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Buoni pasto, meno commissioni da settembre con effetti positivi per consumatori. Ed esenzione fiscale a 10 euro in manovra


L’intervento legislativo che entrerà in vigore dal 2025 rappresenta una significativa evoluzione nel comparto dei ticket alimentari digitali e cartacei: per la prima volta, le commissioni applicate agli esercenti commerciali dalle società emettitrici non potranno superare il 5% del valore nominale.

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Una modifica che supera le distorsioni del passato e risponde alle richieste provenienti da esercenti, operatori del settore retail e associazioni di categoria, tanto nel segmento privato quanto in quello pubblico. Il periodo transitorio, fissato tra gennaio e agosto 2025, permetterà una graduale adeguatezza dei contratti già in essere prima dell’introduzione definitiva del nuovo regime.

Questo scenario è completato dalla prospettiva di un ulteriore aumento dell’esenzione fiscale a 10 euro per ogni ticket, tema in valutazione per la prossima legge di Bilancio e destinato a cambiare ulteriormente il panorama dei benefici di welfare aziendale.

Cosa sono i buoni pasto e a chi spettano: definizione, funzionamento e beneficiari

I ticket di refezione rappresentano strumenti di welfare destinati a supportare le spese alimentari dei lavoratori. Il loro utilizzo si è evoluto nel tempo: oggi sono disponibili sia in formato elettronico sia cartaceo, attribuiti dal datore di lavoro ai dipendenti come benefit non monetario e soggetti a precise regole di esenzione fiscale. Gli aventi diritto includono lavoratori subordinati a tempo pieno o part-time, compresi coloro che operano in smart working o con contratti flessibili; i professionisti con partita IVA ordinaria risultano anch’essi inclusi nei casi previsti dalla normativa di settore. Le finalità di utilizzo non si esauriscono nella pausa pranzo lavorativa, ma possono ampliarsi all’acquisto di generi alimentari presso una rete di esercenti convenzionati tra ristorazione e distribuzione organizzata.

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  • Benefici per il datore di lavoro: deducibilità totale dal reddito d’impresa e decontribuzione sugli importi riconosciuti dalla legge;
  • Inclusività: assenza di limiti temporali per l’utilizzo e accessibilità ampia fra le categorie lavorative.

Come funziona il sistema dei buoni pasto: attori e filiera

La filiera coinvolge quattro soggetti principali:

  • Datori di lavoro: gestiscono l’acquisto e la distribuzione dei buoni ai destinatari finali.
  • Società emettitrici: progettano, stampano e rivendono i ticket alle aziende, instaurando rapporti contrattuali con gli esercenti.
  • Esercenti commerciali: ristoranti, mense, bar, supermercati e negozi alimentari, che accettano i titoli come metodo di pagamento.
  • Lavoratori: beneficiari che utilizzano i buoni per acquisti alimentari o per il consumo di pasti fuori casa.

Il funzionamento prevede una circolazione regolamentata dalla contrattualistica stipulata tra le parti, con la società che si occupa anche della gestione delle transazioni elettroniche, pagamenti agli esercenti e controllo antifrode. Criticità annose sono derivate dalla struttura degli sconti offerti alle aziende e delle fee trattenute al canale commerciale, spesso considerate sproporzionate rispetto al servizio erogato.

Le commissioni sui buoni pasto: storia, criticità e l’introduzione del tetto al 5%

Storicamente, la percentuale di commissione richiesta dalle emittenti ai commercianti variava ampiamente, raggiungendo in casi estremi picchi fino al 20-25%. Queste condizioni hanno portato molti esercenti a limitare o rifiutare l’accettazione di ticket, con impatti negativi sulla diffusione dello strumento – aggravando in particolare le condizioni di piccoli operatori e pubblici esercizi. Con la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 (legge 193/2024), è stato introdotto un tetto massimo del 5%, valido sia nel settore pubblico che privato. Il tetto riguarda tutte le nuove convenzioni da settembre 2025 e verrà esteso ai rapporti in essere al termine del periodo transitorio, superando così una distorsione di mercato denunciata da associazioni come Fipe, Fiepet e Federdistribuzione.

