L’Italia è in prima linea nel sostegno all’Ucraina sin dall’inizio dell’invasione su larga scala del febbraio 2022. Un impegno che si è tradotto in aiuti economici, finanziari, umanitari, militari e in una spinta costante alla mobilitazione del sistema imprenditoriale nazionale per partecipare alla ricostruzione del Paese, sotto la guida del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha voluto costituire alla Farnesina una Task Force per la ricostruzione dell’Ucraina sin dall’inizio della crisi. A ribadirlo in un’intervista ad “Agenzia Nova” è l’ambasciatore Davide La Cecilia, inviato speciale per la ricostruzione dell’Ucraina e già capo missione a Kiev, che traccia un bilancio articolato delle azioni italiane e anticipa gli obiettivi della prossima Ukraine Recovery Conference che si terrà a Roma i prossimi 10 e 11 luglio. “L’assistenza economica e finanziaria italiana all’Ucraina è iniziata subito dopo l’invasione russa su larga scala del febbraio del 2022, con una serie di interventi a sostegno del bilancio generale del governo ucraino, oltre che interventi umanitari e a favore della resilienza energetica”. Una delle azioni più rilevanti ha riguardato il settore energetico, duramente colpito dalla guerra, cui sono seguiti altri interventi da parte della nostra cooperazione, fra cui un co-finanziamento con la Bers da 200 milioni di euro a credito d’aiuto nell’ambito del progetto per il ripristino della capacità elettrica di Ukrhydroenergo, società energetica ucraina colpita dall’esplosione della diga di Nova Kakhovka (avvenuta nel mese di giugno del 2023)”. La Cecilia ricorda anche come l’Italia abbia sostenuto i rifugiati giunti nel nostro Paese, in linea con le decisioni europee. “Un altro intervento importante è stato quello a sostegno dei rifugiati ucraini, 170 mila che sono giunti in Italia subito dopo il conflitto attraverso la concessione della protezione internazionale temporanea decisa dall’Unione europea”, aggiunge l’inviato speciale.
Alla Conferenza del 10 e 11 luglio, sono attese “circa 4.000 presenze. Sarà un appuntamento globale, con oltre cento delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali e banche di sviluppo, centinaia di autorità locali e rappresentanti della società civile”, spiega La Cecilia, sottolineando che “la risposta italiana è stata assolutamente positiva. Anche le piccole e medie imprese hanno un chiarissimo interesse per questo dossier alla Farnesina, dove il ministro Tajani guida un Tavolo interministeriale per la ricostruzione dell’Ucraina, teniamo molto alla loro partecipazione”. Il coinvolgimento del sistema produttivo è stato rapido e determinante, come emerso dalla Conferenza bilaterale di Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina, tenutasi il 26 aprile del 2023. “Noi sin dall’inizio abbiamo cominciato a lavorare con il sistema produttivo italiano, quindi con le aziende, da quelle grandi, le medie e le piccole, i soggetti economici istituzionali, come Sace, Simest, Cassa depositi e prestiti, l’Ice e Confindustria”. La conferenza bilaterale sulla ricostruzione del 2023 ha visto la partecipazione di centinaia di imprese italiane e ha posto le basi per numerosi partenariati internazionali. “Abbiamo svolto una grande conferenza bilaterale con la partecipazione di circa 750 aziende, con sessioni in plenaria e poi con tavoli separati dedicati ai principali settori della ricostruzione: energia, infrastrutture, salute, digitale, trasporti”, dichiara La Cecilia. In questi anni inoltre, e specie nella fase di avvicinamento alla Urc25, numerosi sono stati gli eventi preparatori realizzati e i business forum sul tema, sia in Italia – a Roma, Milano e da ultimo Verona – che all’estero, a Kiev e a Bruxelles.
