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Ecco il piano per decarbonizzare l’ex Ilva


Un Piano di Decarbonizzazione per gli stabilimenti del Gruppo AdI in AS è stato presentato ai sindacati durante l’incontro convocato al Mimit, il ministero delle Imprese e del made in Italy.

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“Al fine di garantire la continuità operativa di tutti i siti produttivi del Gruppo Acciaierie d’Italia, tutelare i livelli occupazionali e rispondere alle esigenze del mercato nazionale ed europeo, è necessario garantire una produzione fino a 8 milioni di tonnellate annue di acciaio, in coerenza con quanto previsto nella richiesta di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) presentata dall’azienda per il sito produttivo di Taranto” si legge nelle slide del piano.

Il raggiungimento di tale obiettivo prevede la costruzione di forni elettrici fino ad un numero pari a 4: tre forni elettrici presso il sito di Taranto, per una capacità produttiva complessiva di 6 milioni di tonnellate annue, e un forno elettrico presso lo stabilimento di Genova, con una capacità di circa 2 milioni di tonnellate annue, a servizio delle unità produttive del Nord.

In linea con il Piano di Decarbonizzazione del Gruppo, si prevede inoltre la realizzazione di impianti di preriduzione (DRI) fino ad un numero pari a 4 e localizzati a Taranto, per alimentare fino a 3 forni elettrici di Taranto ed 1 forno elettrico di Genova, ammesso e non concesso che gli enti locali accettino l’installazione di una nave gasiera all’interno della rada del porto di Taranto.

Nel piano è anche previsto un “Programma per ripristino della marcia a tre altiforni a partire da fine marzo 2026”.

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Per quanto riguarda Afo 1, il 15 settembre è la data indicativa per dissequestro al fine di garantire riavvio entro marzo 2026, L’azienda dichiara che il crogiolo è già disponibile, ed è stato consegnato a marzo, mentre le piastre sono previste in consegna tra il 20 ed il 30 agosto.

Per Afo 2 sia il crogiolo che piastre e refrattari sono state acquistate e sono previste in consegna entro fine ottobre, con il riavvio dell’impianto programmato per gennaio 2026. Infine per Afo 4 è previsto che le piastre siano in consegna entro il 20 agosto, mentre sull’impianto è prevista la procedura attualmente in corso detta shot Crete fino a dicembre, mentre tra gennaio e marzo quando l’impianto sarà fermato vi sarà la sostituzione delle piastre, con la ripartenza dello stesso prevista a fine marzo.

Un forno elettrico ad arco

Il Piano di Decarbonizzazione per gli stabilimenti del Gruppo AdI in AS, prevede quindi un’Opzione A con la realizzazione di 3 forni elettrici e 4 impianti di preriduzione (DRI) nel sito di Taranto, con la completa decarbonizzazione che dovrebbe attuarsi in 8 anni attraverso la realizzazione dei nuovi impianti entro il 2033.

Nella così detta fase 0 è previsto l’utilizzo di tutti e tre gli altiforni in marcia. Nella fase 1 si colloca la costruizione del primo Forno Elettrico più il primo e il secondo Impianto di Preriduzione (DRI), dal 2026 al 2029, con due altoforni in marcia. Nella Fase 2 è prevista la costruzione di un secondo Forno Elettrico e di un terzo Impianto di Preriduzione (DRI), dal 2028 al 2031 con un solo altoforno in marcia. Nella Fase 3 è infine prevista la costruzione di terzo Forno Elettrico nr. 3 e del quarto Impianto di Preriduzione, dal 2030 al 2033 e il conseguente spegnimento dell’ultimo alfoforno.

E’ inoltre prevista la realizzazione di impianti di cattura della CO2 (CCS) per i nuovi moduli di preriduzione (DRI). L’impianto CCS è finalizzato alla cattura e la liquefazione della CO₂ prodotta dal processo industriale, con successivo trasporto e stoccaggio permanente, impedendone il rilascio nell’atmosfera. La realizzazione di un impianto di CCS dovrà contribuire alla riduzione delle emissioni in un’ottica di transizione ecologica e rappresenta un elemento chiave per assicurare la sostenibilità economica e la competitività del progetto in un orizzonte di medio-lungo termine.

Nella sezione dedicata al tempo di rientro dell’investimento per CCS, è previsto un risparmio di costi operativi per circa 150 milioni di euro all’anno, considerando 1,5 milioni di tonnellate di mancate emissioni di CO2 all’anno valorizzate ad un prezzo di 100 € per tonnellata. A fronte di un investimento di 500 milioni di euro per la realizzazione di un modulo per la cattura di CO2 (CCS), è previsto un tempo di rientro pari a circa 3 anni.

