Gli occhi di Giorgia Meloni sembrano quasi cercare quelli di Volodymir Zelensky. Come per confermare la forza di un’intesa. Come per puntellare un impegno comune. «… Ognuno di noi è qui per fare la propria parte per un obiettivo comune, guardare oltre l’insopportabile ingiustizia che da più di tre anni viene inflitta al popolo ucraino e sapere immaginare ora un’Ucraina ricostruita, libera, prospera…». È il giorno della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. Roma torna protagonista. Le foto riempiono i siti dalla mattina. C’è l‘abbraccio tra la premier e il leader ucraiano e la stretta di mano con la moglie Olena. Ci sono le foto con la presidente della Commissione Ue Von der Leyen, con il presidente Consiglio europeo Antonio Costa, con il premier spagnolo Pedro Sanchez, con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Parole e immagini si accavallano. L’abbraccio con la stretta di mano con la moglie Olena Zelenska, le foto con la presidente della Commissione Ue Von der Leyen, con il presidente Consiglio europeo Antonio Costa, con il premier spagnolo Pedro Sanchez, con il cancelliere tedesco Friedrich Merz… «Il piano russo è lo stesso dall’inizio della guerra, tentare di piegare gli ucraini con il freddo e la paura. Questo piano è fallito perché la comunità internazionale si è schierata contro questo scempio», ripete Meloni che annuncia impegni per oltre 10 miliardi di euro e “chiama” le nostre imprese: «Il Sistema Italia può fare la differenza. È un impegno che trova oggi concretezza negli accordi che alcune tra le nostre principali aziende, Leonardo, Enel, Terna, Snam, Ferrovie sottoscriveranno con le omologhe aziende ucraine… Parliamo ovviamente di iniziative concrete, focalizzate su progetti strategici capaci di disegnare un cambiamento reale, restituendo il segno di un impegno corale del nostro sistema produttivo. Un impegno che si muove ovviamente parallelamente a quello che è stato messo in campo dal governo, dalle istituzioni, nelle loro diverse articolazioni. E questa conferenza ci offre l’opportunità di sottoscrivere numerose intese».
Zalensky ascolta poi quando tocca a lui rilancia. «Ancora troppi droni, troppi missili ci hanno colpito… Dobbiamo bloccare questa azione. Questo deve essere fatto grazie a più investimenti. Dobbiamo intercettare i droni, servono nuovi missili, servono nuovi sistemi di difesa, incoraggio tutti i nostri partner ad aumentare i fondi, aumentare gli investimenti. Perché visto quello che fa la Russia, noi non possiamo fare a meno di finanziamenti per produrre dei droni». Nell’auditorium rimbombano le parole del leader ucraino. «Inverno e terroire sono alleati di Putin, dobbiamo contrattaccare», ripete. E l’America? Per gli Stati Uniti ci sarà l’inviato per l’Ucraina Keith Kellogg che dopo l’annuncio di Donald Trump sull’invio di nuove armi a Kiev dovrebbe avere un bilaterale con Zelensky. E intanto aspetta di collegarsi con Meloni, Merz e Tusk, al premier britannico Keir Starmer e al presidente francese Emmanuel Macron ancora in visita a Londra, a un vertice della “coalizione dei volenterosi”: una sovrapposizione voluta dall’Italia per dare più forza alla conferenza, con la prima giornata di lavori che sarà chiusa da un saluto del capo dello Stato ai partecipanti.
L’Italia c’è. La premier nei “faccia a faccia” più privati confessa obiettivi ambiziosi. Vuole fatti. Vuole impegni concreti per Kiev. La sfida “impossibile” è superare i 16 miliardi di euro incassati l’anno scorso nella Conferenza ospitata in Germania. Un monte di euro non solo per aiutare l’Ucraina a difendersi. Ma anche per ricostruire quello che è stato distrutto: strade, ponti, scuole, chiese, ospedali. L’Italia ha la testa su un pacchetto di cento accordi che dovrebbero coprire la ricostruzione e protezione delle infrastrutture energetiche, lo sminamento, la riabilitazione delle aree distrutte, laddove si può, e la modernizzazione e gli investimenti in quelle meno colpite dalla guerra. Ora è un coro per Kiev. Antonio Tajani. «Tutti noi vogliamo vedere la fine al più presto di questa guerra e per questo faremo tutto ciò che è possibile per garantire la libertà del popolo ucraino». ripete il vicepremier ribadendo la volontà dell’Italia di «essere protagonista per la ricostruzione del Paese». Mezzo mondo è a Roma. C’è il primo ministro della Grecia Kyriakos Mitsotakis, quello della Polonia Donald Tusk, quello dell’Albania Edi Rama, quello di Malta Robert Abela, quello della Finlandia Petteri Orpo e il presidente ceco Petr Pavel. Oltre 3500 partecipanti, oltre 100 delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali, 2.000 aziende di cui circa 500 italiane. E la cronaca della mattinata raccomnta anche forti ritardi per il ritiro dei badge ai desk allestiti presso il Palazzo dei Congressi all’Eur. Decine di giornalisti e operatori hanno lamentato problemi nella distribuzione degli accrediti e c’è stato più di un problema tecnico, con molte persone rimaste in fila a lungo fuori dal Palazzo dei Congressi sotto il sole.
Intanto, Antonio Tajani alla Camera ha anticipato il lancio oggi di una nuova misura Simest da 300 milioni di euro a sostegno delle Pmi coinvolte nella ricostruzione dell’Ucraina. “Sostenere Kiev, oltre che un dovere, è una straordinaria opportunità di crescita comune” ha sottolineato il vicepremier. Ma insieme alle auspicate partnership, joint venture e iniziative finanziarie per la ricostruzione del Paese, a tenere banco nelle sale della Nuvola (che ospiterà la Conferenza) sarà con ogni probabilità anche il sostegno militare all’Ucraina: l’Ue sta valutando l’istituzione di un fondo da 100 miliardi di euro, che potrebbe essere incluso nella proposta per il prossimo Bilancio Ue settennale, stando a Bloomberg.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato al centro congressi “la Nuvola” il presidente ucraino Volodomyr Zelensky e la first lady Olena, per un breve saluto. A breve e’ previsto l’avvio dei lavori della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina in programma oggi e domani a Roma. (AGI)
Con Zelensky c’era anche la moglie Olena, per il saluto e l’abbraccio con Meloni. Tra gli ospiti accolti dalla premier anche il cancelliere tedesco, Friedrich Merz e Maia Sandu, presidente della Moldavia.
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