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Italia, innovazione a due velocità: eccellenza green e ritardi nel capitale umano e negli investimenti


I risultati del quadro europeo di valutazione dell’innovazione (EIS), lo strumento della Commissione europea che misura i progressi dei singoli Stati membri in materia di innovazione, mostrano un’Italia che migliora rispetto al 2024, ma che resta sotto la media UE. I progressi dal 2018 sono evidenti in particolare per quanto riguarda risorse umane, attrattività del sistema di ricerca e digitalizzazione.

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Bene in particolare la performance del sistema della ricerca, per cui l’Italia si posiziona al di sopra della media UE, guadagnando competitività soprattutto nelle co-pubblicazioni scientifiche. E dal 2024 la quota di studenti stranieri che fanno il dottorato in Italia ha iniziato ad aumentare.

Il Paese registra anche miglioramenti per quanto riguarda la digitalizzazione e la gestione del capitale umano, anche se l’indicatore relativo all’apprendimento permanente è peggiorato.

Bene anche gli indicatori sull’innovazione sostenibile, dove l’Italia si distingue come “Eco-Innovation Leader”, classificandosi al 6° posto in Europa.

Non mancano purtroppo anche le ombre. Ma partiamo dall’analisi di quello che è migliorato.

I progressi del sistema d’innovazione italiano

Rispetto alla precedente edizione, l’Italia ha mostrato un progresso notevole nel suo indice di innovazione complessivo.

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Il Summary Innovation Index dell’Italia è infatti aumentato di +3,4 punti percentuali rispetto al 2024, progresso che porta il recupero dal 2018 a +15,4 punti percentuali, più della crescita media dell’UE (+12,6%).

Tra gli indicatori che hanno registrato i miglioramenti significativi spicca il numero di PMI che introducono innovazioni di processo aziendale, in crescita del +41,7% nell’ultimo anno. Dato che posiziona l’Italia al 3° posto tra gli Stati membri dell’UE.

Anche le PMI che introducono innovazioni di prodotto hanno mostrato un robusto incremento del +31,3 punti percentuali nello stesso periodo.

Trend positivo anche per quanto riguarda l’occupazione nelle imprese innovative, che ha registrato una crescita sostanziale del +25,1% dal 2024 al 2025, confermando il 3° posto dell’Italia a livello UE in questa categoria.

Questi progressi si inseriscono in un trend complessivo di miglioramento delle risorse umane, dell’attrattività del sistema di ricerca e della digitalizzazione.

In particolare, la percentuale di studenti di dottorato stranieri ha iniziato ad aumentare dal 2024, contribuendo all’attrattiva del sistema di ricerca italiano.

Per quanto riguarda le tecnologie dell’informazione, gli investimenti italiani superano la media dell’UE, grazie soprattutto a robusti investimenti nel cloud computing.

Si è inoltre osservato un progresso nel numero di specialisti ICT impiegati, sebbene questo indicatore rimanga ancora leggermente al di sotto della media UE.

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Nonostante i progressi complessivi, il sistema innovativo italiano mostra alcune criticità e indicatori in peggioramento.

L’Italia non raggiunge la media dell’UE nelle aree legate agli investimenti, come i finanziamenti e il sostegno e gli investimenti delle imprese. Questi divari ostacolano in modo significativo la performance complessiva del Paese nell’Indice sintetico dell’innovazione.

Dal 2018 il Paese ha compiuto alcuni progressi in alcune aree, come la spesa in R&S nel settore pubblico e, soprattutto, in termini di spesa in capitale di rischio, con
investimenti in crescita nelle startup, ma gli investimenti delle imprese rimangono lontani dalla media UE e con variazioni negative nel periodo 2018-2025.

La struttura economica del Paese si basa in gran parte sulle microimprese, i cui investimenti si sono ridotti negli ultimi anni. Inoltre, il sostegno pubblico diretto e indiretto alla R&S delle imprese rimane stagnante, non facendo leva su
investimenti privati in R&S.

