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Vetro italiano tra calo produttivo e investimenti green: come la sostenibilità guida la ripresa


L’Europa si conferma tra i protagonisti globali nella produzione del vetro, con oltre 36 milioni di tonnellate prodotte nel 2022 e una filiera industriale tra le più all’avanguardia in termini di innovazione e sostenibilità.

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La portata di questo materiale va oltre la sua dimensione fisica: oggi il vetro è un simbolo della transizione ecologica, grazie alla sua riciclabilità e all’impiego strategico in settori chiave come l’edilizia, il packaging e la mobilità.

In tal senso, un esempio significativo è il progetto europeo PRIMUS, finanziato dal programma LIFE, che ha radicalmente cambiato la produzione del vetro cristallo introducendo tecnologie in grado di ridurre significativamente le emissioni climalteranti.

L’Italia: eccellenza e primato nella filiera del vetro

In questo contesto, l’Italia gioca un ruolo di primo piano: con quasi 3.000 imprese attive nella produzione e trasformazione del vetro e una capacità produttiva che nel 2022 ha sfiorato i 6 milioni di tonnellate, il Paese si posiziona al primo posto in Europa per la produzione di vetro cavo e tra i primi per quella di vetro piano.

Il comparto nazionale rappresenta circa il 16% della produzione europea e genera un fatturato di 9,6 miliardi di euro. Un settore, dunque, rappresentativo del Made in Italy, che – secondo l’ultima assemblea annuale di Assovetro – conta 73 aziende industriali associate, distribuite in 111 siti produttivi, e impiega oltre 16.500 addetti diretti, in aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente.

Il valore aggiunto generato supera i 3,2 miliardi di euro. Numeri che avvalorano l’importanza strategica del settore per l’intera economia nazionale.

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Il comparto del vetro tra instabilità e rallentamento

Tuttavia, nonostante la sua rilevanza come asset industriale strategico, il comparto del vetro si trova oggi ad affrontare una fase estremamente turbolenta.

Dopo l’impasse pandemico del biennio 2021-2022, il 2023 e il 2024 hanno registrato un rallentamento della produzione, riconducibile principalmente all’instabilità geopolitica, all’inflazione delle materie prime e al calo della domanda nei settori chiave dell’edilizia, dell’automotive e del food & beverage. I dati confermano come, rispetto al 2022, la produzione abbia subìto nel 2023 una contrazione significativa: -5,3% per il vetro cavo, -7,7% per il vetro piano e addirittura -21% per le fibre di vetro.

Nel corso del 2023 la produzione di vetro piano si è attestata a 1,15 milioni di tonnellate, con un calo del -3% rispetto all’anno precedente, mentre quella di vetro cavo ha raggiunto 4,773 milioni di tonnellate, registrando una lieve crescita dell’+1,5%.

Tuttavia, alcune categorie hanno mostrato segnali di debolezza: le fibre di vetro hanno subito un calo del -0,6%, mentre gli articoli da tavola una contrazione del -2,2%.

Sul fronte dell’export, il quadro risulta abbastanza disomogeneo. Mentre il vetro piano ha visto un aumento delle esportazioni (+2%), il vetro cavo è rimasto stabile (-0,3%), con un calo più marcato nel segmento delle bottiglie (-4,4%) e degli articoli da tavola (-7%).

Il peso delle normative ambientali sulla competitività della filiera europea

Il settore, naturalmente orientato verso i mercati esteri, è sempre più costretto a confrontarsi con una crescente concorrenza internazionale – soprattutto da parte di Paesi extraeuropei – meno vincolati da normative ambientali e quindi più competitivi in termini di costi.

A differenza di questi competitor, i produttori europei devono confrontarsi con un quadro regolatorio sempre più articolato e stringente.

Le direttive ambientali dell’Unione – tra cui il Green Deal, il pacchetto Fit for 55 e il nuovo regolamento sugli imballaggi – impongono obiettivi ambiziosi in termini di efficienza energetica, uso di materiali riciclati e decarbonizzazione dei processi produttivi.

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Se da un lato queste misure tracciano un percorso improntato alla sostenibilità ambientale, dall’altro rappresentano un onere piuttosto considerevole per le imprese, le quali devono affrontare ingenti investimenti per adeguarsi agli standard europei.

Il rischio finale è che senza strumenti compensativi – sia di natura privata che di natura governativa – le imprese europee possano gradualmente perdere competitività, e quindi importanti fette di mercato, penalizzate proprio da normative che non trovano corrispondenza nei mercati esterni.

