“Le tecnologie digitali stanno supportando la costruzione di organizzazioni sempre più intelligenti, in grado di valorizzare chi lavora nella PA”, così Michela Stentella, direttrice della testata forumpa.it, in apertura dell’evento “Il digitale per il lavoro pubblico aumentato”, organizzato in collaborazione con Oracle nell’ambito di FORUM PA 2025, per poi citare i risultati dell’indagine condotta da FPA, su oltre mille tra dipendenti pubblici italiani e operatori del settore, secondo cui il 79% dei dipendenti pubblici vede nell’Intelligenza Artificiale un’opportunità di incremento della produttività, il 46% uno stimolo alla creatività e il 45% un miglioramento della qualità del lavoro.
Dati che segnano una svolta culturale: la percezione dell’IA evolve da minaccia a risorsa.
“Nel 2024 in Italia sono stati investiti circa 900 milioni di euro in progetti di IA, di cui 43-44 milioni nel settore pubblico, con una crescita del +43% rispetto all’anno precedente. La PA sta cercando di agganciare il treno dell’innovazione, ancora con un certo ritardo, ma con buone intenzioni e progetti concreti”, ha evidenziato Luca Vellini, Cloud Applications Public Sector Italy Lead di Oracle, tra i relatori della tavola rotonda.
Si nota, dunque, un forte apertura della PA verso l’innovazione, che va oltre l’obbligo di digitalizzazione dettato dal PNRR e i finanziamenti ad esso dedicati. Tuttavia, vi è la necessità di una collaborazione ampia per gestire il cambiamento. Emerge dal dialogo, difatti, che, la digitalizzazione della PA non possa essere affrontata come un processo esclusivamente tecnologico, ma richieda un approccio sistemico e collaborativo. Solo attraverso il dialogo e la sinergia tra istituzioni, aziende tecnologiche e cittadini sarà possibile costruire una PA realmente aumentata, capace di rispondere alle sfide della modernità e di offrire servizi sempre più efficienti, inclusivi e personalizzati.
Il contributo delle istituzioni: governance e inclusione
Giovanni Anastasi, presidente di Formez e coordinatore della task force sull’intelligenza artificiale nella PA, ha illustrato come le amministrazioni stiano già sperimentando soluzioni innovative, Camilla per esempio, che consentono di risparmiare tempo e migliorare la qualità dei servizi. Tuttavia, Anastasi ha evidenziato che l’innovazione deve essere accompagnata da un processo di inclusione digitale, affinché i dipendenti si sentano parte attiva del cambiamento e possano vivere in prima persona l’evoluzione tecnologica. La formazione, sempre più personalizzata e interattiva, quindi, sarà centrale per abilitare una PA realmente aumentata.
“Essere innovativi significa realizzare le cose, metterle a terra. Per esempio, Camilla farà risparmiare quasi un milione di ore di attesa ai candidati dei concorsi pubblici, con un miglioramento qualitativo del 40% e 15.000 ore risparmiate nella selezione dei profili. Oltre a Camilla, abbiamo sviluppato prototipi per la selezione dei profili e l’automatismo dei punteggi, soluzioni per supportare i piccoli comuni e strumenti visionari per facilitare l’orientamento verso la PA”.
Le aziende tecnologiche: trasferimento di competenze e co-progettazione
Luca Vellini (Oracle) ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato: “Abilitare una trasformazione reale passa dal trasferimento di conoscenze tra privato e pubblico e viceversa. Anche le aziende private hanno bisogno di capire il funzionamento delle pubbliche amministrazioni, che operano in un contesto complesso fatto di normative e processi articolati”. La collaborazione, quindi, non è a senso unico. Un esempio concreto è la collaborazione tra Anitec-Assinform, di cui Oracle è azienda associata, e la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), dove formatori pubblici e privati lavorano insieme per sviluppare nuove competenze digitali. Questo modello di co-progettazione consente di accelerare la diffusione delle tecnologie emergenti e di adattarle alle reali esigenze operative delle amministrazioni”.
Il ruolo dei cittadini: centralità dei bisogni e partecipazione attiva
Luca Comper, direttore dipartimento organizzazione personale e innovazione della Provincia autonoma di Trento, ha posto l’accento sulla necessità di ripensare i processi e i servizi della PA mettendo al centro i bisogni complessivi dei cittadini, che non sono mai suddivisi per funzioni amministrative. La collaborazione tra persone, dati e competenze è fondamentale per superare i tradizionali silos organizzativi e realizzare una PA più agile, interdisciplinare e orientata all’utente finale. “Dobbiamo investire sulle persone e sulle comunità di lavoro, superando il paradigma del ‘si è sempre fatto così’. L’intelligenza artificiale può essere introdotta solo con un approccio sistematico e collaborativo, lavorando su dati, persone, ruoli, processi e servizi”.
E ha aggiunto: “Stiamo sviluppando un master data management per una dorsale unica dei dati e promuovendo competenze come la data literacy e il pensiero critico”, aspetti centrali, quando si parla di AI.
Innovazione concreta: esperienze e numeri
Il tema della collaborazione tra pubblico e privato e della contaminazione tra culture organizzative è stato ripreso da Paolo Guidelli direttore centrale organizzazione digitale di INAIL: “La cultura burocratica, spesso vista in senso negativo, può essere un valore se contaminata con la cultura dell’innovazione. Il coinvolgimento delle persone e una leadership illuminata sono fondamentali per gestire questa transizione. Il nostro modello operativo è ormai orientato ai servizi e non più solo agli adempimenti: un cambiamento culturale profondo”.
“L’attenzione alla ricerca e all’innovazione è quello che ha guidato l’ISTAT verso le soluzioni di intelligenza artificiale, già diversi anni fa”, ha raccontato Orietta Luzzi, direttore centrale per la metodologia e il disegno dei processi statistici di ISTAT. “Ci siamo fatti guidare dalla grande disponibilità di nuove fonti di dati e quindi dall’esigenza di esplorarli per arricchire o complementare l’informazione statistica ufficiale che noi offriamo al Paese. Ci siamo avvicinati inizialmente alle soluzioni di intelligenza artificiale, come Machine learning e Deep learning, proprio perché avevamo la necessità di capire se e come avremmo potuto sfruttare l’informazione non progettata a fini statistici e trasformarla in informazione utile ai cittadini e ai decisori politici”.
Verso una PA aumentata, inclusiva e intelligente
La tavola rotonda ha restituito l’immagine di una pubblica amministrazione in grande fermento, consapevole delle sfide, ma anche delle opportunità offerte dal digitale e dall’AI. Il dibattito ha messo in luce alcuni elementi trasversali, condivisi da tutti i partecipanti:
- La centralità delle competenze digitali, dal prompting alla data literacy, per consentire ai dipendenti pubblici di interagire consapevolmente con l’AI.
- L’importanza di una governance dei dati efficace, che consenta di superare la frammentazione e di valorizzare il patrimonio informativo pubblico.
- La necessità di modelli organizzativi più agili, meno gerarchici e più orientati ai bisogni del cittadino, con team interdisciplinari e processi mappati in modo univoco.
- Il valore della contaminazione tra culture organizzative, tra innovazione e buone pratiche burocratiche, tra pubblico e privato.
Come ha ricordato Luca Vellini di Oracle: “La collaborazione tra pubblico e privato è la chiave per abilitare una trasformazione reale e duratura. L’obiettivo comune è una PA aumentata, capace di mettere la tecnologia al servizio delle persone, dei processi e, soprattutto, dei cittadini”.
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