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“Soprattutto in questa fase, le riforme non sono un lusso, ma una necessità” – Serbian MonitorSerbian Monitor


Intervista originale di Biagio Carrano

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La riforma non è una questione di convenienza, ma di necessità. Anche nei momenti turbolenti, i sistemi devono continuare a evolversi, ci dice Violeta Jovanović all’inizio della nostra conversazione negli affollati uffici della NALED (Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Economico Locale) nel centro di Belgrado, dove ricopre il ruolo di direttrice esecutiva sin dalla fondazione. In effetti, in questo periodo la Serbia sembra tutto tranne che un Paese con una direzione chiara: i manifestanti che bloccano gli incroci rappresentano una buona metafora della situazione sociale attuale, in cui i leader politici sono sospesi tra la repressione violenta e il dialogo aperto con il movimento di protesta guidato dagli studenti, in fermento ormai da oltre nove mesi.

La Serbia sta vivendo una forte fase di polarizzazione, non solo politica ma anche sociale. Dallo scorso novembre, i blocchi stradali e le proteste si verificano quotidianamente in molte città del Paese. Questo influisce inevitabilmente sulle azioni dei ministeri e sull’attuazione delle riforme suggerite dalla NALED, tanto che negli ultimi dodici mesi solo due delle 100 proposte di riforma incluse nell’ultima edizione del Libro Grigio sono state parzialmente attuate. La Serbia ha dunque rinunciato alle riforme?

Alla NALED restiamo pienamente impegnati nel sostenere riforme che apportino benefici concreti a cittadini e imprese. Il nostro Libro Grigio non è un documento di buone intenzioni, ma una tabella di marcia basata su esigenze reali, sviluppata attraverso il dialogo con il settore pubblico, privato e civile.

Crediamo che la Serbia non abbia rinunciato alle riforme, anche se stiamo chiaramente affrontando tempi difficili che ostacolano la capacità dei decisori di mantenere un’agenda riformista coerente.

Sebbene sia vero che solo due delle nostre 100 raccomandazioni della scorsa edizione siano state parzialmente implementate, non lo consideriamo un motivo per arrenderci, ma al contrario – un segnale per intensificare il dialogo e superare l’inerzia politica che spesso circonda le questioni chiave. Molte delle riforme che proponiamo, come la semplificazione delle procedure amministrative, l’introduzione di strumenti digitali o la riduzione degli oneri parafiscali, non sono politicamente sensibili. Sono semplicemente passi necessari verso uno Stato più funzionale.

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Crediamo che lo sviluppo a lungo termine della Serbia dipenda dalla nostra capacità di mantenere vive le riforme anche nei momenti di incertezza. Per questo continueremo a collaborare con tutti gli attori coinvolti, affinché la riforma non diventi vittima della polarizzazione, ma piuttosto il suo antidoto.

L’Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Economico Locale (NALED) è un’associazione indipendente, senza scopo di lucro e apartitica che riunisce aziende, municipalità e organizzazioni della società civile, lavorando insieme per creare condizioni migliori di vita e lavoro in Serbia. Dalla sua fondazione nel 2006 a oggi, la NALED è diventata la più grande alleanza pubblico-privata, con oltre 300 membri, mentre la rete di partner comprende più di 100 istituzioni statali e organizzazioni internazionali.
NALED si è affermata come interlocutore chiave del Governo e del Parlamento nella definizione delle priorità normative e delle soluzioni legislative importanti per l’economia serba. I membri promuovono uno Stato efficiente, la riduzione della burocrazia e degli oneri parafiscali sull’economia, nonché una concorrenza leale.
NALED fornisce una valutazione indipendente del lavoro delle istituzioni statali e informa l’opinione pubblica e la Commissione europea sullo stato delle riforme in Serbia, con l’obiettivo di migliorare il clima imprenditoriale e stimolare lo sviluppo economico del Paese.
La missione della NALED è migliorare l’ambiente economico in Serbia attraverso il sostegno alle riforme economiche, con la partecipazione attiva e la cooperazione tra economia, enti locali e organizzazioni della società civile.