L’impatto dei costi energetici e delle materie prime sul vetro

A questa pressione di stampo legislativo si aggiunge la criticità riguardante il costo dell’energia, esploso in maniera evidente a seguito del conflitto russo-ucraino.

La produzione del vetro, infatti, richiede temperature superiori ai 1.500°C e un impiego massiccio di energia, in gran parte derivata da gas naturale.

L’impennata dei costi energetici nel biennio 2022–2023 ha colpito duramente il settore, mettendo in discussione la sostenibilità economica anche degli impianti considerati più efficienti .

Situazione aggravata dall’inflazione, che ha coinvolto anche le materie prime: il prezzo del rottame di vetro è salito di oltre 10 volte nel corso del 2023, rendendolo talvolta insostenibile e spingendo le vetrerie al ritorno alle materie prime vergini.

Per ovviare a queste esternalità negative, il Governo nazionale ha messo a disposizione dei produttori alcune misure straordinarie di sostegno: da un lato il meccanismo dei crediti d’imposta per imprese energivore e gasivore, che ha coperto fino al 45% dei costi sostenuti nei trimestri più critici del 2022

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Dall’altro, il DL Ucraina (art. 5, comma 6-bis) che ha temporaneamente autorizzato la sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi, compreso il combustibile solido secondario, definendo tali modifiche impiantistiche come non sostanziali.

Tuttavia, queste misure restano ancora temporanee ed emergenziali, non risolvendo a livello strutturale la necessità di una politica energetica industriale orientata alla decarbonizzazione.

La transizione ecologica del vetro: investimenti e competitività

Di fronte alla duplice pressione normativa ed energetica, il comparto vetrario italiano sta accelerando il proprio percorso verso la decarbonizzazione e l’adozione di tecnologie a basso impatto.

A questo proposito, Assovetro rileva come per una transizione pienamente sostenibile siano indispensabili impianti ad alta efficienza, fonti rinnovabili e modifiche impiantistiche strutturali.

Tra le soluzioni più promettenti, il recupero del calore disperso nei processi produttivi si conferma una leva cruciale.

Ad esempio i forni di cottura e di ricottura rappresentano una fonte significativa di calore recuperabile, spesso disperso nell’ambiente sotto forma di fumi ad alta temperatura.

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Questo calore può essere valorizzato in due modi: internamente, per alimentare altri processi termici dello stabilimento; oppure esternamente, cedendolo a reti di teleriscaldamento per la climatizzazione di edifici civili o industriali.

Si tratta di progetti circolari e innovativi, che massimizzano l’utilizzo dell’energia già presente nei processi produttivi, riducendo il fabbisogno di energia primaria e contribuendo alla transizione verso un’industria (e una comunità) più sostenibile.

A rafforzare questo quadro, un altro rapporto realizzato da Assovetro in collaborazione con KPMG, presentato durante il convegno “La transizione ecologica del vetro” (ottobre 2024), stima che servono almeno 15 miliardi di euro di investimenti per raggiungere la neutralità carbonica del settore entro il 2050.

Il documento evidenzia che, in assenza di misure strutturali, le emissioni complessive del comparto – oggi pari a oltre 3,7 milioni di tonnellate di CO₂ – calerebbero solo marginalmente nei prossimi 25 anni, anche in presenza di un incremento della produzione.

L’adozione di tecnologie green, infatti, rappresenta anche una leva di competitività che guarda al lungo periodo.

La decarbonizzazione dei processi industriali consente di ridurre l’esposizione alla volatilità dei mercati energetici; migliorare l’efficienza dei cicli produttivi; e, infine, di rafforzare l’immagine del brand sui mercati internazionali, sempre più attenti alla sostenibilità della supply chain.

Oltre l’emergenza: necessaria una governance energetica strutturale per il vetro

Nonostante i numerosi progressi, il comparto ha davanti a sé sfide rilevanti. I tempi di riconversione industriale, infatti, risultano spesso incompatibili con la velocità imposta dalle politiche europee.

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Il rinnovo degli impianti, l’integrazione delle nuove tecnologie e la decarbonizzazione richiedono tempi lunghi, investimenti ingenti e infrastrutture adeguate. Fattori la cui attuazione risulta ancora limitata in molte aree del Paese.

Per valorizzare pienamente il vetro italiano, patrimonio di competenze e competitività è necessario un cambio di paradigma nella governance energetica e industriale. È necessaria un’evoluzione che superi l’approccio emergenziale in favore di politiche strutturali, capaci di accompagnare il settore lungo un percorso realmente sostenibile e competitivo.



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