Cresce la maturità digitale dei Comuni italiani grazie alla spinta verso la migrazione al cloud. A dirlo la “Mappa dei Comuni digitali” sullo stato di digitalizzazione dei comuni italiani, frutto del lavoro congiunto tra il Dipartimento per la trasformazione digitale (Dtf) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci).
Il Rapporto integra i dati sull’avanzamento delle misure Pnrr finanziate ai comuni tramite la piattaforma PA digitale 2026 con quelli di un questionario somministrato ai comuni nel corso del 2024. Una rilevazione originale, a cui ha risposto il 49% degli enti pari al 75% della popolazione, che ha voluto dare voce ai comuni e fotografare lo stato dell’arte del loro percorso di transizione al digitale, con l’obiettivo di dare avvio ad un monitoraggio permanente nel tempo.
Butti: “Centrati tutti i target Pnrr”
“La pubblicazione del Rapporto 2025 sulla Mappa dei Comuni digitali testimonia il grande lavoro svolto dal Governo in sinergia con Anci. Grazie a questa preziosa collaborazione, siamo riusciti a monitorare con rigore e trasparenza lo stato di digitalizzazione dei comuni italiani, mettendo in luce risultati eccellenti nell’adozione di servizi digitali – sottolinea il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti – Abbiamo centrato tutti gli obiettivi Pnrr sul digitale e questo sta portando effetti concreti per migliorare l’efficienza amministrativa e la qualità dei servizi verso i cittadini”.
“La digitalizzazione è un potente motore di innovazione, ci permette di avere una pubblica amministrazione più efficiente, trasparente e vicina alle esigenze di tutti i cittadini – evidenzia il presidente dell’Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – Un processo che vede nei Comuni il primo luogo di sperimentazione. I dati recenti lo confermano: grazie agli importanti investimenti del Pnrr, stiamo rafforzando la nostra ‘maturità digitale’ e rendendo le nostre infrastrutture più moderne e funzionali”.
“Il Pnrr – rimarca il presidente dell’Anci – ha dato una spinta decisiva, ma occorre continuare a investire in infrastrutture e, soprattutto, nella formazione e nella crescita delle competenze del nostro personale affinché ci sia una vera transizione digitale, completa e duratura per il bene delle nostre comunità”.
La migrazione al cloud dei comuni italiani
Uno degli interventi chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione locale è rappresentato dalla migrazione in cloud dei comuni, una componente fondamentale della Missione 1, Componente 1 (M1C1), della strategia nazionale. In particolare, la misura 1.2, che prevede un investimento di 1 miliardo di euro, è destinata a sostenere comuni, scuole, Asl/Aziende Ospedaliere e province nella transizione verso soluzioni cloud. L’obiettivo fissato per giugno 2026 è la migrazione di 12.464 enti locali, un impegno ambizioso che ha già mostrato risultati significativi.
Pnrr, risultati e impatto economico
A oggi, sono stati raggiunti tutti i target intermedi stabiliti dal Pnrr, tra cui la redazione del piano di migrazione da parte dei destinatari finali entro marzo 2023 e la migrazione effettiva di oltre 4.000 enti entro settembre 2024. In particolare, per quanto riguarda i comuni, 7.616 enti, pari al 96% del totale, hanno aderito agli avvisi per la migrazione, un tasso di adesione straordinariamente superiore alle previsioni. Il valore complessivo di questa parte della misura Pnrr ammonta a circa 697 milioni di euro, pari al 70% del totale stanziato.
Esaminando lo stato di avanzamento a giugno 2025, ben il 68% dei comuni coinvolti ha completato con successo la migrazione, mentre il 50% ha già superato la fase di controlli tecnici e formali, accedendo così alle risorse destinate. Si tratta di 3.577 progetti per un valore complessivo di 270 milioni di euro. Tuttavia, il processo è ancora in corso, con progetti da completare entro marzo 2026, in un contesto dinamico che sta cambiando continuamente.
La dismissione dei server locali
Un aspetto strettamente legato alla migrazione al cloud è la dismissione dei server locali. Sebbene non direttamente connesso al processo di migrazione, la dismissione dei server è una decisione importante che segna la fine di un’era per molti enti locali. Secondo i dati, il 70% dei comuni ha già avviato la dismissione dei propri server locali, con il 23% che ha completato il processo. Tuttavia, tra i comuni che non hanno ancora completato la dismissione, molti continuano a utilizzare server di età avanzata, con il 15% ancora in uso da più di dieci anni.
La maggior parte dei server ancora attivi svolge principalmente funzioni di archiviazione (47%) e gestione di applicativi (24%), attività che tenderanno a ridursi con il proseguire della migrazione al cloud.
Sicurezza informatica e disaster recovery
La sicurezza informatica rappresenta una delle principali preoccupazioni per i comuni, specie in un periodo di trasformazione digitale così radicale. L’82% dei comuni ha adottato sistemi di backup in cloud o soluzioni miste (cloud/locale), con il restante 18% che si affida solo a soluzioni locali. Il Disaster Recovery, ovvero la strategia di ripristino delle attività dopo eventi catastrofici o attacchi informatici, è una priorità crescente. Circa la metà dei comuni ha implementato un sistema di Disaster Recovery, mentre il 18% lo sta ancora sviluppando. Tuttavia, il 33% degli enti non dispone di una strategia di ripristino e non ha piani in fase di sviluppo.
