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Nathalie Janson: crypto e regolamentazione, la concorrenza tra Stati può essere un’opportunità, non un rischio


La concorrenza è un processo dinamico che spinge i legislatori a innovare, a migliorare la qualità delle regole e a ridurre i costi. Per l’Italia il volume di attività in criptovalute è inferiore rispetto ai grandi hub europei, ma è in crescita costante



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Come nasce e perché è stato istituito il regolamento MiCA?

MiCA è nato dopo la gravissima crisi del mercato crypto nel 2021. Infatti il mercato è cresciuto ad un tasso esponenziale tra 2020 e 2021. Questo aumento significativo è coinciso con il programma di acquisto massivo delle banche centrali per fare fronte al Covid. La crisi è iniziata con il fallimento di Celsius, Voyager Digital e Three Arrows Capital (piattaforma di finanza decentralizzata, poi Terra-Luna per finire con lo scandalo di FTX.


L’idea era di creare un “framework” che concede di operare nel settore con un quadro regolamentare omogeneo al livello Europeo ed offrire una maggiore protezione degli investitori in un settore nascente. La regolamentazione MicaR – Market in Crypto Assets Regulation – si ispira fortemente della legge PACTE adottata in Francia nel 2019.

A chi si applica il MICA? E quali cryptovalute o asset verranno regolamentate?

MiCA si applica a qualsiasi società che fa business con le cryptovalute. In Europa, non hanno seguito la strategia della SEC – Security Exchange Commission – il vigile dei mercati finanziari che cerca di valutare se la cryptovaluta è un titolo finanziario o no. Qui considerano questo settore come diverso dei titoli finanziari e di conseguenza che necessità delle regole diverse.

Cosa cambia per gli investitori in criptovalute? Per esempio, verrà garantita maggiore sicurezza?

Gli investitori sono garantiti da una maggiore sicurezza, dato che le società del settore devono registrarsi prima di operare e hanno l’obbligo di conformarsi alle procedure KYC/AML. Ormai la pubblicazione del White paper con un format pre-determinato è un obbligo. L’emittente della cryptovaluta è legalmente responsabile del contenuto del White Paper quindi l’investitore può fare causa per menzogne.

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Per ottenere la licenza, la procedura in Italia è la seguente: la Consob si occupa di Autorizzazione dei CASP, vigilanza sulla trasparenza, correttezza e prevenzione degli abusi di mercato; La Banca d’Italia di Vigilanza prudenziale (emissione, stabilità, ecc.) e regolazione AML/CFT per CASP/EMT/ART; mentre OAM è il Registro dei VASP per garantire la conformità AML.

Qual è al momento la posizione dei diversi stati all’interno della UE, E quale sarà il ruolo dell’ESMA?

I diversi stati all’interno della UE hanno la stessa posizione perché sono sottoposti alla stessa regolamentazione. Invece, il modo di applicare la regolamentazione dipende dall’organizzazione propria a ciascun Paese.
Par quanto riguarda il ruolo dell’ESMA, il regolamento (UE) 2023/1114 (MiCAR) assegna allESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) un ruolo centrale di supervisione, coordinamento e standardizzazione a livello europeo. L’ESMA è incaricata di redigere:

Gli standard tecnici di regolamentazione (RTS) e di esecuzione (ITS), che definiscono in dettaglio come applicare determinati obblighi (per esempio: formati di reporting, requisiti tecnici di sicurezza, contenuto delle informazioni da pubblicare).


Linee guida e risposte a quesiti frequenti (guidelines & Q&A) per armonizzare l’interpretazione tra le autorità nazionali e gli operatori di mercato.
– Le autorità nazionali (per esempio la CONSOB in Italia, l’AMF in Francia, la BaFin in Germania) restano responsabili del rilascio delle licenze e del controllo dei fornitori di servizi. L’ESMA svolge un ruolo di motore di convergenza: verifica che ogni autorità applichi il regolamento in modo coerente, evitando distorsioni della concorrenza. In alcuni casi, l’ESMA eserciterà una supervisione diretta, in particolare quando i fornitori di servizi sono di dimensione sistemica. L’ESMA manterrà:

1 – Un registro pubblico unico dei CASP autorizzati nell’Unione.
2 – L’elenco dei white paper registrati.
3 – Le informazioni relative a sanzioni e provvedimenti adottati dalle autorità nazionali.


Questo registro diventerà la fonte ufficiale di informazioni per il mercato e i consumatori.

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Il suo pensiero è decisamente controcorrente: perché la concorrenza regolamentare tra Stati membri non rappresenta necessariamente un problema? Quali sono le opportunità che apre?

La concorrenza regolamentare non conduce necessariamente ad un abbassamento dell’esigenza delle regole. Anzi, la concorrenza può spingere gli diversi stati ad adottare un modo di funzionamento più efficace per attrarre più imprese sul suo territorio. La concorrenza è un processo dinamico che spinge i legislatori a innovare, a migliorare la qualità delle regole e a ridurre i costi. In questo modo, contribuisce a risolvere un problema endemico della regolamentazione cioè la differenza tra il tempo dell’innovazione e il tempo della regolamentazione. Questo è fondamentale per mantenere la creazione di nuove imprese. La questione del «timing» è cruciale. La centralizzazione del processo presso l’ESMA – proposta spinta dalla Francia – sarebbe deleteria perchè c’è il rischio della lentezza amministrativa e c’è meno incentivo per migliorare i processi, essendo quella al livello internazionale l’unica concorrenza. Purtroppo, esiste la convinzione che la concorrenza tra gli stati Europei andrebbe a finire necessariamente con delle normative meno stringenti. Questo ragionamento sottovaluta il potere degli investitori che preferiscono una migliore protezione.