Le spese per innovazione non legate alla R&S hanno subito un considerevole peggioramento: -29,2% dal 2024 al 2025 e di -34,8% dal 2018 al 2025.

La performance nel 2025 è del 67,1% rispetto alla media UE, posizionando l’Italia al 18° posto tra gli Stati membri dell’UE e al 23° posto tra gli Stati membri dell’UE e i Paesi vicini.

Peggiorano anche le spese per innovazione per persona impiegata, che hanno visto un peggioramento di -10.9 punti percentuali dal 2024 al 2025 e di -5.8 punti percentuali dal 2018 al 2025.

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Le criticità sulla gestione del capitale umano

Per quanto riguarda il capitale umano, l’Italia affronta ancora sfide significative che ne frenano il potenziale innovativo, evidenziate da diversi indicatori.

Un punto di debolezza persistente è la popolazione con istruzione terziaria: nel 2025, la performance del Paese si attesta al 29,4% rispetto alla media UE, posizionando l’Italia al 26° posto tra gli Stati membri.

Nonostante un modesto aumento del +1.1% dal 2018 e del +2.4% dal 2024, questa posizione rimane critica e rappresenta l’indicatore più basso classificato.

A complicare il quadro, l’indicatore della popolazione coinvolta nell’apprendimento permanente ha registrato un preoccupante peggioramento dell’11,5% tra il 2024 e il 2025. Con una performance del 76.2% rispetto alla media UE nel 2025, l’Italia si colloca al 20° posto tra gli Stati membri, un dato che ostacola il complessivo processo di recupero del Paese.

Infine, la mobilità da un lavoro all’altro dei professionisti HRST (Human Resources in Science and Technology) si conferma un punto dolente. Questo indicatore rimane molto basso, con una performance nel 2025 del 50.0% rispetto alla media UE, che posiziona l’Italia al 21° posto tra gli Stati membri.

La situazione è ulteriormente aggravata da un peggioramento che si attesta a -0.6% dal 2018 e -3.6% dal 2024, segnalando una scarsa dinamicità nel mercato del lavoro altamente qualificato.

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Il confronto con il resto d’Europa

Complessivamente, il Paese si posiziona 14° nella classifica degli Stati membri e 18° in quella che comprende anche i Paesi vicini all’UE.

Tredici Stati membri dell’Unione Europea hanno evidenziato un miglioramento nel loro punteggio di innovazione rispetto all’anno precedente, con Malta che guadagna 7,6 punti, seguita dal Lussemburgo (+5 punti).

Dal 2018, tutti i Paesi dell’UE hanno progressivamente migliorato le proprie prestazioni in materia di innovazione, sebbene l’entità di tale avanzamento sia variata, spaziando da un modesto +0,9 punti in Lussemburgo a un significativo +30 punti in Estonia.

Analizzando i risultati chiave, la Svezia ha riconquistato la sua posizione di principale innovatore dell’UE, registrando un aumento del 12,9% dal 2018, grazie soprattutto ai progressi nell’apprendimento permanente, nella spesa per ricerca e sviluppo (R&D) delle imprese e nel cloud computing.

L’Irlanda si è affermata alla guida del gruppo degli “Innovatori forti”, con una crescita delle prestazioni del 13,3% dal 2018, distinguendosi per i suoi punti di forza nel cloud computing, nella produttività di CO2 basata sulla produzione e nella collaborazione con le PMI.

Infine, la Croazia ha compiuto un salto nel gruppo degli “Innovatori moderati”, a seguito di un notevole aumento di 19,4 punti percentuali dal 2018.

Tuttavia, l’EIS 2025 e il quadro di valutazione dell’innovazione regionale (RIS) recentemente pubblicati mostrano un lieve calo di 0,4 punti tra il 2024 e il 2025.

