La migrazione al cloud della PA è diventata uno dei passaggi fondamentali per costruire una Pubblica Amministrazione più moderna, sicura ed efficiente. Non si tratta solo di un cambiamento tecnico, ma di una trasformazione strutturale che incide su processi, competenze e relazioni tra gli enti.
Il Forum PA 2025 colloca questo passaggio all’interno della visione della “PA Aumentata”, sottolineando come le tecnologie siano strumenti abilitanti per un’amministrazione realmente capace di rispondere alle sfide del presente.
La migrazione al cloud come svolta strategica
In questa cornice, il secondo pilastro della nostra riflessione riguarda appunto la tecnologia, che non è più solo un supporto operativo, ma un motore imprescindibile per l’evoluzione della Pubblica Amministrazione.
Secondo il Digital Decade Country Report – Italy 2025, pubblicato dalla Commissione Europea nell’ambito del monitoraggio dei progressi verso gli obiettivi del Decennio Digitale 2030, l’Italia registra risultati incoraggianti su più fronti. Si segnalano importanti avanzamenti nelle infrastrutture digitali – con una copertura in fibra ottica (FTTP) che ha raggiunto il 70,7% della popolazione – e un netto miglioramento nell’offerta di servizi digitali da parte della Pubblica Amministrazione.
L’Italia si distingue inoltre per il crescente impegno nelle tecnologie strategiche, come il quantum computing e i semiconduttori e per un’attenzione sopra la media europea alla sostenibilità ambientale dei sistemi ICT.
Restano tuttavia aree critiche da rafforzare: solo il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base (contro l’ambiziosissimo obiettivo europeo dell’80%), l’intelligenza artificiale è adottata solo da l’8,2% delle imprese, e l’ecosistema delle startup mostra ancora un potenziale non pienamente espresso.
I risultati complessivi però ci devono confortare e sono la conseguenza della strategia PA digitale 2026 che prevedeva di portare l’Italia nel gruppo di testa europeo, avvicinandosi o addirittura anticipando al 2026 alcuni obiettivi del digital decade (es. 80% dei servizi pubblici digitali, 75% delle PA in cloud) e che ha permesso a oggi di raggiungere 45 obiettivi (il 67%) di quelli previsti, rispettando tutte le ambiziose scadenze incluse nel piano.
Migrazione cloud delle province: un successo da 91 milioni
Sempre in questo periodo il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio ha reso noto con orgoglio che tutte le Province, Città Metropolitane e Liberi Consorzi Comunali hanno aderito con successo all’Avviso pubblico PNRR per la migrazione al cloud. Questo risultato, reso possibile grazie allo stanziamento iniziale di 70 milioni di euro – successivamente incrementati di 21 milioni vista la domanda superiore alle attese – costituisce un lavoro accurato per non lasciare nessuno indietro, in particolare le province, enti che prima di questo avviso erano pressoché fuori dai finanziamenti in ambito digitale.
La ricetta da copiare è il dialogo costante con gli stakeholder, la capacità di rendere concrete innovazioni di processo e una diffusa assistenza territoriale. La migrazione in ambienti cloud certificati garantisce maggior sicurezza informatica, affidabilità e efficienza operativa, oltre a creare un’infrastruttura abilitante per l’offerta di servizi digitali più agili e innovativi su scala territoriale. Un passaggio strategico che valorizza il ruolo coordinato e decisivo di questi enti nel processo di transizione digitale del Paese.
Infrastruttura cloud come base per la PA aumentata
È un risultato che va ben oltre il mero adempimento tecnico: rappresenta un punto di svolta nella costruzione di una PA più moderna – e quindi aumentata – capace di adottare modelli a consumo, aggiornamenti continui, strumenti di monitoraggio automatico, disaster recovery, e conformità alle regole.
L’infrastruttura cloud costituisce una base comune e robusta su cui condividere servizi personalizzati e interoperabili. Le Province e le Città Metropolitane possono oggi scambiare dati in modo più fluido, adottare architetture modulari, realizzare soluzioni condivise che ottimizzano tempi, costi e risorse.
Supporto ai comuni piccoli attraverso l’ecosistema cloud
Ma l’impatto va oltre: la migrazione al cloud crea le condizioni per supportare anche i Comuni di dimensioni più piccole, che spesso operano in contesti frammentati e con poche risorse, e che oggi possono beneficiare di un ecosistema tecnologico unificato.
Sicurezza e cybersecurity nel cloud qualificato
La sicurezza, in questo scenario, non è un optional. Il cloud qualificato risponde a stringenti requisiti fissati dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e garantisce che anche i dati e i servizi più critici – dalla gestione del territorio alla protezione civile – siano protetti da interruzioni, attacchi esterni e perdita di dati. È un salto culturale prima ancora che tecnologico: la cybersecurity non è più un tema esclusivamente tecnico, ma una responsabilità condivisa, una condizione strutturale per assicurare la continuità operativa e la fiducia dei cittadini.
Tecnologie emergenti e approccio proattivo della PA
A questo si aggiunge il valore abilitante del cloud rispetto alle tecnologie emergenti.
Solo su infrastrutture moderne è possibile implementare soluzioni di intelligenza artificiale, machine learning, automazione intelligente, sistemi predittivi basati su big data. È su queste basi che la PA potrà superare l’approccio “reattivo” e orientarsi sempre più verso un modello proattivo, anticipando i bisogni di cittadini e imprese, semplificando i processi, migliorando l’efficacia dell’azione amministrativa.
Competenze e governance per la trasformazione digitale
Naturalmente, il successo della trasformazione digitale non si misura solo nel numero delle tecnologie adottate. Servono persone, competenze, organizzazione. Servono professionalità capaci di gestire ambienti cloud, ma anche di progettare architetture di servizio, supervisionare fornitori, garantire compliance e sicurezza.
La governance deve essere chiara: ruoli e responsabilità vanno definiti e condivisi, i processi devono essere trasparenti e la collaborazione tra amministrazioni deve diventare strutturale, non episodica. Il supporto tecnico e operativo, attraverso centri di competenza, laboratori di sperimentazione e community professionali è altrettanto fondamentale per non lasciare sole le amministrazioni più piccole.
Verso la fase due della PA aumentata
La migrazione al cloud rappresenta quindi un banco di prova superato con successo, ma anche una base su cui costruire la fase due: quella della valorizzazione dei dati pubblici, della creazione di piattaforme integrate, della diffusione dell’intelligenza artificiale nei servizi, della semplificazione profonda dei rapporti tra PA e cittadini.
Il percorso della PA Aumentata non si esaurisce con l’adozione della tecnologia: inizia da lì. E ci chiama oggi a mettere a sistema quanto realizzato, investire nelle persone, rendere strutturali le innovazioni, trasformare ogni progetto in una leva per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la competitività del Paese.
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