Le riforme però non sono un esercizio astratto: una volta adottate, devono essere implementate. La politicizzazione dei quadri dirigenti e l’assunzione non necessaria di personale poco qualificato nella pubblica amministrazione sono due elementi che spesso rallentano le attività economiche e il potenziale di crescita del Paese. Può indicarci esempi da altri Paesi applicabili alla Serbia per affrontare questi problemi?

Siamo pienamente d’accordo sul fatto che le riforme non debbano fermarsi alla legislazione. Per ottenere risultati, le leggi devono essere pienamente attuate e istituzionalizzate. Una delle sfide ricorrenti che affrontiamo in Serbia è la politicizzazione dei ruoli dirigenziali e la mancanza di una pianificazione strategica delle risorse umane nella pubblica amministrazione. Ciò rallenta la fornitura di servizi e crea inefficienze che incidono direttamente sulla capacità dell’economia di crescere e attrarre investimenti.

Esistono diversi esempi internazionali a cui la Serbia può ispirarsi per professionalizzare la pubblica amministrazione e garantire che le posizioni vengano ricoperte in base al merito, non all’affiliazione politica. La Svezia, ad esempio, ha una lunga tradizione di servizio civile depoliticizzato e professionale. Le assunzioni si basano su criteri trasparenti, con un forte accento sulle competenze, sugli standard etici e sullo sviluppo professionale a lungo termine. I governi locali svedesi godono di un’ampia autonomia, ma sono soggetti a rigorosi standard di responsabilità, specialmente nell’uso dei fondi pubblici e nella performance dei funzionari. Un altro riferimento utile è il Regno Unito. Attraverso la Civil Service Commission, garantisce che tutte le nomine avvengano tramite concorso pubblico e siano basate sul merito. Il Cabinet Office promuove lo sviluppo professionale continuo dei dipendenti pubblici e valuta regolarmente il loro lavoro – non in base alla fedeltà politica, ma all’impatto, all’efficienza e al servizio pubblico reso. La loro cultura basata sulla performance fa sì che le riforme, una volta adottate, non solo vengano attuate ma anche monitorate e migliorate nel tempo.

Alla NALED, riteniamo che la Serbia debba adottare principi simili, non solo attraverso regole formali, ma mediante un cambiamento culturale nel modo in cui concepiamo il servizio pubblico. Ciò include descrizioni chiare dei ruoli, processi di selezione trasparenti, valutazioni regolari delle prestazioni e, soprattutto, la volontà politica di dare priorità alla competenza professionale rispetto agli interessi di breve termine.

Vediamo anche un potenziale cambiamento a livello locale, dove molte municipalità sono pronte a dare l’esempio se ricevono il giusto supporto, formazione e un quadro normativo adeguato. Attraverso il nostro lavoro con i governi locali, stiamo contribuendo a rafforzare la capacità di assumersi realmente la responsabilità delle riforme, non solo al vertice, ma in tutto il sistema.

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Alla fine, una riforma di successo non è redigere una buona politica, ma garantire che le persone incaricate della sua attuazione abbiano le competenze, la motivazione e l’indipendenza per farlo bene.

La digitalizzazione delle procedure amministrative e fiscali è la scelta principale per eliminare i colli di bottiglia e l’arbitrarietà. Tuttavia, è necessaria anche un’adeguata alfabetizzazione digitale degli utenti e dei dipendenti pubblici. Inoltre, la digitalizzazione richiede investimenti significativi, soprattutto nell’interconnessione tra i ministeri e nella cybersicurezza. Qual è l’esperienza della NALED in questo ambito?