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Questo recente rallentamento evidenzia la necessità di un’azione accelerata di fronte all’incertezza e alla crescente concorrenza globale, come sottolineato nella bussola per la competitività dell’UE e da strategie mirate, come quelle rivolte alle start-up e scale-up.

L’analisi regionale

Oltre al rapporto relativo al quadro europeo di valutazione dell’innovazione, che fornisce un’analisi annuale dei progressi registrati dagli Stati membri, la Commissione ha pubblicato il quadro regionale di valutazione dell’innovazione che fornisce, su base biennale, l’analisi delle prestazioni delle varie regioni europee.

Quest’ultimo rapporto evidenzia un panorama regionale disomogeneo, con miglioramenti a lungo termine e un divario in termini di innovazione che si riduce tra le regioni con i risultati migliori e quelle con i risultati peggiori.

Tuttavia, persistono disparità tra l’Europa settentrionale e quella meridionale.

Per quanto riguarda l’Italia, tra le regioni più performanti spiccano la Provincia Autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia, tutte riconosciute come “Forti Innovatori”.

Sei regioni, inclusa il Lazio, rientrano nella categoria “Innovatori Moderati+”, mentre altre cinque si posizionano come “Innovatori Moderati” o “Innovatori Moderati-“. La Valle d’Aosta è l’unica regione classificata come “Innovatore Emergente+”.

Nonostante un miglioramento complessivo delle performance innovative in tutte le regioni italiane tra il 2018 e il 2025 – con la Campania che ha registrato l’aumento più significativo -, cinque regioni hanno subito un marcato declino tra il 2023 e il 2025.

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Campania, Puglia, Calabria e Sardegna hanno evidenziato forti progressi in specifiche aree di innovazione tra il 2018 e il 2025, come la penetrazione della banda larga, le co-pubblicazioni scientifiche internazionali, le pubblicazioni scientifiche tra il 10% più citate e vari indicatori relativi alle PMI (innovazioni di prodotto e processo, e collaborazione innovativa).

Tuttavia, le loro performance continuano a essere frenate da basse spese per innovazioni non-R&S e da un limitato coinvolgimento nell’apprendimento permanente.

Il Paese persiste nel mostrare significative disparità regionali sia economiche che innovative, con la storica divisione Nord-Sud che rimane il più duraturo squilibrio strutturale.

Ciononostante, dal 2018, sette delle 21 regioni hanno raggiunto progressi sostanziali nell’innovazione (oltre il 15% di crescita), di cui quattro situate nel Sud Italia o nelle Isole, indicando un graduale processo di convergenza.

La ripresa post-pandemica ha beneficiato tutte le regioni italiane, con il Sud che ha superato la media nazionale per crescita di produzione e occupazione, sostenuta da un’accelerazione degli investimenti pubblici dal 2023, anche grazie ai fondi della Politica di Coesione 2021-2027 e all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Italia leader nell’innovazione sostenibile

Differente la posizione italiana, rispetto agli altri Paesi UE, per quanto riguarda l’innovazione sostenibile, misurata attraverso l’Eco- Innovation Index.

L’Eco-Innovation Index (Indice di Eco-Innovazione) rappresenta uno strumento di valutazione comparativa delle performance di eco-innovazione degli Stati membri dell’Unione Europea dal 2014 al 2024.

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Questo indice misura l’eco-innovazione, attraverso un totale di 12 indicatori, basandosi su cinque aree tematiche principali: input di eco-innovazione, attività di eco-innovazione, output di eco-innovazione, risultati in termini di efficienza delle risorse e risultati socio-economici.

Per quanto riguarda la posizione italiana, il paese si distingue come uno degli “Eco-Innovation Leaders”, avendo raggiunto un punteggio di 150.1.

Questo risultato è frutto di un aumento significativo di +17 punti rispetto all’anno precedente (2023) e posiziona l’Italia al sesto posto nella classifica UE dietro a Finlandia, Danimarca, Austria, Lussemburgo e Svezia.



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