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Effetti attesi della riduzione delle commissioni: i benefici previsti anche per i consumatori

L’introduzione del limite alle commissioni sui buoni pasto comporta una redistribuzione dell’equilibrio contrattuale tra i soggetti coinvolti nella filiera. I risparmi stimati superano i 400 milioni di euro annui per gli esercenti, secondo dati di categoria. Tuttavia, la riforma richiede attenzione rispetto alle possibili contromisure delle società emettitrici e alla revisione di contratti commerciali con le imprese clienti. Si evidenziano benefici in termini di riduzione dei prezzi a carico degli esercenti e aumento della competitività della rete di accettazione, ma anche il rischio di una diminuzione degli investimenti tecnologici o peggioramento dei servizi accessori.

L’impatto sulle società emettitrici: sostenibilità e adeguamento dei servizi

La revisione al ribasso dei margini impone agli operatori del settore una ristrutturazione dei modelli di business, orientandoli verso una maggiore efficienza gestionale e contrattuale. L’adeguamento dovrà conciliare la sostenibilità economica con l’allargamento della rete convenzionata e investimenti in sicurezza digitale, mantenendo i livelli di servizio attesi da esercenti e lavoratori. Alcuni operatori hanno sollevato la questione di un possibile allungamento dei tempi di pagamento e una diminuzione della qualità dei servizi, elementi che le istituzioni hanno promesso di monitorare con particolare attenzione.

L’impatto sulle imprese acquirenti: costi, contratti e vantaggi fiscali

Le aziende che forniscono i ticket ai propri dipendenti potranno beneficiare di una maggiore trasparenza sui costi e di condizioni di mercato più favorevoli. Tuttavia, sussiste la possibilità di una revisione dei contratti, con alcuni fornitori che potrebbero rinegoziare le condizioni di sconto o ridurre l’offerta di servizi accessori. È importante ricordare che il beneficio fiscale rimane inalterato: per i buoni pasto elettronici l’esenzione arriva a 8 euro per ciascun giorno lavorato, per quelli cartacei si ferma a 4 euro, e potrà essere adeguata qualora il Parlamento approvasse la soglia dei 10 euro.

Gli esercenti tra risparmi e nuove opportunità di convenzionamento

La riduzione delle commissioni apre la strada a un incremento delle convenzioni tra imprese di ristorazione, distribuzione e società emettitrici. L’ampliamento della base di esercizi disponibili rende i buoni pasto più spendibili e meno penalizzanti per le piccole attività, risolvendo un evidente squilibrio. Tuttavia, la riforma impone anche ai commercianti di porre attenzione a nuove condizioni contrattuali e a potenziali cambiamenti nei tempi di accredito.

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Le conseguenze per i lavoratori: esperienza d’uso e benefici attesi

Dal punto di vista dei dipendenti, l’estensione della rete di esercizi convenzionati favorisce la fruibilità del benefit e limita i casi di rifiuto al momento del pagamento. Rimane centrale la garanzia che l’importo nominale del ticket non venga diminuito e che la qualità dei servizi collegati resti elevata. I timori associati ad eventuali riduzioni dell’offerta in risposta ai nuovi vincoli vengono tuttavia controbilanciati dalle opportunità di maggiore accessibilità e dal rafforzamento del ruolo del benefit in chiave di welfare.

La proposta di innalzamento del tetto di esenzione fiscale a 10 euro e le prospettive in manovra finanziaria

Sul piano fiscale, la proposta di portare l’importo esente da 8 a 10 euro per i ticket elettronici è oggetto di analisi. L’eventuale innalzamento offrirebbe alle imprese uno strumento più efficace di incentivazione, ampliando al contempo il potere d’acquisto dei beneficiari e agevolando la spesa famigliare. Secondo le proiezioni dei principali stakeholder, una soglia più alta rappresenterebbe un vantaggio sia in ottica aziendale che per la popolazione di lavoratori dipendenti e autonomi. Restano da chiarire i dettagli applicativi e la copertura finanziaria, da definire nei prossimi provvedimenti di finanza pubblica.

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