Il governo Merz e la polemica sulla Stromsteuer
A poco meno di cento giorni dalla nascita del governo di Friedrich Merz, la promessa di ridurre la tassa sull’elettricità, contenuta nel contratto di coalizione, non solo per le aziende ma anche per tutti i consumatori, non è stata mantenuta. Mentre l’Unione CDU/CSU e l’SPD si incolpano a vicenda, sul tema ci sono opinioni contrastanti. Da un lato la Stromsteuer è un prelievo marginale, una piccola spesa. Una famiglia che sta attenta all’uso dell’elettricità, infatti, paga pochi euro al mese di tassa. Dall’altro lato, diverse associazioni imprenditoriali e dei consumatori hanno recentemente scritto una lettera al governo tedesco, chiedendo di mantenere la promessa, cioè meno tasse sull’ elettricità per tutti, aziende e privati. Secondo la co-leader dei Verdi, Franziska Brantner, Merz minaccerebbe di diventare “un cancelliere Pinocchio” che non mantiene le promesse. Da parte sua, Merz non si lascia impressionare dalle critiche e sostiene che comunque tra 5 o 10 anni nessuno giudicherà il suo governo come un esecutivo di successo o meno, in base alla riduzione della tassa sull’energia elettrica.
Nel 2024 record del fotovoltaico
Una soluzione per la riduzione dei costi energetici potrebbe essere lo sviluppo ulteriore del fotovoltaico. ma Germania il settore dell’energia solare sta vivendo una fase a dir poco contraddittoria.
Nel 2024 la quota di produzione di elettricità riconducibile a questa tecnologia alternativa è stata quasi il 14% del totale. In Germania sempre più aziende ed abitazioni private sfruttano l’energia solare per produrre elettricità. Si è registrato un boom dei piccoli impianti solari per uso domestico. Parliamo dei cosiddetti impianti montati da privati sui balconi e tetti. Oggi in Germania ci sono circa un milione di questi piccoli dispositivi, il loro numero è quasi raddoppiato in un anno. Questo grande successo è dovuto al fatto che, una volta montati, questi mini-impianti non hanno bisogno di grandi costi di manutenzione e naturalmente consentono al consumatore di risparmiare energia. Secondo le stime della principale associazione tedesca del settore, la Bundesverband Solarwirtschaft (BSW), una parte rilevante della popolazione tedesca starebbe pensando di realizzare un impianto fotovoltaico domestico.
Il boom del 2023
La causa principale del grande successo degli impianti solari ad uso privato è stato l’aumento esponenziale dei prezzi dell’elettricità dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. La vera scintilla è stata il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, che hanno costretto il governo tedesco a mutare radicalmente la propria strategia energetica. Un cambio radicale cha ha coinvolto anche i consumatori privati che, temendo l’esplosione delle bollette, si sono rivolti proprio al fotovoltaico. Produttori e distributori del settore sono cresciuti molto rapidamente, assumendo personale e formando nuovi tecnici e installatori. In Germania nel 2023 sono stati installati 15 gigawatt di capacità solare, rispetto ai 7,4 gw dell’anno precedente, un record al livello europeo. Le start-up tedesche del solare si aspettavano che il tasso di crescita a due cifre continuasse. E invece…
Nel 2024 il settore in Germania ha subito una brusca frenata
Nel 2024 il settore produttivo del solare in Germania ha iniziato a “spegnersi”: troppi operatori hanno cercato di competere in un mercato diventato sempre meno redditizio. Allo stesso tempo, si è registrata l’inondazione del mercato europeo da parte di pannelli solari e componentistica a prezzi molto più contenuti provenienti soprattutto dalla Cina. Stando ai dati forniti dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), produrre un pannello solare in Europa ad oggi costa circa 33 centesimi di dollaro per watt, contro i 24 centesimi di un pannello realizzato in Cina. A fare la differenza è soprattutto il costo dell’energia sostenuto dalle aziende, che in Europa è due volte più alto rispetto alla Cina e tre volte più alto rispetto agli Stati Uniti. Inoltre, sempre in Cina e Stati Uniti, ci sono sussidi e sovvenzioni statali che sostengono le aziende, misure che mancano quasi del tutto in Europa.
La crisi del settore fotovoltaico in Germania
Le conseguenze dell’avanzata cinese nel settore del fotovoltaico sono catastrofiche per le aziende europee. Uno dei colossi europei del solare, la svizzera Meyer Burger, nel corso del 2024 ha annunciato il taglio di un quinto della sua forza lavoro. E pochi giorni fa ha confermato la chiusura completa della produzione in Germania. Zolar, una start-up tedesca, ha annunciato a settembre del 2024 che avrebbe abbandonato la sua attività di vendita di pannelli solari ai proprietari di case e avrebbe tagliato oltre il 50% dei suoi 350 dipendenti. Anche Solarwatt e Heckert Solar hanno iniziato a delocalizzare in altri Paesi e a tagliare posti di lavoro. Tante piccole aziende nate sull’onda del boom di richieste degli anni precedenti sono fallite o stanno fallendo, un fenomeno che riguarda anche altri Paesi europei, in particolare Belgio e Olanda.
Come salvare il settore in Germania ed in Europa?
L’Ue per fronteggiare la concorrenza statunitense e soprattutto cinese potrebbe ragionare sull’introduzione di incentivi per le aziende produttrici di pannelli fotovoltaici, ma finora non sono stati fatti passi concreti in questa direzione. L’altra strada è migliorare la tecnologia, ovvero produrre ed offrire pannelli tecnologicamente più avanzati rispetto a quelli cinesi. Questa è una strada percorribile ma resta sempre un grande ostacolo: i costi di produzione, tra cui ovviamente i costi energetici delle aziende che producono i pannelli e, naturalmente, i costi della forza lavoro, un fattore non indifferente cha ha spinto molte aziende medio piccole in Germania ed in altri Paesi Ue a spostare la produzione dove la manodopera costa meno. Il precedente governo tedesco si era prefissato come obiettivo quello di installare 19 gigawatt di nuova capacità solare all’anno da qui al 2030. Per il governo guidato da Friedrich Merz sarà difficile centrare questo obiettivo e anche solo far ripartire il settore del fotovoltaico.
In Italia boom di consumi per i condizionatori
Con le temperature alte di questa estate è salita la richiesta di energia per rinfrescare appartamenti, case, uffici e negozi. Non appena la temperatura si alza di solito gli italiani accendono i condizionatori. Tenendoli in funzione per molte ore al giorno la rete si sovraccarica, i cavi si surriscaldano e si arriva ai primi blackout, come quelli di questi giorni in diverse città italiane, tra cui Bergamo, Milano, Firenze e Roma. Anche qui in Germania, con il cambiamento climatico e temperature estive sempre più alte, si stanno diffondendo sempre più i climatizzatori. Ne abbiamo parlato con l’ingegnere Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo economico sostenibile. Bertini parla di una vera inversione di tendenza in Italia riguardo ai consumi elettrici: “Negli ultimi dieci anni si è registrato un cambiamento fondamentale, epocale, e cioè che i picchi di consumo energetico, che prima erano diretti alla climatizzazione invernale, cioè al riscaldamento degli immobili, ora, a causa dei cambiamenti climatici, si raggiungono in estate, per rinfrescare gli ambienti interni.”
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