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Sovranità tecnologica, l’Ue punta sull’open source. E Aiip plaude


“Aiip accoglie con favore le parole della vicepresidente Virkkunen, che per conto della Commissione riconosce finalmente l’urgenza di recuperare sovranità digitale a partire da ciò che oggi è più semplice e alla nostra portata: il software. È tuttavia paradossale che, nel 2024, quasi la metà dei software utilizzati dalla stessa Commissione provenga dagli Stati Uniti. Basterebbe guardare cosa è successo in Italia con il Psn ed il Pnrr, dove si sono concentrati in un’unica entità molti sistemi digitali della Pubblica amministrazione, basandosi però su tecnologie tutt’altro che europee. O ancora, l’uso quotidiano di cloud statunitensi da parte di grandi partecipate o enti pubblici centrali. Se non partiamo dal software, ogni discorso sull’autonomia digitale resterà basato su presupposti fragili”

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La posizione di Aiip

A parlare è il presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider, Giuliano Peritore, che pur esprimendo soddisfazione per la posizione espressa dalla vicepresidente esecutiva della Commissione europea Henna Virkkunen in risposta a un’interrogazione parlamentare relativa alla sovranità tecnologica dell’Ue e alla dipendenza dai fornitori statunitensi, chiede con forza che si passi dalle dichiarazioni ai fatti.

Da quasi trent’anni, d’altra parte, Aiip “sostiene il valore dell’open source, della sovranità digitale, dell’autonomia, delle infrastrutture cloud distribuite e del pluralismo tecnologico, fondamenti imprescindibili per garantire innovazione, sicurezza e libertà digitale nel mercato europeo”, si legge in una nota. “La concentrazione dei servizi digitali della Pubblica amministrazione su poche piattaforme, come nel caso del Psn, basate su tecnologie prevalentemente non europee, rappresenta un esempio emblematico dei rischi di dipendenza strategica e possibili fenomeni di lock-in tecnologico. Allo stesso modo, l’adozione generalizzata di servizi cloud extra-Ue da parte di enti pubblici e aziende partecipate, è una deviazione significativa dagli obiettivi di autonomia strategica sanciti anche dalla Bussola Digitale 2030.

Le richieste dell’associazione

Aiip chiede quindi investimenti concreti in software open source europeo, il potenziamento e il supporto a data center e cloud-provider indipendenti gestiti da operatori italiani, possibilmente con linee guida vincolanti che garantiscano una reale preferenza per soluzioni europee, destinando ad esse almeno il 30% della spesa nelle Pubbliche amministrazioni. “Come già ribadito nella nostra iniziativa pubblica StopDna.eu, l’indipendenza digitale non è solo una questione tecnologica: è un pilastro di sovranità democratica, economica e civile. Il software è il primo fronte, e non possiamo più permetterci di ignorarlo”, recita la nota di Aiip.

L’interrogazione parlamentare alla Virkkunen

Nello specifico, Aiip fa riferimento alle risposte fornite da Virkkunen nell’interrogazione parlamentare E-001618/2025, incentrata come detto sulla dipendenza dell’Ue e dei suoi Stati membri dalle soluzioni IT delle aziende statunitensi: una dipendenza che non solo costituisce una vulnerabilità strategica, ma che determina anche spese pubbliche di denari che finiscono nelle casse delle software house americane, senza contribuire alla costruzione di un settore IT europeo competitivo.

In particolare, erano due i quesiti posti alla Commissione europea. Il primo riguardava l’importo stimato che si potrebbe risparmiare se solo la metà degli enti pubblici dell’Ue e degli Stati membri passasse a soluzioni IT open source, Il secondo verteva sulla quantità di programmi software di proprietà o basati negli Stati Uniti utilizzati attualmente dalla Commissione.

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“Alla luce dell’attuale situazione geopolitica, la Commissione attribuisce la massima priorità alla riduzione della dipendenza dell’UE dai fornitori digitali esterni”, ha dichiarato Virkkunen, precisando che “rafforzare la capacità dell’Europa di sviluppare, implementare e mantenere le proprie soluzioni digitali sicure è essenziale per la resilienza a lungo termine. Le tecnologie open source svolgono un ruolo chiave in questo sforzo, offrendo alternative trasparenti, interoperabili e sovrane al software proprietario”.