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In considerazione dell’Opzione A, la realizzazione dei nuovi impianti avverrà in diverse aree dello stabilimento: nell’area MUA (dove si trova il refettorio), in quella della granulazione della ghisa, nell’area dell’agglomerato 1, in quella del parco loppe e dell’area adiacente ad esso, nell’area dell’altoforno 1 e FOC 1 (forni a calce).

Un impianto di produzione del DRI

L’Opzione B prevede invece la completa decarbonizzazione dello stabilimento in 7 anni con la realizzazione dei nuovi impianti entro il 2032.

Anche qui abbiamo una fase 0 in cui è previsto l’utilizzo di tutti e tre gli altiforni in marcia. Per la Fase 1 vi è la costruizione del primo Forno Elettrico dal 2026 al 2029 affiancato da due altoforni. Nella Fase 2 è prevista la realizzazione del secondo Forno Elettrico dal terzo trimestre del 2028 al secondo trimestre del 2031, con un altoforno in marcia. Infine nella Fase 3 ci sarà il terzo Forno Elettrico dal 2030 al 2032 e e il conseguente spegnimento dell’ultimo alfoforno.

Nel Piano di Decarbonizzazione per gli stabilimenti del Gruppo AdI in AS, vi sono anche le proiezioni di fabbisogno energetico (energia elettrica, gas naturale) per ciascuno scenario.

Per l’Opzione A è prevista la realizzazione di una nuova centrale elettrica, con 4 impianti DRI, 3 forni elettrici e senza acquisto di energie elettrica dall’esterno e l’assetto della CET (centrale termoelettrica) a massima produzione per copertura intero fabbisogno dello stabilimento.

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Per quanto concerne invece l’Opzione b, prevista la realizzazione di una nuova centrale elettrica, senza impianti DRI, 3 forni elettrici e senza acquisto di Energia Elettrica dall’esterno e l’assetto della CET (centrale termoelettrica) a massima produzione per copertura intero fabbisogno dello stabilimento.

Una centrale CSS per la cattura di CO2

Infine, è stata valutata come non realizzazione l’installazione di un impianto di preriduzione (DRI) nel sito di Genova.

Nel piano si legge che “le aree dello Stabilimento di Genova sono situate al confine con l’Aeroporto di Genova, e pertanto sono soggette a vincoli aeroportuali. in particolare, circa l’altezza dei manufatti, nel “Cono aereo” per ogni direzione di decollo e atterraggio sono previste altezze massime a scaglioni, da 5m a 45m. Per tutte le aree limitrofe previste altezze massime fino a ca. 48m. I nuovi impianti/manufatti con una altezza superiore a limite sono sottoposti a valutazione Enac. Un impianto DRI per la produzione di ca. 2.5 Mton/ anno di DRI ha uno sviluppo in altezza di circa 140 metri. Si era pertanto ipotizzato di collocare tale impianto nell’area ex-Centrale Termica, limitrofa al “cono aereo”. Da verifiche informali effettuate con Aeroporto di Genova e con Enac Dir. Nord Ovest, è emerso che la realizzazione di un manufatto con altezza stimata in circa 140 metri (ca. tre volte il limite previsto) non è verosimilmente percorribile in alcuna area dello Stabilimento, per prossimità al “cono aereo”. È prevista da procedure Enac attualmente in vigore la possibilità di chiedere deroghe in caso di pre-esistenti manufatti con sviluppo similare, oppure in caso di differenze di ingombro minimali-ma nessuna delle due ipotesi risulta verificata allo stato attuale”.

Nel piano si legge che “grazie al Piano di Decarbonizzazione sviluppato per il Gruppo, Acciaierie d’Italia sarà in grado di offrire sul mercato 8 milioni di tonnellate annue di acciaio verde interamente prodotto in Italia, rispondendo concretamente alla domanda di clienti nazionali ed europei. A regime, l’offerta Acciaierie d’Italia rappresenterà una cruciale opportunità strategica per favorire la filiera siderurgica italiana, evitando l’esternalizzazione della produzione, generando un impatto positivo in termini di indotto e contribuendo a rafforzare la capacità industriale nazionale, permettere ai clienti di acquistare acciaio senza incorrere in dazi o meccanismi di adeguamento alle frontiere (es. CBAM), garantire ai clienti finali l’accesso a prodotti distintivi, non facilmente reperibili sul mercato, come tubazioni di grande diametro e lamiere speciali”.

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(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2025/07/14/ecco-perche-laia-per-lilva-non-ce-ancora/)

2025 07 – ADI Piano Decarbonizzazione 4 DRI – vs2

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