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La sostenibilità secondo Assovernici | Ferrutensil


La sostenibilità non è un vincolo etico, ma un presupposto competitivo e di autonomia strategica.

Benedetta Masi, Presidente di Assovernici, ne è fermamente convinta e, a partire da questa visione, guida le imprese appartenenti all’associazione verso l’evoluzione nel segno del rispetto dell’ambiente. Non solo. «Le aziende che investono in digitalizzazione dei processi, manutenzione predittiva e sulla capacità di adattare i consumi e le produzioni alle necessità del momento, diventano più resilienti agli shock di prezzo: fenomeni frequenti in un contesto geopolitico delicato come quello attuale, che mette ogni settore di fronte alle proprie vulnerabilità», evidenzia.

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Partendo da queste premesse il Presidente dell’associazione condivide alcune riflessioni sull’aggiornamento del Rapporto di Sostenibilità, da poco disponibile.

L’aggiornamento del Rapporto di Sostenibilità Assovernici riferito al 2024 evidenzia un lavoro di miglioramento nella metodologia di raccolta ed elaborazione dei dati. Quali sono state le sfide maggiori nell’implementazione di queste nuove linee guida?

L’associazione è in costante evoluzione. Negli ultimi cinque anni il numero degli associati è cresciuto di circa il 25%: il che ci ha posto la sfida di allineare i dati storici al panel attuale, soprattutto sui consumi energetici e la gestione dei rifiuti che raccogliamo dal 2018. Sono state quindi introdotte misure di normalizzazione della serie storica, per rappresentare adeguatamente l’effettivo trend degli indicatori attivati e garantire coerenza nei confronti temporali.

In generale, quali sono le principali criticità sul fronte della sostenibilità che un’azienda che opera nel settore dei prodotti vernicianti si trova ad affrontare?

Gli indicatori sono molteplici, ogni certificazione o protocollo definisce modalità proprie di raccolta e presentazione. Non è semplice per le aziende individuare strumenti univoci e rappresentativi per un percorso trasparente di miglioramento continuo nei campi ambientale, sociale e di governance. La presa di posizione dell’UE con gli ESRS – ossia gli standard europei per la rendicontazione della sostenibilità – e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ci pongono finalmente di fronte a un quadro chiaro, che supera i singoli marchi e consente un confronto omogeneo a livello europeo.

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E in relazione alle aspettative dei consumatori, quali sono le maggiori sfide che gli associati sono chiamati a superare?

I professionisti richiedono prodotti conformi a capitolati sempre più articolati, mentre il consumatore finale raramente formula richieste specifiche in termini di sostenibilità. Le nostre aziende sono quindi chiamate a veicolare contenuti formativi e informativi per orientare e agevolare la scelta di prodotti a minore impatto. Attualmente oltre il 60% dei nostri associati ha attivato iniziative di comunicazione in questa direzione.

Come prevedete di coinvolgere in misura sempre maggiore gli associati in questo importante lavoro corale?

Il mercato e la necessità di confrontarsi con le medie di settore spingeranno sempre più associati a rafforzare la propria rendicontazione; quelli nuovi sottoscrivono un impegno formale alla comunicazione dei dati economici e di sostenibilità. Stimiamo che entro il 2027 oltre il 60% di loro avrà consolidato o avviato il percorso verso un bilancio ESG integrato.

Nel documento sono dettagliati i dati relativi ai consumi idrici ed energetici. Quali sono le riflessioni condivise per migliorare le performance?

L’associazione sta progettando momenti di confronto sulle buone pratiche e intende proporre linee guida comuni. Oggi la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili acquistata con certificati GO (Garanzia di Origine N.d.R.) è cresciuta del 10% rispetto al 2023. Quanto ai rifiuti destinati al recupero, sono aumentati del 13% rispetto all’anno precedente, mentre quelli destinati a smaltimento sono calati del 7%. L’obiettivo è consolidare questi risultati e stimolare il miglioramento continuo, anche attraverso la definizione ed implementazione di futuri strumenti che emergeranno dal confronto in comitato.

Avete promosso best practice per questi risultati, o ritenete utile farlo?

Continueremo a promuovere momenti formativi con esperti e istituzioni, e a valorizzare le buone pratiche interne al settore affinché diventino patrimonio comune.

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Dalla formazione alla comunicazione interna, quali sono le iniziative per migliorare indicatori come il Severity Rate e il Lost Time Accident Rate?
Le nostre aziende, tutte a medio-alto rischio chimico, prestano storicamente attenzione al tema sicurezza: alcune vantano oltre 2.000 giorni senza infortuni. L’associazione sostiene questa cultura attraverso il proprio Comitato Sostenibilità, e può promuovere l’adozione di checklist comuni per audit interni, rafforzando la prevenzione e la coerenza tra dichiarazioni e comportamenti.

Quali valori associativi emergono dalla preparazione di questo documento?

Qualità per noi significa attenzione del prodotto, del processo, dell’ambiente di lavoro e della governance. I valori dichiarati nel codice etico Assovernici – integrità, trasparenza, rispetto e responsabilità sociale – guidano il nostro operato.

Quali sono i canali più efficaci per comunicare questo impegno?

Puntiamo sui canali digitali per raggiungere pubblici diversi, e sugli appuntamenti della filiera per un confronto diretto. Crediamo che il nostro ruolo sia quello di definire il passo e i trend del settore, attraverso le attività dei nostri comitati e una comunicazione chiara e costante.

A livello interno, infine, l’Associazione è guidata dalla consapevolezza che, in fatto di sostenibilità, il circolo virtuoso inizi dall’efficienza: soprattutto in un contesto difficile come quello in cui ci si trova a operare, ogni punto percentuale di energia risparmiata è gas o petrolio in meno da importare, CO2 in meno da pagare e minore volatilità nei bilanci. Un secondo step fondamentale consiste nella capacità di trasformare gli scarti in risorse, convertendo le cosiddette “materie prime seconde”, ottenute dalla rigenerazione di scarti o prodotti esistenti, in vantaggio industriale. Essenziale, infine, è la progettazione circolare: il nuovo Regolamento europeo sull’eco-design spinge le aziende di ogni comparto a creare prodotti che siano durevoli e rigenerabili, e questo apre nuove opportunità di business.



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