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chiederemo tavolo partecipato con governo, sindacati e parti coinvolte” – Lavocedigenova.it


Un forno elettrico, due milioni di tonnellate l’anno, centinaia di posti di lavoro, impatto ambientale minimo. Non è più solo un’ipotesi accademica: l’idea di un nuovo impianto siderurgico a Cornigliano è entrata ufficialmente nel piano industriale dell’ex Ilva, con tanto di bollino del Governo. Lo ha ribadito con forza la Fiom Cgil Genova, che ha organizzato un convegno oggi all’Airport Hotel di Sestri Ponente dal titolo “La siderurgia a Genova: quale futuro?”

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Una giornata di dibattito serrato e fitto di interventi, in una sala gremita di persone, tra cui quelli del segretario Fiom Stefano Bonazzi, della sindaca Silvia Salis, del consigliere regionale Alessio Piana e del gruppo Danieli, leader mondiale nella produzione di impianti siderurgici. Tutti d’accordo su un punto: la siderurgia non è più quella del passato, e se ben progettata può diventare “motore occupazionale e industriale per il futuro della città”.

Salis che, inoltre, incontrerà domani il ministro delle Imprese Adolfo Urso per discutere del piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva che prevede un forno elettrico proprio a Cornigliano. 

Ad aprire i lavori è stato Stefano Bonazzi, segretario generale della Fiom Genova, che ha rivendicato con fermezza il nuovo scenario: “Il futuro della siderurgia può essere notevole. Ma deve partire dagli impianti attuali e deve avere un elemento di sviluppo significativo. Per la prima volta, il forno elettrico entra in un piano industriale approvato dal Governo: da oggi quella che era una discussione accademica diventa concreta. Un forno elettrico a Genova significa fino a 800 lavoratori potenzialmente coinvolti, vuol dire raddoppiare gli addetti dell’impianto genovese. È uno sviluppo occupazionale importante, non solo in termini di numeri ma anche di qualità del lavoro. E questo in una fase in cui la tecnologia ci consente impianti assolutamente ecocompatibili, anche in aree urbane e costiere, come già accade in molte parti d’Europa“. 

Questo “per noi è uno sviluppo significativo e la Fiom si batterà per ottenerlo. Attendiamo con attenzione il prossimo 31 luglio, quando è prevista la firma dell’accordo di programma su Taranto, anche se la riunione di oggi è stata rinviata. In quest’ottica, ai tre forni elettrici previsti a Taranto si potrebbe aggiungere quello di Genova. È un piano che vale due milioni di tonnellate. E anche se il contesto internazionale e i dazi impattano sulla siderurgia, c’è un elemento nuovo: oggi la siderurgia torna nei conti di tutti, nei governi, nei gruppi economici. È di nuovo vista come strategica. E il fatto che il Governo la affronti come tale, significa che Genova rientra in questa visione”.

In collegamento video registrato, il viceministro al mit Edoardo Rixi ha ribadito il ruolo strategico dell’acciaio: “È centrale per tutta la cantieristica, per la realizzazione di ponti, infrastrutture, grandi opere. È fondamentale per costruire navi, e perdere la produzione d’acciaio significa perdere queste possibilità. Il futuro è nell’acciaio, e la capacità dei nostri lavoratori è tra le più alte al mondo. Genova, in particolare, ha una logistica importante e può imitare i grandi stabilimenti del Nord Italia. Ha tutte le infrastrutture necessarie per diventare un nodo logistico europeo. Qui si può localizzare un impianto importante, che non solo riqualifichi un’area ma garantisca due milioni di tonnellate di produzione d’acciaio all’anno. Significa sufficiente capacità produttiva per dare futuro all’industria. Oggi produrre acciaio si può fare in modo green. Gli impianti genovesi sono già oggetto di un profondo processo di rebunkering e possono diventare un elemento qualificante della politica industriale nazionale“. 

