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la Provincia dell’Aquila apre il confronto sul Piano territoriale


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L’AQUILA – Si è tenuto ieri, nella sede dell’Ance dell’Aquila, il primo incontro territoriale promosso dalla Provincia nell’ambito del percorso partecipativo per la redazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp), lo strumento di pianificazione che definisce le linee guida per l’assetto e lo sviluppo del territorio a scala provinciale.

Il Ptcp è un piano sovraordinato rispetto agli strumenti urbanistici comunali: non interviene sul dettaglio delle trasformazioni locali, ma stabilisce i principi generali cui i Comuni devono attenersi nei loro piani regolatori, con l’obiettivo di garantire coerenza tra tutela del paesaggio, servizi pubblici, infrastrutture, sostenibilità ambientale e sviluppo socioeconomico. Una sorta di cornice strategica dentro cui inserire le scelte locali, indispensabile in territori complessi e articolati come quello aquilano.

L’incontro, dedicato all’area nord della provincia, ha visto la partecipazione dei rappresentanti istituzionali dei Comuni di Barete, Barisciano, Montereale, Campotosto, Lucoli, Capitignano, Rocca di Mezzo, Sant’Eusanio Forconese, Pizzoli, Rocca di Cambio, Poggio Picenze, Ocre, Cagnano Amiterno, Scoppito, Tornimparte, Fossa e L’Aquila, insieme a tecnici della Provincia e docenti delle Università dell’Aquila, Cagliari e del Gran Sasso Science Institute.

Durante i lavori sono stati presentati i primi risultati delle analisi ambientali e socio-economiche che costituiranno la base tecnica del nuovo Piano. I dati del dossier, illustrati dal professor Alessandro Marucci, docente dell’Università degli Studi dell’Aquila, e dall’ingegnere Andrea De Simone, dirigente del settore Territorio e Urbanistica della Provincia, hanno restituito un quadro articolato. Il territorio, secondo quanto emerso, sta affrontando una transizione demografica, che si riflette in maniera diversa tra capoluogo e comuni montani: l’area dell’Aquilano ha vissuto un periodo di crescita tra il 2001 e il 2024, registrando un +9,26% della popolazione. Tuttavia, secondo le proiezioni al 2043, la crescita si arresta, con un aumento marginale dello 0,16%. Montereale, già duramente colpita dal calo demografico nel periodo recente (-21,77% dal 2001 al 2024), rischia di vedere un’accelerazione del fenomeno nei prossimi vent’anni: -30,84% tra il 2023 e il 2043. Anche Rocca di Mezzo, che dal 2001 al 2024 aveva mostrato un modesto +2,93%, inverte completamente il trend, con una previsione negativa pari a -20,77% entro il 2043. 

Se il quadro demografico pone “sfide urgenti”, sul piano occupazionale emergono elementi più incoraggianti. Montereale registra un balzo: +115,7% di addetti nel settore privato tra il 2007 e il 2023, trainato dai servizi alle imprese (+855%). Anche Rocca di Mezzo mostra segnali positivi, in particolare nell’istruzione (+772%) e nei trasporti (+347%). L’Aquila, invece, cresce in modo più costante, ma con performance significative nei settori della sanità (+80,3%) e dei servizi professionali (+73,9%). I dati relativi al comparto agricolo confermano “una crisi generalizzata” in termini di superficie coltivata, aziende e lavoratori, con una unica eccezione positiva a Rocca di Mezzo, dove si registra un incremento delle aziende agricole del +2,86%. 

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Una tendenza che si inserisce in un contesto di difficoltà generalizzate nei principali settori economici locali, con perdita di occupazione in agricoltura, contrazione dei servizi e progressivo indebolimento del tessuto produttivo di montagna.

“Ogni realtà ha bisogno di una soluzione che si attagli alla sua condizione e alle sue potenzialità”, ha sottolineato il presidente della Provincia, Angelo Caruso. “Dobbiamo comprendere e rilanciare questi territori verso un futuro ancora durente”. E ha aggiunto: “Nella storia dell’umanità le scelte collettive sono sempre state legate ai fenomeni climatici. Forse oggi, in un’epoca in cui le aree metropolitane diventano invivibili, occorre riscoprire e valorizzare territori dove si può vivere meglio, ma servono condizioni reali e non solo buoni propositi”.

Caruso ha infine richiamato l’importanza del senso di comunità: “Dobbiamo garantire un futuro alle nostre realtà, perché non è tanto il numero degli abitanti che conta, ma l’appartenenza a una comunità. È su questo patrimonio che dobbiamo lavorare”.

Il percorso di redazione del nuovo Ptcp proseguirà nei prossimi mesi con ulteriori incontri pubblici, momenti di ascolto e approfondimenti tematici, con l’obiettivo di costruire un piano condiviso, dinamico e capace di accompagnare le trasformazioni sociali e ambientali dei prossimi decenni.

A margine dell’evento è intervenuto il sindaco di Barete, Claudio Gregori: “Lo spopolamento delle aree interne – ha detto – è una ferita aperta per l’Italia, e per l’Abruzzo in particolare. È un processo che si consuma lentamente, ma che ogni anno lascia segni più profondi: paesi che si svuotano, servizi che chiudono, comunità che rischiano di spegnersi. Anche a Barete, piccolo comune della provincia dell’Aquila, viviamo ogni giorno le conseguenze di questo fenomeno. Ma non vogliamo arrenderci. Al contrario, sentiamo la responsabilità di reagire”. 

“Come sindaco di Barete, credo che sia giunto il momento di superare la frammentazione e costruire una strategia vera, concreta e condivisa tra i comuni dell’interno -continua il primo cittadino -. Per questo lancio un appello ai colleghi sindaci: facciamo rete e mettiamo a sistema i progetti. Negli ultimi anni abbiamo visto nascere tante iniziative, molte delle quali valide e ben pensate. Tuttavia, troppo spesso rimangono isolate, scollegate le une dalle altre, senza una visione di lungo periodo. E invece serve proprio questo: una visione comune, che unisca le risorse e le competenze dei territori per affrontare le sfide demografiche, economiche e sociali in modo coordinato”.

Secondo Gregori, “mettere a sistema i progetti vuol dire valorizzare le sinergie tra comuni, evitare duplicazioni, rafforzare le nostre richieste verso Regione e Stato. Vuol dire puntare su mobilità sostenibile, sanità di prossimità, digitalizzazione, scuola e formazione, sostegno alle imprese locali, turismo esperienziale. E soprattutto, creare le condizioni per far tornare a vivere nei nostri borghi giovani, famiglie, lavoratori”. “Barete è pronta a fare la propria parte. Ma da soli non andiamo lontano. È necessario costruire un patto territoriale tra amministrazioni, un coordinamento stabile che ci permetta di programmare insieme, partecipare con più forza ai bandi, proporre una narrazione nuova delle nostre terre: non territori da salvare, ma territori da rilanciare. Lo spopolamento non è un destino. È una sfida. E se la affrontiamo uniti, con visione e determinazione, possiamo trasformarla in un’opportunità. I nostri borghi hanno ancora tanto da dare: storia, paesaggio, qualità della vita, legami autentici. Mettiamoli al centro di una nuova strategia per il futuro – conclude il primo cittadino.”



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