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Tajani: “Così l’Italia guida la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina”


Editoriale del Ministro Antonio Tajani per “Formiche”

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A oltre tre anni dall’inizio dell’ingiustificata aggressione russa, le immagini quotidiane di morte e distruzione causate dagli attacchi russi contro la popolazione e le città ucraine ci ricordano la brutalità del conflitto in Ucraina. Una guerra su suolo europeo dopo oltre settant’anni. Un’aggressione che ha visto una straordinaria mobilitazione internazionale, a partire dall’Unione europea e i suoi Stati membri, per sostenere l’eroica resistenza ucraina. Il nostro Paese, a testimonianza della sua tradizionale solidarietà e impegno, fin dall’inizio del conflitto è stato in prima linea al fianco di Kyiv e del suo popolo, fornendo sostegno umanitario, finanziario e altre forme di assistenza economica per ben 2,5 miliardi di euro, oltre ad aiuti sostanziali perla sua difesa. In occasione del recente vertice Nato dell’Aia, con tutti i partner internazionali abbiamo ribadito la nostra unità nel sostegno agli sforzi del presidente Zelensky per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace giusta e duratura. Sostenere l’Ucraina resta una priorità per la nostra sicurezza e per il nostro futuro.

Dal conflitto in Ucraina alla recente crisi tra Iran e Israele, infatti, assistiamo alla frammentazione dello scenario internazionale come lo abbiamo conosciuto finora. Le aree di crisi attorno a noi europei continuano a moltiplicarsi, mettendo in discussione quella stabilità e prosperità cui eravamo abituati. Il nostro sforzo, come governo italiano, è incessante per favorire la pace e ridurre l’impatto dei conflitti sulle popolazioni. Nel solco del messaggio di Papa Leone XIV a non abituarci alla guerra, non possiamo perdere la speranza che tacciano le armi e che prevalgano diplomazia e dialogo. Come ho sempre detto, il futuro e l’indipendenza dell’Ucraina passano anche per la ricostruzione del Paese, così da dare speranza a un popolo che da più di tre anni resiste con tenacia alla guerra e per aiutare la società ucraina nel suo percorso di avvicinamento all’Unione europea. È proprio in questo spirito che Roma ospita il 10 e 11 luglio la conferenza per la Ripresa dell’Ucraina. Nel suggestivo scenario del palazzo della Nuvola, abbiamo rivolto come governo italiano insieme alle nostre controparti ucraine, inviti a quasi cento Paesi, decine di organizzazioni internazionali e finanziarie, 2500 aziende, autorità locali e associazioni della società civile italiane, ucraine e internazionali. Si tratta del più importante appuntamento annuale internazionale dedicato al Paese in cui si tratteranno temi come la ricostruzione, la riforma e la modernizzazione dell’Ucraina.

L’obiettivo di queste giornate sarà quello di mettere in contatto attori pubblici e privati per definire impegni, programmi e intese economiche fondamentali per contribuire congiuntamente agli sforzi della ricostruzione. Le discussioni alla conferenza si articoleranno in quattro principali aree, o meglio “dimensioni”: imprenditoriale, umana, locale e regionale e quella delle riforme nel percorso di adesione all’Ue. A esse sono stati dedicati negli scorsi mesi importanti eventi preparatori, realizzati a Milano, Kyiv, Bruxelles e Verona. I lavori si concentreranno attorno a un forum sulla ripresa e una fiera imprenditoriale. Il forum sarà articolato in seminari e laboratori tecnici dedicati ai settori più rilevanti e promettenti per l’economia ucraina, mentre la fiera darà l’opportunità ad aziende italiane, ucraine e internazionali di presentare i propri progetti per il Paese, incontrarsi ed esplorare possibilità di collaborazione che includono anche gli enti locali ucraini, che presenteranno le principali opportunità di investimento. Sostenere l’Ucraina, infatti, oltre che un dovere ritengo sia una straordinaria opportunità di crescita comune. La più recente valutazione sui danni del conflitto realizzata dalla Banca Mondiale stima in 500 miliardi di euro il costo complessivo della ricostruzione. Per fare un esempio concreto, sempre secondo la Banca Mondiale il settore dei trasporti necessita di quasi 78 miliardi di dollari per la ricostruzione nei prossimi dieci anni. Di questi, il solo comparto ferroviario (binari, ponti, stazioni, impianti elettrici, eccetera) richiede investimenti stimati in 15 miliardi di dollari. Sono convinto che le nostre imprese potranno fornire un contributo straordinario, cogliendo le opportunità previste dagli strumenti finanziari e assicurativi che permettono insieme di contribuire alla ripresa del Paese.

Non vogliamo però fermarci qui. Una priorità sarà aiutare concretamente le persone e le Pmi che, in Ucraina come in Italia, sono la colonna portante dell’economia. Secondo l’Ocse, le Pmi rappresentano infatti il 99,9% delle aziende presenti in Ucraina, occupando l’81,6% della forza lavoro e garantendo oltre il 70% del valore aggiunto della produzione nazionale. Si tratta di realtà imprenditoriali che cercano di intensificare le loro collaborazioni con l’Europa e, in questo contesto, sono molteplici le opportunità per le nostre imprese che intendiamo catalizzare attraverso la conferenza. La ricostruzione, poi, passa anche attraverso la cultura, settore in cui l’Italia è assoluta protagonista a livello mondiale. Fin dall’inizio del mio mandato, dopo l’iscrizione della città portuale di Odessa nella lista del patrimonio mondiale in pericolo, ho fortemente voluto che il nostro Paese contribuisse, con l’Unesco, a ricostruire il tetto della cattedrale distrutta dai bombardamenti. Con la conferenza lanceremo, inoltre, la Rome declaration for science, research and innovation in Ukraine, promossa dal ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il ministero dell’Educazione e della Scienza ucraino, con la Commissione europea e con l’adesione dell’Unesco.

Ricostruire l’Ucraina con standard occidentali rappresenta davvero un’opportunità storica, oltre che uno sforzo giusto, volto a restituire una prospettiva di crescita e prosperità a un popolo che vuole poter scegliere liberamente il suo destino. Ed è proprio in questo spirito che siamo al lavoro per il buon esito di un evento internazionale che vedrà la partecipazione di tutti i ministri del nostro governo. Molto rimane ancora da fare, ma non mancherà mai il sostegno dell’Italia alle legittime aspirazioni del popolo ucraino di ricongiungersi a quella casa comune che con grandi sforzi e sacrifici stiamo costruendo da ormai settantacinque anni, ossia da quando, il 9 maggio 1950, fu pronunciata la dichiarazione Schuman. La conferenza di Roma sarà certamente ricordata come un passo importante in questa direzione.

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