Negli ultimi due decenni, la NALED è stato uno dei principali partner del governo serbo nel promuovere la trasformazione digitale, in particolare nelle procedure amministrative e fiscali. Abbiamo guidato e sostenuto iniziative fondamentali come l’introduzione del sistema eDozvole per il rilascio di permessi edilizi, la piattaforma eInspektor e, più recentemente, la fatturazione elettronica per imprese e soggetti del settore pubblico. Insieme al Governo della Serbia e all’Ufficio per l’IT e l’e-Government, abbiamo contribuito al lancio degli sportelli digitali (eŠalter) per la registrazione dei cittadini e la creazione di account sul Portale eGovernment in quasi tutti i comuni del Paese, contribuendo all’aumento del numero di eCittadini, che oggi supera i 2,5 milioni.

Questi sistemi hanno dimostrato che gli strumenti digitali possono ridurre drasticamente la burocrazia, migliorare la trasparenza e limitare la discrezionalità nelle decisioni. Tuttavia, come giustamente sottolineate, il successo della digitalizzazione non dipende solo dall’esistenza delle piattaforme, ma anche dalla capacità delle persone di utilizzarle.

Per questo motivo, la NALED sostiene con forza investimenti paralleli nell’alfabetizzazione digitale, sia per i funzionari pubblici sia per i cittadini. Abbiamo organizzato numerosi programmi di formazione a livello locale e lavorato per rafforzare le competenze digitali del personale municipale, in particolare nelle comunità più piccole, dove le risorse sono più limitate. Tra queste attività, segnaliamo in particolare 15 sessioni di formazione per oltre 650 funzionari locali sull’utilizzo del nuovo software Pisarnica, che consente una quasi totale transizione verso la gestione elettronica degli atti. Abbiamo inoltre organizzato formazioni sull’uso del nuovo software eArhiv e dell’archiviazione elettronica, a cui hanno partecipato più di 200 dipendenti dei 38 archivi pubblici della Serbia, oltre a 70 funzionari delle autonomie locali e 100 rappresentanti di imprese private. Inoltre, abbiamo realizzato quattro cicli di formazione sulla sicurezza informatica, per aumentare la consapevolezza e rafforzare le capacità degli enti locali, in collaborazione con il CERT nazionale della Serbia – RATEL, con oltre 200 partecipanti. Abbiamo anche fornito supporto alle istituzioni statali nell’attuazione del nuovo sistema di fatturazione elettronica, organizzando quasi 30 sessioni formative per rappresentanti del settore pubblico e privato, con la partecipazione di quasi 1.500 persone.

Inoltre, l’interoperabilità tra le istituzioni rimane una delle sfide principali. Troppo spesso, i sistemi vengono sviluppati in compartimenti stagni, senza una piena integrazione o condivisione dei dati. Un buon esempio è il già citato software Pisarnica. Il Governo ha avviato l’implementazione di questo software unificato per consentire la gestione elettronica dei documenti e lo scambio tra istituzioni. Tuttavia, molti enti locali avevano iniziato a sviluppare propri sistemi già da alcuni anni, che ora devono essere integrati con la soluzione nazionale, un compito non sempre semplice. La NALED ha sempre sostenuto la necessità di sviluppare un’infrastruttura unificata dei dati e un coordinamento interministeriale, elementi fondamentali per ridurre le ridondanze e migliorare l’esperienza dell’utente.

Un altro ambito in cui è fondamentale investire è la cybersicurezza. Man mano che i servizi si trasferiscono online, aumentano anche i potenziali rischi – soprattutto in presenza di dati sensibili legati a salute, tasse o benefici sociali. Abbiamo sottolineato la necessità di standard nazionali e protocolli obbligatori in materia di cybersicurezza a tutti i livelli di governo. Lo scorso anno, in collaborazione con TAG International e l’Ambasciata britannica a Belgrado, abbiamo sviluppato delle linee guida molto utili sulla cybersicurezza per le amministrazioni locali e le piccole e medie imprese in Serbia. Queste linee guida offrono informazioni pratiche su come riconoscere un attacco informatico, come reagire e come proteggersi per ridurre il rischio di potenziali minacce.