Infine, non si deve confondere le normative meno stringenti con dei processi diversi di amministrare le normative. Per esempio, i Paesi anglosassoni applicano il metodo dei «pinciples» cioè non controllano in dettaglio tutti documenti richiesti ma verificano che siano disponibili. Invece, in Francia, le autorità controllano tutti documenti nel dettaglio, quindi il processo impiega più tempo. Così il tempo per ottenere una licenza non è una metrica pertinente per giudicare la qualità del processo.




Alcuni operatori ritengono che il MiCA possa limitare e rallentare l’innovazione e comportare costi di adeguamento elevati per le imprese che desiderano essere autorizzate. Sarà così?

Il MiCA impone delle procedure che costano e richiedono delle competenze che non solo sempre presente in una startup. Sulla base di diversi rapporti (Deloitte, PWC, ESMA…), i costi stimati della messa in conformità con MiCA per le imprese (in particolare i VASP/CASP) ammontano per una piccola impresa tra 50.000 e 150.000 euro mentre per un’impresa media o in rapida crescita tra 200.000 e 500.000 euro. I costi includono quelli di audit legale e consulenza (10.000 e 50. 000, di redazione del White paper tra 15. 000 e 60. 000, quelli di aggiornamenti dei sistemi informatici (sicurezza, KYC/AML e reporting (30. 000 200. 000), formazione interna del team Compliance (5. 000 20.000) e spese amministrative (1. 000-5. 000). Inoltre, dopo aver ottenuto la licenza CASP, l’impresa deve mantenere le procedure AML/KYC, effettuare audit periodici, predisporre i report regolamentari. Queste voci ricorrenti sono stimate tra 30.000 e 200.000 euro e includono reporting regolamentare e controllo interno, audit esterno e certificazioni, aggiornamento dei White paper/documentazione, monitoraggio continue delle transazioni AML.




C’è anche chi solleva il dubbio che possa costituire un potenziale ostacolo per startup e piccole realtà, con il rischio di spostare l’innovazione fuori dall’Europa. Cosa risponde?

Il MiCA aumenta di fatto il costo di entrare sul mercato. Il rischio è chiaramente un disincentivo a fare business in Europa. Tale rischio è ancora più significativo oggi dato che gli Stati Uniti hanno chiaramente segnalato la loro intenzione di diventare un punto di riferimento per il settore. Questa situazione è ironica dato che l’Europa ha spinto per adottare MiCA con l’obiettivo di essere un mercato con una regolamentazione stabile che doveva attrarre gli investimenti nel settore, dato che il quadro legislativo americano non lo era. Infatti, la SEC (Security Exchange Commission) sotto la guida di Gary Gensler, faceva il buono e cattivo tempo. Le imprese del settore operavano in un ambiente molto incerto con il rischio di vedere la cryptovaluta farsi riqualificare come titolo finanziario e quindi di dover conformarsi alla regolamentazione che prevale.

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Qual è la posizione dell’Italia, le sue peculiarità e le prospettive future?

Gli operatori iscritti al registro OAM dei VASP (Virtual Asset Service Providers) più noti sono: Young Platform fondata nel 2018, piattaforma di acquisto, vendita e risparmio in cripto, l’operatore più popolare in Italia; The Rock Trading fondata nel 2011, storicamente pioniera nel Bel Paese ma posta in amministrazione giudiziaria nel 2023 a causa di difficoltà di liquidità; Conio, specializzata in wallet Bitcoin multisignature, partner di Poste Italiane e Banca Generali; Bitpanda Italia, filiale italiana di Bitpanda (Austria), registrata come VASP per operare legalmente; Binance Italy, entità italiana iscritta al registro OAM dal 2022, ora soggetta alla procedura MiCA.
Ad oggi la CONSOB non ha concesso licenza MICAR a nessun di questi VASP. Secondo OAM, ci sono 147 operatori attualmente registrati come VASP in Italia (dato aggiornato al 2024) e molti sono filiali di grandi gruppi internazionali (Binance, Coinbase, Crypto.com). Il volume di attività è inferiore rispetto ai grandi hub europei, ma è in crescita costante. Quindi c’è margine di progresso per l’Italia.




Una provocazione: come vede il futuro delle cryptovalute, secondo molti gli unici asset finanziari senza sottostante?

Le cryptovalute raggruppano progetti molto diversi. Per prima cosa, si deve distinguere Bitcoin dagli altri progetti perchè è nato come un progetto di sistema monetario alternativo. Non è senza sottostante, anzi: il suo valore proviene della sicurezza e della qualità dell’architettura del sistema di pagamento proposto che funziona 24ore/24 e 7 giorni/7. Non è mai successo un incidente di pagamento, questo grazie alla proof of work.
Altri progetti sono Ethereum che include uno “smart contract”: somiglia ad un titolo finanziario e altre cryptovalute con delle caratteristiche simili ad Ethereum.
Poi ci sono i “meme coin“, noti dopo il lancio di quello di Trump. Questa categoria somiglia più ad un “goody” o oggetto di culto della personalità, come nel caso di Trump.



Bitcoin è un progetto più serio e il trend di aumento del suo prezzo sul lungo termine ne è la prova. Dimostra anche delle qualità di protezione contro il rischio geopolitico dato che sfugge al potere degli Stati. La repressione finanziaria dimostrata da parte da alcuni Stati aumenta la domanda di Bitcoin, se poi si prende in considerazione l’instabilità monetaria che va di concerto. Da questo punto di vista, il futuro del Bitcoin è prospero.







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