Annuario Ice-Istat, nel 2024 commercio mondiale cresce del 2,3%. Export Italia vale 623 mld, -0,4% sul 2023. I DATI
Istat e ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) diffondono l’Annuario statistico Istat-ICE 2025 “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”.
Giunto alla 27a edizione e frutto della collaborazione tra l’Istat e l’ICE, nell’ambito del Sistan, e del contributo di Banca d’Italia, l’Annuario fornisce un quadro aggiornato al 2024 sulla struttura e sulla dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, nonché sulla struttura e le attività realizzate dai principali attori presenti sul territorio nazionale: operatori, imprese esportatrici e importatrici, e multinazionali a controllo nazionale ed estero.
Di seguito l’annuario Ice-Istat:
https://annuarioistatice.istat.it/avvio.html
Struttura ed evoluzione del commercio estero
Nel 2024 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra un aumento del 2,3% rispetto al 2023. Questo risultato è sintesi di una crescita dei volumi scambiati (+3,1%) e di una diminuzione dei valori medi unitari (-1,0%). Il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un aumento del 9,1% e crescono anche gli investimenti diretti esteri (+3,7%).
Nel 2024, il valore in euro delle esportazioni di merci dell’Italia, invariato nel 2023, ammonta a 623,5 miliardi di euro e registra una modesta flessione (-0,4%), sintesi di un aumento delle vendite di beni di consumo e di una contrazione delle esportazioni di energia, beni strumentali e beni intermedi. Il valore delle merci importate, pari a 568,7 miliardi di euro, si riduce del 3,9%, quasi totalmente a seguito della contrazione degli acquisti di energia. Queste dinamiche hanno determinato un netto miglioramento del saldo commerciale del nostro Paese, risultato positivo per 54,8 miliardi di euro (era +34,0 miliardi nel 2023).
Un contributo importante all’avanzo commerciale deriva dalla forte riduzione del deficit energetico
(-49,6 miliardi di euro, da -65,1 miliardi del 2023), su cui ha inciso sia l’ulteriore flessione dei prezzi dei prodotti energetici (in particolare gas naturale ed energia elettrica) sia la riduzione dei volumi importati di questi prodotti. Al netto della componente energetica l’avanzo commerciale raggiunge i 104,3 miliardi, in aumento rispetto al 2023 (+99,1 miliardi).
La modesta flessione delle esportazioni italiane in valore nel 2024 riflette una crescita dei valori medi unitari (+2,1%) e una riduzione, di quasi pari entità, dei volumi (-2,5%). Per le importazioni la riduzione in valore è spiegata principalmente dalla flessione dei volumi acquistati (-2,7%), mentre i valori medi unitari flettono dell’1,2%.
Nel 2024 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve diminuzione (2,76%, da 2,83% nel 2023) (Figura 1).
FIGURA 1. ESPORTAZIONI DELL’ITALIA E QUOTA DELL’ITALIA SULLE ESPORTAZIONI MONDIALI. Anni 2015-2024,
valori in milioni di euro e quote in percentuale
La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita in quasi tutte le aree geografiche, in particolare in Africa Settentrionale (da 6,34% a 5,89%), America Settentrionale (da 2,16% a 1,98%) e Altri Paesi Africani (da 1,31% a 1,19%). Incrementi della quota si rilevano invece nei Paesi europei non Ue (da 4,95% a 5,25%), Oceania (da 1,88% a 1,96%) e America centro-meridionale (da 1,36% a 1,37%).
Nel 2024 le esportazioni nazionali di servizi ammontano a 143,4 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2023 (+5,3%); le importazioni raggiungono i 150,4 miliardi (+6,9% rispetto al 2023). Gli investimenti italiani all’estero aumentano e raggiungono i 31,5 miliardi di euro, dai 28,3 miliardi del 2023; mentre gli investimenti esteri in Italia si dimezzano e scendono a 20,1 miliardi (erano 38,9 miliardi nel 2023).
Malgrado l’ulteriore contrazione della domanda tedesca di merci italiane, nel 2024 la Germania si conferma il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane, con una quota dell’11,4% dell’export nazionale. Stati Uniti e Francia si collocano al secondo e al terzo posto tra i Paesi partner, con quote pari, rispettivamente, al 10,4% e al 10,0%; seguono Spagna (5,5%), Svizzera (4,8%) e Regno Unito (4,4%). Tra i principali Paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali pari o superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2023) sono Turchia, Spagna, Regno Unito, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; all’opposto, quelli meno dinamici, per i quali si registrano le più ampie riduzioni della quota sull’export nazionale, sono Cina e Germania.
