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L’avocado biologico prolifera all’ombra dell’Etna. E dagli scarti nasce l’olio siciliano superfood- Corriere.it


L’avocado biologico prolifera all’ombra dell’Etna. E dagli scarti nasce l’olio siciliano superfood
Avocado. Crediti foto: Getty Images

Agricoltura innovativa ed ecosostenibile e cambiamenti climatici. Sul fenomeno dell’avocado biologico vi � un nuovo progetto realizzato in sinergia dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Universit� di Catania -partner scientifico- , da otto aziende agricole e una societ� start up. I mutamenti climatici provocano cambiamenti in tanti ambiti, un esempio evidente � la proliferazione dell’avocado di Sicilia. Occorre adattarsi e innovare con visione sostenibile.

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Un nuovo progetto dell’Universit� di Catania, otto aziende agricole e una startup punta a diffondere un corretto modello di coltivazione dell’avocado per standardizzare i sistemi colturali agricoli e gestire le malattie con strategie innovative ed ecosostenibili

Con i suoi circa mille ettari di superficie coltivata, concentrati soprattutto nelle aree costiere della fascia ionica-orientale tra Catania e Messina, che si estendono sino alle falde dell’Etna (non oltre i 300 metri sul livello del mare), � la coltura subtropicale pi� importante in Italia. Un habitat ideale quello del versante est dell’Etna, con temperature e umidit� costanti e terreni ben drenati, profondi e aerati, leggeri e sabbiosi. La maestosit� del vulcano, inoltre, non solo fa da barriera ai venti freddi e mantiene un’umidit� costante, ma �dona uno straordinario terreno di sabbia vulcanica che costituisce un humus fertile senza pari, fondamentale per la crescita delle piante�.

Il recupero dei terreni abbandonati

Si stima che i terreni sfruttabili nelle fasce costiere ioniche e tirreniche possano raggiungere superfici di almeno cinquemila ettari, consentendo il recupero e la valorizzazione di terreni abbandonati (un grave problema siciliano anche sul piano del dissesto idrogeologico), un tempo coltivati a limone. In questo contesto � nato il progetto “Avocado biologico siciliano: superfood per la valorizzazione delle aree ionico-tirreniche”, finanziato con la misura 16.2 del Psr Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, che si � posto diversi obiettivi. Innanzitutto, diffondere un corretto modello di coltivazione dell’avocado che punti ad una standardizzazione dei sistemi colturali agricoli, a una gestione delle malattie con strategie innovative ed ecosostenibili. E ancora, valorizzare le caratteristiche salutistiche dell’avocado. E infine, ridurre e riutilizzare lo scarto. Ed � partendo da quest’ultimo punto che il progetto ha visto la nascita del primo Olio di avocado siciliano, un prodotto di alto pregio, che potr� essere proposto come una diversificazione delle attivit� agricole. L’olio di avocado viene estratto da un frantoio sperimentale.

Natura, scienza e utilizzo della scarto

�La possibilit� di ottenere il prodotto trasformato, utilizzando il prodotto di scarto rappresenta una opportunit� da realizzare mediante i pi� moderni protocolli di estrazione che meglio possano preservare le componenti qualitative dell’olio�, spiega Laura Siracusa, ricercatrice dell’Istituto Chimica Biomolecolare – CNR. �Un olio vegetale ricchissimo di sostanze ossidanti con acidi grassi essenziali e ricco in vitamine A,D,E, lecitine e proteine�. Un prodotto Super Food, proposto come una diversificazione delle attivit� agricole utilizzando lo “scarto” del frutto avocado. Il tutto con una concezione culturale di rispetto dell’ambiente, di risorse sostenibili, di ciclo virtuoso di riutilizzo dello scarto.

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Azioni progettuali di agricoltura biologica innovativa

Alberto Continella, docente dell’Universit� di Catania, sostiene: �Le azioni progettuali sono state finalizzate a valutare l’influenza del portinnesto (Water-Hole, Mexicola, riprodotti per seme; Maoz, Duke 7, propagati vegetativamente) negli impianti frutticoli sui principali parametri vegeto-produttivi dell’avocado. In particolare, gli effetti sull’entrata in produzione, lo sviluppo vegetativo delle piante, la produttivit�, gli interventi e costi di potatura, la curvatura dei rami, l’evoluzione delle caratteristiche qualitative del frutto in diverse cultivar. Sono stati esaminati, inoltre, i fattori che determinano l’incremento della pezzatura media dei frutti, particolarmente nel caso della Hass che presenta dimensioni pi� contenute rispetto alle altre cultivar�. E ancora: �Sono stati valutati gli effetti di trattamenti fogliari ammessi in agricoltura biologica con specifici nutrienti in determinati stadi fenologici per valutare l’aumento delle classi di calibro maggiori; e la capacit� di trattamenti con prodotti a base di micorrize, ammessi in biologico, di migliorare l’assorbimento dei nutrienti dal terreno e, pertanto, la disponibilit� di elementi minerali in grado di aumentare la resa produttiva delle piante�.

Lotta ecosostenibile alle malattie

Il professore Giancarlo Polizzi, docente del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Universit� di Catania, afferma: �Le malattie riscontrate in tutte le aree di coltivazione oggetto di indagine necessitano della individuazione e messa a punto di adeguate strategie di lotta ecosostenibili. La finalit� del progetto � stata quella innanzitutto di descrivere le nuove malattie che interessano il territorio e di valutare l’efficacia di interventi agronomici -potature di risanamento, impiego di nuovi corroboranti, innovativi mastici protettivi- e antagonisti microbiologici (Bacillus spp. e Trichoderma spp.) il cui impiego sulla coltura non � stato mai oggetto di sperimentazione. Gli interventi agronomici sono principalmente rivolti alla rimozione dei cancri e alla protezione dei tagli mentre l’uso di antagonisti microbiologici, analogamente a quanto avviene su altre colture come la vite, potrebbe consentire la riduzione delle infezioni sul tronco e nei frutti attraverso competizione per spazio e nutrienti, parassitismo e induzione di resistenza�.



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