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Anbi, finanziare un fondo strategico per l’acqua


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Tradurre l’European water resilience strategy in risultati tangibili e rimettere nella programmazione futura i Consorzi di bonifica nella spesa dei fondi di coesione. Le priorità dell’associazione per il futuro dell’agricoltura irrigua e dei territori interni all’assemblea generale

Finanziare un ambizioso e concreto fondo strategico per l’acqua e l’agricoltura irrigua e multifunzionale a sostegno delle politiche idriche nazionali e dell’Unione europea, capace di tradurre l’European water resilience strategy in risultati tangibili. È l’appello che l’associazione associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha lanciato nel corso della sua assemblea generale svoltasi a Roma.

I consorzi hanno rimarcato il rischio che le componenti socio-economiche del nesso acqua-cibo-ambiente rimangano prive di copertura, ribadendo la propria ferma opposizione a qualsiasi proposta di riduzione dei fondi stanziati per la Pac nel futuro bilancio Ue.

«Water resilient strategy della Ue, un piano tiepido»

Massimo Gargano

«La Water resilient strategy della Ue è un piano interessante, ma tiepido rispetto ad un tema primario per tutti i paesi europei, ma doppiamente importante per l’Italia, dove la filiera estesa legata all’acqua vale 707 miliardi di euro – ha puntualizzato il direttore Anbi Massimo Gargano –. Dobbiamo sicuramente seguire le linee guida, indicate dal piano europeo, tenendo presente che il nostro approccio deve essere però diverso da quello dei paesi del nord Europa. Dobbiamo curare la risorsa idrica con maggiore attenzione per il settore agroalimentare, che è uno degli elementi distintivi del nostro Paese e per il quale il ruolo dell’acqua è assolutamente centrale».

Senza il fondo strategico per l’acqua, l’Unione europea, ha sottolineato Gargano, rischia di compromettere la resilienza del proprio sistema alimentare, di ampliare il divario fra territori e di perdere competitività in un contesto globale, già fortemente instabile.

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Anbi, «La politica ci dia fiducia»

Al margine dell’assemblea il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, ha rivendicato la capacità progettuale e operativa dei consorzi di bonifica, sottolineando il loro radicamento nei territori e la competenza maturata nel gestire le criticità idrogeologiche.

«Abbiamo visione e concretezza – ha dichiarato – ma serve che la politica ci metta in condizione di agire, soprattutto nelle aree interne, che rappresentano il 60% del territorio nazionale e che vogliono restare vive e produttive».

Vincenzi ha quindi affermato: «Noi ci proponiamo, attraverso una proposta di legge, di gestire la manutenzione di quei corsi d’acqua impervi, che possono creare gravi problemi idrogeologici, ma che devono invece tornare ad essere una risorsa per il territorio».

«Il 70% del fondo di coesione non viene usato dal nostro Paese»

«Viviamo in un Paese drammaticamente vulnerabile dal punto di vista meteoclimatico – ha aggiunto Vincenzi –. Non sempre siamo capaci di semplificare: un 70% di fondo di coesione non viene usato dal nostro Paese, che è un Paese fragile in un hub, quello del Mediterraneo, che è in crisi. Chiediamo quindi, con forza, di rimettere nella programmazione futura i Consorzi di bonifica protagonisti nella spesa dei fondi di coesione, che devono avere un’attenzione particolare al tema dell’acqua».

Anbi, Piano bacini idrici multifunzionali a vantaggio delle aree interne

Come spiegato dal direttore Gargano, le conseguenze della crisi climatica sono ormai un problema «di giustizia sociale, ambientale, economica, perfino antropologica, perché a sopportare i danni sono le categorie più fragili. Il Piano bacini idrici multifunzionali è una proposta per offrire nuove opportunità alle aree interne, che sono parte importante del nostro Paese e non possono essere considerate malati terminali».

«Intervenire sui bacini idrici di accumulo»

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha sottolineato l’urgenza di un piano strategico sull’acqua che coinvolga tutta l’Europa. «Così come dobbiamo riuscire ad utilizzare pienamente quelle che sono strutture e infrastrutture che già esistono e che vengono utilizzate al 30, 40,50%, perché errori normativi sulla caratterizzazione dei residui impediscono di pulire in maniera veloce gli impianti e quindi di utilizzare i bacini nel loro pieno potenziale».

Il ministro ha infine ricordato gli interventi messi in campo, come il piano commissariale per la siccità, e la trasformazione dell’Eipli in acque del Sud.

«Rivedere la normativa europea sul deflusso ecologico»

«I Consorzi di bonifica hanno un ruolo strategico per il Paese: gestiscono una risorsa che genera 167 miliardi di valore aggiunto, pari al 19% del Pil». Lo ha affermato il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, Giorgio Maria Bergesio, rivendicando l’impegno parlamentare nel posticipare al 2026 l’applicazione del “deflusso ecologico”, previsto dalla normativa europea del 2000, considerata ormai superata dai cambiamenti climatici. Il rinvio, ha spiegato, «consentirà al comparto agricolo di continuare a utilizzare l’acqua necessaria, in attesa di aggiornare la normativa sulla base di studi e sperimentazioni».

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Tra le misure evidenziate, l’adozione del primo piano strategico per l’acqua in Italia, che ha permesso l’avvio di oltre 500 progetti territoriali, finanziati con più di 1 miliardo di euro. Ulteriori 750 milioni sono già previsti per il prossimo triennio, e altri fondi saranno inclusi nella prossima legge di bilancio.

Il nuovo piano per piccoli invasi

Bergesio ha inoltre anticipato un nuovo piano per i piccoli invasi, che affiancherà gli interventi già in corso sui grandi bacini. «L’obiettivo – ha concluso – è garantire un’agricoltura moderna, resiliente e sostenibile per le nuove generazioni: non si può irrigare come 50 anni fa».

Il Piano nazionale di investimenti Infrastrutturali

Nel suo intervento il ministro Matteo Salvini ha sottolineato l’impegno del governo nel settore idrico, con quasi 4 miliardi di euro investiti: 2 miliardi destinati al potenziamento delle infrastrutture primarie, in particolare nel Sud, e 1,9 miliardi per la riduzione delle perdite idriche. «Molti interventi sono già in fase avanzata – ha detto – e si concluderanno entro il prossimo anno e mezzo, mentre altri sono in progettazione».

Salvini ha inoltre illustrato il Piano nazionale di investimenti Infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico (Pniisi), che raccoglie 418 proposte da tutta Italia per un valore complessivo di 12 miliardi di euro. Un primo stralcio da 961 milioni, con 76 opere già dotate di progettazione esecutiva, è stato presentato ad aprile nella cabina di regia per la crisi idrica. «L’obiettivo – ha concluso – è rafforzare le infrastrutture, aumentarne la resilienza e ridurre drasticamente le dispersioni».

L’80% del territorio italiano esposto a stress idrico

Infine, Antonio Vincenzi, presidente del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale e rappresentante di Confagricoltura, ha ribadito la centralità dell’acqua come asset strategico da 380 miliardi di valore aggiunto, pari al 20% del Pil. E ha dunque sottolineato: «Entro il 2050 il consumo idrico crescerà del 30% e l’Italia, con l’80% del territorio esposto a stress idrico, rischia gravi ricadute. I danni all’agricoltura nel solo 2024 ammontano a 8,5 miliardi di euro».

Per Vincenzi è urgente un piano dell’acqua nazionale con indicazioni chiare, che consenta agli agricoltori di fare la loro parte per garantire sviluppo e sicurezza alimentare.

 

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