Con riguardo ai raggruppamenti principali di industrie, nel 2024, oltre alla riduzione del deficit nell’interscambio di prodotti energetici si registra un deficit minore anche nell’interscambio di beni intermedi (-7,9 miliardi di euro, da -14,3 miliardi nel 2023); per i beni di consumo si rileva un incremento del saldo positivo, che passa da +58,1 miliardi del 2023 a +62,3 miliardi nel 2024; mentre per i beni strumentali il saldo positivo si riduce, portandosi a +50,0 miliardi nel 2024, da +55,3 miliardi dell’anno precedente.
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2024 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (24,42%); pietre tagliate, modellate e finite (15,29%); prodotti da forno e farinacei (13,19%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (12,66%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,26%); prodotti vegetali di bosco non legnosi (10,15%); altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio (9,80%); macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (9,75%) (Figura 2).
Rispetto al 2023 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre preziose lavorate (da 5,68% a 8,61%), materiali da costruzione in terracotta (da 22,40% a 24,42%) e pietre tagliate, modellate e finite (da 13,34% a 15,29%); i cali più ampi riguardano navi e imbarcazioni (da 8,58% a 6,42%) e altri mezzi di trasporto (da 7,58% a 5,78%).
FIGURA 2. QUOTE DELL’ITALIA SULLE ESPORTAZIONI MONDIALI PER ALCUNI RAGGRUPPAMENTI DI PRODOTTI (CPA).
Anni 2023-2024, valori percentuali
La modesta flessione dell’export in valore nel 2024 è sintesi di andamenti divergenti tra le regioni italiane; gli incrementi più marcati riguardano Toscana (+13,6%), Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+11,1%) e Calabria (+9,4%); all’opposto, i cali maggiori si segnalano per Basilicata (-42,4%), Marche (-29,7%) e Liguria (-24,1%).
Le esportazioni aumentano soltanto per l’Italia centrale (+4,0%), mentre si riducono con diversa intensità per le restanti aree: Italia insulare (-5,4%), Italia meridionale (-5,3%), Italia nord-occidentale (-2,0%) e Italia
nord-orientale (-1,5%).
La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l’87,2% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno contribuisce per il 10,4%. Nel 2024 la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia-Romagna (13,4%), Veneto (12,9%), Toscana (10,1%) e Piemonte (9,7%). Rispetto al 2023 l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per il Centro (da 17,6% a 18,4%) mentre si riduce per il Nord-ovest (da 38,0% a 37,4%), il Nord-est (da 31,7% a 31,4%), il Sud (da 7,6% a 7,2%) e le Isole (da 3,4% a 3,2%).
Operatori economici del commercio estero
Nel 2024, 133.437 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (137.911 nel 2023). La distribuzione per valore delle vendite conferma la presenza di un ampio segmento di “micro esportatori”: 71.357 operatori presentano un ammontare di fatturato all’export molto contenuto (fino a 75mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,2%. D’altra parte, 5.753 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro e realizzano il 75,3% delle vendite complessive sui mercati esteri.
Rispetto all’anno precedente, nel 2024 l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro diminuisce in valore dell’1,6%. Questo risultato sottende riduzioni di diversa entità, diffuse a quasi tutte le classi interne a questo aggregato: diminuiscono le vendite all’estero degli operatori della classe di fatturato estero compresa tra 250mila e 5 milioni di euro (-4,7%), di quelli della classe inferiore a 75mila euro (-1,3%) e di quelli della classe compresa tra 5 e 50 milioni di euro (-0,7%); mentre aumentano le esportazioni degli operatori della classe compresa tra 75 e 250mila euro (+2,9%).
Le esportazioni degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro) crescono dello 0,8%% (Figura 3).
FIGURA 3. OPERATORI ED ESPORTAZIONI PER CLASSE DI VALORE ALL’EXPORT. Anni 2020-2024, numero di operatori
e valori in milioni di euro
Nel 2024 aumenta la concentrazione delle esportazioni realizzate dai primi 1.000 operatori (da 52,7% a 53,2% dell’export complessivo), così come crescono le quote dei primi 100 operatori (da 26,2% a 26,7%) e dei primi 20 (da 12,8% a 13,3%) (Figura 4).
