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dai numeri ai capitali, come la sostenibilità sta ridefinendo la raccolta – StartUp Magazine


Il punto di vista di Marina Micheli – Head of Crowdfunding Division, ACCELERA HUB

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L’equity crowdfunding italiano sta avvicinandosi sempre di più agli standard della finanza strutturata. Un’evoluzione guidata non solo dalla normativa europea (come il Regolamento ECSP), ma anche da una crescente attenzione agli indicatori ESG – Environmental, Social, Governance.

Se fino a qualche anno fa la parola “sostenibilità” era sufficiente a catturare l’interesse degli investitori, oggi il mercato giustamente pretende dati misurabili, verificabili e integrati nel modello di business. Gli investitori chiedono numeri, certificazioni e strategie concrete.

Piattaforme verticali come Ener2Crowd hanno trasformato l’approccio alle metriche ESG in una componente strutturale delle loro campagne e difatti pubblicano dati dettagliati, come:

  • tonnellate esatte di CO₂ risparmiate;
  • rendimento economico legato alla performance ambientale;
  • durata dei progetti e impatti misurabili.

Ener2Crowd è oggi autorizzata da CONSOB e Banca d’Italia come fornitore di servizi ECSP e rappresenta un benchmark italiano per il crowdinvesting green. I suoi numeri parlano chiaro:

  • +16.000 utenti registrati
  • +48 milioni € di fondi raccolti
  • +20.000 tonnellate di CO₂ evitate

I dati dichiarati dalle Aziende divengono parte della due diligence delle piattaforme stesse, che devono tutelarsi dal rischio di ESG-washing e selezionare progetti affidabili.

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Grins e lo studio Spoke 4: cosa dicono i dati

Nel 2024, GRINS (Green Transition and Industrial Sustainability) – società italiana di consulenza fintech specializzata nello sviluppo di processi digitali e metriche per la finanza alternativa – ha realizzato, insieme al suo SPOKE 4 (programma nazionale dedicato alla finanza digitale e sostenibile finanziato dal PNRR) uno studio decisivo sulle dinamiche ESG nel crowdfunding:

Oltre il 60% degli investitori europei non prende in considerazione progetti di equity crowdfunding privi di informazioni ESG attendibili.

Lo stesso studio ha rivelato un dato importante:

Le campagne dotate di metriche ESG certificate raccolgono in media 18-20% di capitale in più rispetto a quelle prive di indicatori.

Questi numeri certificano un fatto: l’ESG ha un impatto diretto sul fundraising. Non si tratta più di un “nice to have”, ma di un vero asset competitivo.

ESG o SRI? Facciamo chiarezza

Spesso si tende a confondere ESG con SRI (Sustainable and Responsible Investment), ma si tratta di concetti distinti, anche se strettamente collegati.

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  • ESG è un insieme di criteri utilizzati per misurare rischi e performance legati a fattori ambientali, sociali e di governance. Viene adottato soprattutto per valutare la sostenibilità economica e la gestione del rischio delle imprese.
  • SRI, invece, introduce anche principi etici e valoriali. Oltre a valutare parametri ESG, prevede spesso l’esclusione di interi settori considerati controversi, come armi, tabacco o gioco d’azzardo, oppure punta su strategie di engagement attivo con le aziende partecipate per influenzarne le scelte verso una maggiore sostenibilità.

Per il mondo del crowdfunding, questa distinzione è importante: un’impresa può essere ESG-compliant, rispettando parametri ambientali, sociali e di governance, ma non necessariamente aderire ai criteri etici più rigidi tipici degli investimenti SRI. Conoscere questa differenza è fondamentale sia per chi raccoglie capitali, sia per gli investitori che desiderano orientare le proprie scelte verso progetti allineati ai propri valori.

Come si muovono le piattaforme generaliste

Quasi tutte le Piattaforme stanno adeguando i propri processi, difatti sempre più spesso:

  • richiedono questionari ESG dettagliati in fase di onboarding;
  • chiedono documentazioni certificate, come:
    • ISO 14001 per ambiente
    • SA8000 per aspetti sociali
    • BCorp per la sostenibilità integrata
  • escludono progetti che non possono fornire dati verificabili.

Opstart, per esempio, ha pubblicato più volte sui propri blog che la mancanza di trasparenza sui dati ESG è uno dei motivi principali per rifiutare progetti. Non è solo una questione etica, ma anche di rischio reputazionale.

Gli strumenti finanziari green: non solo equity

Accanto all’equity crowdfunding, il mondo degli investimenti green si è arricchito di strumenti innovativi:

  • Green Bonds: obbligazioni emesse per finanziare progetti ambientali (es. energie rinnovabili, efficienza energetica).
  • Sustainability-Linked Bonds (SLB): legano il pagamento degli interessi a obiettivi ESG misurabili.
  • Transition Bonds: emessi da aziende ad alto impatto ambientale in transizione verso modelli più sostenibili.
  • Credit Impact Bonds: obbligazioni che finanziano progetti con un impatto sociale o ambientale misurabile.

Questi strumenti sono sempre più seguiti anche dagli investitori che frequentano le piattaforme di crowd, perché consentono di diversificare il portafoglio green.

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Il ruolo degli investitori: più selettivi e più tecnici

La spinta verso l’ESG non arriva solo dalle piattaforme, ma soprattutto dagli investitori. Non sono più solo piccoli risparmiatori retail, ma anche:

  • family office
  • club deal
  • fondi ESG-oriented

Questi operatori professionali chiedono:

  • dati quantitativi (es. CO₂ risparmiata, risparmi energetici);
  • bilanci ESG coerenti con gli standard europei;
  • governance trasparente e verificabile.

Anche il retail sta cambiando. Gli investitori individuali vogliono sapere:

  • Chi certifica i dati ESG dichiarati?
  • Quali indicatori vengono misurati?
  • Esistono audit esterni sui numeri pubblicati?

ESG-washing: un rischio sempre più concreto

Il rischio di ESG-washing è altissimo nel crowdfunding, dove la comunicazione gioca un ruolo centrale. Dichiarare numeri senza prove espone le aziende a due conseguenze:

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  1. esclusione dalle piattaforme;
  2. perdita di reputazione.

Grins e le Piattaforme insistono sul concetto:

«Meglio dichiarare poco ma vero, piuttosto che generare il sospetto di greenwashing.»

L’ESG non è quindi un claim commerciale, ma un requisito tecnico, che potrà fare la differenza tra una campagna ed un’altra e la sostenibilità misurata diviene leva economica e parte concreta del proprio modello di business.



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