Il Decreto Infrastrutture, approvato dal Consiglio dei Ministri il 19 maggio e attualmente all’esame del Parlamento, ha l’obiettivo di imprimere una svolta nella realizzazione delle grandi opere, soprattutto in contesti critici o emergenziali. Il provvedimento tocca diversi settori, dagli autotrasporti alle concessioni portuali fino al controverso tema dello Stretto di Messina, ma uno dei punti più discussi riguarda le nuove modifiche al Codice degli Appalti.
Il Codice vigente, riformato nel 2023 ed entrato in vigore nel 2024, era stato pensato per semplificare, digitalizzare e accelerare le procedure. Tuttavia, a meno di un anno e mezzo dalla sua adozione, ha già subito due interventi correttivi. Con il nuovo Decreto Infrastrutture si amplia infatti il ricorso agli affidamenti diretti, si alleggeriscono alcune verifiche e si introduce la possibilità di attivare procedure semplificate già alla semplice previsione di un’emergenza, senza attendere che si manifesti effettivamente.
Misure nate anche in risposta a un sistema percepito come troppo rigido. Nel 2024 sono state indette in Italia 267.000 gare pubbliche per un valore complessivo di oltre 270 miliardi di euro, pari a quasi il 14% del PIL. Eppure, le gare relative alle opere pubbliche sono diminuite del 39% in un solo anno. Una flessione che molti imputano proprio alla complessità delle regole e alla lentezza burocratica.
Le voci del settore: tra sostegno, dubbi e proposte
Tra chi opera quotidianamente nel settore, i pareri sono articolati. A esprimersi positivamente su alcune novità è Roberto Rossi, presidente di Assistal: «I continui aggiornamenti del codice appalti rendono più complicato il lavoro delle imprese. Ci sono alcune misure dell’ultima modifica che abbiamo accolto positivamente, come ad esempio tutti gli interventi finalizzati a velocizzare gli iter burocratici. Ci sono poi delle criticità. In primo luogo la soglia del 5% per la revisione prezzi nei servizi, per le imprese è difficile da raggiungere. In secondo luogo le ATI (associazioni temporanee di imprese) con le piccole aziende sono diventate difficili da fare».
Rossi sottolinea anche la necessità di un maggiore coordinamento normativo tra i vari territori: «Legiferare in Italia è difficile, ci sono tanti interessi complessi che non è facile conciliare. Tutti gli interventi che mirano a una sburocratizzazione e a una velocizzazione dei processi avranno il nostro sostegno. Inoltre in Italia ci sono tante differenze tra livelli amministrativi: un progetto identico presentato a Milano o a Messina segue procedure molto differenti, per questo chiediamo alla politica di lavorare anche all’uniformazione delle normative, proprio per semplificare il lavoro delle imprese».
Anche la deputata leghista Elisa Montemagni, tra i relatori del Dl Infrastrutture, difende il provvedimento e ne sottolinea la genesi condivisa: «Le modifiche apportate tramite il Dl infrastrutture sono utili anche perché ci erano state richieste. Abbiamo rivisto l’aspetto delle certificazioni e vogliamo avere impatti nelle aree più critiche del Paese, dove ci sono urgenze e questioni di prevenzione. Abbiamo semplificato e sburocratizzato, in parte recuperando impostazioni precedenti e sono in corso dialoghi con il Ministero per capire come risolvere le altre criticità».
Montemagni riconosce le difficoltà, soprattutto per le PMI, ma guarda con favore al rafforzamento della figura del RUP (Responsabile Unico del Procedimento): «Oggi negli appalti vanno conciliate le norme europee e il principio della concorrenza con le esigenze reali del Paese, intanto la Figura del Rup è diventata ancora più centrale, così da venire incontro alle imprese siccome spesso il Rup è difficile da individuare, dunque auspichiamo di trovarlo all’interno della PA». Sulla prevenzione: «Nel Decreto Infrastrutture sono state differenziate le somme urgenze di carattere nazionale da quelle di ambito della Protezione Civile; le emergenze nazionali sono più cogenti sul tipo di azioni da intraprendere, ad ogni modo la Protezione Civile può contribuire alla prevenzione, a calmierare gli effetti dei danni e all’opera di riduzione del danno».
La deputata di FdI sottolinea infine la necessità di investimenti più efficienti: «Tutto il tema costruzioni ha sullo sfondo la faccenda dei fondi. A volte il vero problema è la lentezza nello spenderli e di sicuro dobbiamo lavorare, fino al 2026 per la scadenza del Pnrr, e anche dopo, nell’essere più efficienti».
Più critico il punto di vista del Movimento 5 Stelle, per voce della deputata Patty L’Abbate, componente della Commissione Ambiente: «Sul Dl Appalti va detto che affidare in via diretta senza gara costituisce una criticità, così come l’affidamento al prezzo più basso. La transizione si effettua evitando gli errori del passato. Con le nuove norme mi auguro che il governo riesca davvero a sostenere le Pmi, che sono state poco ascoltate in questi anni in cui il settore delle costruzioni ha abbracciato la transizione verde».
Per L’Abbate, le politiche di sostegno devono essere accompagnate da un ripensamento anche della formazione: «Ci sono imprenditori che non riuscivano ad accedere a fondi necessari allo sviluppo e all’innovazione della loro impresa. Ma è anche assai necessario che nelle scuole superiori e nelle università ci sia una formazione più adatta alle competenze della transizione ecologica nell’edile, continuiamo a insegnare vecchi metodi».
La deputata pentastellata punta inoltre il dito contro la mancanza di una strategia a lungo termine: «Non c’è abbastanza nei decreti del governo, allo stesso tempo manca un piano industriale che vada di pari passo. Senza una chiara pianificazione ci si muove solo in base alle urgenze. Il che va anche bene ma perché siamo lenti sulla politica di prevenzione? Perché scarseggia il personale nei ministeri e il contesto globale complesso non aiuta».
Critiche anche alla gestione delle risorse del PNRR: «Non reputo buono poi che con le modifiche del Pnrr si siano drenate risorse per il dissesto idrogeologico e si siano spostati soldi dall’energia a idrogeno a favore del gas».
La puntata integrale di Largo Chigi
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