FIGURA 4. CONTRIBUTO ALL’EXPORT DEI PRINCIPALI OPERATORI. Anni 2021-2024, graduatorie degli operatori secondo il valore delle esportazioni, valori percentuali
Considerando gli operatori secondo i mercati di sbocco, il 45,5% esporta merci verso un unico mercato mentre il 18,0% opera in oltre 10 mercati. La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale è comunque diffusa: nel 2024 il numero più elevato di presenze di operatori commerciali residenti in Italia si registra nei Paesi europei non Ue (87.215), in America settentrionale (46.488) e in Asia orientale (37.795) (Prospetto 1).
PROSPETTO 1 – OPERATORI DELLE ESPORTAZIONI PER AREA GEOGRAFICA DI DESTINAZIONE. Anno 2024, numero
di presenze degli operatori per area geografica
AREE GEOGRAFICHE Operatori
Paesi europei non Ue 87.215
America settentrionale 46.488
Asia orientale 37.795
Medio Oriente 33.420
Unione europea 31.093
America centro-meridionale 25.395
Africa settentrionale 20.939
Altri Paesi africani 18.416
Oceania e altri territori 18.194
Asia centrale 18.542
Con 38.533 presenze all’estero, il settore dei macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) è quello con il numero più elevato di operatori all’export nel 2024 (Figura 5).
FIGURA 5. OPERATORI ED ESPORTAZIONI PER CLASSE DI VALORE E MERCI ASSOCIATE ALL’ATTIVITÀ ECONOMICA. Anno 2024, presenze degli operatori e quota percentuale per classe di valore sul totale delle esportazioni settoriali
Seguono i settori degli articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi con 30.591 presenze; metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, con 28.980 presenze; prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori con 28.186.
I primi cinque Paesi per numero di presenze di operatori commerciali italiani sono Svizzera (oltre 51mila), Stati Uniti (circa 43mila), Regno Unito (circa 36mila), Germania e Francia (oltre 25mila). Un numero elevato di operatori è presente anche in Spagna (circa 22mila) (Prospetto 2).
PROSPETTO 2.
OPERATORI PER PRINCIPALI PAESI. Anno 2024, presenze degli operatori
PAESI Operatori
Svizzera 51.204
Stati Uniti 42.552
Regno Unito 35.839
Germania 25.188
Francia 25.077
Spagna 21.976
Polonia 19.440
Paesi Bassi 18.015
Turchia 17.630
Belgio 17.430
Austria 17.383
Canada 16.937
Romania 16.676
Emirati Arabi Uniti 16.502
Cechia 15.533
Grecia 15.502
Cina 15.447
Australia 14.720
Portogallo 14.460
Giappone 14.334
Le regioni con il maggior numero di operatori all’export sono Lombardia (quasi 50mila), Veneto (oltre 22mila e 500), Emilia-Romagna (quasi 18mila), Toscana (oltre 16mila e 500) e Piemonte (circa 15mila).
Imprese esportatrici: struttura e performance economica
Nel 2023, le imprese esportatrici attive sono 120.170, in leggero calo rispetto al 2022 (120.876). Il calo riguarda in particolare la classe dimensionale con 0-9 addetti (da 67.619 a 66.366); diminuisce, in misura modesta, anche la classe con 10-19 addetti (da 22.278 a 22.182), mentre si rilevano aumenti per le altre classi dimensionali superiori. Nel 2023 le vendite all’estero mostrano andamenti differenziati per le diverse classi dimensionali di imprese: si riducono le esportazioni delle imprese con 250-499 addetti (-5,6% rispetto al 2022), 20-49 addetti (-3,8%), 50-99 addetti (-3,1%) e 100-249 addetti (-0,4%); per contro, aumentano quelle delle imprese con 500 addetti e oltre (+2,9%), 0-9 addetti (+2,4%) e 10-19 addetti (+1,1%).
In termini settoriali, il 49,9% delle imprese esportatrici attive nel 2023 è costituito da imprese manifatturiere (con un peso del 78,0% sul valore complessivo delle esportazioni delle imprese industriali e dei servizi). Seguono le imprese commerciali, che rappresentano il 37,3% del totale, e quelle attive in altri settori, pari al 12,9%.