L’inviato speciale sottolinea anche l’importanza dell’azione coordinata a livello europeo. “A tutto questo si aggiunge il nostro contributo come Italia all’assistenza macro-finanziaria dell’Unione europea e in particolar modo alla costituzione dell’Ukraine Recovery Facility da 50 miliardi di dollari, che è operativa attraverso esborsi trimestrali sulla base delle riforme effettuate dal governo ucraino”. La Cecilia ricorda il ruolo di guida dell’Italia nel 2024, anno della presidenza G7, che ha portato Roma a organizzare la nuova edizione della Ukraine Recovery Conference. Quali le priorità della Conferenza? Interventi urgenti, investimenti a lungo termine e preparazione per una ricostruzione di più lungo periodo quando le condizioni lo permetteranno: “Una parte della ricostruzione si può già mettere in atto, in termini di sostegno alla resilienza e alle infrastrutture energetiche o nella riabilitazione delle zone liberate, lo sminamento e poi gli investimenti per l’ammodernamento delle zone meno colpite dalla guerra, che sono principalmente quelle occidentali”. Il nostro obiettivo è stato in questo periodo quello di mobilitare le aziende nazionali in modo da essere pronti quanto la vera ricostruzione potrà cominciare. “Per questo, occorre lavorare sui partenariati con le aziende internazionali ed ucraine e predisporre strumenti finanziari, di assicurazione e di de-risking”, aggiunge La Cecilia. Infine, la ricostruzione – segnala l’inviato speciale – è legata al processo di adesione europea, due facce della stessa medaglia. L’Ucraina ha fatto progressi enormi sulla strada delle riforme e dell’integrazione nell’Unione europea e le aziende che investono lo fanno perché sono consapevoli che farà presto parte del mercato unico, quindi stesse regole e stessi standard produttivi.
La conferenza si baserà sulle quattro dimensioni già avviate a Berlino: la dimensione imprenditoriale, ovvero settore privato; il capitale umano; la dimensione locale e regionale; e le riforme per l’adesione all’Ue. “Abbiamo scelto di tenere queste quattro dimensioni perché volevamo assicurare una continuità di processo: l’obiettivo di tutta la conferenza è quello di essere i più concreti possibili”, prosegue La Cecilia. “Per la ripresa economica dell’Ucraina è assolutamente necessario ricostituire e mobilitare il capitale umano, promuovere la coesione sociale, prendersi cura dell’inclusività. Insomma ci vuole un’agenda positiva perché l’Ucraina ritorni a essere un paese nel quale vale la pena di tornare a vivere”. Particolare attenzione sarà dedicata alla ricostruzione sostenibile delle città e al rilancio del mercato del lavoro: “L’Italia ha un grossissimo capitale di expertise e conoscenze nella ricostruzione di città sostenibili. Accanto a ciò, vi è l’esigenza di puntare sullo straordinario capitale umano del Paese, lavorando sull’istruzione e la formazione professionale, per rilanciare il mercato del lavoro, svuotato dal conflitto e far ripartire il ciclo economico.
L’inviato speciale si sofferma poi sulla città e la regione di Odessa, un’area su cui il governo italiano ha assunto un ruolo di patronato per progetti culturali, agricoli e infrastrutturali. “Abbiamo messo in cantiere, sotto la guida del ministro Tajani, che ad ottobre del 2023 assunse questa decisione in occasione di una missione a Kiev, programmi importanti, a carattere pluriennale. Alcuni di questi essi – nel settore del restauro e della protezione dei beni culturali, ma anche della promozione della cultura ucraina – riceveranno piena evidenza nel corso della Conferenza, dove abbiamo previsto un tavolo di discussione ad hoc. Si tratta di uno straordinario lavoro fatto dalla nostra cooperazione e dalle forze che abbiamo sul campo, a cominciare dall’ambasciata”, ha spiegato La Cecilia. “Stiamo anche guardando con molta attenzione all’infrastruttura portuale di Odessa, che è lo sbocco naturale del traffico commerciale. Importante anche quanto stiamo facendo a Mykolaiv in cui un consorzio di aziende e università lombarde lavora con il programma dell’Unece ‘UN4Ukrainian Cities’ al masterplan della città, alla creazione di un technopark, allo spostamento dei cantieri navali, puntando ad una riqualificazione urbanistica”. Insomma, l’Italia si presenta all’appuntamento del 10 e 11 luglio con le carte in regola, iniziative importanti, progetti in essere e altri in avvio che aiuteranno la ripresa dell’Ucraina, anche in questa fase complessa in cui le prospettive di un cessate il fuoco sembrano ancora lontane. “Siamo pronti”, assicura in conclusione l’ambasciatore.
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