Per quanto riguarda gli attacchi informatici, oltre l’80% dei comuni dichiara di non aver subito alcun attacco significativo dall’inizio del 2023. Gli attacchi più comuni sono quelli di phishing, che hanno colpito il 15% dei comuni, anche in modalità reiterata. La formazione continua sulla sicurezza è quindi fondamentale, considerando che l’8-10% dei comuni non sa se ha subito attacchi che hanno causato disservizi.
Quando gli attacchi causano disservizi, la gestione più diffusa è la segnalazione a un responsabile designato (Dpo, Rtd), scelta da ben il 91% dei comuni. Inoltre, il 13% dei comuni prevede l’attivazione di un team di risposta agli incidenti informatici (Csirt), mentre il 16% ha protocolli specifici per la gestione degli incidenti.
Qualità delle infrastrutture di rete: una sfida per i Comuni più piccoli
Un altro elemento cruciale per una migrazione efficace al cloud è la qualità dell’infrastruttura di rete dei comuni. Sebbene oltre la metà dei comuni sopra i 20.000 abitanti disponga di velocità di download superiori ai 100 Mbps, le realtà più piccole, soprattutto quelle situate in zone rurali o meno servite, sono in una posizione svantaggiata. Oltre l’80% dei comuni con meno di 5.000 abitanti ha contratti che prevedono velocità inferiori ai 100 Mbps, con il 30% che si trova sotto i 10 Mbps. Questi dati si riferiscono ai contratti stipulati dagli enti e devono essere letti come parametri formali, che potrebbero non riflettere la continuità e la qualità del servizio effettivamente erogato.
Un altro fattore da considerare è la disponibilità di linee di backup, che sono cruciali per garantire la resilienza dell’infrastruttura Ict di un comune. Più di 80% dei comuni sopra i 100.000 abitanti dispone di linee di backup, ma questa percentuale scende al 43% nei comuni con meno di 5.000 abitanti, una carenza che potrebbe comprometterne la capacità di rispondere adeguatamente a eventi imprevisti.
Digitalizzazione dell’attività amministrativa: stato attuale e sfide
Dal questionario emerge un buon livello di maturità per quanto riguarda la digitalizzazione degli atti amministrativi. Ad esempio, il 75% dei comuni ha informatizzato le determine e le delibere, un segnale positivo in termini di digitalizzazione delle pratiche burocratiche. Tuttavia, un tema centrale che emerge è l’integrazione con fonti esterne, soprattutto per i servizi legati all’utenza. In questo contesto, il Piano di Digitalizzazione Nazionale e Distretti (Pdnd) si dimostra un’opportunità significativa: il 90% dei comuni ha infatti aderito a questa iniziativa, potenziata dal Pnrr. Inoltre, il sistema delle anagrafi ha un ruolo fondamentale nell’incrementare l’interoperabilità dei servizi, in particolare per quanto riguarda il settore demografico.
Digitalizzazione dei servizi ai cittadini
L’analisi della digitalizzazione dei servizi ai cittadini mostra un’implementazione positiva nei comuni italiani. I servizi legati all’anagrafe, edilizia/urbanistica, scolastici e tributi sono erogati in modalità digitale in oltre il 70% dei comuni. Tuttavia, emerge una necessità diffusa: oltre il 40% degli enti locali dichiara di aver digitalizzato solo il front-office dei servizi, evidenziando che i processi interni legati all’erogazione dei servizi richiedono ulteriori interventi di digitalizzazione. Questo suggerisce che, pur essendo avanzata la digitalizzazione dei canali di fruizione esterni, c’è ancora ampio spazio per ottimizzare le operazioni interne e migliorare l’efficienza complessiva dei servizi pubblici.
Governance e innovazione
Per quanto riguarda la governance dell’Ict, emerge che la gestione delle tecnologie digitali è affidata principalmente a fornitori esterni, con una percentuale del 75% dei comuni che ricorre a risorse esterne per la gestione Ict. Questo modello sembra essere predominante, anche per quanto riguarda la gestione di processi di innovazione e digitalizzazione. Inoltre, molte delle figure chiave previste negli organigrammi degli enti, come il Responsabile della Transizione Digitale (Rtd) e/o il responsabile Ict, hanno profili prevalentemente amministrativi, con il 66% dei comuni più piccoli che ricorre a questa soluzione. Questa configurazione potrebbe limitare l’efficacia dei processi di digitalizzazione, in quanto la gestione IT richiede competenze tecniche specializzate.
Infine, le principali barriere percepite dai comuni per la trasformazione digitale riguardano la carenza di risorse economiche e umane. Questo ostacolo si manifesta non solo nei comuni di piccole dimensioni, ma anche in quelli di grandi dimensioni, dove la gestione del cambiamento e l’implementazione di nuove tecnologie risultano complesse senza adeguate risorse dedicate. La sfida principale resta, quindi, quella di dotare gli enti locali delle risorse necessarie per affrontare con successo la digitalizzazione.
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