare della rete territoriale. Ricci sottolinea il ruolo crescente di SACE come ponte tra pubblico e privato nell’epoca del PNRR, della transizione verde e delle sfide geopolitiche, e racconta il potenziale del Made in Italy nei mercati GATE, spesso fuori dai radar. Con “Flex4Future”, SACE sperimenta una nuova cultura del lavoro. E rivendica la missione di accompagnare le imprese ovunque, anche nei progetti meno convenzionali, dall’idrico in Piemonte alle strade in Cameroon. Il messaggio finale è netto: l’Italia ha tutte le carte per giocare da potenza industriale globale, ma deve crederci davvero.

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Alessandra Ricci (SACE): “Dobbiamo smettere di pensare in piccolo. L’Italia è una potenza industriale”

Dott.ssa Ricci, qual è la leva più potente oggi per la crescita delle imprese italiane?

Nel 2024 abbiamo raggiunto risultati importanti: per noi è stato un anno record e anche il primo trimestre del 2025 sta confermando un trend di crescita solido. Ci tengo sempre a sottolineare con orgoglio che dietro questi numeri ci sono progetti concreti, investimenti in Italia e storie di export delle imprese italiane. Il nostro impatto sull’economia reale è tangibile: dall’inizio del Piano industriale nel 2023, abbiamo generato 315 miliardi di euro di Valore produttivo nazionale e contribuito a preservare o creare 1,7 milioni di posti di lavoro. Abbiamo accompagnato la crescita delle imprese italiane puntando su due leve strategiche: l’innovazione, che le rende più agili e competitive, e l’export, che apre nuove opportunità nei mercati internazionali più promettenti. Il nostro obiettivo è essere il fulcro su cui le imprese possono appoggiarsi per sfruttare appieno queste leve, offrendo strumenti concreti, affidabili e tempestivi per affrontare un contesto estremamente mutevole. La nostra missione è proprio questa: ridurre le incertezze, offrire soluzioni assicurativo-finanziarie e accompagnare la crescita delle imprese ovunque nel mondo e in ogni momento. Non a caso la nostra value proposition recita ‘Your Growth. Anywhere. Anytime’.

Qual è il segreto per non perdere il contatto con chi sta davvero sul campo?

Il segreto sta nell’ascolto e nella vicinanza. Il nostro ruolo è essere al loro fianco, ogni giorno. Per questo stiamo rafforzando la nostra rete in Italia e all’estero: rispetto al primo trimestre 2024 le nostre persone sul territorio sono aumentate del 30%. Oggi abbiamo 11 uffici in Italia e 13 nel mondo e sono asset fondamentali per poter ascoltare da vicino le loro esigenze. Essere credibili infatti significa dare risposte chiare, rapide e soprattutto, parlare la stessa lingua di chi fa impresa, con un accompagnamento dedicato, servizi accessibili e digitali per comprendere il contesto e rispondere alle nuove sfide del mercato.



Quanto conta oggi il ruolo di SACE come facilitatore tra pubblico e privato nella trasformazione dell’economia italiana?


Il ruolo di SACE in questo contesto è cruciale: supportiamo la crescita delle imprese non solo nell’export, ma anche – e sempre più – sul territorio nazionale, attraverso progetti strategici, infrastrutturali e non, ritenuti fondamentali per lo sviluppo del Sistema Paese. Un esempio concreto è la nostra Garanzia Archimede: una garanzia a mercato, per finanziamenti della durata massima di 25 anni e senza limiti di importo. Pensata proprio per sostenere gli investimenti infrastrutturali e strategici in Italia, connessi a innovazione, sostenibilità, transizione energetica e digitalizzazione.

Qual è oggi la vera sfida strategica per rendere il Made in Italy strutturalmente vincente?

Il Made in Italy è identità, ma anche filiera, capacità industriale e visione. La vera sfida strategica, oggi, è rafforzarne la proiezione internazionale non solo come eccellenza di prodotto, ma come sistema industriale solido, sostenibile, interconnesso e innovativo. Per farlo servono investimenti, alleanze tra imprese e filiere, sinergie con il sistema bancario e con le istituzioni, ma soprattutto serve la capacità di innovare senza perdere la propria identità.

L’intelligenza artificiale, ad esempio, rappresenta una frontiera cruciale: integrarla nel tessuto produttivo del Made in Italy significa aumentare efficienza, valore aggiunto e competitività, soprattutto nei settori chiave del nostro export. SACE è parte attiva di questo percorso, perché offre non solo strumenti per l’export e l’internazionalizzazione, ma anche soluzioni a supporto degli investimenti strategici delle imprese in innovazione, sostenibilità, digitalizzazione e transizione energetica. La competitività del Made in Italy si gioca sulla capacità di trasformarsi, restando autentico e riconoscibile. E noi siamo accanto alle imprese per accompagnarle in questa evoluzione.

In quali mercati meno “ovvi” oggi le aziende italiane stanno trovando terreno fertile?