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Tra gli interventi più articolati, quello della sindaca Silvia Salis, che ha preso la parola con toni netti ma equilibrati: “La siderurgia è parte della nostra storia politica e sociale. Il lavoro va tutelato, ma deve essere lavoro di qualità, sostenibile, in una comunità che è la nostra. Questa è una sfida che ci mette di fronte a paure reciproche: la paura di chi teme di perdere il lavoro, e quella di chi teme un prezzo ambientale da pagare. Ma dobbiamo superarle, e possiamo farlo solo affidandoci ai dati, alla scienza, e mai a un approccio populista. Non siamo qui per fare promesse vuote o narrazioni semplicistiche. Il mondo è incerto, tra guerre, dazi, crisi: abbiamo una responsabilità, ed è non sopprimere le filiere industriali”.

L’’ipotesi del forno elettrico “è una sfida complessa, perché tocca ambiente, occupazione, economia e umanità. Credo che serva un tavolo specifico per Genova e il Nord Italia, con Governo, Regione, Comune, sindacati e parti sociali. E su questo tema dobbiamo porci due domande: Chi paga? Perché servono miliardi, e deve essere chiaro da dove arrivano. E qual è la ricaduta reale sul territorio? Sul tema ambientale non possiamo basarci sulle nostre idee o paure. Dobbiamo affidarci alla scienza. E vigilare. La città perde ogni anno migliaia di giovani. Mi vengono i brividi. Se non vogliamo accettare che vadano via per sempre, dobbiamo pensare a che città vogliamo fra vent’anni. Io voglio un lavoro di qualità per i nostri ragazzi, non accetto stipendi da 900 euro al mese. Le ex aree Ilva devono restare industriali. Ma serve trasparenza, confronto e rispetto reciproco. Non mettiamo i lavoratori contro i cittadini”.

Il consigliere regionale Alessio Piana, delegato allo sviluppo economico, ha ricordato: “Questo percorso non nasce oggi. Come Regione lo seguiamo da tempo. Il ministro Urso già dalla fine del 2023 non aveva escluso la possibilità di svincolare Cornigliano dalle sorti di Taranto. L’accordo di programma ha compiuto 25 anni, ma è ancora attualissimo. Rappresenta la base per la prospettiva siderurgica del territorio. Ora si apre una fase nuova, con la riapertura delle manifestazioni d’interesse. Chi si affaccerà a questa opportunità ci darà elementi ulteriori per investire sul forno elettrico. Le istituzioni devono fare la loro parte, perché con la crescita e lo sviluppo anche le condizioni di vita e ambientali di Cornigliano potranno migliorare”.

A spiegare la parte tecnica ci ha pensato Antonello Mordeglia, presidente di Danieli Automation, “padre” dei forni digitali: “Il forno elettrico non è quello che molti pensano. Non è più fumi e rumore. È un prodotto coibentato, senza impatto sonoro o ambientale. In Giappone, a 15 km da Tokyo, ce n’è uno identico. Lo stesso in Arizona: si può parlare a cinque metri dal forno mentre fonde, senza accorgersene. Con la tecnologia Qone, il forno può persino suonare musica. Abbassiamo la frequenza fusoria per risparmiare energia e migliorare la qualità dell’acciaio. La differenza rispetto all’altoforno è netta: 200 kg di CO₂ per tonnellata contro i 2000 dell’altoforno. Usiamo energia rinnovabile, poche sostanze chimiche, e cariche orizzontali per evitare rumori. È una rivoluzione vera. Per l’ipotesi Cornigliano, s’impiega circa dai 24 ai 30 mesi, perché serve anche colata continua e laminatoio, perché non c’è solo il forno. Quindi anche per quanto riguarda il costo, si intende tutto”. 

Presente  al convegno Anna Moreschi, vicepresidente di Danieli S.p.A.: “Un’impresa è competitiva se insiste su un territorio competitivo. E con una Fiom che ragiona così, e una sindaca strutturata, la vostra regione sarà competitiva. L’Europa sta investendo decine di milioni in forni elettrici. Parliamo di futuro, e l’acciaio deve farne parte. Siamo pronti a portare le nostre tecnologie per un impianto sostenibile, ad alta qualità e che possa creare salari migliori e rilanciare la filiera industriale nazionale”.





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