Si conferma la relazione positiva tra contributo alle esportazioni nazionali e dimensione di impresa, espressa in termini di addetti: nel 2023, le grandi imprese esportatrici (2.231 unità con almeno 250 addetti) hanno realizzato il 51,6% delle esportazioni italiane (in aumento rispetto al 51,2% del 2022); le medie imprese
(50-249 addetti) il 29,5% (29,8% nel 2022) e le piccole (meno di 50 addetti) il 18,9% (19,0% nel 2022).
Considerando classi di addetti più dettagliate, rispetto al 2022 aumenta l’incidenza sul totale dell’export delle imprese con 500 addetti e oltre (da 36,0% a 37,2%) mentre si registrano riduzioni per le imprese con 250-499 addetti (da 15,2% a 14,4%), 20-49 addetti (da 10,3% a 9,9%) e 50-99 addetti (da 12,0% a 11,7%). Per tutte le altre classi, le incidenze sono pressoché invariate.
Nella manifattura, dove sono attive 59.905 imprese esportatrici, il 42,8% delle aziende esporta meno del 10% del fatturato mentre solo il 10,6% destina ai mercati esteri una quota pari o superiore ai tre quarti delle vendite.
L’incidenza delle imprese marginalmente esportatrici si riduce notevolmente al crescere della dimensione dell’impresa, rimanendo comunque rilevante sia per le medie (20,7% delle imprese tra 50 e 249 addetti) sia per le grandi (12,5% di quelle con 250 addetti e oltre). Una quota significativa di imprese con una propensione elevata sui mercati esteri (pari o oltre il 50% ma inferiore al 75%) appartiene al segmento delle grandi imprese (32,1%).
Sempre con riguardo alla manifattura, le imprese esportatrici presentano una propensione media all’export che aumenta al crescere della dimensione aziendale. Tuttavia la propensione risulta già elevata fra le
micro-imprese (27,4%) e superiore al 39% fra le medie e le grandi. Per le imprese esportatrici i differenziali sono sensibilmente positivi rispetto alle unità non esportatrici in termini di costo unitario del lavoro e ancor più di produttività apparente del lavoro (valore aggiunto per addetto). Questi risultati sono solo in parte riconducibili alle differenze dimensionali tra queste due sotto-popolazioni di imprese (Figura 6).
FIGURA 6. PROPENSIONE ALL’EXPORT E DIFFERENZIALI DI PERFORMANCE ECONOMICA TRA IMPRESE MANIFATTURIERE ESPORTATRICI E NON ESPORTATRICI PER CLASSE DI ADDETTI. Anno 2023, valori percentuali
(a) Rapporto tra fatturato estero nella vendita di merci e fatturato complessivo dell’impresa esportatrice.
(b) Numero medio di addetti per impresa.
(c) I risultati prodotti risentono della ridotta numerosità delle imprese non esportatrici per questa classe di addetti.
L’analisi per tipologia di governance delle imprese esportatrici manifatturiere conferma il ruolo rilevante nell’export italiano di quelle appartenenti a gruppi multinazionali (Figura 7). Nel 2023, le imprese appartenenti a gruppi multinazionali (il 15,1% delle imprese esportatrici manifatturiere) spiegano oltre i tre quarti dell’export della manifattura (76,7%): in particolare, le imprese appartenenti a multinazionali a controllo italiano detengono il peso più rilevante (45,3%), mentre quelle a controllo estero ne generano circa un terzo (31,4%). Le imprese italiane indipendenti non appartenenti a gruppi, che rappresentano il segmento più ampio delle imprese manifatturiere esportatrici (67,0%), realizzano soltanto l’11,8% dell’export del comparto; analoga quota delle esportazioni (11,5%) è generata dai gruppi domestici italiani (il 17,9% delle imprese esportatrici nella manifattura).
FIGURA 7. IMPRESE ESPORTATRICI E VALORE DELLE ESPORTAZIONI DELLA MANIFATTURA PER TIPOLOGIA DI GOVERNANCE. Anno 2023, valori percentuali
Imprese esportatrici per genere
Nel 2023, sul totale delle 120.170 imprese esportatrici attive, solo il 17,3% è a conduzione femminile. L’imprenditoria maschile domina coprendo quasi i quattro quinti con il 79,7% delle imprese. Resta un 3,0% di imprese non classificabili . La quota di export sul totale generato dalle imprese femminili è pari al 6,7%, poco più di 38 miliardi di euro, a fronte degli oltre 514 miliardi delle imprese maschili (90,8%).
