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Terna, Sace, Leonardo, Enav e Snam. Le grandi aziende per la ricostruzione dell’Ucraina


Dalla prima giornata della Conferenza per la ricostruzione del Paese aggredito e devastato dalla Russia arriva un veicolo da mezzo miliardo e accordi per 10 miliardi per infrastrutture ed energia. Terna, Sace, Leonardo, Enav e Snam in prima linea

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10/07/2025

L’Italia si afferma come protagonista assoluta nella corsa alla ricostruzione dell’Ucraina. La prima giornata della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, in programma alla Nuvola dell’Eur, ha portato in dote il primo vero scatto verso la rinascita del Paese aggredito e devastato dalla Russia. Con l’Italia e le sue imprese che si preparano a fare da testa di ponte per tutte le altre realtà industriali che vorranno partecipare alla ripartenza di Kyv, una volta, si spera, terminata la guerra (qui l’intervista alla vicepresidente di Confindustria, Barbara Cimmino).

Sono due le novità emerse dai lavori della Conferenza. Primo, la costituzione di un fondo di equity dentro il quale convogliare il grosso delle risorse che andranno a finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. Secondo, un ventaglio di accordi, del valore complessivo di 10 miliardi, tra le imprese europee, molte delle quali italiane, e il governo di Kyiv. Il tutto sotto il cappello dei quattro miliardi, che costituiscono la somma che l’Unione europea donerà all’Ucraina solo per quest’anno (nel conto andrebbero messi anche i famosi asset russi congelati, ma per il momento su quel versante non si muove nulla).

Partendo proprio dalla creazione del Fondo, a spiegarne il meccanismo è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Lo European Flagship Fund for the Reconstruction è “il più grande fondo azionario a livello mondiale a sostegno della ricostruzione, facendo leva sul denaro pubblico per attrarre investimenti su larga scala dal settore privato e massimizzare le sinergie con gli operatori di mercato esistenti per contribuire alla ricostruzione del Paese, partendo dai comparti di energia, trasporti, materie prime essenziali e industrie a duplice uso. Più nel dettaglio, ad oggi Italia, Germania, Francia, Polonia e Commissione Ue, attraverso Banca europea per gli Investimenti, sono gli attori che stanno costruendo insieme il veicolo. Quanto alla potenza di fuoco, il capitale iniziale è di 220 milioni di euro ma il fondo mira a mobilitare 500 milioni di euro entro il 2026, con un’ulteriore raccolta di fondi prevista al migliorare delle condizioni di sicurezza.

Seconda gamba del piano per l’Ucraina, gli investimenti delle imprese. Qui tutto poggia su un pacchetto di accordi da 2,3 miliardi di euro con istituzioni finanziarie pubbliche internazionali e bilaterali a sostegno degli sforzi di ripresa e ricostruzione dell’Ucraina. Lo sforzo include 1,8 miliardi di euro in garanzie sui prestiti e 580 milioni di euro in sovvenzioni, per mobilitare fino a 10 miliardi di euro di investimenti in Ucraina. Nel dettaglio, saranno previsti 500 milioni di euro in garanzie e sovvenzioni per aiutare le piccole imprese ucraine, comprese le start-up e quelle che impiegano veterani e sfollati, 600 milioni di euro per progetti su larga scala del settore privato in settori chiave come l’energia, i trasporti e la produzione, 520 milioni di euro per le infrastrutture municipali nelle aree colpite dalla guerra, tra cui sanità, mobilità urbana e alloggi, altri 265 milioni di euro per stabilizzare la rete energetica ucraina, ricostruire la capacità di energia rinnovabile e migliorare l’efficienza energetica e 310 milioni di euro per riparare e ricostruire le infrastrutture critiche, compresi alloggi, ospedali e strutture mediche.

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Ed è stata proprio la padrona di casa, la premier Giorgia Meloni, a lanciare un accorato appello si è rivolta soprattutto agli imprenditori. “Il sistema Italia può fare la differenza, non abbiate paura, investire non è un azzardo, ma è un investimento in una Nazione che ha mostrato resilienza, è investimento su pace, sulla sicurezza dei nostri cittadini e sull’Europa intera. Certo, il cammino della ricostruzione dell’Ucraina non sarà facile, e sarà pieno di insidie, ma anche pieno di opportunità. Ecco perché, come già scritto nella dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7, noi vogliamo evitare che della ricostruzione possano beneficiare anche quelle entità che hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra russa”.

Tra le imprese italiane in prima linea, c’è per esempio Snam che, insieme a Gas Transmission System Operator of Ukraine, operatore del sistema di trasporto del gas naturale in Ucraina e verso i Paesi dell’Unione europea, ha firmato un memorandum di cooperazione finalizzato a consolidare la sinergia tra i mercati del gas ucraino e italiano, con l’obiettivo di rafforzare sicurezza energetica, integrazione regionale e sostenibilità nel lungo periodo. I principali ambiti di cooperazione si concentreranno sull’analisi delle prospettive del gas naturale liquefatto e del trasporto del gas via pipeline tra i due Paesi, compreso l’utilizzo potenziale degli impianti di stoccaggio ucraini, e sulla creazione di una piattaforma di collaborazione per la manutenzione della rete e per attività di ricerca nell’ambito del trasporto di gas decarbonizzati.

Ancora, Terna e Npc Ukrenergo, il Transmission System Operator ucraino, hanno firmato un altro memorandum per favorire lo scambio di esperienze e tecnologie avanzate nella gestione dei sistemi elettrici di trasmissione. L’accordo, della durata di tre anni, promuove la collaborazione tra le due società in ambiti di reciproco interesse, tra cui la sicurezza energetica, l’innovazione tecnologica e la sostenibilità. Terna e Ukrenergo condivideranno esperienze operative nella gestione del sistema elettrico, oltre a competenze tecniche e normative, organizzando programmi di formazione congiunti e promuovendo iniziative di ricerca e sviluppo. Tra le altre aziende coinvolte, anche Leonardo ed Enav e l’Ukrainian State Air Traffic Services Enterprise, l’ente statale ucraino responsabile della gestione del traffico aereo. L’intesa prevede un’iniziativa congiunta per ripristinare e potenziare le infrastrutture di navigazione aerea civile del Paese, nell’ambito del Ukraine Air Traffic Management Restoration and Recovery Plan.

Non è finita, anche Sace è scesa in campo. La società del Tesoro ha siglato tre accordi con il ministero dell’Economia ucraino, il Fondo Europeo per gli Investimenti e Ukreximbank (State Export Import Bank of Ukraine). Le intese riguardano la ricostruzione e lo sviluppo economico, promuovendo la collaborazione tra imprese italiane e ucraine, l’accesso alle soluzioni assicurative e finanziarie offerte da Sace, Cdp e Simest a sostegno dell’export e dell’internazionalizzazione e iniziative congiunte per favorire la cooperazione nei progetti di ricostruzione, l’incentivo ai contratti di export delle imprese italiane verso l’Ucraina e l’identificazione e lo sviluppo di opportunità di interesse comune, con un focus sui settori di agroindustria, meccanica avanzata, industria chimica e trasporti.



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