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Dazi, potrebbe esserci uno spiraglio di trattativa


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Da alcuni mesi, il Presidente Donald Trump annuncia l’avvio dei dazi, poi li rimanda e poi li riannuncia di nuovo. In concomitanza con questi altalenanti proclami, le Borse internazionali si affossano e poi rimbalzano, in una strategia che non sembra del tutto casuale. A ogni modo, stavolta la fatidica data sembrerebbe essere quella del primo agosto, con l’imposizione di dazi pari al 30% verso l’Unione Europea, così come accaduto nei confronti del Messico. Ma quale sarebbe il motivo per l’adozione di queste misure protezionistiche? In pratica, come da mesi sostiene, Trump ritiene – come riporta l’ANSA – che la bilancia commerciale fra USA e UE penda troppo a favore dell’UE e che il deficit sarebbe dovuto a barriere commerciali, tariffarie e non tariffarie a danno degli Stati Uniti.

La lettera contiene però uno spiraglio di trattativa: “Se desiderate aprire i vostri mercati commerciali, finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo valutare una modifica a questa lettera (tramite la quale sono state rese note le tariffe, NdR). Queste tariffe potrebbero essere modificate, al rialzo o al ribasso, a seconda del nostro rapporto con il vostro Paese”.

Confagricoltura
“I dazi al 30% all’Europa annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump vanno oltre ogni più cupa previsione e sono assolutamente inaccettabili. Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, sarebbero una condanna che va a colpire non solo il settore primario, ma l’economia di interi Paesi”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta la lettera di annuncio dei dazi USA inviata alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

“Le nostre imprese – aggiunge Giansanti – non potrebbero sopportare un carico di questo tipo, e la questione non riguarda solo la filiera agroalimentare. Come Europa, dobbiamo essere uniti nel negoziato e trovare una soluzione che non affossi l’economia del nostro continente e che non metta in discussione i sistemi produttivi sul tema delle barriere non tariffarie”.

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Fedagripesca
“Occorrerà una posizione ferma e unita da parte della UE nella trattativa con l’amministrazione americana, con l’auspicio che si arrivi a un accordo tra le parti che scongiuri l’imposizione dei dazi al 30%. Comunque si chiuderà la vicenda, tuttavia, è fondamentale pensare da subito a misure compensative sulle esportazioni, affinché le imprese siano messe nella condizione di operare con la migliore competitività possibile”. È questo il commento di Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative (federazione che associa 3000 cooperative agroalimentari e della pesca, che fatturano complessivamente oltre 35 miliardi di euro), all’indomani dell’invio della lettera del Presidente Trump all’Unione Europea.

“Quella che inizia lunedì è una settimana decisiva per il futuro delle nostre imprese e di tutto il comparto agricolo”, ammonisce il presidente. La Commissione si appresta infatti a presentare il prossimo il 16 luglio la prima proposta di bilancio comunitario, delineando il piano finanziario che riguarderà la futura Pac (Politica Agricola Comune).

Secondo il Presidente Drei “è quanto mai urgente, alla luce del quadro internazionale che si sta delineando, prestare la massima attenzione all’ammontare delle risorse e al reale sostegno che si intende dare alle imprese del settore. “L’Europa è chiamata ora più che mai a sostenere le proprie filiere agricole: non farlo sarebbe un errore macroscopico”, conclude il Presidente, che rinnova quindi l’appello all’Europa “per un reale sostegno alla competitività delle imprese, attraverso misure di semplificazione e il progressivo abbandono di decisioni di natura ideologica che non portano a reali benefici”.

Coldiretti
I dazi al 30% annunciati dal presidente Usa Donald Trump sui prodotti europei potrebbero costare alle famiglie statunitensi e all’agroalimentare italiano oltre 2,3 miliardi di euro. È quanto emerge da una stima Coldiretti, effettuata sulla base dell’impatto per le filiere nazionali già sperimentato in occasione delle tariffe aggiuntive imposte dal tycoon nel suo primo mandato, che aveva portato a un calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti. L’impatto in termini di prezzi maggiorati per i consumatori americani si tradurrebbe inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di “sconti” da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi porta inevitabilmente a prodotto invenduto per le imprese tricolori, costrette a dover cercare nuovi mercati. Il tutto senza dimenticare il pericolo falsi, con gli Stati Uniti primo produttore mondiale di falso cibo made in Italy. L’eventuale scomparsa di molti prodotti italiani dagli scaffali rappresenterebbe un assist per la già fiorente industria del tarocco, stimata in un valore di 40 miliardi.

Al danno immediato in termini di un probabile calo delle esportazioni, andrebbe ad aggiungersi quello causato dalla mancata crescita, con il cibo made in Italy in Usa che quest’anno puntava a superare il traguardo dei 9 miliardi di euro, dopo aver raggiunto lo scorso anno il valore record di 7,8 miliardi di euro, grazie a un incremento delle vendite del 17% rispetto al 2023, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

A pesare è anche il fatto che le nuove tariffe aggiuntive andrebbero a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine, a partire da quelle già sottoposte a dazio. Con il dazio al 30%, le tariffe aggiuntive per alcuni prodotti simbolo del made in Italy arriverebbero al 42% per il pomodoro trasformato, al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate, secondo una proiezione Coldiretti.

“Imporre dazi al 30% sui prodotti agroalimentari europei sarebbe un colpo durissimo all’economia reale, alle imprese agricole che lavorano ogni giorno per portare qualità e identità nel mondo, ma anche ai consumatori americani, che verrebbero privati di prodotti autentici o costretti a pagarli molto di più oltre ad alimentare il fenomeno dell’italian sounding – afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – Purtroppo non possiamo che constatare, laddove dovessero essere confermati i dazi il 1 agosto, il totale fallimento della politica esercitata dalla Von der Leyen a danno dei settori produttivi e delle future generazioni. La presidente deve spendersi per una soluzione vera, come non ha ancora fatto. In un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici ed economici globali, colpisce la totale assenza di coraggio e di visione strategica da parte dell’Europa. Mentre il mondo si riarma, le filiere si ricompongono e le grandi potenze investono nel rafforzamento della propria sovranità alimentare ed energetica, Bruxelles pensa a tagliare risorse proprio ai settori produttivi più strategici come l’agricoltura e dell’economia reale”.

Cia
“I dazi al 30% minacciati da Trump sono una proposta irricevibile. L’Europa sia unita e non arresti il negoziato. Bisogna scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, che sarebbe catastrofica per tutto il settore agroalimentare”. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’annuncio dei dazi al 30% da parte di Trump, che metterebbero a rischio un mercato florido per le nostre aziende.

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“Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”. Secondo Fini, “l’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”. Ecco perché “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. A partire proprio dai prodotti più esposti verso Washington”.



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