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L’impatto della geopolitica sulle decisioni strategiche e organizzative delle aziende lombarde


Le crescenti tensioni internazionali, la frammentazione delle catene del valore e l’incertezza sono diventati fattori sistemici destinati a incidere concretamente e profondamente sulle scelte quotidiane delle aziende manifatturiere. Per le imprese della Lombardia, motore economico del Paese, orientarsi in queste acque turbolente è diventata ormai la principale sfida da affrontare: gli scenari geopolitici sono infatti considerati il macro-trend di maggiore influenza sulle scelte strategiche dal 65,5% delle imprese lombarde, superando di gran lunga altri fattori storicamente rilevanti come l’evoluzione tecnologica (26%) o la disponibilità di materie prime (18,1%).

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Di questi temi si è occupata l’approfondita analisi contenuta nell’Indagine Internazionalizzazione 2025, curata da Confindustria Lombardia, in collaborazione con SACE e ISPI, con il coordinamento scientifico del Centro Studi di Assolombarda e con il coinvolgimento delle altre Associazioni territoriali socie di Confindustria Lombardia: Associazione Industriali Cremona, Confindustria Alto Milanese, Confindustria Bergamo, Confindustria Brescia, Confindustria Como, Confindustria Lecco e Sondrio, Confindustria Mantova, Confindustria Varese. Lo studio ha coinvolto un campione di oltre mille aziende del territorio e fotografa un sistema industriale in piena fase di adattamento strategico.

La geopolitica ridisegna le strategie

L’instabilità globale ha innescato una revisione profonda dei modelli operativi. Oltre sette imprese su dieci dichiarano di aver modificato la propria strategia in risposta diretta ai cambiamenti dello scenario internazionale. Le reazioni sono eterogenee, ma seguono alcune chiare direttrici: il 28,1% delle aziende valuta con maggiore attenzione le proprie controparti commerciali, il 24,9% rivede i budget con una frequenza più alta per rispondere con agilità alle fluttuazioni dei mercati e il 23,1% ha già intrapreso un reindirizzamento delle proprie esportazioni verso Paesi ritenuti più sicuri e affidabili.

La capacità di reazione del sistema imprenditoriale lombardo è un punto di forza del sistema, come ha evidenziato Giuseppe Pasini, Presidente di Confindustria Lombardia: “In uno scenario di caos globale dall’indagine internazionalizzazione emerge con forza che le imprese lombarde internazionalizzate sono consapevoli delle sfide e si adattano rapidamente ai cambiamenti e agli shock. Inserite nelle principali catene del valore internazionali, nel 2024 hanno esportato per 164 miliardi di euro e realizzano oltre il 44% del fatturato all’estero. In questa fase di incertezza e con un’Europa che, piuttosto che essere un valore aggiunto, è l’anello debole del tessuto produttivo, le imprese manifatturiere dimostrano di essere una delle poche certezze per un futuro ancora all’insegna della competitività e del progresso”.

La reazione agli shock esterni, tuttavia, non è l’unico sforzo a cui le imprese sono chiamate. Per continuare a crescere occorre infatti riconsiderare anche le tradizionali rotte commerciali, esplorando nuovi mercati e ripensando le catene di fornitura.

Le nuove rotte dell’export

Anche se i mercati europei, con Germania (50,5%) e Francia (49%) in testa, e gli Stati Uniti (30,3%) si confermano le principali destinazioni per le vendite, l’indagine rivela un interessante dinamismo nelle strategie di espansione internazionale.

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Nella classifica dei Paesi prospect, quelli verso cui le imprese intendono espandersi nei prossimi quattro anni, compaiono due significative novità: l’India si attesta al terzo posto con il 15% delle preferenze, e l’Arabia Saudita entra nella top ten (10%). È il segnale di una ricerca attiva di alternative ai mercati maturi (e magari non più sicuri), un tentativo di diversificare il rischio e intercettare nuove aree di crescita.

Dinamismo è una parola che descrive bene anche l’azione sulle catene di approvvigionamento. Negli ultimi anni, il 30% delle imprese ha sostituito uno o più fornitori esteri. La spinta principale a questa riconfigurazione, indicata dal 61% di chi ha cambiato partner, rimane la competitività di prezzo. Più della metà di queste sostituzioni (51,1%) ha privilegiato azioni volte ad accorciare la filiera, scegliendo nuovi fornitori in Europa, in Italia o nella stessa Lombardia. Un dato che indica una tendenza al nearshoring dettata verosimilmente sia da una valutazione del rischio geopolitico sia da una ricerca di efficienza e flessibilità.

Per affrontare queste trasformazioni il supporto del sistema Paese diventa fondamentale. Lo sottolinea Veronica Squinzi, Vicepresidente di Assolombarda: “In uno scenario economico e politico assai complesso, le nostre imprese dimostrano, come sempre, un’elevata capacità di adattamento: investono in tecnologia e, con tenacia, sono proiettate sui mercati internazionali grazie alla loro capacità competitiva. Ma occorre fare di più per sostenerle nel tentativo di cogliere il cambiamento in atto, mentre, cioè, portano a compimento la transizione digitale ed ecologica. È necessaria, in particolare, una politica industriale efficace, capace di far fronte alle nuove frontiere dell’innovazione e dell’IA. Le aziende, già vocate all’internazionalizzazione, devono, inoltre, essere accompagnate verso i nuovi mercati emergenti: necessitano di nuove rotte commerciali per puntare, con maggiore capillarità, sull’export internazionale. Per farlo occorre una strategia di sistema finalizzata a promuovere, attraverso un’alleanza pubblico-privato, la competitività di lungo periodo”.

L’adattamento organizzativo interno

Le tensioni geopolitiche hanno effetto anche sull’organizzazione delle aziende. Più di sei imprese su dieci hanno agito sulla propria organizzazione interna per far fronte alle nuove sfide. Per il 30,5% delle aziende è aumentata la centralità delle attività legate all’internazionalizzazione, per il 26,1% quella della gestione degli approvvigionamenti e per il 13,2% quella delle funzioni giuridico-doganali.

La risposta a queste esigenze è stata, in primo luogo, la scelta di investire sulle persone. L’azione prioritaria indicata dalle imprese per adeguarsi è il potenziamento delle competenze, seguito dall’aumento delle figure dedicate a internazionalizzazione, approvvigionamenti e attività di carattere giuridico-doganale, soprattutto nelle aree commerciali estere. Le aziende quindi non si stanno limitando a reagire alle contingenze del momento, ma stanno costruendo al loro interno le capacità necessarie per operare in un mondo che diventa stabilmente complesso. L’incertezza, indicata dal 61,6% del campione come il rischio più elevato per il prossimo anno, insieme alla minaccia di nuovi dazi (49,8%) e all’aumento dei costi delle materie prime (52,6%), richiede una struttura organizzativa resiliente e preparata. Le imprese lombarde, ancora una volta, dimostrano di aver compreso la sfida e di muoversi per vincerla.



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