I reati ambientali in Italia hanno superato la soglia dei 40mila durante il corso del 2024, con un aumento del 14,4% rispetto all’anno precedente. In media si contano oltre 111 crimini al giorno, uno ogni 13 minuti – un attacco costante all’ambiente e alla legalità che genera profitti enormi per le organizzazioni criminali e che costa caro ai cittadini. Secondo l’ultimo rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, il fatturato illecito legato a questo tipo di criminalità ha raggiunto i 9,3 miliardi di euro.
Il sistema coinvolge appalti pubblici, rifiuti, cemento, animali, agroalimentare e corruzione e colpisce in modo capillare il territorio italiano, con una particolare concentrazione nel Mezzogiorno.
Quanto ci costa l’ecomafia
Con il termine ecomafia si indica l’insieme delle attività criminali che sfruttano l’ambiente come fonte di profitto illecito, spesso attraverso la complicità di imprenditori senza scrupoli e rappresentanti delle istituzioni corrotte. Nel 2024 i reati ambientali accertati in Italia sono stati 40.590, con 37.186 persone denunciate e 88 inchieste per corruzione.
Il valore complessivo delle attività criminali ambientali è stato stimato in 9,3 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 8,8 miliardi del 2023.
Si tratta di una vera e propria economia sommersa, strutturata e ramificata, che minaccia l’ambiente, la salute pubblica, l’economia legale e la spesa pubblica.
Il costo effettivo per lo Stivale va infatti ben oltre i profitti illeciti. A questi miliardi bisogna aggiungere:
- i costi per la bonifica dei territori contaminati;
- i danni alla salute dei cittadini esposti a inquinamento e sostanze tossiche, a carico del Sistema Sanitario Nazionale;
- le perdite per il tessuto produttivo, colpito dalla concorrenza sleale;
- i ritardi nelle opere pubbliche, bloccate o rallentate da infiltrazioni mafiose.
E noi paghiamo. A livello storico, il valore cumulato dei profitti delle ecomafie in Italia tra il 1995 e il 2024 è stato stimato da Legambiente in oltre 269 miliardi di euro: una cifra che supera l’intero valore del Pnrr destinato all’Italia.
Le regioni più colpite dalle ecomafie
Il fenomeno dell’ecomafia colpisce tutto il Paese ma si concentra in particolare in alcune aree storicamente vulnerabili.
Secondo il rapporto, quattro regioni del Sud Italia (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria) da sole raccolgono il 42,6% dei reati ambientali totali.
La classifica 2024 delle regioni con più reati ambientali
- Campania – 6.104 reati (15% del totale nazionale);
- Puglia – 4.146 reati;
- Sicilia – 3.816 reati;
- Calabria – 3.215 reati;
- Lazio – 2.654 reati (+20,6% rispetto al 2023);
- Toscana – 2.505 reati;
- Sardegna – 2.364 reati;
- Lombardia – 2.324 reati (+17,7%);
- Veneto – 1.823 reati;
- Emilia-Romagna – 1.624 reati.
Sul fronte delle province, Napoli è in testa con 2.313 reati, seguita da Bari (1.526), Salerno (1.321), Roma (1.021) e Cosenza (963). Da segnalare anche l’ingresso nella top ten di Genova (723 reati) e Ancona (704).
Ecomafia in Italia | |
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📌 Definizione | Attività criminali legate all’ambiente, gestite da organizzazioni mafiose o strutturate |
📊 Dati 2025 | Circa 40mila reati ambientali solo nel 2024 |
🚯 Settori principali | Edilizia Rifiuti Animali Agroalimentare |
💰 Interessi economici | Giro d’affari di miliardi di euro, con infiltrazioni negli appalti pubblici green |
🔍 Come contrastarla | Controlli ambientali Tracciabilità dei rifiuti Vigilanza degli appalti Inasprimento delle pene Educazione ambientale |
👮 Forze coinvolte | Arma dei Carabinieri (Comando Tutela Ambientale), Guardia di Finanza, Procure Dda, Ispra |
Affari e reati delle ecomafie in Italia
L’illegalità ambientale colpisce con forza settori strategici dell’economia e della tutela del territorio. Il comparto con il maggior numero di reati è stato nel 2024 quello del cemento, che comprende abusivismo edilizio, cave illegali e irregolarità negli appalti pubblici. Sono stati 13.621 i reati accertati, pari al 33,6% del totale nazionale, con un aumento del 4,7% rispetto al 2023.
Segue il ciclo dei rifiuti, con 11.166 reati, in crescita del 19,9% rispetto all’anno precedente. In questo ambito le attività criminali spaziano dalle discariche abusive al traffico illecito di rifiuti speciali, fino alla gestione illegale degli impianti di smaltimento.
Importante anche il dato relativo ai reati contro gli animali, che comprendono bracconaggio, traffico di specie protette, pesca illegale e maltrattamenti negli allevamenti. Nel 2024 sono stati 7.222 i reati penali accertati, con un aumento del 9,7%, a cui si aggiungono 13.996 illeciti amministrativi (+13,9%).
Non meno preoccupante è la situazione nel settore agroalimentare, con 46.358 illeciti penali e amministrativi complessivi. Pur a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%), si registra un incremento di reati (+2,9%) e un aumento degli arresti del 11,3%. Le agromafie, in particolare, operano lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, spesso attraverso l’uso di pesticidi vietati, frodi alimentari e capolarato.
Da segnalare infine l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale e paesaggistico, cresciuti del 23,4% rispetto al 2023, con 2.956 illeciti penali che vanno dagli scavi clandestini alla contraffazione di opere d’arte, fino ai danni arrecati a siti archeologici e beni tutelati.
Chi sono i colpevoli: aumenta la corruzione
Tra i fenomeni più preoccupanti messi in luce dal rapporto Ecomafia 2025, c’è la crescente commistione tra criminalità ambientale e corruzione, soprattutto nell’ambito degli appalti pubblici. Dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, Legambiente ha censito 88 inchieste giudiziarie per corruzione ambientale, con un incremento del 17,3% rispetto all’anno precedente.
Le inchieste riguardano principalmente:
- la realizzazione di opere pubbliche;
- la gestione dei rifiuti urbani;
- i servizi di depurazione;
- le autorizzazioni ambientali rilasciate alle imprese.
In totale sono state 862 le persone denunciate solo per corruzione ambientale, con un aumento del 72,4%.
La Campania guida la classifica per numero di inchieste (17), seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia e Lazio (8), Calabria (6). La regione con più arresti è la Puglia, con 96 persone finite in carcere, seguita da Campania (77), Lombardia (61), Lazio (58) e Calabria (41).
I numeri testimoniano l’infiltrazione crescente delle mafie e dei meccanismi corruttivi nelle dinamiche amministrative del Paese. Prosperano dove mancano controlli efficaci e strumenti di prevenzione.
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