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Futuri desiderabili nell’era dell’AI Generativa


Già oggi, le applicazioni di AI consentono di automatizzare attività standardizzate, ripetitive e di routine, e di aumentare le capacità umane in attività più complesse, creative e cognitivamente impegnative, in cui sono fondamentali intuizione e comprensione del contesto. Ma nel 2035, nell’era delle tecnologie generative, cambierà profondamente il modo di imparare, riflettere e immaginare delle persone.

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Ci saranno ‘antroscienziati’ con profili ibridi tra l’intuizione umana e l’indagine scientifica, che indagheranno il modo in cui individui, culture e società interagiscono con le tecnologie, gli ambienti e le organizzazioni, per tradurre comportamenti, valori e motivazioni umani in idee per l’innovazione, le politiche e la progettazione organizzativa. E dei ‘symfoodist’, ricercatori con competenze transdisciplinari che uniscono scienza alimentare, psicologia sensoriale ed etica con la conoscenza dell’intelligenza artificiale, per progettare sistemi nutrizionali in grado di attivare il flusso creativo, il recupero psicologico e l’allineamento metabolico con i ritmi circadiani e cognitivi. E ancora degli ‘empathitect’, facilitatrici di ecosistemi umani, che progetteranno architetture emozionali per comunità e organizzazioni, creando ambienti in cui le persone possono esprimere appieno il loro potenziale in armonia con i ritmi collettivi.

Sono alcuni dei nuovi profili professionali identificati negli 8 futuri alternativi descritti dalla nuova ricerca dell’Osservatorio FUTURES | Sense Making by System Thinking del Politecnico di Milano, presentata al convegno ‘Making Distant Futures | Learning, Reflecting, and Imagining in the Generative Technologies Era (2035)’. Uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management (www.osservatori.net) che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.

Claudio Dell’Era, Emilio Bellini e Stefano Magistretti

Padroneggiare la creazione del futuro

La seconda edizione dell’Osservatorio ha esplorato gli approcci pionieristici alla creazione del futuro nell’era delle tecnologie generative, identificando i futuri ‘distanti’ nei processi aziendali di produzione e assorbimento della conoscenza nel 2035, in particolare nell’attività di ricerca (scoperta di opportunità), nell’innovazione (creatività e progettazione), nella gestione delle risorse umane (crescita del capitale umano) e nel people management (benessere e coinvolgimento). Dopo aver identificato i ‘futuri prossimi’ sulla base di oltre 30 trend più diffusi di come le tecnologie cambieranno i processi aziendali, 50 professionisti organizzati in team interaziendali hanno lavorato per riflettere collettivamente e progettare futuri di significato e desiderabili, disegnandone 8 alternativi che in buona parte hanno sovvertito le previsioni dei trend attuali.

“In contesti fortemente volatili, incerti, complessi e ambigui come quelli della società moderna è richiesto a leader, innovatori e organizzazioni di progettare con responsabilità e proattività futuri desiderabili, piuttosto che limitarsi ad adattarsi o reagire adattarsi a futuri emergenti una volta che si sono espressi”, spiega Claudio Dell’Era, Direttore dell’Osservatorio FUTURES | Sense Making by System Thinking. “Con la società che evolve rapidamente, con dinamiche di mercato volatili e incertezze geopolitiche, le previsioni diventano sempre più difficili e le organizzazioni oggi si trovano in difficoltà nel decidere quali iniziative perseguire e come allocare le risorse in modo efficace. Padroneggiare la creazione del futuro diventa una capacità sempre più critica”.

“È essenziale che le organizzazioni coltivino un pensiero orientato al futuro per essere competitive”, continua Emilio Bellini, Direttore dell’Osservatorio FUTURES | Sense Making by System Thinking. “Per questo, devono definire in modo proattivo le strategie per il cambiamento, guardando oltre le opzioni esistenti e considerando anche le possibilità emergenti. La creazione del futuro è quel processo attraverso cui le organizzazioni possono costruirlo attivamente, per realizzarlo. Richiede nuove capacità, pratiche e routine per interpretare e dare significato ai futuri immaginati, esplorando non solo quelli plausibili e probabili, ma anche i futuri di significato e desiderabili”.