Gli strumenti per una sovranità tecnologica europea

La Commissione sostiene questa transizione attraverso iniziative come il programma Next Generation Internet, che ha mobilitato 140 milioni di euro per finanziare oltre 1.400 progetti open source su piattaforme decentralizzate, tecnologie basate sulla fiducia e strumenti per il miglioramento della privacy.

“Il suo successore, l’Open Internet Stack, fornirà componenti digitali convalidati e conformi alle normative Ue per enti pubblici e piccole e medie imprese”, ha aggiunto la commissaria. “Ulteriori iniziative includono Simpl per la condivisione dei dati in spazi dati affidabili e GenAI4EU/OpenEuroLlm, che promuove l’infrastruttura europea di intelligenza artificiale open source. Sebbene sia difficile quantificare con precisione i risparmi a livello Ue a causa delle diverse pratiche di appalto nazionali, gli studi suggeriscono che l’adozione dell’open source potrebbe ridurre significativamente i costi di licenza e di dipendenza dal fornitore. Ancora più importante, rafforza l’autonomia strategica e la competitività digitale dell’Europa. A partire dal 2024”, ha chiosato Virkkunen, “circa il 45% degli editori di software utilizzati dalla Commissione ha sede negli Stati Uniti. Tutti gli appalti vengono effettuati tramite entità registrate nell’Ue, nel pieno rispetto della legislazione Ue in materia di appalti, protezione dei dati e sicurezza informatica”.

La strategia europea sul calcolo quantistico

Nei giorni scorsi Henna Virkkunen ha anche chiarito la roadmap europea rispetto allo sviluppo di sistemi per il calcolo quantistico, che al momento sembra snodarsi su una strategia nativamente improntata alla sovranità tecnologica. “L’Europa ha compiuto notevoli progressi nell’eccellenza scientifica quantistica: vanta la più grande concentrazione di talenti quantistici al mondo e si colloca al primo posto a livello mondiale per numero di pubblicazioni scientifiche”, ha detto Virkkunen, precisando che “l’Ue vanta anche uno dei più grandi ecosistemi di startup quantistiche. Circa un terzo di tutte le aziende quantistiche mondiali ha sede nell’Ue e i fornitori dell’Ue forniscono quasi la metà dei componenti hardware e software utilizzati nei computer quantistici”.

Secondo la Commissione, entro il 2040 questo settore creerà migliaia di posti di lavoro altamente qualificati in tutta l’Ue e supererà un valore globale di 155 miliardi di euro.

“Nonostante i punti di forza dell’Europa, ci troviamo ora in una fase critica”, ha ammesso la vicepresidente. “Il nostro ecosistema industriale rimane fragile a causa de la frammentazione del sostegno tra gli Stati membri e del minore accesso al capitale privato rispetto agli Stati Uniti o alla Cina. L’Ue attrae solo il 5% dei finanziamenti privati globali, rispetto al 50% degli Stati Uniti. Ciò rende difficile il passaggio dalla ricerca all’industria e mette a rischio le startup europee, esponendole al rischio di scomparsa, di acquisizione da parte di paesi terzi o di delocalizzazione in regioni con condizioni finanziarie più favorevoli. Ecco perché è fondamentale agire ora. Il nostro obiettivo è proporre soluzioni per l’espansione, coordinare ulteriormente i nostri sforzi, attualmente frammentati, con gli Stati membri e, soprattutto, assumere un ruolo guida”.

La visione per il futuro è chiara: trasformare l’Europa in una potenza industriale quantistica e in un leader di mercato globale nelle tecnologie quantistiche, basandosi sulla leadership scientifica consolidata.

“La strategia si concentra su cinque aree chiave: ricerca e innovazione, infrastrutture quantistiche, rafforzamento degli ecosistemi, tecnologie spaziali e a duplice uso e competenze”, ha precisato Virkkunen”, e “include una serie di azioni concrete, a partire dall’istituzione di un centro di progettazione quantistica e di sei linee pilota per chip quantistici. A questo si aggiungeranno l’avvio di un centro pilota per l’Internet quantistica europea e lo sviluppo di una roadmap per la tecnologia quantistica nello spazio con l’Agenzia Spaziale Europea e il contributo alla roadmap tecnologica europea per gli armamenti”. Infine, “la strategia integra la nostra Agenda Digitale Internazionale, evidenziando che l’Europa è aperta alla cooperazione con paesi affidabili e al contempo impegnata a costruire la propria autonomia strategica”.

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