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In sintesi, la digitalizzazione non può essere affrontata isolatamente. Deve essere considerata parte di un più ampio sforzo riformatore che include persone, processi, infrastrutture e sostenibilità a lungo termine. La nostra esperienza ha dimostrato che, quando questi elementi sono allineati, la digitalizzazione offre efficienza e fiducia nelle istituzioni.

Durante la sua 19ª Assemblea tenutasi a maggio, la NALED ha presentato le 10 riforme strategiche definite nell’edizione annuale del Libro Grigio: pagamento elettronico degli oneri non fiscali, introduzione della tessera sanitaria elettronica, del congedo per malattia digitale e dei portafogli elettronici, regolamentazione delle forme di lavoro flessibili, digitalizzazione della normativa e registrazione più rapida nel catasto, introduzione del sistema cauzionale e del meccanismo per le emissioni di carbonio sul modello dell’UE, nonché la liberalizzazione delle operazioni in valuta estera.

A volte, attuare le riforme comporta costi elevati e impone vincoli ai bilanci, alle risorse umane e alla mentalità. Ma quali sono i costi del non attuare riforme per una pubblica amministrazione efficiente che serva sia i cittadini che le imprese? In questa fase di polarizzazione, le riforme sono un lusso o una necessità, e perché?

Le riforme non sono un lusso, sono una necessità. E il vero costo non sta nell’attuarle, ma nel non farlo. Quando le riforme vengono rimandate o adottate solo parzialmente, non si risparmiano risorse: si paga un prezzo più alto nel lungo periodo, sotto forma di stagnazione, inefficienze, investimenti mancati, crescente insoddisfazione pubblica e migrazione dei nostri giovani più talentuosi.

In questa fase di polarizzazione sociale e politica, le riforme diventano ancora più importanti. Sono l’unica base stabile su cui costruire. Un’amministrazione pubblica efficiente, regole chiare, servizi digitali accessibili – non sono obiettivi astratti. Sono ciò che permette ai cittadini di fidarsi del sistema, e alle imprese di pianificare e crescere.

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Sì, le riforme richiedono investimenti – in tempo, in persone, in mentalità. Ma l’assenza di riforme significa accettare un sistema che non svolge la propria funzione. Per questo, alla NALED sosteniamo continuamente riforme che non siano guidate da ideologie, ma basate sui dati e orientate ai risultati: procedure più semplici, regole più eque, istituzioni più intelligenti. Perché solo così è possibile trasformare la polarizzazione in progresso.

L’Indice di Governance Mondiale della Banca Mondiale (WGI) mostra che la Serbia ha ottenuto un punteggio di 0,2 per l’efficienza del governo (su una scala da -2,5 a +2,5) e 0,1 per la qualità normativa, al di sotto della media dell’Europa centrale e orientale che è pari a 0,5. Tuttavia, quasi il 26% della forza lavoro del Paese è impiegata dal settore pubblico. È possibile distribuire meglio l’occupazione pubblica?

Certamente, ed è anche una delle condizioni fondamentali per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione. Il numero di dipendenti nel settore pubblico non è un problema in sé. Il vero problema è come vengono impiegate queste risorse, quali responsabilità hanno e quali risultati producono, soprattutto in rapporto ai bisogni dei cittadini e del tessuto imprenditoriale.

Gli indicatori della Banca Mondiale relativi all’efficacia del governo e alla qualità normativa mostrano chiaramente che c’è margine di miglioramento – non solo riducendo il carico amministrativo, ma anche potenziando la gestione delle risorse umane. La proposta è superare l’approccio formalistico alle assunzioni e passare a un sistema che riconosca competenze, performance ed effettivi bisogni delle istituzioni, soprattutto a livello locale, dove si erogano la maggior parte dei servizi.

