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Digita Academy diventa innovation hub, fabbrica di futuro tra formazione e lavoro


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A Napoli Est si sta costruendo qualcosa di importante, che va oltre la semplice formazione digitale. La Digital Academy, nata otto anni fa quasi come un esperimento, è diventata oggi un modello concreto di collaborazione tra università e aziende. Un ponte solido tra la formazione accademica e il mondo del lavoro, capace di offrire reali opportunità a tanti giovani che cercano di farsi strada in un mercato sempre più competitivo e veloce. Una scommessa ormai vinta, che grazie alla collaborazione tra Università degli Studi di Napoli Federico II e Deloitte Digital (ma anche a innumerevoli partner che si sono aggiunti anno dopo anno) diventata infatti uno snodo fondamentale per la formazione di talenti digitali, capaci di rispondere alle esigenze reali del mercato e di accompagnare le aziende in una trasformazione digitale ormai inevitabile.

I numeri sono eloquenti: più di 180 aziende coinvolte, oltre 600 ragazzi formati, un percorso che non si limita a insegnare nozioni tecniche, ma accompagna i partecipanti a comprendere e governare davvero la trasformazione digitale delle imprese. Ma a saltare agli occhi è il placement del 97%, un valore per il sistema Mezzogiorno. E ieri, nell’Aula magna del campus federiciano di San Giovanni a Teduccio 44 allievi dell’ottava edizione della Digita Academy hanno celebrato il Graduation day, illustrando, riuniti in team, i 35 progetti realizzati in collaborazione con Deloitte e le aziende partner dell’edizione 2024/25: BhBlasted, Capri Group, Conexo, Graded, IConsulting, Idir, Iniziativa Cube, P.A. Advice, Petrone Group, Unitiva, Vuolo Taddeo, Zest Innovation.

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Il sistema

Digita è un sistema che funziona, tanto da attrarre figure professionali che spesso tornano a Napoli da altre grandi città italiane. Una risposta concreta al tema della fuga dei cervelli, e soprattutto una promessa di futuro per il territorio. A raccontare questa realtà è Antonio Pescapè, direttore scientifico della Digita Academy e docente della Federico II, che sottolinea quanto oggi non sia più sufficiente formare semplicemente dei “tecnici” o dei “digital specialist”. Le imprese chiedono di più: «Spesso le aziende hanno bisogno di digitalizzare processi, adottare nuove tecnologie, ma mancano delle competenze interne per governare questi cambiamenti. Noi vogliamo creare una rete di talenti e aziende che faccia da ponte e supporto, con un’offerta formativa che si rinnova costantemente per rispondere ai nuovi bisogni, per aiutare le imprese a muoversi con sicurezza in un mondo digitale in continua evoluzione». Dal prossimo anno, quindi, si darà una risposta ai bisogni delle aziende, «connettendo sin dall’inizio la nostra rete di partner e aziende nelle quali oggi lavorano i digiters degli anni scorsi. L’idea – ha aggiunto Pescapè – è quella di creare una relazione sostanzialmente già di business, quindi questo diventa un vero e proprio innovation hub, dove si creano relazioni di business tra aziende che vogliono lavorare con i nostri ragazzi». Se un’azienda non ha le competenze digitali per portare avanti un progetto, quindi, dal prossimo anno lavorerà con un’altra azienda che quelle competenze già le ha, seguendo i digiters insieme.

La sfida è tenere il passo con un mercato in rapido mutamento, integrando tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale generativa e rendendole funzionali e applicabili in contesti concreti. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, la metà dei progetti sviluppati dagli studenti si è concentrata proprio sull’AI, con casi reali proposti dalle aziende partner, che hanno così potuto collaborare direttamente con i giovani talenti. A credere fortemente in questo progetto c’è Deloitte, che ha fatto di Napoli una delle sue sedi strategiche, con più di 650 professionisti operativi e un ruolo chiave nella crescita del territorio.

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I progetti

«L’intelligenza artificiale non sostituirà mai l’uomo — ha ammesso Matteo Zanza, Human Capital Leader Deloitte Central Mediterranean, — ma chi saprà usarla avrà un vantaggio decisivo. Il nostro compito è far sì che queste tecnologie diventino strumenti reali e accessibili, capaci di migliorare il lavoro quotidiano delle aziende e delle persone». E tra le esperienze più emblematiche di questa contaminazione tra formazione e impresa c’è GenAi hub, il progetto in cui studenti con background molto diversi, dalle materie STEM alle discipline umanistiche, hanno collaborato per sviluppare un assistente virtuale, Solaria, capace di trasformare idee in soluzioni tecnologiche concrete. Un esempio tangibile di come il lavoro di squadra e la contaminazione di competenze diverse possano generare innovazione. Innovazione e creatività trovano spazio anche nel lavoro di Manuel Perrotta, psicologo del marketing, che ha collaborato con BhBlasted per realizzare un assistente digitale che rivoluziona il modo di gestire le campagne pubblicitarie online. Grazie all’intelligenza artificiale, questa piattaforma non solo analizza e prevede l’andamento delle campagne, ma suggerisce interventi mirati per migliorarle e, infine, è in grado di crearle in modo automatico partendo da poche informazioni: prodotto, budget e target. «Il nostro obiettivo — racconta Perrotta — è abbattere le barriere tecniche per lasciare più spazio a strategia e creatività. Questa rivoluzione è partita da Napoli, e non sappiamo ancora dove ci porterà, ma siamo orgogliosi che sia nata qui».

L’esperienza della Digita Academy dimostra dunque che Napoli può essere un motore di crescita e innovazione, capace di trattenere e valorizzare i propri talenti. Un ecosistema che si costruisce giorno dopo giorno, attraverso una collaborazione concreta tra università, aziende e giovani, con uno sguardo fermo sulle sfide del presente e del futuro.

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