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“In questo contesto, l’Osservatorio ha rafforzato le competenze e le capacità organizzative dei leader e innovatori nell’immaginare e plasmare dei futuri ‘distanti’, sperimentando in modo collaborativo strumenti e metodologie all’avanguardia per individuare e interpretare i segnali deboli di potenziali cambiamenti”, aggiunge Stefano Magistretti, Direttore dell’Osservatorio FUTURES | Sense Making by System Thinking. “Più in generale, abbiamo promosso una mentalità critica e riflessiva nella progettazione di scenari futuri di significato e desiderabili, con un dialogo e scambio continui tra diversi ambiti di conoscenza per coltivare una cultura dell’innovazione incentrata sulle persone, sulla società e sul pianeta”.

Un futuro lontano nella ricerca

Nell’attività di ricerca scientifica, il manifesto sul futuro ‘distante’ ‘Tecnologie generative come motore di decostruzione cognitiva’ immagina una nuova era di produzione di conoscenza in cui creatività umana e tecnologia intelligente convergono per espandere i limiti della comprensione e dell’innovazione. Mette in luce alcuni elementi che confermano e altri che smentiscono i principali trend sul futuro probabile in questo ambito.

Come da previsioni del futuro ’prossimo’, nella ricerca le tecnologie generative saranno motori di decostruzione cognitiva, consentendo ai ricercatori di concettualizzare sistemi alternativi. Ma nel futuro distante si rifiuta l’idea che le tecnologie generative siano partner autonomi che prendono decisioni indipendenti: non generano intrinsecamente soluzioni accessibili o inclusive, devono essere guidate intenzionalmente per farlo. Si rifiuta anche la visione delle tecnologie generative come semplici amplificatori della cognizione umana: l’AI ha il potenziale di migliorare la percezione dei segnali corporei interni, aiutando i ricercatori a diventare più consapevoli dei propri pregiudizi, rafforzare il ragionamento intuitivo e sviluppare una visione più profonda del mondo. Se progettate come ecosistemi trasparenti e multiprospettici, abbinate a un impegno per l’adattabilità intellettuale, le tecnologie migliorano la capacità di interagire in modo significativo con la complessità

Si conferma che gli algoritmi non discriminano intrinsecamente: i pregiudizi emergono dai dati su cui sono addestrati e dai presupposti sottostanti. I ricercatori dovrebbero abbandonare l’affidamento a modelli generici che generano indiscriminatamente grandi volumi di informazioni e promuovere ecosistemi in cui le tecnologie generative siano pre-addestrate su set di dati specifici per dominio e curati dall’uomo, garantendo risultati affidabili, interpretabili e attuabili.

La sua storia è rappresentata in questo video:

Un futuro lontano nell’HR

In ambito HR, il manifesto del futuro ‘distante’ ‘Reflective Human Growth’ che emerge dall’indagine identifica un futuro in cui l’IA è in collaborazione con l’uomo nelle attività lavorative, valorizza il tempo per la riflessione, la creatività e le interazioni maggiormente significative. Nel 2035 migliorerà le carriere, consentendo agli individui di prosperare preservando l’autonomia, promuovendo l’adattabilità. Nell’apprendimento continuo, integrerà il potenziale umano, aiutando gli individui ad allinearsi alle tendenze del settore e guidando lo sviluppo proattivo delle competenze. I leader ispireranno la crescita, con un mentoring collaborativo.

Un esempio concreto di applicazione del futuro ‘distante’ è quello che coinvolge Nick, un symfoodist di 38 anni, con competenze di ‘emotelligence’, un’eccezionale intelligenza emotiva, ‘intuilogic’, bilanciamento tra intuizione e logica, e ‘resonactivism’, capacità di catalizzare l’azione collettiva. E Laura, simpathitect di 48 anni, con competenze di ‘empowermentology’, una leadership basata sulla facilitazione della crescita, e capacità di plasmare ambienti emozionali e relazionali per l’evoluzione collettiva. Entrambi supportati da un ‘motore di riflessione relazionale’ basato sull’AI che aiuta a decodificare le tensioni emotivo-occupazionali combinando percezione affettiva, riconoscimento di schemi e un’impalcatura dialogica.

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Il sistema percepisce un disallineamento tra le motivazioni di Nick e il contesto organizzativo, ancora prima di essere espresso, attraverso segnali biometrici, comportamentali e prestazionali. Li segnala all’ufficio per l’empowerment, che coinvolge in modo riservato Laura, la people mentor assegnata, che con Nick esplora potenziali percorsi di riposizionamento nell’organizzazione. L’AI presenta diversi percorsi di scenario, dal riposizionamento interno a transizioni di ruolo più ampie. Nick decide di passare a un nuovo ruolo e nel percorso Laura è coinvolta come mentore, garantendo la sicurezza psicologica.

Il journey di questo futuro possibile è rappresentato in questo video:



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