NALED promuove da tempo la pianificazione strategica del personale e ha avviato attività formative per rafforzare le capacità delle amministrazioni locali. In molte municipalità, anche dove esiste la volontà politica, spesso manca personale qualificato, sia per la gestione delle performance, sia per l’attuazione delle riforme, la digitalizzazione dei servizi o la realizzazione di progetti di sviluppo. Ecco perché la nostra raccomandazione non è la riduzione del personale, ma la sua ottimizzazione. La pubblica amministrazione deve diventare più agile, più efficiente, più orientata al cittadino. Solo quando le persone giuste saranno nei ruoli giusti, con le competenze e la motivazione necessarie per generare cambiamento, potremo aspettarci un miglioramento degli indicatori come WGI. E, ancora più importante, vedremo progressi nella vita quotidiana dei nostri cittadini.

La partecipazione delle donne serbe alla vita lavorativa e sociale, a tutti i livelli, è ancora significativamente inferiore alla media europea – circa 13 punti percentuali in meno. Quali politiche e riforme potrebbero contribuire a colmare questo divario?

La partecipazione femminile all’economia e alla società non deve essere trattata come un tema secondario. È una questione di pari opportunità, ma anche di sviluppo sostenibile. La Serbia continua a rimanere indietro rispetto alla media europea – non perché le donne manchino di idee, ambizione o coraggio per avviare un’attività imprenditoriale, ma perché il sistema spesso non riconosce gli ostacoli che si trovano ad affrontare.

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Nell’ambito del progetto “Small and Powerful” è stato recentemente presentato il sondaggio “Atteggiamenti delle piccole imprese” con particolare attenzione alle imprenditrici. Nella foto, i relatori dell’evento, da sinistra a destra: Marija Tasić, fondatrice dello studio legale Tasić & Partners; Jelena Bojović, direttrice del programma presso NALED; Ana Antić, Senior Manager di Ipsos Research; Suzana Djordjević, del Servizio Nazionale per l’Impiego della città di Pirot, che ha implementato programmi di supporto specifici per le imprenditrici.

Attraverso il progetto Small and Powerful, realizzato da NALED con il supporto dell’Ambasciata britannica, abbiamo avuto modo di ascoltare centinaia di storie personali. E tutte indicano la stessa direzione: le donne non chiedono privilegi, ma condizioni che permettano loro di competere ad armi pari. Oggi, l’85% delle persone avvia un’attività con fondi propri e molte donne rimangono invisibili nei bandi pubblici e nei programmi di sostegno – perché non possiedono beni immobili, perché operano in settori non orientati all’export o perché si registrano come lavoratrici autonome e non come società. Per questi motivi, il sistema le esclude.

La nostra risposta a queste sfide non sta negli slogan, ma in azioni concrete. Con Small and Powerful forniamo supporto diretto alle donne che gestiscono piccole imprese, consapevoli che anche un solo contributo può fare la differenza tra la sopravvivenza e la chiusura. Organizziamo programmi di mentoring e formazione, perché molte donne lavorano da sole, senza accesso a reti di supporto o informazioni fondamentali. Parallelamente, lavoriamo a stretto contatto con i governi locali per rafforzare i meccanismi di sostegno a livello comunitario – perché è lì che iniziano i cambiamenti più importanti: dove le donne vivono e lavorano.

Un passo particolarmente rilevante è stato l’istituzione del Consiglio per le Piccole Imprese, un organismo incaricato di individuare le barriere – sia amministrative che culturali – che ostacolano le donne, e proporre soluzioni che vadano oltre il simbolico e producano un impatto reale.

Il nostro obiettivo è semplice: che ogni donna con un’idea – che viva in città o in campagna, che lavori nella ristorazione o nell’IT – sappia che il sistema riconosce il suo impegno, valorizza il suo lavoro e le offre una reale opportunità. Perché uno sviluppo economico che esclude metà della società non è né sostenibile né intelligente. E quando diamo potere alle donne, rafforziamo l’intera comunità.