In un contesto globale in continua evoluzione, la diversificazione dei mercati sta diventando sempre più strategica per essere competitivi. Oltre ai grandi partner tradizionali, stiamo osservando una crescente attenzione verso Paesi dell’Africa Sub-sahariana, del Medio Oriente, del Sud-est asiatico e dell’America Latina. Abbiamo identificato 13 mercati – dove SACE c’è con i suoi uffici – particolarmente promettenti per il Made in Italy, grazie al loro impegno nel coltivare caratteristiche come crescita, ambizione, trasformazione e alto potenziale. Sono i Paesi GATE, dove GATE è un acronimo che sta per Growing, Ambitious, Transforming ed Emerging e che oggi valgono 80 miliardi e potranno valerne 95 al 2027: Messico, Brasile, Turchia, Serbia, Egitto, Marocco, Sudafrica, India, Cina, Vietnam, Singapore. In queste geografie persiste una forte domanda di infrastrutture, energia, agroindustria, tecnologia e know-how italiano. Sono economie in crescita e in questo il ruolo di SACE è proprio quello di ridurre la percezione del rischio, facilitare l’ingresso delle nostre imprese e costruire partnership durature in contesti meno esplorati, ma altamente promettenti.

Cos’è Flex4Future e come lo state integrando nel vostro modello operativo?

Flex4Future è il nostro piano di evoluzione del lavoro e dell’organizzazione, nato per rispondere in modo strutturale alle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro. Non si tratta solo di smart working, ma di una nuova cultura aziendale, più flessibile, più orientata alla fiducia e alla responsabilità. Eliminazione dei controlli sulle timbrature, smart working activity-based e sperimentazione su base volontaria della settimana di 4 giorni: questi gli asset di Flex4Future, la nuova organizzazione del lavoro sperimentata da SACE da gennaio 2024 e monitorata dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Stando ai primi risultati abbiamo registrato più benessere, con il 65% delle persone che ha visto aumentare l’equilibrio fra la vita privata e quella lavorativa; più responsabilità, con il 58% delle persone che ha registrato un miglioramento della capacità di gestire obiettivi e attività; più innovazione, con il 51% che ha aumentato la propensione all’uso delle soluzioni di Intelligenza Artificiale Generativa nel lavoro, accompagnato da un aumento della produttività del 26%.



C’è un progetto che secondo lei racconta meglio la missione di SACE?


Due operazioni recenti raccontano bene il nostro impegno concreto al fianco delle imprese, sia in Italia che all’estero. In Piemonte, abbiamo sostenuto Acqua Novara VCO con la nostra Garanzia Archimede, nell’ambito di un progetto da 300 milioni di euro volto a migliorare il servizio idrico e il trattamento delle acque reflue. L’operazione, finanziata dalla Banca Europea per gli Investimenti con il supporto del programma europeo InvestEU, riguarda interventi su infrastrutture essenziali in oltre 100 comuni delle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Un progetto che avrà un impatto diretto sulla qualità della vita di circa 450 mila cittadini, contribuendo anche alla tutela ambientale e alla resilienza dei territori ai cambiamenti climatici.

Nel mondo, grazie alla garanzia SACE e nell’ambito del Piano Mattei abbiamo supportato la riabilitazione e l’ammodernamento di una strada strategica in Cameroon di 70 km tra Olounou e Oveng, lungo l’asse che collega Yaoundé al Gabon. Un progetto che migliorerà la vita di milioni di persone, favorirà gli scambi commerciali, ridurrà i tempi di percorrenza e abbatterà le emissioni inquinanti. L’operazione è stata recentemente premiata al TXF come SME Export Finance Deal of the Year.

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L’Italia può giocare da potenza industriale globale. Lei ci crede davvero? E cosa manca per farlo accadere?

Assolutamente sì, ci credo. L’Italia sta dimostrando una sorprendente solidità economica, smentendo i racconti pessimisti: crescita superiore a Germania e Francia, boom di investimenti produttivi, export da record e manifattura sostenibile. L’Italia è molto più di quanto spesso raccontiamo a noi stessi. È la seconda manifattura d’Europa, ha filiere industriali di eccellenza, una straordinaria capacità di innovazione, e un’imprenditoria che ha dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, una resilienza fuori dal comune. In SACE vediamo ogni giorno aziende italiane che competono e vincono nei mercati più difficili, esportano qualità, tecnologia e sostenibilità, e sono spesso pionieri in settori ad altissimo valore aggiunto. Per trasformare questo potenziale in una vera e propria proiezione di potenza economica sistemica, servono tre cose fondamentali: visione, coesione e strumenti adeguati. In un mondo segnato dalla transizione energetica, dalla digitalizzazione e dalla crescente competizione geopolitica, l’Italia ha tutte le carte per essere protagonista, ma serve un approccio più integrato tra pubblico e privato, tra grandi e piccole imprese, tra territorio e istituzioni centrali. Noi, come SACE, siamo pronti a fare la nostra parte: rafforzando la nostra missione di sostegno all’export, alla crescita sostenibile e all’accesso al credito; accompagnando le imprese nei mercati esteri e facilitando investimenti strategici sul territorio nazionale.

Quello che ancora manca? In parte è una questione culturale: dobbiamo smettere di pensarci “piccoli” e iniziare a fare sistema in modo più strutturato. Ma è anche una questione di capitali pazienti, di semplificazione, e di infrastrutture fisiche e digitali all’altezza delle ambizioni. Se riusciremo a colmare questi gap, l’Italia potrà giocare – a pieno titolo – il suo ruolo di potenza industriale globale. E noi saremo lì, al fianco delle imprese, per accompagnarle in questo percorso.



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