Le imprese esportatrici a guida femminile sono generalmente più piccole di quelle a conduzione maschile: solo il 5,6% ha almeno 50 addetti (12,7% quelle maschili). L’analisi mostra una relazione negativa tra presenza di imprese femminili (e loro contributo all’export) e dimensione d’impresa. Nel 2023, tra le
micro imprese (0-9 addetti), il 20,7% è a guida femminile e attiva il 16,4% dell’export di tale classe dimensionale (Figura 8). L’incidenza delle aziende a guida femminile si riduce al 5,7% tra le imprese con 250-499 addetti e al 3,6% tra quelle con almeno 500 addetti e le relative quote di export scendono, rispettivamente, al 6,4% e al 3,2%.
FIGURA 8. IMPRESE ESPORTATRICI E VALORE DELLE ESPORTAZIONI PER GENERE E CLASSE DI ADDETTI DELL’IMPRESA. Anno 2023, valori percentuali
Le imprese esportatrici femminili prevalgono tra quelle di età d’impresa più bassa. Tra le ‘giovani’ con non più di cinque anni di vita, il 23,0% è a guida femminile e genera il 12,5% dell’esportazioni delle imprese di tale classe di età (Figura 9). All’aumentare dell’età dell’impresa, l’incidenza di quelle femminili si riduce. Le imprese maschili prevalgono tra quelle di età più elevata, con 21 anni e più (82,3%) e realizzano il 91,6% dell’export delle imprese di tale classe di età.
FIGURA 9. IMPRESE ESPORTATRICI E VALORE DELLE ESPORTAZIONI PER GENERE E CLASSE DI ETA’ DELL’IMPRESA. Anno 2023, valori percentuali
In termini settoriali, le imprese esportatrici a conduzione femminile sono maggiormente presenti nel commercio (19,1%) e generano il 10,0% dell’export del comparto: la presenza massima (24,6%) riguarda il settore del commercio al dettaglio, dove le imprese femminili, tuttavia, realizzano soltanto l’8,6% dell’export di settore.
Nella manifattura, la presenza di imprese femminili scende al 15,9%, per una quota di export sul totale del comparto decisamente contenuta, pari al 6,0%. I settori manifatturieri con una presenza più elevata di imprese a guida femminile sono confezione di articoli di abbigliamento e confezione di articoli in pelle e pelliccia (32,7%), fabbricazione di articoli in pelle e simili (22,2%), industrie tessili (19,1%) e industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (17,2%); al contrario, quelli con una presenza minore, sono industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio e fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (per entrambi 10,5%). In termini di quote di export settoriale, le imprese femminili realizzano quelle più elevate nei settori industria del legno e dei prodotti in legno e sughero, mobili esclusi, fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (12,5% dell’export settoriale), fabbricazione di articoli in pelle e simili (12,4%) e metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (10,2%).
Nei rimanenti settori, la presenza di imprese femminili si attesta al 17,1% con un peso dell’export pari al 5,6%.
Imprese esportatrici con sistemi di gestione ambientale certificati
Nel 2023, sono 5.359 le imprese esportatrici in possesso di un sistema di gestione ambientale certificato sotto accreditamento (il 4,5% del totale delle imprese esportatrici), per un valore delle esportazioni di merci pari a 213,6 miliardi di euro (il 37,7% del totale).
La diffusione della certificazione accreditata dei sistemi di gestione ambientale cresce all’aumentare della dimensione aziendale, espressa in termini di addetti: è, dunque, meno diffusa tra le piccole imprese (solo lo 0,3% delle imprese esportatrici con 0-9 addetti e il 2,6% di quelle con 10-19 addetti) (Figura 10). È invece più elevata per le grandi imprese (il 38,6% delle imprese esportatrici con 250-499 addetti e il 43,9% di quelle con almeno 500 addetti) che esportano in misura maggiore: le imprese con certificazione ambientale con almeno 500 addetti spiegano circa il 58% dell’export della classe dimensionale, quelle con 250-499 addetti il 38,7% e quelle con 100-249 addetti, il 36,0%.