La transizione verde in Serbia è ancora lontana dall’essere consolidata, anche nelle pratiche quotidiane. Ogni famiglia ha parenti all’estero per i quali la raccolta differenziata e il risparmio energetico sono dati di fatto. I serbi amano viaggiare e, quando tornano nel loro Paese, spesso non hanno nemmeno a disposizione i contenitori per la raccolta differenziata. Non pensa che i cittadini siano più pronti delle istituzioni a contribuire a catene di riciclaggio moderne che generano ricchezza e posti di lavoro ovunque?

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Secondo l’ultimo rapporto disponibile dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (2023), circa il 15,5% dei rifiuti urbani viene riciclato in Serbia, un dato ben al di sotto della media dell’Unione europea. Siamo incoraggiati dalla crescente consapevolezza ambientale tra i cittadini e crediamo che le istituzioni stiano riconoscendo questa tendenza. Tuttavia, è necessario un impegno politico più forte e ulteriori investimenti nelle infrastrutture per la separazione primaria dei rifiuti affinché si possano realizzare riforme più ampie.

Tre anni fa è stata annunciata la costruzione e la ricostruzione di sette centri regionali per la gestione dei rifiuti — un passo importante e decisivo verso un sistema di gestione più efficiente e sostenibile. Allo stesso tempo, è necessario lavorare per la rimozione delle discariche abusive che non rispettano gli standard ambientali, così come dotare le aziende municipalizzate di mezzi, contenitori e investire nella costruzione di piazzole per il riciclaggio e stazioni di trasferimento.

Oltre a sviluppare la separazione primaria dei rifiuti, una delle raccomandazioni chiave del Libro Grigio di NALED è l’introduzione di un sistema di cauzione per gli imballaggi delle bevande, in modo che i nostri cittadini, come in molti altri Paesi europei, siano maggiormente incentivati a restituire e riciclare gli imballaggi. I Paesi UE si sono posti l’obiettivo di riciclare il 70% dei rifiuti da imballaggio entro il 2030. Se il sistema nazionale esistente non verrà migliorato e integrato con un sistema di cauzione, la Serbia impiegherà molto più tempo a raggiungere gli standard europei, vista la sostanziale differenza nelle capacità operative e finanziarie delle aziende municipalizzate, che svolgono un ruolo centrale nell’implementazione di queste attività.

Dobbiamo allineare la consapevolezza dei cittadini con le politiche pubbliche e gli investimenti a lungo termine che rendano visibile la transizione verde, non solo nei documenti strategici, ma in ogni quartiere, scuola e famiglia del Paese.

Sin dalla sua fondazione, NALED promuove il dialogo tra istituzioni pubbliche, attori privati e organizzazioni della società civile. Tuttavia, negli ultimi 10 mesi, la spinta sociale più forte non è venuta dai leader politici o dagli operatori sociali, ma da soggetti auto-organizzati, principalmente studenti, scettici nei confronti dei meccanismi di rappresentanza e delega. Come può avvenire il dialogo con queste nuove soggettività senza una rappresentanza stabile?

Il recente attivismo guidato da gruppi auto-organizzati, inclusi gli studenti, mette in luce un crescente interesse per la partecipazione sociale e la necessità che le istituzioni si impegnino con i cittadini in modi nuovi. Questi gruppi potrebbero non avere una rappresentanza formale, ma esprimono preoccupazioni legittime che meritano attenzione.

Alla NALED crediamo sia essenziale mantenere un dialogo aperto e strutturato con tutti i segmenti della società. Sebbene i nostri partner tradizionali siano le istituzioni pubbliche, le imprese e le ONG, siamo aperti ad ampliare questa rete sostenendo format inclusivi come forum pubblici, sondaggi tra cittadini e collaborazioni con le comunità accademiche.

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Il dialogo con attori civici informali richiede flessibilità e quadri chiari per l’impegno. Creando piattaforme accessibili di comunicazione, possiamo meglio comprendere le loro prospettive e integrare i loro contributi negli sforzi di riforma, preservando al contempo la stabilità e la continuità istituzionale.



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