I leader europei compatti al fianco di Zelensky alla Conferenza di Roma: «Da qui parta il miracolo economico ucraino»
«Abbiamo voluto questa Conferenza qui a Roma perché crediamo nell’Ucraina: l’Ucraina non è sola». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprendo a Roma i lavori della Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina organizzata dall’Italia. A fare gli onori di casa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dopo aver accolto Volodymyr Zelensky e le decine di leader arrivati nella Capitale ha suonato la carica all’Occidente con piglio rinnovato. «Ognuno di noi qui oggi può fare la sua parte per un obiettivo comune: guardare oltre l’insopportabile ingiustizia inflitta da tre anni al popolo ucraino e saper immaginare ora un’Ucraina ricostruita, libera, prospera». Meloni ha ricordato gli sforzi per la pace tentati in questi ultimi mesi ma ha sottolineato come l’agenda di Vladimir Putin (mai citato) si sia dimostrata nei fatti opposta: «La Russia incrementa gli attacchi per piegare gli ucraini con la fame, il freddo, il buio e la paura. Ma questo piano è fallito, perché tutti hanno imparato quanto gli ucraini siano molto più tenaci di ogni aspettativa, e perché la comunità internazionale si è schierata contro questo scempio assicurando la continuità dei servizi essenziali. Teniamone conto in futuro ricordandoci chi ha fatto tutto il possibile per impedire la barbarie e chi no», ha alzato i toni Meloni. Per la premier l’obiettivo di «fermare l’oscurità» deve tradursi nella due giorni di Roma, una piattaforma di incontro tra imprese oltre che un vertice politico, dev’essere quella di porre le basi di un vero e proprio «miracolo economico ucraino», perché, ha insistito appellandosi direttamente agli imprenditori, «ogni campanile ricostruito sarà un pezzo di noi stessi, un pezzo d’Europa che ricostruiamo da consegnare ai nostri figli».
Zelensky e il bluff di Putin: «Fondi e armi per fermarlo»
Dopo settimane di pena soprattutto a causa dei rapporti delicatissimi con gli Usa di Donald Trump il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è preso tutto l’abbraccio dei leader Ue a Roma. Li ha ringraziati uno per uno, chiamandoli per nome, poi ha ricordato la scala dei continui attacchi russi su tutto il territorio ucraino. «Altro che cessate il fuoco, quella del Cremlino era tutta propaganda. Abbiamo detto fin dall’inizio che ci voleva pressione sulla Russia perché non è pronta per la pace. Ora tutti vedono che Putin ha rifiutato ogni proposta. Per questo servono con urgenza più sistemi di difesa aerea e più investimenti per produrre sistemi d’arma: non possiamo permetterci di trovarci proprio ora a corto di fondi per la produzione di droni. Ci sono molte imprese qui oggi. Parlate con il nostro team, lavoriamo insieme per costruire qualcosa come un Marshall Plan. Ricostruire l’Ucraina non è solo per noi ma anche per le vostre imprese, tecnologie, posti di lavoro: anche le vostre industrie possono crescere e modernizzarsi con quest’iniziativa». Oltre a Zelensky, accompagnato dalla moglie Olena, alla Nuvola di Roma è presento uno stuolo di leader europei, ben superiore alle attese sino a poche ore fa: il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier spagnolo Pedro Sanchez, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e quello del Consiglio europeo Antonio Costa, e ancora il premier polacco Donald Tusk e il greco Mitostakis, l’olandese (uscente) Dick Schoof e l’albanese Edi Rama.
La riunione dei Volenterosi e i ripensamenti Usa
Con gli altri due principali leader europei, Emmanuel Macron e Keir Starmer, il collegamento – digitale e politico – sarà stabilito in giornata. Alla videoconferenza della Coalizione dei volenterosi sull’asse Roma-Londra dovrebbe prendere parte, sempre dall’Italia, anche l’inviato Usa Keith Kellogg. Una prima volta assoluta per la Casa Bianca a guida Donald Trump, che lascia ben sperare rispetto al gelo dei mesi scorsi il governo ucraino. «Oggi parlerò con i partner, in particolare nell’ambito della coalizione dei Volenterosi, di finanziamenti aggiuntivi per la produzione di droni intercettori e la fornitura di sistemi di difesa aerea per l’Ucraina», ha detto speranzoso stamattina da Roma Zelensky. Dopo il cambio di toni di Trump delle ultime 48 ore («Putin dice un sacco di str**ate), gli Usa avrebbero in effetti già ripreso le consegne di munizioni congelate la scorsa settimana – proiettili di artiglieria da 155 mm e missili Gmlrs di artiglieria mobile all’Ucraina. Lo hanno detto alla Reuters funzionari di Washington, confermando come la sospensione delle spedizioni di alcuni sistemi d’arma fosse legata al timore di esaurimento delle scorte militari statunitensi.
Il nuovo Fondo Ue per l’Ucraina e l’appello a Trump
A prescindere dalla solidità del cambio di rotta degli Usa, dall’Europa è comunque evidente il cambio di passo per garantire il sostegno di lungo termine a Kiev di fronte alla continua aggressione russa. I termini li ha annunciati a nome di tutti la presidente della Commissione von der Leyen, che ha voluto essere a Roma a costo di disertare il voto di sfiducia contro di lei (destinato a fallire) all’Europarlamento. Sarà bloccato subito un altro miliardo di aiuti per l’Ucraina, ma soprattutto verrà varato col contributo dei governi di Italia, Francia, Germania e Polonia e della Bei un nuovo fondo di equity ad hoc: si chiamerà Fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina e sarà «il più grande fondo di partecipazione azionaria a livello mondiale a sostegno della ricostruzione» del Paese di Zelensky. In tal modo, ha detto von der Leyen, «garantiremo che l’Ucraina continui a beneficiare di sostegno fino al 2028 e oltre, quando entrerà in vigore il nuovo bilancio europeo». Sollecitando anche e soprattutto gli investimenti del settore privato, come precisato dal Cancelliere tedesco Freidrich Merz. Che si è poi rivolto direttamente al leader Usa Donald Trump: «Stai con noi, stiamo uniti» su questa agenda.
La Conferenza all’Eur e il flop dell’accoglienza
Leader di governo a parte, alla Conferenza per la Ripresa dell’Ucraina, giunta alla sua quarta edizione, sono accreditati circa 5.000 partecipanti, con 100 delegazioni governative e 40 di Organizzazioni Internazionali, incluse le principali banche di sviluppo, 2.000 aziende e rappresentati di autonomie locali e società civile, e oltre 500 giornalisti da tutto il mondo. Professionisti e delegati scottati però all’arrivo da un’organizzazione clamorosamente approssimativa, con code di ore sotto il sole per ritirare gli accrediti. Sul fronte italiano, alla Conferenza che si svolge nelle due giornate di giovedì e venerdì prenderanno parte anche praticamente tutti i ministri del governo Meloni, ciascuno dei quali guiderà una delle tante sessione tematiche dedicate ai rispettivi temi di competenza.
Foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI | La premier Giorgia Meloni col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la moglie Olena Zelenska e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – Roma, 10 luglio 2025.
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