FIGURA 10. IMPRESE ESPORTATRICI CON CERTIFICAZIONE AMBIENTALE PER CLASSE DI ADDETTI. Anno 2023,
valori assoluti e valori percentuali
Nel 2023, il 76,1% delle imprese esportatrici con certificazione ambientale accreditata (4.078 unità) opera nel comparto manifatturiero. L’elevata incidenza mostra una particolare attenzione delle imprese manifatturiere al tema della sostenibilità ambientale ma è in parte anche riconducibile all’elevato numero di obblighi e controlli normativi cui è sottoposta la loro attività produttiva (nonché agli incentivi messi a disposizione sulle tematiche ambientali), tra le maggiormente responsabili delle emissioni inquinanti.
Le imprese manifatturiere con certificazione ambientale esportano merci per un valore pari al 41,7% del totale dell’export realizzato dalle imprese del comparto e al 32,5% delle esportazioni nazionali.
Sempre con riguardo alla manifattura, le imprese con certificazione ambientale mostrano una propensione all’export maggiore (45,3%) rispetto alle altre imprese (40,5%); in termini di performance, sono più produttive (Figura 11), con divari significativi per le imprese più piccole e decrescenti all’aumentare della dimensione aziendale.
FIGURA 11. PRODUTTIVITÀ DELLE IMPRESE ESPORTATRICI MANIFATTURIERE CON CERTIFICAZIONE AMBIENTALE E NON PER CLASSE DI ADDETTI (a). Anno 2023, valori assoluti e valori percentuali
(a) Valore aggiunto per addetto.
Esportazioni di servizi per caratteristiche d’impresa
Nel 2023, il valore in euro dell’export di servizi dell’Italia ammonta a 137,2 miliardi di euro, di cui il 48,1% è attribuibile alle caratteristiche d’impresa, attraverso tecniche di micro data linking tra i dati sugli scambi internazionali di servizi (ITSS), a livello di singola impresa, rilevati dalla Banca d’Italia per la compilazione della bilancia dei pagamenti e i dati di struttura d’impresa presenti nei registri statistici sulle imprese dell’Istat .
Le imprese di grandi dimensioni (con 250 addetti e oltre) spingono l’export italiano di servizi, rappresentando il 58,5% del totale delle esportazioni di servizi associabili alle caratteristiche d’impresa.
L’area Ue rappresenta il principale mercato di sbocco per l’export di servizi delle imprese italiane; questo vale in particolare per le piccole (0-49 addetti) e le medie (50-249 addetti), che destinano rispettivamente il 62,6% e il 59,3% delle loro esportazioni verso tale area (Figura 12). Le grandi imprese, pur esportando principalmente verso l’area Ue (54,3%), mostrano una significativa apertura anche ai mercati extra Ue (45,7%). Infine, anche per l’export di servizi non attribuibile alle imprese, l’area Ue è il mercato prevalente (53,4%).
FIGURA 12. ESPORTAZIONI DI SERVIZI PER DIMENSIONE D’IMPRESA E AREA DI DESTINAZIONE. Anno 2023, valori percentuali
Le imprese manifatturiere, tradizionalmente focalizzate sull’export di beni, rivestono un ruolo importante anche nelle vendite all’estero di servizi, realizzando il 32,5% delle export di servizi associabile alle caratteristiche d’impresa. Seguono le imprese dei settori delle attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 18,5%.
Anche nell’export di servizi, come in quello delle merci, è rilevante il ruolo delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali: nel 2023, l’84,4% dell’export di servizi attribuibile alle caratteristiche d’impresa è realizzato dalle imprese appartenenti a gruppi multinazionali: il 51,6% da quelle di gruppi multinazionali a controllo estero, il 32,8% da quelle di gruppi multinazionali a controllo italiano.
La localizzazione delle imprese industriali a controllo estero in Italia
Nel 2022, il valore aggiunto industriale realizzato dalle multinazionali estere in Italia si concentra per il 41,0% nell’Italia nord-occidentale; seguono l’Italia nord-orientale (27,2%), l’Italia centrale (15,6%), l’Italia meridionale (9,9%) e l’Italia insulare (6,2%). Le regioni che forniscono il più ampio contributo sono Lombardia,
Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio e Toscana (Figura 13).
FIGURA 13. GRADUATORIA DELLE PRIME 10 REGIONI PER CONTRIBUTO AL VALORE AGGIUNTO INDUSTRIALE REALIZZATO IN ITALIA DALLE MULTINAZIONALI ESTERE. Anno 2022
PER SAPERNE DI PIU’:
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link